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Il Cammino di sant'agostino: Vimercate

Il Santuario della Madonna del Rosario a Vimercate

Il Santuario della Madonna del Rosario

Il timbro del Santuario della Madonna del Rosario a Vimercate

Timbro del Santuario della Madonna del Rosario

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Vimercate

 

Santuario della Madonna del Rosario

 

 

 

L'attuale Santuario della Madonna del Rosario in origine era noto come chiesa di Santa Maria. La storia dell'edificio sacro inizia poco dopo il Mille, quando si sviluppò una singolare devozione a Maria Santissima che fece sorgere a Vimercate la chiesa di Santa Maria che in seguito avrebbe avuto il titolo di Immacolata Concezione di Maria e, poi, del Santo Rosario. La costruzione sorgeva probabilmente nel vecchio castro come attesta una pergamena del 1063, che cita una chiesa "di Santa Maria del Castello".

Annessa alla chiesa doveva esserci una Canonica per la vita comune del clero, mentre il Battistero plebano a forma ottagonale era quasi sicuramente costruito sul lato meridionale.

La chiesa di Santa Maria aveva, davanti e sul fianco, un suo cimitero piuttosto ampio dove venivano sepolti i morti comuni, riservando per l'interno dell'edificio i sepolcri più illustri. Il Vescovo Umerius Marianis di Cremona ne consacrò l'altare maggiore il 7 settembre 1272.  Come cita il Dozio in questa chiesa, edificata in parte ove ora sorge il Santuario, nel Cinquecento aveva sette altari, due dei quali erano dedicati alla Immacolata Concezione di Maria.

Nel 1628 fu iniziata l'edificazione di una nuova chiesa. La costruzione venne ultimata nel 1686 e aveva quattro altari minori dedicati a San Giuseppe, al Divin Redentore, a Santa Caterina e ai Santi Re Magi. In seguito, nel 1688, venne demolito l'alto campanile che era presso la porta maggiore della chiesa medioevale e venne sostituito da uno nuovo ultimato nel 1700.

La nuova chiesa, ad eccezione dell'Altare maggiore che era ancora quello consacrato dal Vescovo Umerio nel 1272, fu consacrata il 7 giugno del 1756 dal Cardinal Pozzobenelli che la elevò al titolo di Basilica.

L'attuale concerto delle cinque campane fu consacrato il 5 marzo 1776 da Mons. Cornelio Reina, carmelitano scalzo, Vescovo di Hispahanin Persia. Nella stessa occasione fu inaugurata la nuova Sacrestia avviata nel 1769 in sostituzione della vecchia che nel 1756 il Cardinal Pozzobenelli  aveva definito "angusta nimis". Di questa settecentesca sacrestia, costruita da Francesco Croce, rimangono, nell'attuale struttura novecentesca, gli eleganti arredi lignei (1770).

Nella Basilica sono conservate opere pregevoli, quali l'affresco del Divin Salvatore attribuito al Procaccino. Questo dipinto, che già esisteva nella vecchia chiesa, fu sistemato in una apposita Cappella e, come si legge nella iscrizione, risale al 1519. Sull'altare maggiore, di forme barocche (1677-1688, di Serafino Tencalla), è posta la miracolosa statua della Vergine (1609) che avrebbe fatto cessare la diffusione del contagio durante la peste del 1630. Parimenti riferibili al XVIII secolo sono il coro ligneo e l'organo, con elegante cantoria rococò (1759). Nella cappella del Salvatore si trovano un vasto ciclo dei Nuvolone e stucchi tardo manieristici di Michel Angelo de Prevosti. La cappella dei Magi conserva una pala seicentesca e un paliotto in scagliola (1757) di Lorenzo Retti. La cappella di S. Caterina è ornata di stucchi barocchi (1672) e da una pala di Giulio Campi.

 

Nel santuario sono conservate alcune tracce della romanità vimercatese: le basi delle colonne che reggono le navate si appoggiano ad una pavimentazione più antica di quella odierna, visibile parzialmente grazie ad un camminamento a vetro. Sotto questo santuario sono state rinvenute nel 1988 tratti di murature romane. Due are, di cui una dedicata a Giove, erano situate nel santuario per cui si è ipotizzato che la chiesa cristiana sia stata edificata sui resti di un tempio pagano. Sempre nei pressi del santuario fu scoperto un vaso di ceramica con 51 monete di II-I secolo a. C. nascosto forse tra il I secolo a. C. e il I d. C. Le monete sono state coniate in diverse zecche di Roma e delle province imperiali.