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CONVENTI agostinianI: Genesio

Giardino del convento agostiniano di San Genesio

Giardino del convento agostiniano di San Genesio

 

 

CONVENTO DI S. AGOSTINO A SAN GENESIO

 

 

 

I primi documenti certi che attestano l'esistenza di un insediamento religioso portano la data dell'anno 950 allorchè, tramite un atto notarile, Alcherio di Airuno lascia alcuni fondi di sua proprietà alla Plebana di Brivio, alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano di Airuno ed alla cappella Sancti Genexii in Monte Suma.

Seguono poi altri documenti risalenti all'anno 1449 che videro, secondo le cronache di Ignazio Cantù, alcuni eventi bellici nei quali Francesco Sforza e un manipolo di uomini di Brianza assediare i Veneziani arroccati nei pressi del San Genesio in una non meglio precisata struttura fortificata.

Nel 1591 Martino da Lucca, frate dell'ordine eremitano agostiniano, si stabilì a Cagliano e, nell'intento di far conoscere e diffondere il suo ordine, si prese cura della chiesa di San Genesio erigendo anche un piccolo convento.

Questa decisione fu probabilmente sollecitata dagli stessi abitanti. Poichè il parroco di San Vittore in Brianza saliva raramente a San Genesio, nel 1591 i suoi abitanti, uniti a quelli di Cagliano e di Campsirago, proposero agli agostiniani della Congregazione di Lombardia di cedere loro in proprietà la chiesa di san Genesio con annesso terreno e di concorrere alla costruzione di un piccolo convento.

Un breve di Gregorio XIV del 18 luglio 1591 approvava pienamente tale cessione agli Agostiniani, ma l'opposizione energica del parroco di san Vittore, don Martino Ponzoni, trascinò in lungo la vicenda, finché si giunse ad un accordo il 19 novembre 1592, nel quale tra l'altro si concedeva l'uso della chiesa ai frati, la costruzione di un convento, la residenza di sei religiosi e il pagamento di 40 lire imperiali al parroco di san Vittore. In capo a cinque anni il convento fu finito. Gli agostiniani non persero tempo e diffusero presso la popolazione della Brianza la venerazione di santi illustri del loro ordine, fra cui san Nicola da Tolentino.

  APPROFONDIMENTO

In un'ampia radura poco discosta dal convento e da esso dipendente fu costruita nel primo Seicento una chiesetta dedicata a san Nicola. E' altresì nota come San Bartolomeo ai Morti in quanto vi furono seppelliti i morti della peste manzoniana. All'interno sono conservate due statue in legno, una di san Nicola e l'altra della Madonna, portate dai frati agostiniani. Attualmente la chiesetta appartiene alla parrocchia di Nava ed è aperta al culto dei fedeli nei giorni dedicati a san Nicola, alla Madonna del Carmine e a san Bartolomeo.

Il convento ebbe vita grama per le scarse risorse del luogo. Gli Agostiniani rimasero in questo insediamento monastico fino al 1770: un dispaccio dell'imperatrice Maria Teresa lo aveva soppresso in data 20 marzo 1769.  Anche l'Arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli ne decretò la soppressione con il conseguente abbandono del Colle.

Dal 1863 al 1938 il luogo conobbe il ritorno di una congregazione religiosa, i Frati Camaldolesi, che ricostruirono convento e chiesa dedicandoli però ad un Santo a loro molto caro, San Giuseppe, facendo assumere a grandi linee la conformazione attuale al complesso che oggi è tuttavia di proprietà privata.