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Le questioni relative all'abito

Chiesa di S. Agostino a Brettino con il relativo convento degli agostiniani del 1282

 

Chiesa di S. Agostino a Brettino

convento degli Eremitani (1282)

 

 

LE QUESTIONI RELATIVE ALL'ABITO

di B. Van Luijk

 

 

 

I Brettinesi avevano una predilezione per la semplicità, una semplicità basata sulla povertà, che era la risposta alla ricchezza feudale della Chiesa e alle sue conseguenze, che avevano trasformato lo spirito primitivo della Chiesa sia tra i canonici sia tra i monaci. I Brettinesi non accettarono possessi feudali, ma solo tanto terreno quanto fosse necessario per il mantenimento della famiglia conventuale. Essi possedevano campi e prati, stalle e molini ecc., però non li adoperavano né li costituivano in capitale feudale, sia che si trattasse di beni mobili, sia che si trattasse di beni immobili. Osservavano una stretta interpretazione della povertà assoluta, rispettando tuttavia le necessità naturali. In periodi di strettezze chiedevano il necessario per mezzo della questua e a tale scopo chiesero ed ottennero molte volte il privilegio apostolico Quoniam ut ait, nel quale le elemosine date a loro ricevevano un merito spirituale, una indulgenza (Cfr. L. 61-67, 82-83).

La povertà professata si mostrò anche nella qualità del vestito monacale. L'abito doveva essere buono, ma semplice, conservando il colore naturale e perciò in nessun modo tinto. Di conseguenza portavano l'abito di colore grigio, con una cintura e con cappuccio e scapolare come i frati minori. Si servivano anche di una cocolla (ossia mantello) dello stesso colore, sebbene questo uso non venga indicato negli atti officiali. Il fatto che i brettinesi portavano un abito molto simile a quello dei frati minori e che nello stesso tempo s'estendevano ambedue gli ordini negli stessi territori della Marca d'Ancona e della Romagna, fu la causa della mutua rivalità, delle liti e contese, di cui i documenti danno testimonianza. I primi lamenti dei Minori erano rivolti contro i Gianbonini e vennero poi estesi contro gli eremiti nella Marca Anconetana. E' da notare che la questione dell'abito è stato sempre un punto delicato tra i nuovi ordini, a cominciare già prima del 1239 (Per la lotta circa il vestito, vedere l'Appendice IV, p. 94. Il significato del vestito di colore grigio ruguardo alla povertà spiega A. MENS, Oorsprong en betekenis van de nederlandse begijnenren begarden-beweging, Antwerpen 1947, pp. 418-427. I documenti illustranti la rivalità sono: Dudum apparuit del 24 marzo 1240, L.22 ; Apparente dudum, del 18 luglio 1240, L. 23 e Dedum apparuit del 18 agosto 1240, L. 21).

La covata rivalità esplose però tramite i Brettinesi, che non volevano adoperare altra materia che lana grigia, che facevano tutto per evitare l'uso della tunica tinta, cioè nera, accettata dai Giambonini nel 1240. La lotta per salvare il primitivo abito venne sostenuta per oltre quindici anni. Il breve Dudum apparuit del mese di marzo 1240, nel quale il cambiamento di vestito venne decretato, non fu osservato né dai brettinesi né dai vescovi diocesani nelle Marche. I Brettinesi decisero di appellarsi direttamente al papa, e il priore generale Andrea partì con alcuni soci per Roma e Grottaferrata per difendere personalmente il loro abito alla curia papale. Vennero ricevuti in udienza da Gregorio IX e ricevettero una modifica del decreto: potevano conservare l'abito grigio, però dovettero levarsi la cintura. Questa variazione venne promulgata e il vescovo fermano, Filippo, con l'Abate cistercense di Chiaravalle, dovette stabilire la data di attuazione. A questo incarico il papa aggiunse, nel mese di agosto 1240, che il cambiamento nel vestito dovesse essere realizzato prima di Natale.

I Brettinesi avevano allora quattro mesi di tempo per apportare le necessarie modifiche, seguite dal permesso di portare l'abito grigio discinto, che inoltre avrebbe dovuto lasciare visibile la calzatura. Tutto venne per il momento eseguito. Ma durante il pontificato d'Innocenzo IV (1243-1254) i Brettinesi ripresero ben presto l'uso della cintura. Questo venne approvato nella costituzione papale Quae omnium Conditoris, che venne nuovamente concessa, senza la modifica prescritta nel 1245. In quest'ultimo documento c'è la descrizione dell'abito primitivo: ...humiliter attendentes quod Regnum Dei non in pretiosa veste consistit et quod induit paupertatis habitum Conditor singulorum, laudabiliter statuistis, ut fratres vestri Ordinis de colore seu valore vestium minime contendentes semper in eis vilitatem observent, et quattuor tunicis, una cuculla et duobus scapulariis sint contenti; item quilibet frater cingatur desuper ampla corrigia non consunta et illa contentus existat; item non utantur lineis indumentis, nec extra eremum possessiones, praeter hortum et silvam, habere praesumant. Super habendis caligiis, calceis et similibus prior secundum suum arbitrium potestatem habeat disponendi ... Nos igitur vestris iustis precibus inclinati statutum huiusmodi ad instar felicis recordationis Gregorii Papae praedecessoris nostri auctoritate Apostolica confirmamus et praesentis scripti patrocinio communimus, iure diocesanorum episcoporum in omnibus semper salvo (L. 19 nel § 8 e L. 79 § 10).

Verso il 1255 i frati minori si lamentarono di nuovo, e da Roma venne il monito che i Brettinesi dovessero portare l'abito senza la cintura. L'obbedienza si fece desiderare, cosicchè il monito venne ripetuto nel 1256 a causa di dissidi verificatisi nella diocesi di Fano (Recordamur liquido del 22 febbraio 1256, L. 161).