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SOLDATI DI CASSAGO MORTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE: Riva Lazzaro

 

Il monte Colbricon visto dal lago

Il monte Colbricon visto dal lago

 

 

SOLDATI DI CASSAGO MORTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915-1918

 

RIVA LAZZARO

(10.3.1896 - 23.8.1916)

 

 

 

 

L'anno millenovecentosedici addi quattro di ottobre ad ore undici nella Sala Comunale di Oriano Brianza aperta al pubblico. Io sottoscritto Rigamonti Angelo Sindaco ho ricevuto dal Ministero della Guerra copia di atto di morte di Riva Lazzaro Luigi che trascrivo esattamente e che è del seguente tenore:

"Estratto dell'atto di morte del soldato Riva Lazzaro Luigi inscritto nel Registro tenuto dal sessantesimo Reggimento Fanteria a pagina 162 n. 524 d'ordine fascicolo II

Il sottoscritto Tenente d'amministrazione Grammarione Corrado incaricato della tenuta dei registri di Stato Civile presso il Comando del sessantesimo Reggimento Fanteria dichiara che nel registro degli Atti di morte a pagina 162 ed al n. 524 d'ordine trovasi inserito quanto segue:

L'anno millenovecentosedici ed alli ventitre del mese di agosto al Col Bricon mancava ai vivi alle ore - in età di anni venti il soldato Riva Lazzaro Luigi del Sessantesimo Fanteria tredicesima Compagnia di marcia al n. 4580 di matricola nativo di Oriano Brianza provincia di Como figlio di Giovanni e di Perego Diletta morte in fronte per fatto di guerra sepolto sul luogo come risulta dall'attestazione delle persone a piè del presente sottoscritte:

Caporale: Bianchi Severino

Soldato. Fontana Carlo

Per copia: l'Ufficiale firmato Corrado Grammarione

Il Colonnello firmato G. Z."

 

Eseguita la trascrizione ho munito del mio visto la copia medesima e l'ho inserita nel volume degli allegati a questo registro.

L'Ufficiale dello Stato Civile delegato Rigamonti Angelo

(Atti di Morte Comune di Oriano 1916-1925 parte II serie C anno 1916 n. 2)

 

 

La sua famiglia è registrata nel Comune di Oriano in via del Beneficio 1

 

 

Tranquillo sp. Mapelli Luigia

 

1. Giovanni Riva analfabeta (18.4.1852) sp. Perego Diletta (7.6.1860 di Brianzola)

2. Cesare (12.4.1865 - 1908)

 

1.a. Maria (25.3.1880 - 1902)

1.b. Andrea Santino (24.1.1885) a Renate nel 1917 sp. Rigamonti Diletta

1.c. Alfredo (14.4.1886)

1.d. Salvatore Erminio (23.2.1883 - 22.9.1914) sp. Bricola Carolina (21.7.1887) di Malnate

1.e. Isola (2.7.1892)

1.f. Attilio (8.5.1892)

1.g. LAZZARO (10.3.1896 - 23.8.1916) morto in guerra

1.h. Carlotta (20.7.1896 - 23.8.1916)

1.i. Ester (10.10.1898)

1.l. Assunta (16.8.1900)

1.m. Cirillo (10.9.1903)

1.n. Maria Cesarina (25.5.1906)

 

 

 

Da "La guerra fra rocce e ghiacciai" di Gunther Langes - Athesia

1916, novant'anni fa eravamo nel pieno delle battaglie fra gli alpini italiani ed i Kaiserjäger austriaci, talvolta originari di quelle valli e che parlavano italiano o ladino, per la conquista o la difesa di vette e passi.

Una guerra terribile con assalti e contrattacchi sotto il fuoco delle mitragliatrici e dei mortai, con migliaia di morti da entrambe le parti; con gli italiani, per esempio, sul Col Bricon, dritto sopra San Martino, conquistato e perso innumerevoli volte, e gli austriaci sul Piccolo Col Bricon, e nella valletta fra i due fino a una ventina d'anni fa si trovavano ancora proiettili inesplosi, anche abbastanza grossi, gavette, scarpe magari con qualche ossicino, lampade ad olio e rottami vari. Oltre all'onnipresente filo spinato che dopo novant'anni resiste impavido.

Una guerra di mine, con gli italiani che scavavano gallerie nella roccia, come quelle famose del Castelletto sulla Tofana di Roces e del Col di Lana, con gli austriaci che sentivano i martelli pneumatici sotto di sé e tentavano di costruire contro-gallerie per intercettare quelle italiane, fino al terribile momento in cui non si sentiva più nulla, come ci racconta una impressionante cronaca di parte austriaca, segno evidente che la galleria era terminata e che il cocuzzolo veniva minato per poi essere fatto saltare, ma la guarnigione doveva rimanere sul posto. "Un solo austriaco sfuggì alla morte ed alla prigionia: lo spostamento d'aria prodotto dalla mina lo proiettò lontano centinaia di metri. Egli precipitò nella gola del Sief e solo due giorni dopo, con fatiche e stenti inauditi potè riguadagnare le proprie linee. Ma nulla seppe dire: il terrore gli aveva tolto la parola."

E poi il terribile inverno 1916-1917, quando le valanghe fecero strage tra i soldati di entrambi gli schieramenti che dovevano tenere le posizioni e tra quelli che li dovevano rifornire passando con i muli per sentieri incredibili. Il 13 dicembre 1916 una sola enorme valanga sulla Marmolada spazzò via 300 militari austriaci. Migliaia di morti fra novembre e dicembre.

Ma le vette dovevano essere espugnate e difese, e poi riconquistate e così via, non importa a quale prezzo di vite umane. Questa era la strategia degli alti comandi di entrambi gli eserciti. E non sempre ciò era davvero necessario visto che le strade passavano nelle valli.

Ed oggi rappresentazione sopra il passo Rolle, dove per lungo tempo correva il fronte e dove ci furono numerose scaramucce e battaglie per la conquista del passo e delle vette circostanti (il Col Bricon, il Piccolo Col Bricon, la Cavallazza, la Piccola Cavallazza, familiarmente chiamata "dente cariato" avendo l'aspetto di un molare traforato da numerose gallerie, il Castellaz) mentre le grandi Pale risultavano un po' defilate.

 

 

Fanteria - 59° e 60° reggimento, brigata Calabria

La Brigata riunisce i battaglioni del 59° Fanteria, di stanza a Civitavecchia, e del 60° Fanteria, di stanza a Viterbo.

 

Anno 1915

La Brigata "Calabria" è il 25 maggio nella zona di Agordo (nel Bellunese), alle dipendenze della 18a divisione. Entra in linea ad inizio luglio nel settore del Col di Lana, per attaccare gli sbarramenti dell'Alto Cordevole. Reparti del 59° occupano lo sperone Col di Lana-Castello, ma ulteriori tentativi di sfondare le linee nemiche nei giorni successivi non hanno lo stesso successo. Alla fine di luglio la Brigata passa ad operare sul costone di Salesei, sempre nel medesimo settore.

Il 2 agosto viene lanciata una nuova offensiva: reparti del 60° passano all'occupazione di una trincea nemica del «Panettone» del Col di Lana, da cui ripiegano quasi immediatamente per l'intenso tiro dell'artiglieria avversaria. A fine mese il 59° sostituisce in linea il 60°: il 29 agosto un suo battaglione riesce, malgrado la resistenza nemica, a portarsi fin sotto il «Cappello di Napoleone». L'offensiva riprende ad ottobre: alla "Calabria" è affidato l'attacco alla zona fortificata La Corte-Monte Sief, per creare una testa di ponte per procedere verso il Col di Lana.

Tra il 18 ottobre e il 2 novembre le truppe tentano di penetrare nel forte diroccato, ma la violenza del contrattacco avversario impone il ripiegamento. Una colonna speciale, formata tra gli altri da due battaglioni del 59°, riesce il 26 ottobre a prendere il «Cappello di Napoleone» e la sella compresa tra questa posizione e la Cima Lana.

Un battaglione del 60°, agli inizi di novembre, riesce inoltre a raggiungere la Cima del Col di Lana, ma la notte stessa un contrattacco austriaco impone il suo repentino abbandono. Quattro giorni prima di Natale, la Brigata è trasferita nella zona compresa tra Caprile ed Alleghe, sempre nel Bellunese, dove i reggimenti sono chiamati ad alternarsi nel presidio delle posizioni verso il Col di Lana.

 

Anno 1916

Durante l'inverno i reggimenti continuano ad alternarsi in linea. Il 18 aprile dopo aver fatto scoppiare oltre 5.000 kg di gelatina contenuti in una bomba, reparti del 59° si lanciano verso la Cima Lana: il I battaglione riesce ad occupare il suo obiettivo, mentre il III non riesce a giungere al rovescio in quella medesima posizione. Qualche giorno dopo è il 60° ad entrare in azione, tentando alcune sortite verso il Monte Sief ed il cosiddetto «Montucolo austriaco», che però non hanno successo. A metà del luglio la Brigata, passata ora alle dipendenze della 17a divisione, viene trasferita in Val Travignolo, nel Trentino. Qui le è assegnato come obiettivo la conquista della fronte compresa tra il Piccolo Colbricon e la Cima Stradon. Questo secondo bersaglio è toccato dagli uomini della "Calabria", ma gli austriaci riescono a difendere le loro posizioni, infliggendo alla truppa pesanti perdite. Per tutto l'agosto si succedono inefficaci sortite verso i reticolati del Piccolo Colbricon, che causano un totale di oltre 650 caduti. Fino al dicembre i reparti si alternano in prima linea, impegnandosi in lavori di rafforzamento e di pattugliamento.