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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1251

Anni di Christo 1251 - della Religione 865

 

 

 

 

1 - Essendo finalmente morto, nella pessima guisa, che scrivessimo nell'anno scorso, il perfido persecutore della Sposa di Christo S. Chiesa, e de' suoi sommi Pontefici, Federico II, già Imperatore; tutto che in suo luogo fosse subintrato Corrado suo legitimo figlio, già da esso lui fatto eleggere da gli Elettori suoi partigiani in Re de' Romani, e fosse già venuto in Italia per sostenere la perfidia del pessimo Padre, e per passare a prendere il possesso dell'una e dell'altra Sicilia, delle quali forse maggior stima faceva, che dell'Imperio; nulla per tanto il nostro Santo Pontefice Innocenzo, stanco e satio di star per tanto tempo lontano dalla sua Sposa Roma (perochè erano intorno a 7 anni, che se n'era partito per andare a ricoverarsi delle mani de' suoi Nemici nel solito Asilo de' Papi, la Francia) stimandosi hormai sicuro, prese consiglio di ritornarsene in Italia, come fece, imbarcandosi in Marsiglia per questa volta, e di primo tratto prese porto nella sua nobilissima Patria di Genova.

2 - Non fu egli però cosi tosto giunto in quel grand'Emporio dell'Europa, quando subito gli si presentarono a' sagri Piedi due Ambasciatori mandati dal Vescovo e dalla Città tutta di Mantova, affine d'impetrare la Sua Santità la Canonizatione del glorioso e Beato Servo di Dio Gio. Buono, morto intorno a due anni prima con grandissima fama di Santo, così in riguardo delle sue rare et eroiche virtù, come altresì per i grandi e numerosi Miracoli, che il Signor Dio, per i meriti del Santo Eremita, così nel corso della di lui vita, come doppo la morte di quello operati haveva, e tuttavia andava operando. Furono questi poi accolti dal buon Pontefice con incredibile allegrezza e cortesia: poscia dispostosi di voler compiacere quella divota Città, et anche honorare il detto Beato; né ciò potendosi fare senza le solite prove, spedì per tanto ben tosto una Bolla diretta al Vescovo di Modana, che Alberto chiamavasi, al Priore di S. Marco di Mantova, et a Gio. Gonzaga Prevosto della Cattedrale della detta Città, affinchè tutti tre, o almeno il Vescovo, con uno delli suddetti nominati, formassero con la dovuta diligenza il Processo della Vita, Virtù e Miracoli del Servo di Dio per poi inviarlo alla Santità Sua, affine di farlo esaminare con ogni prestezza e diligenza. La copia della Bolla, che fu data in Genova medesima a' 17 di Giugno, del suo Pontificato l'ottavo, che venne appunto a cadere in quest'anno del 1251, è questa, che siegue: Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Venerabili Fratri Alberto Episcopo Mutinensi, et Dilectis filiis Priori S. Marci, et Praeposito Ecclesiae Mantuanae, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Dignas Domino referimus gratias, quod, sicut Venerabis Frater noster Episcopus, et dilecti filij nobiles Viri, Bartholomaeus et Nicolaus Ambasciatores Mantuani, exponere curaverunt, recolendae memoriae Patrem Ioannem Bonum Eremitam Mantuanum, cum pie vixisset in hoc saeculo, viam salutis docendo verbis pariter et exemplis, tandem praesentis vitae cursu faeciliter consumato, multis Miraculis omnipotens Deus decoravit. Unde, cum non deceat tales, ac tantos Viros sine veneratione relinquere, quorum miracula, et merita eos Sanctos ostenderunt, nobis humiliter supplicarunt, ut ipsum adscribere Sanctorum Cathalogo dignaremur. Quia vero nobis non constat de praemissis, discretioni vestrae, de qua plenam in Domino fiduciam gerimus, per Apostolica scripta mandamus, quatenus de Vita et Miraculis diligenter et fideliter inquirentes, super his Testes fide dignos recipere legitime studeatis, et de singulis circumstantijs iuxta interrogationis formam, quam vobis sub Bulla nostra transmittimus inclusam, examinare prudenter, ac ipsorum dicta fideliter in scriptis redacta, et sub proprijs inclusa sigillis, ad nostram praesentiam transmittere procuretis, ut secundum Deum in hoc negotio procedamus. Quod si non omnes his exquirendis potueritis interesse, tu Frater Episcope, cum eorum altero nihilominus exequaris. Datum Ianuae quintodecimo Kal. Iulij, Pontificatus nostri Anno octavo.

4 - Ritornati dunque gli Ambasciatori con questo buon Dispaccio a Mantova, e presentata la Bolla del Papa al Vescovo, fu subitamente da questo spedita per Corriero a posta al Vescovo di Modana, a cui principalmente era diretta; il quale, in conformità dell'Ordine Pontificio, trasferitosi, come è da credere, in Mantova, ov'era morto il Beato, ivi co' suoi Colleghi, diede principio al Processo della Vita, Virtù e Miracoli del Servo di Dio; et in termine di non molto tempo fu compito, ripieno però di tanti, così grandi, e così stupendi Miracoli, che tenevasi per certo, che il Papa lo dovesse ben presto Canonizare: e di vero l'havrebbe egli fatto di molto buona voglia, se Corrado figlio di Federico con nuovi moti di sacrilega guerra, e la morte altresì, che non istette guari a levarlo dal Mondo, non l'havessero da così santa impresa frastornato.

5 - E' stata poi altre volte tentata questa Canonizatione, così dall'Altezze di Mantova, come dalla detta Città, e da tutta la Religione altresì, come ne' suoi tempi vedremo, ma però fin'hora non s'è mai potuta ottenere: fra tanto però è sempre stato chiamato e riverito col titolo di Beato, anzi pure ordinariamente, massime in Mantova, con quello di Santo, et ogn'anno se ne celebra la Festa da tutta la Città, et i Padri nostri ne recitano l'Officio, e ne celebrano la Messa d'un Confessore non Pontefice nella Chiesa loro di S. Agnese, ove giace incorrotto, doppo lo spatio di 425 anni, il di lui glorioso Corpo. A suo tempo diremo, chi fu il Pontefice, che ciò concesse, con tutte le circostanze, che sono degne da sapersi. Aggiungiamo hora, che dal Santiss. Pontefice Clemente X, habbiamo ottenuta facoltà di celebrarne l'Officio e la Messa per tutta la Religione; et il di lui nome, per ordine dello stesso Pontefice, è stato riposto nel Martirologio Romano. Veda il Lettore ciò, che habbiamo detto sotto l'anno 1249, dal numero 55, fino al 58.

6 - lntorno a questo tempo istesso fu mossa una gran persecutione contro tutti gli Ordini Mendicanti; l'architetto della quale fu un certo Guglielmo, che chiamavasi di Sant'Amore, a cui però meglio quello, d'Odio Maligno, adattar si poteva: era questi Canonico della Chiesa Matisconense e Dottore della Sorbona; costui dunque, mosso da Spirito Diabolico et infernale, cominciò a perseguitare gli Ordini suddetti, incitando con l'esempio, et autorità sua, altri Dottorastri della sua medesima farina, divolgando anche ben presto un Libro sacrilego contro di quelli, quale fa certamente di mestieri, che li fosse dal Demonio dettato, il cui titolo era: Tractatus brevis de periculis novissimorum temporum etc. Cominciava poi: Ecce videntes clamabunt foris, etc. in quello poi tentava il maligno di dimostrare varie propositioni Diaboliche, fra le quali queste che sieguono, erano le più perniciose. La prima, che li Religiosi Mendicanti erano in cattivo stato, e che non si potevano salvare in quello, nè era loro lecito il mendicare, ma l'istituto loro era di lavorare e di procurarsi il vitto con l'opere delle mani. La seconda, che quelli, che gli davano la limosina, peccavano mortalmente. La terza, che era ben lecita la povertà habituale, ma non già l'attuale, cioè a dire, che era lecita quella prontezza d'animo di lasciare ogni cosa per amor di Dio, quando lo richieda il bisogno, ma fuori di tale necessità, non esser lecito di ciò fare. La quarta, che nè il Papa, nè li Vescovi, possino dar licenza a' Frati Mendicanti di Predicare e Confessare, contro la volontà de' Parochi, e de' Curati. La quinta in fine, che quanto si leggeva nella Sacra Scrittura de' falsi Profeti, de' falsi Apostoli, e de gli Ambasciatori dell'Antichristo, si deve tutto intendere de' Frati Mendicanti: et altre cose simili, conteneva il detto Libro, le quali, come stranamente scandalizarono tutt'i i buoni, così, fuori d'ogni modo, furono da gli huomini scioperati, e di cattiva coscienza ricevute con grande applauso. Hebbe però costui due grandi Antagonisti, li quali, con la Celeste loro Dottrina, dissiparono le tenebrose soffisticherie di quell'ignorante Cicalone; e questi furono que' due gran Principi della Scolastica Teologia, S. Tomasso d'Aquino, et il Serafico P. S. Bonaventura con due loro dottissimi Libri, l'uno intitolato Apologia Pauperum, e fu quello di S. Tomaso; l'altro havea per principio le parole del Salmo 82: Ecce Inimici tui sonuerunt, et qui oderunt te, extulerunt caput, etc. a suo tempo (cioè a dire nell'anno del 1257) diremo l'esito che hebbe questa gran persecutione.

7 - Fu in quest'anno honorata la Religione non poco nella nobile Città di Faenza; perochè essendo morto il Vescovo di quella, li fu sostituito un nostro Religioso per nome Fra Gualtiero, tanto per appunto scrive l'Ughelli nel Tomo 2 della sua Italia Sagra in Ecclesia Faventina al n. 27 et aggiunge, che di questo stesso Vescovo ne tratta ancorra il Vadingo nel Tomo 2 a carte 20 nel regesto delle Bolle. Di qual Patria poi certamente e' si fosse questo Fra Gualtiero, come anche di qual Corpo di Religione Agostiniana e' non si sa. Io però mi persuado ch'egli fosse Faentino, et anche Alunno, per avventura, del Convento di S. Agostino detto della Malta, il quale in questo tempo soggiaceva all'Ordine Agostiniano della Toscana; e forsi egli è quel Fra Gualtiero, che ritrovò una volta infermo nell'Ospitale di Faenza, mentre per colà passava, credo, per venire a Bologna, forse alla Fondatione del Convento dei SS. Giacomo e Filippo, vicino al fiume Savena; et ivi alla di lui presenza, e d'alcuni altri Religiosi Sacerdoti e Laici dell'Ordine, restituì la vista ad una Fanciulla di dieci Anni, Cieca, come scrive il P. Costanzo Lodi nel capitolo 29 del libro 2 della Vita del detto Beato: Hor se egli è quel desso, maggiormente inclino a credere, che fosse Faentino, et anche alunno del predetto Convento della Malta, quale era soggetto, come habbiamo detto di sopra, alla Congregatione, od Ordine della Toscana; della qual cosa più seriamente discorreremo più a basso in quest'anno medesimo, quando tornaremo, con opportuna occasione, a favellare così del detto Monistero, come di due altri, che erano in Faenza, uno cioè a dire, dell'Ordine del B. Gio. Buono, e l'altro della Congregatione di Brettino, producendo altresì un Cattalogo di tutti li Conventi della Toscana, li quali ritrovavansi in essere in questo tempo.

8 - E perciò fare e' sarà necessario, che diciamo prima, che in quest'anno medesimo fu celebrato un Capitolo generale dell'Ordine, o Congregatione della Toscana nel Convento di S. Salvatore di Cassina vicino a Pisa, il quale pur anche dura nell'Ordine, et è membro, o Grancia del detto Monistero Pisano. Quello poi, che si facesse nel detto Capitolo, cioè a dire, se fosse in quello creato il Generale, eletto li Priori, e fatte tutte l'altre cose consuete da farsi, non è certo: quello, che è fuori di dubbio si è, che in detto Capitolo fu celebrato un publico Istromento, in cui furono creati e costituiti due Procuratori, o Sindici generali del detto ordine, da tutti li Priori de' Conventi, li quali ivi si ritrovavano; laonde del detto Instromento habbiamo occasione di ricavare quanti Monisteri haveva il detto Ordine, perochè passavano il numero di 60. Questo Instromento poi è stato ultimamente cavato e trascritto dal publico Archivio della Città di Siena ove stava inserto nel filo delle Scritture foranee al numero 183 in cui ancora si nomina il Generale di detto Ordine: la copia poi dell'Istromento è questa, che siegue:

9 - In Dei nomine Amen. Ex hoc publico Instrumento sit omnibus manifestum, quod frater Simon Prior Eremitarum Sancti Antonii de Ardinguesca, et frater Aiutus Prior Collae, Praesbyteri Rustici, Lucensis alias Livontij Dioecesis, vicarij fratris Matthaei Generalis Prioris Eremitarum Ordinis Sancti Augustini in Tuscia; et frater Ioannes Prior Aquae Vivae; et Orlandus Prior Eremi de Petreto; et Melioratus Prior Eremi Sylvae Maioris; et Ioannes Prior Eremi de Fultignano, alias de Latignano Deffinitores Generalis Capituli, consensu, et praesentia; Guidonis Prioris de Valle Bona de Carfagnana; et fratris Pelegrini Eremi de Summo Cologno, alias Colongo; et fratris Mauri Prioris de Moganallo, alias Moganello; fratris Cambii Prioris de Chefenti, alias de Chifenti; fratris Mauri Prioris Eremi de Brancolo, alias de Brancalo; Praesbyteri Boni Prioris Eremi de Vosilia, alias de Vesilia; fratris Arrigi Prioris de Lupo Cavo; fratris Amati Prioris de Spelunca; fratris Donati Prioris de Morillione; fratris Accursii Prioris S. Bartholomaei de Asciano; fratris Vincentij Prioris de Agnano; fratris Bernardi Prioris de Costa Aquae, alias Aquae; fratris Iacobi Prioris de Frocechia; fratris Philippi Prioris de Asciano; fratris Amici Prioris S. Bartholomei de Asciano; fratris Hilarij Prioris S. Salvatoris de Cavina, alias de Cassina; fratris Bonavogliae Prioris Eremi de Brasi, alias de Buyo; fratris Huguccionis Prioris de Corbaria, alias Cerbaria; fratris Martini Prioris de Colle Nontoli, alias Nomboli; fratris Isaiae Prioris de Pescrana, alias de Paraina; fratris Benedicti Prioris de Vada; fratris Michaelis Prioris Montis Fortis; fratris Iordani Prioris Montis Vasonis; fratris Dominici Prioris de Rosia; fratris Pirovari, alias Ricovari, Prioris de Guardastallo; fratris Benedicti Prioris Montis Boni, alias Bene; fratris Pauli Prioris de Camerata; fratris Coraldi de Castagnolo, alias de Castagneto; fratris Lucae Prioris de Lavvereto, alias de Suvereto; fratris Bonavolti Prioris de Palmarola, alias Palmaiola; fratris Udibrandini, alias Ildebrandini de Falcone; fratris Bartholomaei Prioris de Perolla; fratris Simnois Prioris de Roveto, alias Reveto; fratris Ioannis de Corbaiola, alias Cerbaiola; fratris Matthaei de Lancarmio, alias Guincanco; fratris Vincentij de Cortalto, alias Certaldo; fratris Bonchristiani prioris Eremi Montis de Castilliono; fratris Bonaiuti Prioris de Brancani, alias Brancanis; fratris Gregorij Prioris Vallis Bonae Pistoriensis; fratris Reringoti, alias Herrigetis Prioris Montis Ferrati; fratris Aldobrandini prioris Eremi de Florentia; fratris Accursij Prioris de Valle Bona de Aritio; fratris Ioannis Prioris delle Vallese; fratris Gregorij prioris de Moribondo, alias Morimondo; fratris Angeli Prioris Eremi S. Florae; fratris Petri Prioris de Campirano, alias de Campriano; fratris Prioris de Peretto; fratris Guidonis Vallis Perlatae; fratris Bernardi Prioris Eremi Urvetani; fratris Riccardi Prioris Montis Cimini; fratris Pauli Prioris de Eremo S. Leonardi; fratris Bartholomaei Prioris Eremi S. Leonardi de Ferrara; fratris Placiti Prioris Eremi Ianuensis; fratris Pauli Prioris Eremi De Faventia; et fratris Dominici Eremi de Laboto, alias Labeto. Et suprascripti omnes pro seipsis et suprascriptis locis, et pro Universitate et Capitulo suprascripti Ordinis, fecerunt atque ordinaverunt fratres Dominicum Priorem de Rossia, Simonem Priorem de Roceto praesentes, volentes et subcribentes, quemlibet eorum in solidum, eorum, et suprascriptorum locorum et Universitatis, et Capituli suprascripti, Syndicos, et Procuratores, et Actores, et Responsales, et certos Nuncios, in omnibus et singulis causis, et Placitis Ecclesiasticis, vel Civilibus, quae, et quas, ipsi pro se, et suprascriptis eorum locis, sive pro suprascripta Universitate et Capitulo habent vel habere possunt, sive sperant cum aliquibus personis, vel locis Ecclesiasticis, vel civilibus, in Curia D. Papae, et in quacunque alia Curia Ecclesiastica, et Civili; et coram quibuscunque Iudicibus ad agendum, petendum, respondendum, recipiendum, opponendum, replicandum, et contradicendum; et ad excipiendum, ut ad litteram, et ad litteras impetrandum; et ad causam et causas incipiendum et prosequendum; et ad testes producendos, et dandos; et ad sententiam, et sententias petendum, et ad apellandum, si necesse fuerit; et ad supplicandum, et ad concessionem, et finem, et refer. faciendum, et ad componendum, et paciscedum, et ad compromittendum, et ad terminum, et terminos prorogandum, et ad singula, et omnia faciendum, quae super his, et super aliquo eorum necessaria fuerint; et quae veri Syndici, Procuratores, Actores, Responsales, et veri Nuncij facere possent, sive ipsimet promittentes se pro se, et suprascriptis eorum locis, et dicto Capitulo, et Universitate ratum, et firmum habere totum, et quidquid suprascripti Procuratores, vel aliquis eorum de suprascriptis, vel de aliquo eorum sive de aliquibus ad haec praesentibus fecerint, seu procuraverint, vel aliquis eorum fecerit, seu procuraverit: et taliter me Sembratem D. Octonis Rom. Imper. Iudicem, et Notarium scribere rogaverunt. Actum in Chiostro S. Salvatoris de Cassina, praesentibus Ioanne de Vico filio Sembrantis supradicti, et Quartarone de Vico quondam Bonodati, et Thomeo de supradicto Vico filio Ammanati Testibus rogatis; Dominicae Incarnationis anno millesimo ducentesimo quinquagesimo primo, Indictione octava, 5 nonas Maij. Ildebrandus de Vico filius quondam Leonardi Imperatoriae Dignitatis Notarius hanc chartam, a supradicto Sembrante Notario rogatam, de eius scida a me visa, et lecta, eius quoque parabola, et mandato scripsi, et firmavi. Sumptum ex filo diversarum scripturarum foranearum sub num. 183, in publico Senarum Archivo existenti, per me Marianum Fundium Notarium in dicto Archivo hac die prima Mensis Septembris 1637, Alexander Rochegianus Custos vidit. Fabius Sergardus I. C. Patritius Senensis, Prothonotarius Apostolicus, et Illustrissimi ac Reverendissimi D. D. Ascanii Piccolominei de Aragona Senarum Archiepiscopi, in spiritualibus, et temporalibus Vicarius Generalis. Universis, et singulis salutem in Domino, etc. Fidem facimus, et attestamur supradictum Dominum Ildebrandum de Vico, necnon prefatos D. D. Marianum Fundium, et Alexandrum Rochegianum, fuisse, et respective esse publicos Legales, et authenticos Notarios Senenses, et tales quales se faciunt; eorumque scripturis ita publicis semper adhibitam fuisse, et ad praesens adhiberi, tam in Iudicio, quam extra, fidem indubiam. In quorum fidem, etc. Datum Senis in Curia Archiepiscopali die 2 Mensis Septembris 1637. Franciscus Baccius Notarius Canonicus de mandato.

10 - Da questo pubblico et autentico Istromento, con evidenza si cava, che l'Ordine, o Congregatione di S. Agostino nella Toscana, costava, per lo meno, in questo tempo di 61 Conventi, de' quali, prima che io scriva alcuna cosa di vantaggio del detto, e scritto, e' fa di mestieri, che io noti, che fra Conventi, non solo non viene mentovato quello di S. Maria del Popolo di Roma, come che veramente non era, nè fu mai membro di questo Ordine; ma nè tampoco alcun'altro di quella Città ivi si nomina; e pure egli è certissimo, che Papa Innocenzo IV nell'Anno del 1248 ordinò con sua Bolla espressa, come all'hora notassimo, al Card. Riccardo di S. Angelo, che dovesse assegnare a gli Eremiti di S. Agostino della Toscana, qualche luogo in Roma, per ivi fondare un Monistero, senza pregiudicio però di veruno. Hor che dobbiamo noi in questo caso dire? forse, che a questo tempo, non havesse ancor potuta esequire il cardinale la mente del Papa? puol'essere; perochè ben si sa, che molte volte, prima, che si possa trovar luogo per una Religione in una Città, od altro luogo, e se ne possa altresì prendere il libero e franco possesso, vi si stenta tal'hora molti anni, per le contradittioni gravi di molti interessati, che s'incontrano; se pur dir non vogliamo, che forsi non presero li suddetti Padri, con l'aura del Cardinale, Convento formato in Roma, che richiedesse Priore, ma un semplice Ospitio, in cui bastasse un Vicario, e questa fosse poi la cagione, per la quale non fu nominato nel Capitolo suddetto: e di vero questo mio sentimento ha molto del probabile, perchè essi non cercavano d'haver luogo in Roma, se non a fine d'havere ove albergare, quando tal volta occorreva mandare alcun religioso in Roma a trattare negotij spettanti all'Ordine loro, come anche espressamente si deduce dalla citata Bolla prodotta sotto il mentovato anno 1248.

11 - Ma, che diremo del Monistero di S. Maria di Murceto, e di quello altresì di S. Maria di Monte Specchio, li quali né meno in detto Capitolo sono nominati? E pure, se parliamo del primo, gli è certissimo, che fu uno di quelli, che s'unirono alla Regola et Ordine di S. Agostino nell'Unione del 1244 ordinata e fatta per comissione d'Innocenzo IV essendo prima stato dell'Ordine di S. Benedetto, dalla Regola del quale fu poi altresì con Bolla particolare assoluto dal Papa, come in quel tempo espressamente osservassimo con produrre la Bolla. Hor come quivi nominato non viene in questo Capitolo Generale? Diremo forsi, che havesse mutato nome doppo l'Unione, e che perciò non si possa hora sapere se sotto il nome d'alcuno de' mentovati nell'Istromento di sopra scorso s'intenda, già che molti di quelli ci sono totalmente incogniti? Ma questo sarebbe un togliere ad indovinare alla cieca? Io per me più tosto mi persuado, e con assai probabile fondemento, se non vado errato, che questo Monistero, poco doppo l'Unione, supplicasse il Papa di fare ritorno all'Ordine suo antico di S. Benedetto, o pure d'unirsi a qualche altra Congregatione, od Ordine di S. Agostino nell'Italia, che non ve ne mancavano, e forse a quello di S. Gulielmo, il quale, tutto che all'hora, e di Regola, e d'Habito fosse Agostiniano, fu eccetuato dall'Unione Innocentiana: hor basta comunque sia, questo è certo, che il detto Convento non fu nominato nell'accennato Istromento, e quello, che più rilieva, nelle Storie Agostiniane da quel tempo in qua, non se ne vede alcuna memoria, che io mi sappia.

12 - Quanto poi al Convento di S. Maria di Monte Specchio, il quale pur anch'egli fin hora sempre s'è nell'Ordine conservato, ed è membro della Congregatione di Lecceto, io resto sommamente maravigliato, che egli in questo Istromento non venghi nominato: ma chi sa, forse egli non entrò nell'Unione del 1244 o perché erasi prima aggregato a qualche altra Congregatione, come habbiamo di sopra motivato dell'altro di Murceto, o forse ancora come habbiamo pur testè congetturato del medesimo di Murceto, all'Ordine de' Guglielmiti prima dell'Unione.

13 - Del Convento poi di S. Antonio in Ardinghesca, che é appunto il primo mentovato nell'Istromento assai scrivemmo sotto gli anni di Christo 1198, 1206, 1212 e 1230 in questo secolo istesso; ne' quali luoghi a bastanza mostrassimo che anticamente egli militava sotto l'Ordine Eremitano di S. Agostino, ma che poi doppo l'anno del 1206 in tempo a noi incognito, ma però anteriore all'anno 1212 erasi aggregato all'Ordine di S. Guglielmo, in cui anche persisteva del 1230 come chiaramente facessimo toccare con mano nell'uno e nell'altro luogo con Apostoliche Bolle: come poi ora di nuovo egli tornasse sotto l'antico Ordine de gli Eremiti di S. Agostino della Toscana, io non lo so vedere; questo so ben di certo, che ciò non fece in virtù e vigore della Bolla d'Innocenzo IV, emanata nel fine dell'anno 1243 perochè questa, come dimostrassimo ivi, escludeva da questa Unione li Guglielmiti: quando poi tornasse, se devo dire il mio sentimento, io certamente mi faccio a credere, che qualche tempo prima dell'emanatione della suddetta Bolla, fosse tornato questo convento di nuovo ad unirsi all'Ordine antico, da cui già s'era disunito; se pur dir non vogliamo, che avendo veduta l'Unione suddetta e con quell'occasione introdotta in quello un'assai aggiustata e durevole riforma, s'invogliasse anch'egli d'aggregarsi a quello e avendone supplicato il Papa, n'ottenesse facilmente la grazia: oggidì pur anche si conserva nell'Ordine, et è membro della Congregatione di Lecceto.

14 - Del convento della Selva Maggiore, se per questo si intende, quello di S. Antonio del Bosco, come vuole P. Errera, il quale confonde ancora il medemo di S. Antonio con quello di Selva Giunta, che é poi molto diverso, come l'é in vero quello sopramentovato di S. Antonio in Ardinghesca, il quale ancora tal volta (come vedessimo sotto l'anno 1206) della Selva Giunta chiamavasi anche nelle publiche scritture, certo che non avrebbe potuto entrare in questa Congregatione, nè meno egli perché sarebbe stato dell'Ordine di S. Guglielmo che fu, come abbiamo detto più volte, eccettuato dall'unione: la verità dunque del fatto é, che questo convento della Selva Maggiore, stimo io, che non fosse tampoco quello di S. Antonio mentovato del Bosco, ma più tosto un'altro, che pur anche fino al giorno d'hoggi, chiamasi per antonomasia, il Convento della Selva, et é membro della Provincia Pisana. Che se poi vogliamo persistere, che sia quello di S. Antonio del Bosco ne' confini di Siena e di Firenze bisogna, che diciamo, che la sua antichità non é maggiore dell'anno 1183, della quale appunto in quel tempo a sofficienza scrivessimo, come anche ne abbiamo altrevolte tornato a favellare con opportuna occasione e massime sotto gli anni 1220 e 1229, ne' quali fu privilegiato il detto convento da' Sommi Pontefici Honorio III e Gregorio IX. Del convento d'Acquaviva, che é il secondo nominato, non abbiamo qui, che soggiungere a ciò che scrivessimo di quello sotto l'anno Christo 1187, ne' tempi a venire ne tornaremo a parlare più d'una volta. Questi due Monisteri ancora durano nell'Ordine, quello sotto la Congregatione di Lecceto, alla quale l'incorporò Ambrogio Coriolano Generale dell'Ordine l'anno 1483, ove afferma essere stato prima per lo spatio di 300 anni, sotto l'ubbidienza della Provincia di Siena; e questo d'Acquaviva, credo, che ora sia membro di Pisa. Era poi quest'ultimo fino al tempo, che era Generale il famoso Gregorio da Rimini, cotanto antico, che il detto Generale sotto il giorno primo d'Ottobre dell'anno 1357, ordinò a F. Girolamo da Pisa Priore del detto convento, che dovesse vendere li beni mobili meno utili, e col prezzo cavato riparare il rovinoso Monistero suddetto: a suo tempo ne tornaremo a discorrere più di proposito.

15 - Per il Convento di Fultigliano s'intende quello di Lecceto, che in altro tempo ancora chiamossi della Selva del Lago, per la ragione, che prima di terminare quest'anno, apportaremo. Questo fu sempre dell'Ordine Agostiniano senz'alcuna interruttione; anzi che io stimo di certo, che egli fosse capo di quel corpo d'Ordine Agostiniano, a' cui comandò Papa Innocenzo IV che si dovessero unire tutti gli Eremiti della Toscana eccettuatine li Guglielmiti. Di questo, che hora é capo nobile della Congregatione Leccetana, ne habbiamo molte volte parlato ne gli annali e secoli scorsi, e molto più ci converrà tornarne a favellare per la gran copia de gli huomini illustri, che ha sempre in ogni tempo prodotti a grand'honore, e gloria della Religione, della chiesa, e del Cielo.

16 - Il Monistero di Lupo Cavo di cui si fa mentione in questo Istromento, anticamente chiamavasi della Selva Livallia; et è quel fortunato luogo per appunto, in cui prese l'Habito di nostra Religione l'anno di Christo 1153 in circa, il glorioso P. S. Guglielmo: anzi è tanto antico, che alcuni stimano, et è traditione antichissima di quel Convento, e di tutti que' contorni, che in quel medesimo luogo vi soggiornasse per qualche poco il nostro Santissimo Patriarca Agostino, come motivassimo altresì noi nel Tomo primo di questi nostri Secoli sotto il num.114 dell'anno del Signore 387, questo pur tuttavia nell'Ordine si mantiene, et è membro della Provincia Pisana.

17 - Siegue appresso il Convento della Spelonca, di cui parlassimo più sopra in questo medesimo Secolo, sotto l'anno di Christo 1187, et è anch'egli nella sudetta Provincia di Pisa, ben è vero, che hoggidì più non si trova in essere. Di questo poi credersi, che fosse Alunno quel F. Giovanni della Spelonca , il quale, come scrive il B. Arrigo d'Urimaria, fu Generale d'una delle Congregationi dell'Ordine di S. Agostino più di 100 anni avanti la grand'Unione fatta per ordine del Papa Alessandro IV, e secondo me di quella, che appunto era sparsa, e divisa per la Toscana, alla quale poi fecesi la tante volte mentovata Unione Innocentiana. Vedasi ciò, che di questo Religioso, e Convento, scrivessimo sotto l'Anno 1110, dal numero secondo fino al sesto per tutto; e nell' Anno 1187 al numero quinto.

18 - Viene poi in questo Istromento ben tre volte mentovato il Convento d'Asciano, Terra situata nel Territorio di Siena, due volte, cioè nominandosi il titolo della Chiesa, e l'altra il semplice nome d'Asciano; per la qual cosa io veramente direi, che fosse stato sbaglio del Notaio, quando i nomi de' Priori, i quali a tutti tre separatamente s'assegnano, fossero li medesimi, e non differenti, come in effetto lo sono: imperochè la prima volta si dice nel detto Istromento: Fratris Accursij Prioris S. Bartholomaei de Asciano; la seconda: Fratris Philippi Prioris de Asciano; e la terza Fratris Amici Prioris S. Bartholomaei de Asciano. Come poi esser possa, che in un'istesso tempo, nel medesimo luogo, vi fossero tre Conventi dello stesso Ordine, e due poi col medesimo titolo, io non lo posso nè intendere, nè spiegare: e di vero, se non lo leggessi nell'accennato Istrumento, mi renderei, per altro, difficilissimo a crederlo. Potiamo per tanto dire, che forsi uno di questi era fuori della Terra, e l'altro dentro, quello più antico, e l'altro più moderno, e ciascheduno poi col titolo medesimo di S. Bartolomeo, come che l'uno havesse dall'altro tratta l'origine; che non sarebbe gran fatto; perochè anche il Convento di S. Agostino d'Ancona, portò dentro della Città il titolo del vecchio Convento, che era fuori; e così pure questo di S. Giacomo di Bologna, in cui, con la Divina gratia, andiamo scrivendo questi Secoli nostri Agostiniani, portò seco il titolo, che haveva un'altro più antico di S. Giacomo fuori della Città, poco tratto; e così di molti altri si legge. Quell'altro poi finalmente che chiamasi semplicemente d'Asciano, stimo, che anch'egli fosse in quella Valle vicina, che generalmente anch'ella d'Asciano il nome tiene; e così cessa ogni difficoltà. 19 - Del Convento di Rosia, se bene noi stimiamo, che egli sia molto più antico di questo tempo, nulladimeno, perché non ne potiamo produrre alcuno più autentico testimonio di quello, che nell'Istromento di sopra dato, si legge, non ci arrischiamo di soggiungere alcun'altra cosa; solo diciamo, che alcuni hanno scritto, che anche questo Convento sia antico fin dal tempo del P. S. Agostino, e che egli lo visitasse come gli altri di quel tempo, che erano ne' Monti, e nelle Maremme della Toscana, e gli dasse ancora la sua S. Regola; delle quali cose rimangane per me, la fede appresso de gli Autori, che lo scrivono.

20 - Quanto all'Eremo, o Convento di Firenze, di cui era Priore Frat'Ildebrandino, non ha dubbio alcuno, che si parla del vecchio di S. Matteo in Lepore, perochè quello di S. Spirito, non era ancora stato fondato, ma ben si stava fondandosi, come lasciassimo sodamente scritto nell'anno scorso. Quanto poi fosse grande l'antichità del vecchio di S. Matteo, non lo potiamo autenticamente dire, solo ben sì di certo affermiamo ciò, che ancora altrove, e specialmente sotto l'anno 1211, avvertimmo, che precedendo li nostri Padri in Firenze li Padri Francescani, li quali nel detto Anno 1211, allo scrivere del Vadingo, fondarono il primo loro Monistero appresso la Chiesa di S. Gallo, per necessaria conseguenza, il nostro di S. Matteo fu nella medema Città fondato prima del dotto Anno 1211, e doveva essere di veri Agostiniani, e non d'altr'Ordine, perché altrimente non precederebbe quello di S. Francesco: mi persuado poi anche, che prima fosse stato per lungo tempo fuori della Città in qualche Eremo vicino, conforme l'uso dell'Ordine in que' Secoli antichi.

21 - Ma già, che abbiamo tornato a favellare del nuovo Convento, che si stava in questo tempo, fondando nella stessa Metropoli della Toscana, Firenze, cioè a dire di S. Spirito, e' fa di mestieri, che facciamo mentione di una limosina grossa, che fece, sotto nome di Donatione inter vivos, quell'Homodeo Speciale (il quale nell'Anno scorso del 1250, vende una sua Casa per la fabrica del nuovo Convento) d'un pezzo di Terra posto nel luogo detto Cassilina, alli Frati Eremiti di S. Matteo in Lepore, F. Ildebrandino et Agostino, per la nuova Chiesa, quae fundari, et aedificari debet (dicesi nella detta Donatione) ad honorem S. Spiritus, et omnium Sanctorum, et B. Mariae Virginis gloriosae, etc. fu fatta la detta Donatione a' 24 di Luglio in quest'anno 1251, Rogato Rugiero Soderini Notaio, etc.

22 - Nel cinquantesimoquinto luogo registrasi il nome di F. Bernardo Priore dell'Eremo Urvetano in questa guisa: F. Bernardi Prioris Eremi Urvetani. Hor che Eremo, o Convento, era egli cotesto? Questo per me, certo era l'Eremo o Convento d'Orvieto, della cui antichità più volte habbiamo parlato ne gli anni scorsi, massime in questo medesimo Secolo, e Tomo, e specialmente nell'anno 1156, al n. 5, e nell'anno 1216, dal n. 8 fino per tutto il 13. Di questo Monistero non diciamo altro per hora, perché n'habbiamo ne' Secoli a venire da parlare più volte, in riguardo de gli huomini insigni, che sempre in ogni tempo ha dati alla Religione, fra quali vi sono stati due famosi Ugolini di Casa Malabranca, ambi dottissimi, l'uno de' quali fu Generale, e tutti due poi furono Patriarchi di Costantinopoli.

23 - Per il Convento del Monte Cimino s'intende, fuori d'ogni dubbio il Monistero, che già fondò fra' Monti Cimini nel Territorio di Viterbo, e nella diocesi di Civita Castellana, come già notassimo più sopra in questo Secolo nono sotto l'anno 1164, n. 16 e 17, un tal F. Guido, che noi stimiamo poter essere stato Alunno dell'Almo Monastero di S. Maria del Popolo di Roma: ancora si conserva il vecchio sopra di que' Monti, ma li Padri habitano in un altro, che hanno fondato giù a basso nella nobil Terra di Soriano; vanno però a celebrare ogni Festa colà su qualche Messa, e vi solennizzano la Festa nel giorno della Santiss. Trinità, titolo antico di quella chiesa. In questo divoto Eremo spesso ritiravasi il gran Generale Egidio da Viterbo, che fu poi Cardinale, per godere una santa e divota quiete, come si cava da molti luoghi de' suoi eruditissimi Registri.

24 - Siegue appresso il Priore dell'Eremo di S. Leonardo, senz'altro aggiunto, che lo specifichi; dicendosi nell'Istromento semplicemente: Fratris Pauli Prioris Eremi S. Leonardi. Hor per questo io intendo il Convento di S. Leonardo della Selva del Lago, il quale già fin dell'anno 1231, come più volte notato habbiamo, divenne Agostiniano, e ciò tanto più volentieri a credere m'induco, quanto che non lo ritrovo notato altrove nell'Istromento. In quest'anno poi, come fra poco vedremo, fu unito a quello di S. Salvatore di Fultignano, hora di Lecceto chiamato.

25 - Un'altro Convento od Eremo viene notato appresso, dedicato pure a S. Leonardo, e dicesi di Ferrara, il di cui Priore era un certo F. Bartolomeo. Se questo convento, prima della grande Unione fosse Agostiniano, io non lo so; questo ben sì io dico, che in Ferrara non v'é mai stata altra chiesa e convento, fuori che uno, di cui scrive Marcantonio Guarini nel suo Compendio delle chiese di Ferrara a car. 190, che egli era fuori della città poco tratto in capo alla via detta il Borgo de' Leoni; e soggiunge, che per un tempo ella fu habitata da alcuni Frati di S. Antonio di Vienna, osservanti della regola di S. Agostino: non fa poi memoria alcuna, che vi fossero mai stati Frati Agostiniani veri. Hor, che dobbiamo noi dire in questa così fatta ambiguità? Io per me assolutamente dico, che stante il testimonio sicuro dell'Istromento, che stiamo ponderando, il qual dice, che dell'Ordine della Toscana era membro il convento di S. Leonardo di Ferrara, bisogna per forza dire, che questo prima della grand'Unione fosse certamente Agostiniano non solo, ma di vantaggio, che egli spontaneamente all'Ordine della Toscana s'unisse; perochè gli é certo, che la Bolla d'Innocenzo IV non obbligò alla detta Unione, fuori che gli Eremiti de' Conventi della Toscana, come bene a lungo dimostriamo ne gli anni di Christo 1243 e 1244. Hor già si sa poi, che Ferrara non è città posta o situata nella Provincia di Toscana, ma rimane si qua dall'Alpi nella Lombardia su le sponde del Regio fiume Po. Quanto poi a ciò, che dice il Guarini, che fu questo convento habitato un tempo da' Frati di S. Antonio di Vienna, potiamo rispondere, che puol'essere che li nostri Padri, doppo che fu fatta l'Unione generalissima per ordine di Papa Alessandro IV lo vendessero, o lo cedessero a que' Padri di S. Antonio per non tenere tanti conventi in una sola città, come appunto un'altro intitolato di S. Guglielmo, ove forse stavano li Guglielmiti, oppure li Giamboniti, ne venderono l'anno del 1257 ad alcune Suore di S. Chiara, come scrivono il Gonzaga et il Vadingo ne' loro serafici annali, come meglio nel detto anno scriveremo ancor noi; e ciò poi si fece da' nostri, con patto, che non potessero mai mutare il titolo suddetto di S. Guglielmo. Ambi questi conventi prima stavano fuori della città, ma rimasero poi inclusi, quando il Duca Ercole Primo ampliò la città.

26 - Lo stesso, che pur poco dianzi nel numero passato habbiamo detto del Convento di S. Leonardo di Ferrara, fa di mestieri, che parimente replichiamo, delli due seguenti di Genova cioè a dire, e di Faenza; perochè gli è certo, che quegli è situato nella Liguria, e questo nell'Emilia o Romagna, che dir vogliamo; che però e' si deve dire, che se si unirono all'Ordine della Toscana, certo, che ciò non fecero in vigore della Bolla Innocentiana, la quale, come habbiamo tante volte replicato, non obbligò alla detta Unione, fuori che gli Eremiti de' Conventi della Toscana, ma s'unirono volontariamente. Quanto poi all'antichità del primo gli è certissimo, che precedendo egli a quello de' PP. Francescani, li quali sono molto più antichi dell'anno 1250 bisogna che antico sia di molto tempo anch'egli avanti il suddetto anno 1250, ben'è vero, che stava prima fuori di Genova, come è comune traditione di tutta la Città, e chiamavasi di S. Tecla, qual titolo portarono ancor dentro nel nuovo, benchè hoggidì, e quasi sempre s'è chiamato, e si chiama di S. Agostino. Quando poi fosse fatta questa Traslatione dentro della Città, io benchè l'habbia con ogni diligenza investigato nell'anno scorso del 1669, mentre io predicava la Quaresima nella suddetta Chiesa, non l'ho però potuto rinvenire; questo ben si è certo, che fu fatta prima dell'anno 1288, avvegnachè nella parte esteriore della Chiesa a mano sinistra, v'è una Lapide Sepolcrale, in cui si leggono queste parole: Anno 1288, die 5 Octobris fecit hoc Sepulcrum Arnoldus Dorleis, et pro haerendibus suis.

27 - Oltre di questo Convento, il quale è soggetto immediatamente al P. Generale di tutto l'Ordine, evvi in Genova, ne' Subborghi però, un'altro Convento chiamato di S. Maria di Belvedere; il quale bisogna, che anch'egli sia molto antico; posciachè io leggo nel Registro del famoso Generale Gregorio da Rimini, che nell'anno del Signore 1357, vi fu celebrato un Capitolo Provinciale della Lombardia; così apertamente si cava da una Lettera, che scrive il detto Generale a Maestro F. Riccardo da Genova sotto il giorno 12 di Giugno dell'anno 1358, nella quale, per quanto spetta al caso nostro, così dice: Causam rationabilem non videmus, quo iure Deffinitorium per vos factum in vestro Provinciali Capitulo apud Belvederium de Anno proxime praeterito celebrato, de facto Magistri Ioannis de Novaria, etc. Quanto poi più antico di questo tempo ancora egli possa essere, non v'è chi dir lo possa ad occhi chiusi, fuori che indovinando. Hoggidì egli è membro del Convento di sopra mentovato, e vi stanno alcuni pochi Religiosi; v'è un'Immagine antica, divota e miracolosa della B. Vergine, alla visita divota della quale, concorre non pure tutta la Città, che li sta sotto, ma tutti que' contorni nella Festa della Natività d'essa Beatissima Vergine, e per tutta l'ottava; e ciò, in riguardo non tanto di visitare quella gloriosa Immagine, quanto per acquistare un gran Giubileo d'Indulgenze, concesso in perpetuo alla detta Chiesa da Papa Pio IV, a favore di quelli, che pentiti, confessati e comunicati in detta Festa, e sua ottava, andranno a visitare la detta sagra Immagine, etc. a suo tempo produrremo la Bolla, e diremo tutto ciò, che di vantaggio occorrerà, a Dio piacendo. Ci giova di qui aggiungere a gloria di quella gran Città, che oltre di questi due Conventi, ve ne sono, tra dentro e fuori ne' Subborghi altri dieci di Frati Agostiniani, cioè a dire un'altro, che di Sturla si chiama, per un fiumicello, che lì scorre vicino di tal nome, il quale era già dell'Ordine de' Crociferi, e fu da quella Sereniss. Republica donato alla Provincia di Lombardia per l'autorevole istanza del P. Bacciliere Agostino Maria Sbarbaro, il quale prima di farsi Religioso nostro in S. Agostino, era stato Canonico dell'insigne Metropolitana di S. Lorenzo. Altri cinque ne possiede la osservante Congregatione di S. Maria di Consolatione di Genova, cioè quello quello della Consolatione, che è Capo di tutta la Congregatione, in cui v'è lo Studio, come in quello di S. Agostino; quello di S. Agata in Bisagno, della Santiss. Annunciata di Portoria, del Santiss. Crocefisso di Promontorio, e di S. Antonino vicino a S. Pietro d'Arena. Due ve n'hanno li Padri della Congregatione di Lombardia, cioè a dire, quello di S. Maria della Cella, ove pure v'è Studio, e quello di S. Giacomo in Carignano. E finalmente due altri ben buoni ve n'hanno li Padri Scalzi d'Italia, che in tutti sono dodici. Vi sono ancora intorno a 6 Monasteri di Monache, de quali tutti ne' loro propij tempi e luoghi, ampiamente, col Divino agiuto, scriveremo, con dare minuto ragguaglio de gli Huomini, e donne Illustri, che hanno in varij tempi, partorito alla Religione et al Cielo.

28 - Ma lasciamo Genova, et andiamo a visitare l'altro Monastero di Faenza, quale insieme con quello di Genova proponessimo nel principio del num. 26 di quest'anno istesso. Hora qui gli è da sapersi, che in questo tempo v'erano ne' Subborghi della Città di Faenza tre Monasteri Agostiniani, uno sotto il titolo di S. Agostino della Malta, che era dell'Ordine vero Agostiniano; l'altro chiamavasi di Talaviera, et era dell'Ordine di B. Gio Buono; et il terzo era dedicato a S. Maria Maddalena, et era della Congregatione di Brettino. Quello poi mentovato nell'Istromento, era quello della Malta, il quale erasi di già in questo tempo, come dall'Istromento prodotto apparisse, aggregato et unito spontaneamente all'Ordine di S. Agostino nella Toscana: dissi spontaneamente, perché di vero, in vigore della Bolla d'Innocenzo IV, non era tenuto a soggettarsi et unirsi al detto Ordine: quando poi havesse havuto origine questo Monistero non l'ho potuto rintracciare fin'hora, non ostante le grandissime diligenze usate a tal'effetto dal R. P. F. Angelo Maria Timoncini da Faenza, Alunno della famosa Congregatione di Lombardia, alla quale sta hora, da molti anni in qua, soggetto il Monistero di S. Giovanni in Sclavo, nel quale, per opera del Vescovo di Faenza, F. Gualtiero, già nostro Religioso (come in questo medesimo anno habbiamo scritto) nell'anno del 1256 doppo fatta la grand'Unione, trasmigrarono li frati di tutti 3 gli accennati Conventi, come in quel tempo, a Dio piacendo, faremo, con un publico Istromento, et una Bolla di Papa Alessandro IV evidentemente costare. Quello poi di Talaviera fu fondato nell'anno 1231, come in quel tempo notassimo; l'altro poi di S. Maria Maddalena era stato poco prima di questo fondato anch'egli. Nell'anno seguente tornaremo a trattare di quello di S. Agostino della Malta, con occasione, che essendo forsi vecchia e picciola la Chiesa, ed Oratorio di quello, fu concessa dal Vescovo e da' Canonici facoltà di gettare la Prima Pietra benedetta nelle fondamente d'un'altra nuova da farsi, al P. F. Aiuto Generale dell'Ordine della Toscana, il quale essendo Visitatore Generale in quest'anno del 1251, fu poi forse eletto Generale nell'anno seguente del 1252.

29 - De gli altri Conventi non diciamo altro per hora, perochè, come non ne ritroviamo notitie più antiche di questo tempo nell'Ordine nostro facilmente ci diamo a credere, che forse tutti, o almeno la maggior parte, fossero d'aliena Religione, e specialmente di quella di S. Benedetto, della quale è più che certo, che la maggior parte di quelli, che s'unirono, fuori de' veri Agostiniani, erano Benedettini. Quelli poi, che ancora nell'Ordine si conservano, oltre gli accennati di sopra, sono li Conventi di Certaldo, Castello del Territorio di Firenze e Patria del Boccaccio, nella Chiesa del qual Convento giace il di lui Corpo; et è hora, da molto tempo in qua, membro del Convento di S. Spirito di Firenze. Conservasi altresì il Convento di Castiglione Fiorentino, o Aretino, come altri lo chiamano, et è membro della Provincia di Siena. Quello di Vabuona di Pistoia, io credo, che sia hora quello di Pistoia, che fu poi dentro della Città trasportato, come altresì stimo avvenisse di quello di Valbuona d'Arezzo, e se ciò fu, gli è certo, che fu prima dell'anno 1358 avvegnachè io ritrovo nominato il Convento di S. Agostino nella Città d'Arezzo nel detto anno ne' Registri di Gregorio da Rimini. Quello delle Vallese, col titolo di S. Bartolomeo si chiamava, et è hora membro del Convento di S. Agostino di Siena; di cui altre volte parlaremo, a Dio piacendo. Quello parimente in fine di S. Fiora è ancor'esso in buon'essere, et è membro della Provincia di Siena, et ha havuti alcuni Padri di valore, come gli altri mentovati, de' quali faremo ne' loro tempi memoria.

30 - Fu in quest'anno parimente unito, et incorporato al convento di S. Salvatore di Fultignano, hora volgarmente chiamato di Lecceto, quello di S. Leonardo della Selva del Lago; l'occasione fu, poiché essendo vacato il Priorato di S. Leonardo, et essendo altresì molto scaduta così l'osservanza, come ancora il buon stato temporale del detto Monistero di S. Leonardo, F. Aiuto, a persuasione anche de' Padri della Famiglia di quel convento, rappresentò il tutto al cardinale Riccardo di S. Angelo, Protettore di detto Ordine, che sarebbe stato bene d'incorporare affatto il Monistero suddetto a quello di S. Salvatore, a segno, che s'intendessero non due conventi, ma uno solo, peroché essendo priore di quello di S. Salvatore di Fultignano, il Ven. Servo di Dio F. Bandino Balsetti, ben presto sotto la cura d'un tant'huomo, sarebbe quel Monistero tornato al suo primiero stato e splendore: havendo dunque il Card. suddetto approvato il pensiero di F. Aiuto, gli diede impositione di fare la detta incorporatione, come ben presto egli fece nella chiesa di S. Leonardo, alla preferenza del Sig. Uguccione già di Bandino giudice, di Berardo di Giovanni, e di Benintendi di Lambertino, testimonij rogati; e ciò fu alli 8 di Decembre dell'anno presente del 1251 e questa poi fu confermata dallo stesso cardinale nel giorno primo di Febraio dell'anno seguente 1252 e quello, che più rilieva, l'una e l'altra conferma fu poi altresì stabilita con una sua bolla da Papa Innocenzo IV a 24 di Maggio in Perugia nello stesso anno del 1252 nel qual tempo ancor noi la produrremo. Da questa incorporatione poi ne seguì, che s'attaccò di tal sorte la denominatione della Selva del Lago, che haveva prima il convento di S. Leonardo solo, a quello di S. Salvatore di Fultignano, che con tutto ciò, che poi si sciogliesse la detta unione, in progresso di non molto tempo, mai più poi ripigliò il vecchio cognome di Fultignano, ma sempre, per lunghissimo tratto di tempo, ritenne quello della Selva del Lago.

31 - Ma già, che così di passaggio, habbiamo mentovato il Vener. P. F. Bandino, il quale era priore di S. Salvatore, egli è bene, che vediamo, chi egli fosse, già che tanto magnificato viene da' Leccetani Scrittori, e specialmente dal Vescovo di Porfirio, M. Ambrogio Landucci, e quello, che più importa, dal gran Card. Egidio di Viterbo, che fu anch'egli un gran Servo di Dio, et un Predicatore nel suo tempo senza pari. Questo Servo di Dio nacque in Siena della nobilissima famiglia Balsetti Scotti, e fattosi, per Divina ispiratione Religioso Agostiniano nel Santissimo Convento di Lecceto, divenne un Religioso di Santa vita, e fra l'altre virtù, fu molto osservante del Religioso Silentio, che però si racconta, che essendo egli una volta Priore (come di vero lo fu per lungo tempo, come appresso diremo) e vedendo con gli occhi suoi nell'hora del silentio, che un tale voleva via condurre un'Asinello del Monistero, egli senza parlare, se n'entrò in Chiesa a fare oratione, et ecco, che subito il Ladro, e l'Asinello stettero immobili, laonde quegli impetrato il perdono, via sen'andò. Questo fatto, lo raccontano tutti gli Autori Leccetani, et anche della Religione, appresso il Vescovo Landucci nella sua Selva Leccetana a carte 95, appresso l'Errerea nel Tomo primo dell'Alfabeto a carte 92, et appresso il Panfilo nella sua brieve Cronica; ma io voglio qui in corroboratione di questo stupendo Miracolo solamente produrre il testimonio del gran Card. Egidio da Viterbo in un Panegirico, che fece del Convento di Lecceto, e de gli Huomini Illustri di quello, le di cui parole furono letteralmente trascritte dal mentovato Panfilo, e sono queste: Mitto Fratris Bandini de Balsettis silentium, qui Fratrem Nicolatium vincere, quam imitari maluit. Hic cum abduci Asellum a fure conspicaretur, ne silentij legem institutam labefactaret, nec abduci prohibuit, nec ulli abduci indicavit; sed Templum ingressus prece, et lachrymis causam apud Deum egit, victorque effectus, nam furtum, et fur immoti stetere, nec unquam ex illicibus prodiere, donec re divina confecta, fur furtum restituit, venia impetrata.

32 - Di questo Servo di Dio, parlando Atanagio Marcucci nel Memoriale, che fece delle cose notabili del Monistero insigne di Lecceto a carte 29 e 30 che manoscritto conservasi nell'Archivio di quello, espressamente dice: F. Bandino Balsetti fiorì in questo luogo per lo che trovo per compre fatte da lui per questo Romitorio, per lasciti; e donationi fatte per causa sua nel 1222 e lo trovo Priore nel 1227, 1232, 1234, 1236, 1244, 1266, 1268 e 1270. E soggiunge poi con la scorta del B. Filippo dell'Agazaia, che mentre egli era Priore, hebbe sorte d'albergare nel suo Monistero il Serafico P. S. Francesco. Nel Tempo poi, che egli governò, questo Sant'Huomo, quel sagratissimo Eremo, successero cose, oltre ogni credere, maravigliose, Apparitioni Angeliche, scaturigine d'Acqua miracolosa, e si fece l'una e l'altra Unione della Religione; la prima, cioè a dire che chiamasi la minore, per ordine di Papa Innocenzo nella sola Toscana; e l'altra, che fu la maggiore per ordine d'Alessandro Quarto in tutto il Mondo, quella del 1244 e questa nel 1256 di tutte queste cose ne parla il Vescovo Landucci nella Salva sopra citata, e molto più nella sua brieve Cronica Leccetana dalla pagina 16, fino per tutta la 19, delle quali molto a lungo ne trattaremo ancor noi ne' loro luoghi e tempi, come d'alcuni habbiamo fatto ne gli anni scorsi. Ci resta qui in fine di avvertire, che nel Capitolo di S. Salvatore di Cassina, di cui habbiamo scritto abbondevolmente in quest'anno, non era egli questo Beato Eremita Priore, ma un F. Giovanni: ben'è vero però, che quando poi fu fatta, verso il fine di quest'anno, l'incorporatione del Convento di S. Leonardo della Selva del Lago, a quello di S. Salvatore di Fultignano, egli lo era, il che meglio faremo vedere, quando produrremo il Diploma del Card. Riccardo, con cui nel principio dell'anno a venire 1252, fu da esso confirmata la suddetta Unione. Nel tempo poi della morte di questo gran Servo di Dio, daremo un divoto e succoso Compendio di tutta la sua Vita.

33 - Havevano di già li nostri padri Brittinensi preso un nuovo Monistero per la loro Congregatione, vicino ad una porta della città di Gubbio, et in quest'anno n'era Priore, o Guardiano, un certo F. Bonaparte, per quanto da una scrittura antica, testifica apertamente cavarsi, il dotto Errera nel Tomo primo del suo alfabeto Agostiniano a car. 217, era poi la chiesa di questo convento dedicata al P. S. Agostino; e questo tutta via più che mai dura nella Religione col medesimo titolo glorioso, e da tempo immemorabile é sempre stato immediatamente soggetto al P. Reverendiss. Generale dell'Ordine, come Convento generale, e di Studio; et ha altresì prodotti huomini insigni, e specialmente due singolari nella Santità, cioè a dire, li Beati Pietro e Francesco, li quali fiorirono nel secolo seguente a questo, e le loro sagre Reliquie riposano nella suddetta chiesa di S. Agostino, e noi promettiamo a suo tempo di scrivere esattamente le loro vite et imprese. Del B. Francesco non ne ha havuta alcuna cognitione il P. Errera, che però niuna mentione ne ha fatta nel suo erudito Alfabeto.

34 - Intorno a questo tempo istesso credesi, che fondato fosse un Monistero per l'Ordine nostro nel Regno d'Hibernia nella Diocesi Ossoriense, essendo di quella Vecovo Ugone di Mapilton, il quale appunto d'Archidiacono di Dublino, fu creato vescovo Ossoriense in quest'anno verso il principio del mese di giugno, non si sa però, nè chi fosse il fondatore, né quale il titolo della chiesa, solo si sa che fu fondato in un luogo detto Callana, il quale era situato nel territorio Kilkeniense; tanto per appunto testifica Giacomo Vareo Eretico, nel catalogo de' Vescovi Ossoriensi nel suddetto Ugone, mentre dice: Callanae in Argo Kilkeniensi Fratribus Augustinianis Coenobium conditur. Il P. Errera nel Tomo I del suo Alfabeto a car. 158 porta per opinione, che questo Monistero sia differente da quello, che due secoli doppo viene chiamato ne' registri generali dell'Ordine, hora col nome di Calima, et hora di Calania, in cui nel 1472 e nel 1479 era in gran vigore l'osservanza Regolare; e di vero ciò giudica con grande apparenza di ragione; perochè, com'egli dice, Pio II sotto l'anno 1461 commise, con sua Bolla espressa all'Abbate di S. Maria di Ferna, l'esecutione della nuova fondatione del Monistero nella Villa di Callania nella Diocesi di Ossoria, perché v'é un gran svario di tempo dall'anno 1251 in cui fu fondato quello di sopra mentovato, a quello del 1461, la cui Fondatione fu commessa al detto Abbate di Ferna. Tuttavolta, salva la riverenza, che ad un scrittore così dotto et erudito si deve, io direi, che fosse lo stesso Convento, e che la Fondatione fatta nel 1461, fosse più tosto una Riparatione, qual egli chiamava Fondatione, perché forsi, o era stato per qualche tempo abbandonato da' frati, et era accaduto ; o pure era stato per qualche tempo abbandonato da' Frati, et era caduto; o pure era stato, per lo meno rovinato da' Soldati, e così poi di nuovo in detto anno del 1461 si tornò a rifondare per l'Ordine nostro medesimo.