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Luigi Beretta: La dominazione spagnola

Particolare dell'Ecce Homo attribuito al Salaino o al Giampietrino

Particolare dell'Ecce Homo attribuito al Salaino o al Giampietrino

 

La dominazione spagnola

di Luigi Beretta

 

 

Le notizie riguardanti Cassago verso la seconda metà del Cinquecento, di cui possiamo disporre, per quanto non siano complete, sono tuttavia sufficienti a troncare una quasi ininterrotta scarsità di informazioni che durava da secoli. Sotto questo aspetto va anzi decisamente sottolineata l'importanza di questo secolo e in special modo degli anni attorno al 1560 e seguenti, allorchè, in concomitanza allo stabilizzarsi della Parrocchia, incomincia a comparire con regolarità un numero sempre maggiore di documenti di grande interesse storico. Per quanto il loro insieme possa sembrarci ancora lacunoso in certi settori, non v'è dubbio che la loro conoscenza ha aperto nuovi orizzonti di indagine storica e ha offerto la possibilità di più raffinate ed esaurienti analisi. La nostra ricostruzione tuttavia non potrà spingersi oltre certi limiti, soprattutto per il decennio 1560-1570, dato che in questo periodo le documentazioni sono ancora fugaci, frammentarie e talvolta sviluppate dall'estensore con eccessiva frettolosità. La migliore a questo proposito è senza dubbio la descrizione del paese redatta nel corso della breve visita pastorale del Clivone nel 1567.

Nelle altre occasioni il funzionario di curia o il parroco sono troppo assillati da preoccupazioni burocratiche, il che impedisce loro di soffermarsi con più meticolosità nella descrizione della vita del paese, dei suoi centri abitati o della popolazione. In tutti i casi siamo ancora ben lontani da quella minuzie di particolari, cui ci ha abituati la sensibilità storica moderna. Nell'affrontare la ricostruzione della Cassago cinquecentesca in questo decennio, d'altra parte, non dobbiamo dimenticare che bisogna fare i conti con un tipo di cultura assai modesta nelle sue concezioni umanistiche e scientifiche in generale. La disinformazione, i pregiudizi, le scarse conoscenze geografiche e storiche erano un mal comune fra il popolo ed erano particolarmente evidenti soprattutto a livello locale e Cassago non fa certo eccezione. E' solo entro questi limiti che la lettura delle suggestive carte a noi pervenute ci permette di riconoscere ed astrarre quelle sicure informazioni, le quali ci garantiscono, per così dire, i fondamenti di ogni ulteriore ricerca e di qualsiasi confronto con altre documentazioni. Ed è proprio questo lavoro di ricucitura a procurare maggiori ragguagli e nuove relazioni, la cui esistenza era sottintesa o più spesso mascherata nelle laconiche documentazioni dell'epoca. Da quel che sappiamo, verso il 1560 l'attuale comune di Cassago Brianza godeva di una struttura amministrativa e religiosa assai diversa da quella odierna. Non esisteva infatti alcuna parrocchia, mentre il suo territorio era suddiviso in due comuni o comunitates indipendenti, che avevano i rispettivi capoluoghi a Cassago e ad Oriano. In ogni caso, proprio per la stretta vicinanza topografica, entrambe le due comunità erano sottoposte alla medesima giurisdizione ecclesiastica e civile: dipendevano infatti entrambe dalla Pieve di Missaglia ed appartenevano al Ducato di Milano. Geograficamente si trovavano un po' alla periferia del territorio di questo Stato, in una regione che da un paio di secoli ormai veniva definita Monte di Brianza (1), di cui facevano parte a tutti gli effetti (2).

Pur trattandosi di una regione fertile, non mancavano certo difficoltà e un po' di miseria, una condizione questa che si era particolarmente aggravata nella prima metà del '500 in conseguenza delle vicende guerresche che avevano visto il rapido susseguirsi di numerose invasioni straniere. L'ultima era purtroppo diventata stabile e, com'è noto, nel 1560 il Ducato di Milano si trovava sotto il dominio e l'amministrazione degli Spagnoli, che con le armi avevano preso possesso della città di Milano già agli inizi del 1535 (3). Da allora il Ducato restò definitivamente dominio spagnolo per quasi due secoli, fino a quando cioè, agli inizi della guerra di secessione in Spagna, entrò a far parte dell'impero asburgico. Per tutto il periodo che noi prenderemo in esame Milano era al centro delle attenzioni spagnole, di cui rappresentava una importante pedina nella scacchiera geografica-militare europea, dato che assicurava il collegamento tra i possedimenti italiani e le Fiandre, attraverso la Savoia e la Franca Contea (4). Questa prerogativa di Stato cerniera provocò effetti non sempre positivi sull'economia e sulla stessa vita comune e civile, poiché il territorio dovette subire frequentemente il passaggio di truppe e di eserciti, di cui il più famoso esempio è quello del 1629 narrato anche dal Manzoni (5) e che fu all'origine dello scoppio di una terribile pestilenza. Sotto questo aspetto Cassago ed Oriano non ebbero a soffrire particolari sciagure, soprattutto perché si trovavano sufficientemente lontani dalle grandi vie di comunicazione dell'epoca. La stessa guerra tra Francesi e Spagnoli, che pur infierì sulla Brianza (6), toccò poco queste località, se si esclude il caso del tutto marginale di uno sfollato, un certo Jacomo, soprannominato piamontese, che si era trasferito con la famiglia in Cassago, probabilmente in conseguenza dei disordini e delle turbolenze che si erano verificate in quella regione.

L'assenza di episodi storicamente eccezionali non esclude tuttavia la presenza di effetti collaterali che in un modo o nell'altro ricondussero le vicende locali di questi comuni ai ben più gravi fatti storici, che accadevano intorno. Si può citare ad esempio il rilievo straordinario che assunsero verso la metà del '500 i movimenti immigratori ed emigratori della popolazione residente, oppure le variazioni dei tassi di natalità e di mortalità, direttamente proporzionali allo sviluppo di epidemie o al persistere di carestie per l'abbandono dei campi. Ma di questo avremo migliore occasione di discutere. Per ora ci preme sottolineare l'importanza dell'anno 1560, poiché consolida ufficialmente un lungo periodo caratterizzato dalla dominazione politica, economica e culturale spagnola, che se da un lato assicura un secolo di pace relativa, dall'altro è foriera di preoccupazioni e disavventure per gran parte del milanese. Ci basti accennare ai disordini sociali e soprattutto al dissesto amministrativo e finanziario del Ducato. Più volte la necessità di rinsanguare le finanze dello Stato spagnolo cronicamente prosciugate dal perdurare delle guerre e dall'esigenza di pagare le truppe mercenarie, costrinse infatti i governatori di Milano a imporre tasse e gabelle, che si rivelarono troppo onerose rispetto alle reali disponibilità dell'economia lombarda. Così fece Francesco Ferdinando d'Avalos de Aquino, marchese di Pescara e del Vasto, altrettanto ripetè Consalvo Ferrante de Cordova duca di Sessa, suo successore dal 1560 al 1564, tristemente famoso come duro tassatore. Né la situazione mutò con il duca di Albuquerque don Gabriele de la Cueva, governatore di Milano dal 1564 al 1571. L'anno 1560 tuttavia assume una eccezionale rilevanza anche per un'altra ragione, che compendia in un certo senso positivamente i duri effetti della dominazione spagnola. Intendiamo riferirci alla decisione di Papa Pio IV di nominare, il 6 febbraio, il cardinal nepote Carlo Borromeo "Amministratore Perpetuo" della vastissima Diocesi di Milano, che da anni languiva in uno stato di penoso abbandono spirituale.

Fu una scelta decisiva poiché il primo Borromeo anche in questo incarico confermò le brillanti capacità, di cui aveva dato prova già a Roma alla corte papale. Per quanto a Milano giungesse solo nel settembre del 1565, la sua opera apostolica riformatrice incominciò subito soprattutto grazie all'attività del suo Vicario Generale Nicolò Ormaneto, al quale aveva delegato la riorganizzazione del clero, l'indizione della prima sinodo e l'inizio della Visita Pastorale. A questi anni sono da ricondurre in effetti molte delle carte, dove si fa cenno alla condizione delle cure d'anime, al clero e alla popolazione, la cui conoscenza costituiva un elemento indispensabile per poter organizzare un piano d'intervento apostolico di vasta portata. Quest'opera di informazione continuò anche dopo l'insediamento di S. Carlo a Milano, poiché fu sempre viva l'esigenza di disporre di un'aggiornata conoscenza della realtà sociale nella Diocesi. Tra gli effetti locali indotti più appariscenti di questa iniziativa del Borromeo, che non ha precedenti nella Diocesi milanese, sta forse l'incredibile moltiplicarsi di carteggi e documenti di natura sia ecclesiastica che civile, il che dal lato pratico costituisce certamente un provvidenziale aiuto per lo storico.

 

 

 

(1) Il Vicariato del Monte di Brianza fu ufficialmente eretto con Lettere Patenti il 25 dicembre 1451 dal duca Francesco Sforza, che lo smembrò dal Vicariato della Martesana. In forza di tale atto questi territori ebbero un proprio Vicario con giurisdizione fino a 20 terzole indipendentemente dal Capitano della Martesana. Del nuovo Vicariato facevano parte le Pievi di Garlate, Oggiono, Missaglia e Brivio con Ronco. Cfr. G. FIAMMA, in Muratori, R. I. S.,t. XI, col 542 e T. CALCHI, Nuptiae Augustae etc., 110, Biblioteca Ambrosiana e ancora Arch. Stor. Milano, Reg. Ducali, E fol. 22. Sotto l'aspetto fiscale si distingueva inoltre la Università del Monte di Brianza o Universitas Montis Briantiae, un organismo che godeva di esenzioni e di privilegi, concessi a più riprese dalla fine del '300 dai duchi Visconti e che includeva, oltre alle citate pievi, anche le Squadre dei Maueri e di Nibionno e la parte della Pieve di Agliate detta ultra lambrum. Cfr. G. RIPAMONTI, Historia Ecclesiae Mediolanensis, decas prima, Milano 1627, 231 e R. BERETTA, Il Monte di Brianza e i Privilegi di Francesco I Sforza, in Appunti Storici su alcuni Monasteri e località della Brianza, Monza 1966, 265-283.

(2) Cfr. R. BERETTA, Compartizione dell'estimo del Monte di Brianza fatta nell'anno 1456, Carate 1952, 69, 71-72 e l'Istanza a Bona e Gian Galeazzo Sforza duchi di Milano redatta nel 1479 dai fratelli Francesco e Marco De Benedictis per riparare una torre-ricetto "in partibus Montisbrianzi nominatum Cassagho", Arch. Stor. Milano, Dicasteri, cart. 60, Registro delle lettere ducali 1473=1479 c. 225.

(3) Il Ducato di Milano fu riconosciuto possedimento spagnolo a tutti gli effetti solo nel 1559, dopo il trattato di pace che i Francesi sottoscrissero a Cateau-Cambrésis. Questo accordo pose fine alla guerra più che trentennale, che aveva opposto Spagnoli contro Francesi, ambedue intenzionati ad impossessarsi dei domini viscontei, dopo che la scomparsa di Ludovico il Moro aveva lasciato un vuoto di potere, che nessun erede di questa famiglia era riuscito a colmare. Questa guerra che aveva sconvolto a lungo loro malgrado le terre del milanese, era stata scatenata primariamente dalla nuova importante posizione strategica assunta da Milano nel gioco politico europeo durante il regno dell'imperatore Carlo V. Furono soprattutto le sue questioni dinastiche del 1546 ad avere un effetto duraturo sui destini del Ducato, poichè in quella occasione vennero sciolte tutte le incertezze politiche che dividevano il Consiglio Imperiale. Di contro a certuni che sostenevano che il Ducato doveva restare feudo imperiale, altri affermavano che Milano, attraverso Genova, svolgeva una funzione mediterranea di primaria importanza nell'assicurare le posizioni e il dominio aragonese di quel mare. Milano inoltre era la base militare che garantiva gli altri domini imperiali in Italia e pertanto bisognava darne l'investitura a quello che sarebbe diventato il futuro re di Spagna. Com'è noto questa seconda tesi prevalse nella spartizione dell'impero di Carlo V e Milano fu assegnata a Filippo II. Il Ducato fu così legato al sistema politico spagnolo, che allora esercitava ancora un grande ruolo nella scena politica europea, ma che ben presto si mostrò incapace di reggere il confronto con gli stati europei del nord. Per una più esauriente trattazione locale degli avvenimenti succedutisi nel primo '500 cfr. P. PENSA, Francesco Morone in Lecco avventuriero o patriota ? , in Archivi di Lecco, V, 1982,n. 4, 577-631.

(4) I territori spagnoli in Lombardia comprendevano oltre al Ducato di Milano, il Principato di Pavia, Casalmaggiore, il Contado di Lodi, il Contado di Cremona, il Contado di Como, la Vall'Intelvi, il Novarese, la Lomellina, l'Alessandrino, il Tortonese, il Vigevanevasco e le Terre separate di Castelleone, Fontanella, Treviglio, Soncino, Feliziano, Cassino, Annone e Pasturana. Cfr. A. VISCONTI, La Pubblica Amministrazione nello Stato milanese durante il predominio straniero (1541-1796), Roma 1913.

(5) A. MANZONI, I Promessi Sposi, cap. XXVIII e XXIX.

(6) Si vedano a tal proposito le descrizioni delle occupazioni francesi di Barzanò nel 1500 e della Brianza nel 1507 in AMBROGIO DA PAULLO, Miscellanea storica patria, XIII.