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monaci e cultura agostiniani nel medioevo: Eustachio di Frigento

Agostino in una tela del Perugino

 

Agostino in un quadro di Perugino

 

 

EUSTACHIO VESCOVO DI FRIGENTO

 

 

 

 

Cenni biografici

Il ruolo ricoperto dall'agostiniano Eustacchio da Riccia nella sua vicenda terrena è interessante e negli studiosi, specie locali, serpeggia il desiderio determinato sinceramente di voler conoscere meglio la sua figura di pastore delineata brevemente dall'Ughelli nella serie dei vescovi di Frigento nell'Irpinia. Non si sa la data della sua nascita, mentre l'Ughelli cita il nome del padre Nicola e il luogo natio Riccia nel Molise. In questa città, presso la chiesa di S. Barbara non più esistente, fu attivo il convento di S. Agostino, sorto probabilmente nel secolo X, fino alla soppressione avvenuta nel 1653 per decreto di Innocenzo X.

Ebbe importanza nella storia locale e nell'attuale comunità cristiana di Riccia è da secoli ancora viva la tutela invocata dai fedeli che venerano S. Agostino come loro particolare protettore e lo festeggiano il 28 agosto.

E' legittimo congetturare che ad attirare Eustachio tra gli eremitani agostiniani, oltre all'influenza esercitata dal monastero locale, abbia agito anche l'eredità spirituale della santità e della dottrina lasciata ancora fresca nel Meridione dai beati Giacomo da Viterbo, che fu arcivescovo di Benevento da cui dipendeva Riccia, e dell'abruzzese Angelo da Furci.

Il giovane seguì la sua vocazione e si allenò nel rigoroso tirocinio della vita claustrale agostiniana, ma non è possibile fissare per fa carenza di notizie chi ebbe come guida e dove compì la sua vita di studio per una buona preparazione culturale. Si può supporre a Napoli, che, all'epoca, aveva uno studio agostiniano rinomato per far conseguire sacerdozio e magistero. Eustachio dovette essere un monaco di grandi virtù e benemerenze, se fu meritevole di essere elevato all'episcopato in un periodo in cui gli agostiniani insigniti di tale dignità furono più di cento e in maggioranza italiani.

E' ovvio ritenere che doveva distinguersi per dottrina ed esemplarità di vita e per i requisiti richiesti poteva essere uno dedicato non solo al ministero come predicatore e confessore, ma anche all'insegnamento. A trarlo dal chiostro, durante il governo del superiore generale Tommaso da Strasburgo, fu Clemente VI il 14 dicembre l 348 e lo destinò a succedere a Cristiano, che nel 1347 vi era stato trasferito da Civitate nella Daunia, sulla cattedra di Frigento come vescovo residenziale in una diocesi, che nel 1466 venne unita a quella di Avellino e, soppressa nel 1818, ora è riservata a vescovi titolari. Durante il suo episcopato, la regione ecclesiastica beneventana ebbe vescovi agostiniani nel 1353 a Volturara con Giovanni da Montepulciano, nel 1354 a Bovino con Pietro de Argentino e nel 1364 ad Ariano con Dionisio.

Per quanto in proposito all'operosità episcopale di Eustachio non si sa quasi nulla per mancanza di dati precisi e tutto rimane ancora in posizione alquanto indiziaria, senza dubbio, si può supporre che abbia compiuto responsabilmente i propri doveri dedicando le sue energie ai fedeli per la loro evangelizzazione e la sacramentalizzazione, guidando le anime in un periodo agitato da tumulti e dalla peste nera, insanguinato alla violenza di lotte civili e dominato dalla cattività babilonese del Papa ad Avignone. Poiché i vescovi agostiniani del suo secolo si studiavano ordinariamente di conservare la vita conventuale, dovette avere con sè alcuni confratelli e, memore dell' esempio e dell'insegnamento di Giacomo da Viterbo e di Egidio Romano agli agostiniani elevati all' episcopato, dovette vivere ali 'insegna della parsimonia e nell'esercizio delle opere di misericordia. Premuroso del bene spirituale dei frigentini, diede mano alla costruzione di una nuova chiesa, semplice nella sua struttura, inserita tra le case cittadine e dedicata a S. Pietro, per incrementare il culto verso il Capo degli Apostoli, e divenne collegiata con un capitolo canonicale.

Sotto l'arcivescovato beneventano di Stefano, patriarca di Costantinopoli e suo metropolita, fu invitato a partecipare all'atto rogato del notaio Giacomo Iuliano di Montecalvo il 17 giugno 1349 per l'aggregazione e l'unione della chiesa di S. Pietro in La Sala, casale in tenimento di Montefusco posseduto da Montevergine, alla "Cappella di S. Bartolomeo", contigua alla cattedrale di Benevento. Dopo ventidue anni di governo pastorale, di cui non si hanno documenti tanto nell'Ordine quanto nella diocesi, gli successe Giacomo trasferito dalla sede di Ariano il 16 gennaio 1370, il che fa supporre che l'anno della morte di Eustachio va anticipato verso la fine del 1369.

Oggi il nome di questo Pastore agostiniano di Frigento è privo di ogni particolare gloria e fama, sottoposto al logoramento inevitabile del tempo vorace.