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Il Cammino di sant'agostino: Certosa di Pavia

Il Chiostro piccolo con l'architettura della chiesa

Il Chiostro piccolo: vista sulla struttura della chiesa

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Certosa di Pavia

 

Santuario della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie

 

 

 

 

La Certosa di Pavia Gra-Car (Gratiarum Chartusia) è allo stesso tempo un monastero cistercense e un Santuario della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie. Sorge nell'omonimo comune a circa 8 km a nord di Pavia. Il monumento risale al XIV secolo e fu edificato nel periodo tardo-gotico italiano.

La costruzione della Certosa di Pavia fu voluta da Gian Galeazzo Visconti, che inaugurò i lavori il 27 agosto 1396, ponendo la prima pietra del cantiere. La chiesa, destinata a divenire Sepolcreto dinastico dei Duchi di Milano, era stata progettata con dimensioni superiori a quelle che erano state sino ad allora realizzate, con una struttura a tre navate che non era mai stata utilizzata dall'Ordine Certosino. La struttura fu progettata in stile gotico e la sua costruzione fu completata nel 1465.

L'influenza artistica del primo Rinascimento determinò una riprogettazione della chiesa gli archi, i pinnacoli (inclusa la piccola cupola) e i chiostri furono riprogettati da Guiniforte Solari, che guidò i lavori tra il 1453 e il 1481, con dettagli in terracotta.

I monaci certosini, ai quali il monastero era stato lasciato dal fondatore, come da legato, usarono buona parte dei loro proventi (campi, terreni, rendite ecc.) per continuare la costruzione del monastero. Anche quando la costruzione fu conclusa, i monaci continuarono a spendere grandi somme di denaro per decorazioni aggiuntive tanto la Certosa contiene numerose opere d'arte spalmate su almeno quattro secoli (XV, XVI, XVII, XVIII secolo).

I monaci certosini furono espulsi nel 1782 dall'imperatore Giuseppe II, che incamerò i beni di tutti gli ordini contemplativi del suo Impero. Due anni dopo la soppressione del monastero certosino venne istituito nel 1784 il monastero cistercense di Santa Maria delle Grazie. Anche questo fu definitivamente soppresso nel 1798, su disposizione del direttorio esecutivo della repubblica cisalpina.

Il monastero passò quindi nel 1798 ai monaci carmelitani subendo la violenta devastazione operata dalle truppe napoleoniche che razziarono e distrussero le ricchezze artistiche. Nel 1810 venne infine chiuso fino al 1843 quando i monaci certosini rientrarono nel monastero, che continuarono ad abitare fino al 1880.

Nel 1947 i monaci certosini abbandonarono la struttura per mancanza di vocazioni ed anche a causa del clamore che seguì il ritrovamento delle spoglie mortali del Duce. Il monastero rimase chiuso fino al 1949, quando vi si insediarono nuovamente i monaci carmelitani che rimasero fino al 1961. Dal 10 ottobre 1968 a tutt'oggi abitano presso il monumento i monaci cistercensi della congregazione "Casamariensis" provenienti dall'Abbazia di Casamari.

La facciata della chiesa, realizzata sovrapponendo semplici rettangoli, è rivestita da decorazioni, secondo un tipico procedimento dell'architettura lombarda. Il portale è il frutto della collaborazione tra l'Amadeo e il suo allievo Benedetto Briosco (1501) ed è caratterizzato da colonne binate e bassorilievi con storie della Certosa.

Elemento originale del tracciato della navata è costituito da un terzo quadrato "diagonale" che si aggiunge al doppio quadrato di base della pianta. Con questo disegno sovrapposto, si ottiene il tracciato della stella a otto punte o ottogramma, che si ritrova effigiato dappertutto, come simbolo della Madonna delle Grazie e della Certosa, con la sigla Gra-Car (Gratiarum Carthusia), persino nelle piastrelle dei pavimenti.

La chiesa ha pianta a croce latina divisa in tre navate con abside e transetto, coperta da volte a crociera su archi a sesto acuto, ispirata alle proporzioni del Duomo di Milano.

Nella parte destra del transetto si trova la tomba del fondatore della Certosa, Gian Galeazzo Visconti; la figura di Galeazzo, sorvegliato da angeli si trova sotto una canapa di marmo, con la Madonna in una nicchia. La tomba fu iniziata nel 1494-1497 da Giovanni Cristoforo Romano e Benedetto Briosco, ma fu finita solo nel 1562. Nella parte sinistra del transetto si trova il monumento funebre di Ludovico il Moro e di sua moglie Beatrice d'Este; le statue sono opera di Cristoforo Solari.

Un portale decorato all'interno con sculture realizzate dai fratelli Cristoforo e Antonio Mantegazza ed all'esterno da Giovanni Antonio Amadeo, conduce dalla chiesa al chiostro piccolo al cui centro si trova un giardino. Il chiostro piccolo era il luogo in cui si svolgeva gran parte della vita comunitaria dei padri: questo collegava, con i suoi portici, ambienti come la chiesa, la sala capitolare, la biblioteca ed il refettorio.

Decorazioni simili, opera degli stessi scultori, sono presenti anche nel chiostro grande, lungo circa 125 metri e largo circa 100. In origine le celle erano 23. Interventi strutturali nel 1514 ne aumenteranno il numero, che passarono a 36. Oggi si affacciano sul chiostro grande 24 celle o casette, abitazioni dei monaci, ognuna costituita da tre stanze e un giardino.