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Il Cammino di sant'agostino: Caslino

Il Santuario della Madonna di san Calogero a Caslino

Il Santuario della Madonna di san Calogero a Caslino

Il timbro del Santuario della Madonna di san Calogero a Caslino

Il timbro del Santuario della Madonna di S. Calogero

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Caslino d'Erba

 

Santuario della Madonna di san Calogero

 

 

 

Luogo di preghiera venerato da secoli dalla gente di Caslino, il Santuario sorge solitario a ridosso del monte Barzaghino, e domina dall'alto il corso del Lambro. Alla Madonna di Caslino pare siano gradite semplici cose, i valligiani addirittura hanno pensato di portare in dono alla Vergine un mazzo di tarassachi. Tra l'erba alta in un disordine che pare studiato, là raggruppati a spettegolare come comari, qui appartati come timidi innamorati ... Non sono forse belli, questi denti di leone? Fiocchi di luce in un mare di smeraldo.

Lo ritiene certo la tradizione, e una incrollabile devozione di secoli. Il santuario in cui da tempo immemorabile vengono accolti i pellegrini è di modeste dimensioni. E' una specie di casa lauretana in terra lombarda, protesa a vegliare sul territorio erbese, abbracciando in lontananza il Grignone e i Corni di Canzo. E' tutta costruito in pietra: di pietra le mura, i gradini e il campanile. Raccontano che la Vergine abbia qui manifestato in più occasioni la sua grandezza e la sua tenerissima bontà di Madre.

In una occasione, nel culmine di una di quelle carestie che periodicamente affliggevano la popolazione locale già provata da tante durezze, ella apparve ad alcuni bambini donando loro dei frutti con cui sfamarsi. In un'altra circostanza fece da balia amorevole ad un piccolo storpio, risanandolo e lasciandogli in premio una gustosa mela matura.

Si tramanda anche la storia di una riproduzione della Madonna che si trovava sul ballatoio di una casa i cui proprietari avevano un figlio che non camminava e non parlava. La madre non poteva mai lasciarlo solo. Venne il giorno in cui sola in casa la donna è costretta ad abbandonarlo sul ballatoio. Prima di lasciarlo si rivolge alla Vergine ed in tono confidenziale le dice: "curalo tu adesso". Al ritorno trova il figlio che sta mangiando una mela che si trovava in un cesto posto su un tavolo. La donna esterrefatta esclama :" Ma chi ti ha dato quella mela?"  Quella Signora mi ha detto di prenderne una risponde il ragazzo indicando la Madonna!"

Piccole cose, l'avevamo detto. Sono storie che sembrano fiabe nate dalla fantasia contadina, fioretti di umile gente.

Il tempio di Caslino si esprime nello stesso linguaggio, schietto ed essenziale, non privo di lirici accenti. I volumi della sua architettura sono armonici, le proporzioni equilibrate. Generazioni di fedeli l'hanno modellata, con l'intuitiva sapienza costruttiva della gente di montagna, con il rispetto per chi ha preceduto, con un senso di responsabilità per chi seguirà. La sua origine è stata collocata attorno al Mille, ma forse la prima edificazione è ancora più antica.

La sua storia si lega a quel san Calocero la cui memoria è rimasta nella dedicazione del santuario mariano, martire ligure di Albenga le cui reliquie furono traslate nel IX secolo dai monaci benedettini nel loro magnifico eremo montano di San Pietro sopra Civate, diffondendone il culto in tutta la zona.

Il campanile, in particolar modo, colpisce per la sua bellezza. Snello, slanciato, di quella ruvida eleganza che ne fa uno dei migliori esempi di stile romanico in questo angolo di Lombardia. Le bifore gli conferiscono leggerezza, mentre la pietra smussata dal sole e dal vento solidità. I gradini sono stati levigati dalle ginocchia dei pellegrini e dei devoti, le balaustre sono state sfregate da gomiti oranti, mentre agli stipiti si sono appoggiate mani tante volte supplicanti.

All'interno il pellegrino è accolto una decorosa modestia, senza sfarzi, senza opere insigni, familiare gradevole. Una volta sull'altare c'era un'immagine amatissima: una Sacra Famiglia di una dolcezza naif, e per questo quanto mai vera, con Maria a sorreggere amorevolmente il Bambin Gesù che "gioca" con il cuginetto, sotto lo sguardo intenerito di Giuseppe. Purtroppo questo dipinto, forse secentesco, è stato trafugato più volte e l'ultima volta in modo definitivo.

Il Santuario è raggiungibile a piedi da un bellissimo viale fiancheggiato da cipressi ed in auto da un'altro fiancheggiato da pini.