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COnventi agostiniani: Chieri

La pala d'altare con san Nicola da Tolentino

La pala d'altare con san Nicola da Tolentino

 

 

 

 

 

 

CONVENTO DI S. AGOSTINO A CHIERI

 

 

 

L'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino della Congregazione Osservante di Lombardia arrivò a Chieri grazie a una donazione fatta da Pietro Saccheri, che permise di acquistare il terreno dove vennero costruiti la chiesa e il convento. La chiesa, dedicata a santa Maria delle Consolazioni e a sant'Agostino, venne edificata nel 1478 e consacrata solo il 23 agosto 1495 alla presenza di Carlo VIII re di Francia. Tra i cardinali presenti alla cerimonia c'era Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II. Nell'edificio, a navata unica, vennero erette le cappelle delle principali famiglie nobili chieresi, con otto altari oltre il maggiore.

Con l'arrivo delle truppe napoleoniche, il convento fu soppresso nel 1802 mentre la chiesa fu abbattuta nel 1805. Le opere, l'archivio e la biblioteca furono incamerati e messi all'asta dall'amministrazione francese. A metà Ottocento il convento venne trasformato in palazzo e oggi l'edificio, che conserva alcune parti originarie, appartiene ai Gesuiti. che l'hanno adibito ad attività sociali. Delle opere d'arte presenti nella chiesa notevole è la pala raffigurante san Nicola da Tolentino con storie della sua vita e miracoli. L'opera è stata restaurata nel 2000 e attualmente si trova in custodia presso i locali della Confraternita del SS. Nome di Gesù e Ilaria nella chiesa di san Bernardino a Chieri. Il dipinto è il risultato della unione di due opere autonome nella destinazione, ma contemporanee nella esecuzione. Restano tuttora oscure le motivazioni di questa scelta databile tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento.

 

La parte centrale presenta la figura di san Nicola da Tolentino che schiaccia con i piedi le passioni terrene rappresentate dal Mondo, mentre nella parte alta viene incoronato dall'Eterno Padre insieme con la Madonna, sant'Agostino e la colomba dello Spirito Santo. La pala è opera di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (Montabone 1568 - Moncalvo 1625), che l'ha firmata in basso sul globo nel periodo della sua prima maturità artistica (1605-1608). Le piccole scene che recano la data 1605 sono da attribuirsi ad un pittore locale che con ogni probabilità corrisponde a Francesco Fea. Costui a Torino partecipò insieme al Caccia alla realizzazione delle decorazioni commissionate dal duca Carlo Emanuele I di Savoia. Nelle superstiti storie del Santo va riconosciuta l'originaria icona che decorava la cappella di san Nicola da Tolentino. E' la quarta cappella a destra entrando nella chiesa, che fu concessa al notaio Bernardino Vacheri il 25 maggio 1600, e che rimase di proprietà della sua famiglia, molto devota al Santo, almeno per tutta la prima metà del Seicento. La tela di Moncalvo si configura, invece, come un'opera di devozione privata, più intima, forse destinata ad uno spazio conventuale comune.

Queste sono le didascalie delle 18 storie descritte nel quadra di Chieri, che narrano alcuni episodi della vita di san Nicola e danno un panorama dei vari miracoli che gli vengono attribuiti:

l. Per miracolo di Dio (nacque) Nicola (da) padre et madre sterili.

2. Da puto non tetava che tre giorni la setimana e stando a Messa vide Gesir Cristo in carne.

3. Udendo predicare un frate di s. Augustino ... ellesse det'Ordine nel qual fece professione.

4. Con le orationi e messe liberò molt'anime da purgatorio et il fratel dal inferno.

5. Esendo amalato risanò molti amalati e dete il volato all'arrostite pernici.

6. Dio convertì l'elemosine del santo in rose nel mezo del inverno.

7. Esendo infermo fu guarito da la beata Vergine con pane bagnato nel aqua.

8. Venne Cristo con la beata Vergine et S. Agostino nel transito del santo.

9. 40 anni dopo sua morle li furono taiati i brazzi che sparse gran copia di sangue.

10. Liberò il santo molti impicati e condanati a tagliare la testa.

11. Restituì a molti la luce, l'udito a sordi, liberò molti indemoniati e opresi da bruto male.

12. Liberò molti a torto incarcerati rumpendo ceppi, manete et catene.

13. Socorse molte donne ne dolori di parto e dete la vita a molti figlioli nati morti.

14. Guarì molti da la rotturae siatica con infiniti altri strubiati.

15. Preservò molti da le questioni e ferite et altri da gran precipitio caduti.

16. Per virtù del suo pane si smorzano molti incendi di palazi e case.

17. Il suo pane benedeto risanò molti da la febre et mali incurabili.

18. Preservò molti caduti in aque e pozzi et dalie fortune di mare.