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Il corso d'acque vicino alla villa

 

Il corso d'acque presso la villa

a Cassiciaco  (Cassago Brianza)

 

Agostino durante una notte sento il flusso delle acque di un ruscello.

 

 

Ergo, ut dixi, vigilabam, cum ecce aquae sonus pone balneas quae praeterfluebat, eduxit me in aures, et animadversus est solito attentius. Mirum admodum mihi videbatur quod nunc clarius nunc pressius eadem aqua strepebat silicibus irruens. Coepi a me quaerere quaenam causa esset. Fateor, nihil occurrebat, cum Licentius lecto suo importunos percusso iuxta ligno sorices terruit seseque vigilantem hoc modo indicavit.

Dunque, come ho detto, ero sveglio. Ed ecco che il mormorio dell'acqua che scorreva accanto alle terme colpì il mio udito e fu avvertito da me più attentamente del solito. Mi pareva assai strano il fatto che la medesima acqua scorrendo sulle pietre del greto desse un suono ora più distinto ora più soffocato. Presi a ricercarne la causa. Confesso che non mi venne in mente nulla. Ed ecco che Licenzio dal suo letto tentò di porre in fuga alcuni topi importuni battendo un mobile di legno che gli stava accanto. In tal maniera mi avvertì che era desto.

 

 

Cui ego: Animadvertis, inquam, Licenti (nam videbo tibi Musam tuam lumen ad lucubrandum accendisset), quomodo canalis iste inconstanter sonet ? Iam, inquit, mihi hoc non est novum. Nam desiderio serenitatis cum experfegactus aliquando aurem admovissem, ne imber ingrueret, hoc agebat aqua ista quod nunc. Approbavit Trygetius. Nam et ipse in eodem conclavi lecto suo cubans vigilabat, nobis nescientibus: erant enim tenebrae, quod in Italia etiam pecuniosis prope necesse est.

Gli dissi: «Giacchè vedo che la tua Musa per farti fantasticare ti ha acceso il suo lume, noti, o Licenzio, come varia il mormorio del ruscello ? ».«Il fatto non m'è nuovo, rispose. Una volta mi svegliai di notte col desiderio che fosse sereno. Prestai allora l'orecchio per avvertire se cadeva la pioggia e l'acqua del ruscello produceva lo stesso fenomeno di adesso». Trigezio confermò poichè anch'egli, che era coricato nella stessa camera, era desto senza che noi lo sapessimo. Stavamo infatti al buio ed è questa un'economia che in Italia è quasi indispensabile anche ai più facoltosi.

 

 

Ergo ubi vidi scholam nostram, quantacumque aderat, nam et Alypius et Navigius in urbem ierant, etiam illis horis non sopitam, et me cursus ille aquarum aliquid de se dicere admonebat: Quidnam vobis, inquam, videtur esse causa quod sic alternat hic sonus ? Non enim quemquam putamus his horis vel transitu, vel re aliqua lavanda toties illum meatum interpellare. Quid putas, inquit, Licentius, nisi alicubi folia cuiuscemodi quae autumno perpetua copioseque decidunt, angustiis canalis intertrusa vinci (evinci) aliquando atque cedere, ubi autem unda quae urgebat, pertransierit, rursum colligi atque stipari aut aliquid aliud vario casu foliorum natantium fieri, quod ad illum fluxum nunc refrenandum nunc emittendum similiter valeat ?

Mi accorsi così che la nostra scuola, quella presente poichè Alipio e Navigio erano andati in città, era desta anche a quell'ora. La stranezza del fenomeno nello scorrere delle acque mi stimolava ad esaminarlo. Mi rivolsi quindi a loro: «Quale ritenete che sia la causa del variare del mormorio? Non possiamo certo pensare che qualcuno a quest'ora o passandovi sopra o lavandovi qualche cosa ne interrompa lo scorrimento». «E perchè non pensare, disse Licenzio, ad un fenomeno prodotto dalle foglie di varie piante ? Esse in autunno cadono continuamente e abbondantemente qua e là. Stipate nelle parti più strette del greto sono di tanto in tanto trascinate via e quando la massa d'acqua che le spingeva è passata, di nuovo si raccolgono e ostruiscono. Può anche avvenire un altro qualsiasi fenomeno a causa della diversa fortuita posizione di foglie trasportate, che è sufficiente ora a rallentare ed ora ad accelerare lo scorrimento».

 

 

Visum est mihi probabile aliud non habenti, confessusque sum, laudans ingenium eius, nihil me invenisse, cum diu quaesissem cur ita esset.

 

De Ordine 1, 3, 6-7

A me che altra non ne avevo sembrò probabile tale spiegazione e ammisi, lodando la sua perspicacia, che io non avevo trovato nulla sebbene a lungo ne avessi cercata la causa.

 

 

 

 

Hoc ipsum, inquam, mihi responde, primo unde tibi videatur aqua ista non temere sic sed ordine influere. Nam quod ligneolis canalibus superlabitur et ducitur usque in usus nostros potest ad ordinem pertinere. Factum est enim ab hominibus ratione utentibus, ut uno eius itinere simul et biberent et lavarent et pro locorum opportunitatibus consequens erat ut ita fieret. Quod vero illa, ut dicis, folia sic inciderunt, ut hoc quod admirati sumus eveniret, quo tandem rerum ordine ac non potius casu factum putabimus ? Quasi vero, inquit ille, aliter atque ceciderunt debuisse aut potuisse cadere cuiquam videri potest, serenissime intuenti nihil posse fieri sine causa. Quid ? Iam vis persequar situs arborum atque ramorum, ipsumque pondus quantum natura foliis imposuit ? Quid, aeris vel mobilitatem qua volitant, vel mollitiem qua descendunt, variosque lapsus affectione coeli, pro onere, pro figuris suis, caeterisque innumerabilibus atque oscurioribus causis, quid me attinet quaerere ?

 

De Ordine 1, 4, 11

Prima di tutto, gli dissi, rispondi a questa domanda: « Perchè ritieni che l'acqua di questo ruscello non scorre a caso, ma secondo una legge ? Soltanto il fatto che viene convogliata in canali di legno e condotta ai nostri usi può rientrare nei termini di un ordine. Infatti l'opera è dovuta agli uomini che hanno usato la ragione per ottenere dal suo scorrere il vantaggio di bere e lavare e l'effetto è necessariamente congiunto con la configurazione dei luoghi. Ma come possiamo pensare che sia dovuto all'ordine anzichè al caso il fatto che le foglie cadute in maniera da causare, come tu spieghi, il fenomeno che ha destato la nostra meraviglia? ». «Come se, mi rispose, chi afferma senza pregiudizi l'impossibilità dell'effetto senza la causa propria possa ritenere che le foglie sarebbero dovute o potute cadere diversamente da come sono cadute. E dovrei forse ricercare la posizione degli alberi, e dei rami e perfino la quantità del peso che la natura ha stabilito alle foglie ? Ed è forse mia competenza indagare il movimento dell'aria che le fa volare, la lentezza con cui discendono e i vari modi di cadere secondo le condizioni atmosferiche, secondo il loro peso e forma ed altri innumerevoli e occulti agenti naturali ?».

 

 

 

 

 

An non vides (tuo enim simili utar libentius) illa ipsa folia quae feruntur ventis, quae undis innatant, resistere aliquantulum praecipitanti se flumini et de rerum ordine homines commonere, si tamen hoc quod abs te defenditur verum est ?.

 

De Ordine 1, 5, 13

Userò allo scopo il tuo esempio. Non vedi che le stesse foglie portate dal vento e trascinate sulle acque fanno una certa resistenza nel ruscello che scorre e fanno così riflettere gli uomini sulla legge razionale ? Lo dico nell'ipotesi che la tua tesi sia vera.

 

 

 

 

 

Il significato agostiniano di flumen e torrens

 

 

 

Torrentes proprie dicuntur fluvii qui aestate deficiunt aquis autem hiemalibus inundantur et currunt.

 

Enarrationes in Psalmos 73, 17

Torrenti vengono chiamati propriamente i corsi d'acqua che scarseggiano di acque in estate mentre in inverno si ingrossano e scorrono rapidi.

 

 

 

Torrentes autem dicuntur flumina hyemalia, magno enim impetu repentinis aquis impleta currunt.

 

Enarrationes in Psalmos 125, 10

Torrenti si dicono pure i corsi d'acqua invernali, che scorrono con grande impeto rigurgitanti di acque.