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CARISMA DELLE SUORE INFERMIERE DELL'ADDOLORATA

 Una allegra scampagnata in compagnia delle suore sul lago di Como

Como: gita sul lago delle ragazze di Cassago con le suore

 

 

 

CARISMA DELLE SUORE INFERMIERE DELL'ADDOLORATA

 

 

La nascita della nostra Congregazione avvenne il 27 settembre del 1853. Era un giorno del tardo settembre, quando sulle rive del Lario è tutto uno sfavillio intenso di colori, dal giallo al rosso della vegetazione, al verde cupo del lago e dei monti, all'azzurro carico del cielo; ed il cuore della Fondatrice fu un intenso divampare di desideri sempre più alti, che ingagliardivano la sua fede, accendevano la speranza, sublimavano la carità.

Le Suore Infermiere dell'Addolorata, perennemente ispirate al carisma della loro Venerata Fondatrice Madre Giovanna Franchi, derivano amorosamente la loro vocazione religiosa e l'esercizio della loro missione dal Vangelo: "Se vuoi essere perfetto va vendi quello che hai." (Mt 19, 16 - 21)

" Avevo fame ero malato ... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me ... " (Mt 25, 31 - 46)

" Mi sono fatto infermo con gli infermi per guadagnare gli infermi ... " (1 Cor 9, 22)

La Congregazione delle Suore Infermiere dell'Addolorata, è una congregazione ospedaliera fondata nel 1853 da Madre Giovanna Franchi nobile comasca. Il fine specifico è l'assistenza corporale e spirituale degli infermi, preferendo i più poveri, massimo se moribondi, col disporli ad una buona morte essendo questa opera di carità più cara a Dio e più utile alla salvezza delle anime. (Metodo di vita della Madre Giovannina Franchi)

Madre Franchi diceva con le parole ma soprattutto con la vita che occorre assistere gli infermi per amore di Dio "con Gran Cuore" (Memoriale Madre Franchi del 28 agosto 1863).

Giovannina Franchi nasce a Como il 24 giugno 1807, trascorre la sua giovinezza in famiglia con molti fratelli e per la sua formazione frequentò l'educandato dalle Suore Visitandine di Como, dove vi rimane per circa dieci anni, dai sette ai diciassette. Poi ritorna a casa fino all'età di quarant'anni e vive con intensità la vita familiare e della sua parrocchia, il Duomo di Como. La vita della serva di Dio madre Giovannina Franchi (1807 - 1872) si svolge tutta nell'ambito della città di Como in pieno ottocento, un periodo denso di avvenimenti politici e di radicali cambiamenti che tuttavia non sembrano toccare la vicenda terrena di questa donna la cui unica preoccupazione è il servizio di carità. Giovannina Franchi nella sua città spesso colpita da epidemie, dove gran parte della popolazione vive in grande povertà e il perbenismo della borghesia di provincia guarda da lontano la miseria più vergognosa, porta un messaggio nuovo: quello di una carità aperta a tutti, senza distinzioni, contrassegnata dalla accoglienza e dall'assistenza ai poveri nelle loro case. Segue inoltre alcune povere creature entrate nel giro della prostituzione ed altre che si sono allontanate dalla fede dalla Chiesa e alcune catecumene che prepara al Battesimo. E' veramente una carità a tutti i livelli. Per rispondere all'invito di Dio, dopo tanta preghiera, si lasciava condurre solo dalla volontà di Dio, pure nelle circostanze più strane e imprevedibili della sua vita e sollecitata dal direttore spirituale, il Canonico Gian Abbondio Crotti, il 27 settembre 1853 intraprende il cammino di totale dedizione ai fratelli sofferenti. Non più giovanissima - ha 40 anni - con tre compagne apre in via Vitani al civico n. 5, la via più povera e miserevole della città, la prima casa di accoglienza per malati e convalescenti, assistendo anche a domicilio coloro che non potevano essere accolti al nosocomio della città.

Madre Franchi era illuminata da un grande ideale senza limiti nè per il cuore nè per lo spirito, realizzò in se stessa questo alto ideale ricalcando le vie ascetiche migliori con il più amoroso abbandono in Dio. Come un seme prezioso (titolo della sua nuova autobiografia), che è comparso nel terreno del regno per poter dare frutto, ora i suoi rami si estendono al sole attraverso le figlie che nell'opera religiosa ospedaliera consacrano la vita dando una testimonianza fedele e gioiosa a questa vena inesauribile della purissima sorgente, alla santità della radice antica, all'ubertosità di molte stagioni, alla ricchezza meravigliosa di donazioni incessanti verso tutti i fratelli sofferenti.

Quella delle Suore Infermiere dell'Addolorata è una storia singolare al culto della sofferenza umana, ma soprattutto è una risposta al Maestro Divino "fui infermo e mi visitaste."

La Madre Fondatrice muore nell'isolamento e nel silenzio il 23 febbraio 1872 colpita dal vaiolo nero per contagio nella cura degli infermi. La sua vita è stata tutta nell'amore e per l'amore.

Chi sono le Suore Infermiere dell'Addolorata

Sono religiose infermiere impegnate nel servizio di carità verso i sofferenti. Si ispirano al "Gran Cuore" della loro Fondatrice, alla dolcezza di S. Francesco di Sales, al cuore di mamma di S. Camillo de Lellis. Vogliono essere aiuto a chi è ammalato nel bisogno, conforto a chi soffre nello spirito, parole di vita per chi si trova in situazioni difficili.

 

Cosa fanno

* Testimoniano l'amore di Gesù Cristo verso ogni sofferenza

* Rispondono alle necessità più urgenti della Chiesa e degli uomini a favore dei più bisognosi

* Si dedicano a tempo pieno al servizio dei fratelli sofferenti prediligendo quelli più poveri e abbandonati

* Cooperano all'edificazione e alla crescita del regno di Dio

* Prestano un servizio professionale e socio-sanitario provvedendo con tutti i mezzi adeguati alle esigenze di ogni categoria di ammalati, nel rispetto della dignità di ogni persona.

Dove operano

Nella storia a Como dalla metà del secolo scorso hanno operato a domicilio, nelle carceri, distinguendosi durante le epidemie di colera e vaiolo, dal 1879 in ospedale Valduce, poi dal 1900 in Svizzera a Lugano. Sono state presenti in seminari diocesani, al Collegio Gallio e durante la guerra hanno assistito i soldati ospitati al Valduce e negli ospedali militari.

Oggi sono presenti a Como dove c'è la Casa Madre, il noviziato, un piccolo reparto per sacerdoti anziani e ammalati della Diocesi di Como e nel complesso dell'Ospedale Valduce.

* a Lugano in due cliniche

* a Sala Comacina "Villa Stefania" è una casa di riposo per anziani e per persone non autosufficienti

* a Roma a "Villa Annunciata" in un pensionato per anziani

* a Treviso nella casa del clero della suddetta Diocesi

* a Carlazzo in Diocesi Ambrosiana con la gestione di una casa di spiritualità

* a Costamasnaga a "Villa Beretta" con una divisione di recupero e rieducazione funzionale, sezione staccata dell'Ospedale Valduce di Como

* in Argentina a Gonzales Catan alla periferia di Buenos Aires con assistenza ambulatoriale e domiciliare

 

Storia della Casa di Costamasnaga

1946. Grazie al lascito della Signora Teresa Beretta, il 15 novembre 1946, viene aperta la casa di Costamasnaga. Questa Casa ha subito nel corso di 50 anni parecchie trasformazioni. Posta su una collineta della ridente e ondulata Brianza si erge festosa in mezzo ad un parco verdeggiante che la rende attraente a chi la scorge da lontano, specialmente dalla torre romboidale che la sovrasta.

Le discepole di Madre Franchi iniziarono la loro attività curando gli ammalati a domicilio e con prestazioni ambulatoriali. La Villa propriamente detta venne adibita lentamente a pensionato come è tuttora. Dal 1949 fu trasformata in un piccolo ospedale, dal 1959 rinnovato ed ampliato venne adibito a degenza di malati poliomielitici. Dal 1974 diventa centro di riabilitazione per pazienti con problemi fisici e motori. Dal 1986 ha subito un notevole cambiamento con una costruzione ex-novo. Attualmente vengono seguite persone con gravi patologie motorie, respiratorie, cerebrali: pazienti allo stato vegetativo in seguito a incidenti stradali, con gravi lesioni midollari (tetra e paraplegici), bambini e adulti con problemi respiratori provenienti da ogni parte d'Italia.

Come suore siamo presenti cercando di dare amorosa assistenza, in collaborazione con vario personale specialistico, compiendo un servizio di riabilitazione a tutti i livelli verso quegli ammalati colpiti da vari handicap. Spesse volte mi succede salendo verso Villa Beretta, osservando la bellezza della Brianza e delle montagne, di riflettere come all'esterno non si può sapere e conoscere quanta sofferenza c'è in questo luogo, e come solo vivendo all'interno e condividendo un certo tipo di dolore si impara ad offrire al Signore questo mondo di sofferenza.

Ma proprio questo luogo diventa faro di luce, di preghiera, di benedizione per tutta la Brianza, per la Chiesa Ambrosiana e universale attraverso la Comunione dei Santi.