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1490: Tristano Calchi ricorda il soggiorno di Agostino a cassago

Stemma della Famiglia Calchi

Stemma della Famiglia Calchi

 

1490

Tristano Calchi afferma che S. Agostino soggiornò a Cassago

 

 

TRISTANO CALCHI, Mediolanensis in Libros viginti Historia Patriae, manoscritto A. 233 Inf. 34v/35r della Biblioteca Ambrosiana.

 

 

Interim Augustinus tagastensis Afer, ab urbe Roma, Artis oratorice Docenda gratia, stipendio publico dato accersitur, sequuntur complusculi discipuli, et amici et Mater Monica, atque Adeodatus filius, vacavitque triennium ei professori, per quod tempus in suburbano Cassiaco frequenter secedens, tres libros Academicos et unum Gramatices absolvit, coeterarum verum disciplinarum singules inchavit, qui extant Audiebat et subinde Ambrosium de fide catholica concionantem, at tandem eius oratione dissolutus erroribus opinionis manichea quam hactenus tenuerat, transire ad eum sequentis Doctrinae eius peritus tradere constituit quod et obtinuit intercendente Simpliciano vetere hospite et Romae iam familiariter cognito. Non longe a Cenobio Ambrosiano distat aedicula rudis, informisque, qualis tunc fuisse creditur in qua Baptismate lustratum et sacris institutionibus eruditum ferunt. Nec ita multo post Adeodatum egregiae indolis et spei adolescente amisit ....

 

 

 

 

 

Note biografiche

Tristano Calco o Calchi nacque probabilmente verso la metà del Quattrocento da Andrea e Maddalena Caimi. Si unì in matrimonio con Susanna Calcaterra da cui ebbe il figlio Giovanni Francesco. Qualche storico lo considera allievo di Merula, tenendo conto che il nostro lo definisce "praeceptor noster", altri lo ritiene allievo di Puteolano. In realtà ben  poco si sa circa il suo percorso scolastico e la sua formazione letteraria. Per quanto, sembra, non fosse suo stretto parente, il nostro godette dei favori del cancelliere sforzesco Bartolomeo Calco, tanto che a partire dal 1470 lo troviamo nell'elenco dei coadiutori impiegati nella cancelleria segreta milanese. Nel 1487 diventa scriba e Gian Galeazzo Sforza concede a lui e a suo fratello  Carlo un appezzamento di terre a Milano vicino alla loro abitazione poco oltre il ponte di S. Eustorgio. Fra le sue opere la Historia è senz'altro la sua fatica più nota e più valida. In essa sono narrate le vicende che vanno dalle origini di Milano al 1322. L'opera è divisa in 22 libri. Per il mondo classico e alto medievale Calchi ha fatto ampio uso delle testimonianze epigrafiche e documentarie che potè consultare personalmente avendo libero accesso agli originali. Le vicende che caratterizzano il periodo visconteo sono ricostruite con molta serietà grazie all'utilizzo dei documenti relativi ad atti privati del XII secolo. In questo si differenzia da altri storici, come Merula, che avevano piuttosto accreditato le leggende popolari. Il Calchi si mostra un critico storico severo e obiettivo: preferisce raccontare gli avvenimenti partendo dalla testimonianza delle fonti senza introdurre valutazioni personali. Il suo stile linguistico latino è semplice ed elegante, succinto ma efficace. Calco per la sua opera utilizzò i documenti originali conservati negli archivi di Milano, Pavia, Lodi, Cremona, Bobbio, Genova ed inoltre ampliò la platea delle fonti narrative antiche e meno antiche da consultare. Riuscì a usare efficacemente questo suo metodo storico di indagine archivistica grazie ai lasciapassare e alla collaborazione delle autorità e del Moro che gli concesse lettere di accredito per accedere ad archivi, biblioteche e privati nel Ducato e fuori del Ducato. Ne sortì un'opera storica nuova nel panorama letterario quattrocentesco, assai diversa non solo dai testi di Merula, ma anche di Donato Bossi o di Bernardino Corio, che aveva avuto l'incarico ufficiale di redigere una storia di Milano già dal 1485. Corio, che scrive in volgare, narra i fatti per meravigliare e colpire i lettori, Donato Bossi, altro storico ufficiale, ha invece una linea narrativa basata sulla Cronaca. Calchi predilige il narrato documentato e senza distrazioni enfatiche: una redazione autografa della sua Historia si trova oggi nella Biblioteca Ambrosiana, ed è costituita di più codici: il primo (A 188 inf.), pergamenaceo ed illustrato elegantemente con disegni a penna acquerellati, conserva i primi cinque libri dell'opera: il secondo (H 256 inf.) è un codice la cui prima parte contiene i libri dal VI al XX e la seconda gli ultimi due libri, che furono scoperti nel Seicento in una biblioteca privata e poi donati alla Biblioteca Ambrosiana. Calchi non ebbe la gioia di vedere stampata la sua opera: a Milano fu edita solo nel 1627, con il titolo Tristani Calchi mediolanensis Historiae patriae libri viginti, stampata dalla tipografia Malatesta, con frontespizi disegnati ed incisi da G. B. Crespi, detto il Cerano. La sua Historia doveva costituire il primo volume di una collana storica municipale voluta nel 1622 da un provvedimento del Consiglio dei decurioni di Milano. Nel 1644 Giovanni Pietro Puricelli diede alle stampe i Tristani Chalci mediolanensis historiographi Residua, che costituivano una vera e propria appendice all'opera. Si trattava dei due ultimi libri delle Historiae, le Nuptiae Mediolanensium Ducum, le Nuptiae Mediolanensium et Estensium Principum e le Nuptiae Augustae, di cui l'editore aveva scoperto nella biblioteca di Lucio Adriano Cotta i manoscritti, poi donati all'Ambrosiana. Prima di questa pubblicazione dei Residua, la Historia patria aveva già conosciuto un continuatore in G. B. Ripamonti, che, storiografo patrio dal 1635, proseguì l'opera del Calchi, riprendendo la narrazione dal 1313 fino al 1631.