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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1252

Anni di Christo 1252 - della Religione 866

 

 

 

 

1 - Due gran Principi in quest'anno, sempre in questo Mondo santamente vissuti, meritarono altresì entrambi di terminare con una santa morte, il beatissimo corso delle loro santissime vite: furono poi questi Ferdinando III, Re di Castiglia e di Leone, e la Regina di Francia Donna Bianca Madre del glorioso S. Luigi IX, e Zia materna del detto Re Ferdinando, il quale fu così valoroso contro de' Nemici della nostra S. Fede, così felice e così Santo, che non ben si sa qual di queste tre Doti in esso lui tenesse la maggioranza; questo è certo, che doppo che egli hebbe acquistato l'intiero possesso d'ambi li Regni sopramentovati, subito mosse un'aspra guerra contro de' Mori, e fu così felice, che gli levò quasi tutta la gran Provincia della Betica, e specialmente le due famosissime Città di Cordova (ove soleva fare la sua Reale Residenza il sovrano Re di que' Barbari) e di Siviglia: quanto poi alla Santità, basta di sapere, che fu così grande, che perciò per essa s'acquistò il titolo di Santo, onde viene communemente chiamato il Re D. Ferdinando il Santo: ne facciamo qui speciale memoria, perchè fu nostro gran Beneffattore, avvegnachè non così tosto haveva egli presa, e tolta dalle mani de' Mori una Città, quando subito consegnava a' nostri sito e posto per fondarvi un Convento, come appunto facessimo vedere nella presa di Cordova, e di Siviglia, sotto gli anni del 1236 e del 1248. Fu egli nipote della mentovata Regina Bianca, perchè fu figlio di Donna Berengaria sorella della detta Regina Bianca. Vedasi l'Igliescas, il Mariana, lo Spondano et altri Scrittori della Spagna e della Francia.

2 - Fu parimente in questo medesimo anno crudelmente martirizato da gli Eretici, mentre se ne ritornava da Como a Milano, S. Pietro Martire Veronese Inquisitore, e fu poi nell'anno seguente, non tanto per il Martirio, quanto altresì per la sua gran Santità, Canonizato dal Sommo Pontefice Innocenzo Quarto nella Città di Perugia. Né egli solo fu ucciso da gli Eretici, ma insieme con esso lui, fu da que' medesimi data la morte al di lui Compagno, che chiamavasi F. Domenico, il quale, essendo morto, fu poi portato a Milano, e riposto nella nostra Chiesa di S. Marco, ma essendo stato da' Padri del suo Ordine con grande istanza richiesto, hebbero per bene li nostri Padri di darglielo, come fecero, benchè mal volentieri, per restar privi di quel pretioso tesoro. Tanto scrive Bernardino Corio nella sua Storia di Milano par. 2 a carte 111, e con esso lui quasi tutti gli altri Scrittori Milanesi.

3 - Se ne stava in questo mentre il buon Pontefice Innocenzo IV, tuttavia in Perugia, né s'arrischiava di passare in Roma, perchè le cose non erano ivi quiete, come egli l'havrebbe volsute, avvegnachè per la di lui assenza, e per l'appoggio dell'empio Federico, e poi doppo ancora, con la spalla di Corrado suo figlio, non dissimile, s'erano li Romani quasi impossessati della Città, e pareva, che non lo volessero ricevere se non solo per Padre e Principe Spirituale: dissimulava egli fra tanto, e stava attendendo l'esito della guerra crudele, che passava fra il sudetto Corrado e Manfredo suo fratello Bastardo, perochè dall'esito di quella dipendeva in gran parte la risolutione de' Politici suoi affari: in tanto però non si stava egli otioso, ma andava dando speditione a gli affari importanti della Chiesa e del Mondo: e per ristringere il discorso a quelli della mia Religione, io ritrovo, che in quest'anno la Santità Sua concesse un Privilegio a' nostri Religiosi Agostiniani del Monistero chiamato della Valle di S. Guglielmo nella Diocesi Lingoniense in Francia, ne quale gli esime da qual si voglia Gabella, od altra gravezza, che potesse loro essere fatta pagare, per le biade, vino, lana, legna, pietre, o altre simili cose da essi per loro uso comprate, come si costuma co' Secolari. Fu dato questo Privilegio, o Bolla in Perugia a' 27 di Febraio l'anno nono del suo Pontificato, e di Christo 1252, et è del seguente tenore: Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

4 - Dilectis Filijs Priori, et Fratribus Eremitarum Vallis S. Guillelmi Ordinis S. Augustini Lingoniensis Dioecesis, salutem et Apostolicam benedictionem. Devotionis vestrae precibus benignum impartientes assensum, ut de blado, vino, lana, lignis, lapidus, et alijs quae aliquoties pro vestris usibus emere vos contingit, nulla Pedagia Uvemagia, Roagia, vel alia, quae pro ijs a saecularibus exiguntur, solvere teneamini, vobis tenore praesentium indulgemus. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Perusij 3 Kal. Martij, Pontificatus nostri Anno nono.

5 - Conservasi questa Bolla nell'Archivio del nostro gran Convento di Parigi, dal quale la trascrivisse e copiò nel suo libro dell'Antichità di Parigi il P. Giacomo Breul dell'Ordine di S. Benedetto, e da esso il nostro Padre Marquez, il quale da questa Bolla poi ne vuole dedurre, che li Frati del detto Monistero fossero Guglielmiti, per potere poi convincere, che li Guglielmiti erano dell'Ordine di S. Agostino. Io però in vero tengo per costante col dotto Errera, che il Convento nominato nella Bolla, fosse di veri Eremiti Agostiniani, e non altrimenti di Guglielmiti, come vorrebbe il Marquez; perochè non chiama il Papa quel Priore, e que' Frati del Convento di S. Guglielmo, ma della Valle, come che quello era fondato in un sito, che la Valle di S. Guglielmo chiamavasi, che è una cosa molto differente, e con quella si convince il contrario, che pretende il P. Marquez: oltre che quando fossero stati di S. Guglielmo, non havrebbe il Papa aggiunto nel titolo della Bolla quelle due parole Ordinis S. Augustini; perochè quantunque li detti Guglielmiti fossero realmente dell'Ordine di S. Agostino, nulladimeno, non costumavano mai li Pontefici d'aggiungervi il detto titolo; ma solamente dicevano Ordinis Erem. S. Guillelmi, come chiaramente veder si puole in molte Bolle, che produce lo stesso Marquez nel suo libro dell'origine de' Frati Eremitani di S. Agostino, e noi ancora molte n'habbiamo prodotte, et altre ne produrremo ne' tempi a venire.

6 - Se poi questo Monistero fosse soggetto a quel Generale, il quale reggeva un Corpo della nostra Eremitana Religione sparsa e divisa per i Regni della Francia e dell'Inghilterra, del quale habbiamo più volte parlato, benchè sempre di passaggio, e più di proposito ne tornaremo a favellare sotto l'anno 1255, che sarà il secondo del Secolo Decimo con produrre una Bolla chiarissima di Papa Alessandro IV, o pure se era un Monistero, che da per se stesso si reggesse alla maniera, che molti altri facevano, così nella stessa Francia et Inghilterra, come molto più nella Spagna, nella Germania, Fiandra, Ungaria, et anche nell'Italia, non è così facile il poterlo togliere ad indovinare; io però direi, quando del contrario non ne apparisca fondamento certo, che egli soggiacesse al detto Generale, perchè Papa Alessandro IV, nella Bolla citata del 1255, dando facoltà al predetto Generale di visitare, si dichiara, che glie la da super omnes Eremitas Franciae et Angliae, etc. Hor basta, comunque sia, questo è certo, che il detto Convento era dell'Ordine vero et antico del P. S. Agostino, e non altrimente di S. Guglielmo, come molto meno poi d'altra Congregatione transversale, come del B. Gio. Buono, di Brettino, e d'altre tali, le quali mai uscirono fuori dell'Italia, che che ne dicano alcuni Autori, per altro gravi, fra quali il P. Errera, come a suo tempo faremo evidentemente costare.

7 - Essendo stata parimente in quest'anno terminata e decisa una grave, et importuna lite, che era per qualche tempo passata fra nostri Religiosi della Congregatione di Brettino et i Padri Minori nella Provincia della Marca d'Ancona sopra d'una Chiesa chiamata di S. Maria di Monte Graufro nella Colta di Montisamo nella Diocesi di Fermo: il modo poi di deciderla fu, perchè essendo ambi li Procuratori delli due Ordini suddetti, ricorsi alla S. Sede, per la detta decisione, la Santità del Sommo Pontefice Innocenzo comise la loro causa e controversia al Card. S. del Titolo di S. Maria in Trastevere, affinchè egli, intese le ragioni delle parti, decidesse poi a favore di chi migliori l'haveva; il che havendo egli fatto con ogni diligenza, e trovato havere somma ragione li nostri Brittinensi, sententiò finalmente a favore loro; e la Sentenza poi fu altresì confirmata in questo medesimo anno dal Pontefice con la seguente Bolla diretta al Vescovo di Sinigaglia:

Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

8 - Venerabili Fratri Episcopo Senogaliensi salutem et Apostolicam benedictionem. In causa, quae inter Priorem et Fratres Eremitarum de Brictinis in Marchia Anconitana ex parte una, et dilectos filios Fratres Minores eiusdem Marchiae ex altera, super Ecclesia S. Mariae de Monte Graufri sita in Colta Montissam Firmanae Dioecesis vertebatur, dilectum filium nostrum S. Tituli S. Mariae Transtiberim Praesbyterum Cardinalem dedimus Auditorem, qui cognitis Causae meritis eiusdem, et relatis fideliter coram nobis, praesentibus Procuratoribus utriusque partis diffinitivam pro eisdem Eremitis sententiam, promulgavit, prout in patentibus litteris exinde confectis, et sigillo Cardinalis praedicti signatis, plenius continetur. Cum itaque nos eamdem sententiam provide latam, ratam, et firmam habentes, eam Auctoritate Apostolica duxerimus confirmandam; fraternitati tuae per Apostolica scripta mandamus, quatenus praefatam sententiam, iuxta tenorem litterarum ipsarum facias per censuram Ecclesiasticam, Appellatione remota, firmiter observari. Datum Perusij quinto Idus Aprilis Pontificatus nostri Anno nono.

9 - Questa Bolla si conserva nell'Archivio dell'Ordine in Roma, e viene prodotta dal P. Empoli nel Bollario Agostiniano a carte 175. Che Chiesa poi fosse questa, e se più nell'Ordine si ritrovi, io non lo so, perochè non v'è alcun Autore, che ne tratti, o ne parli, non escludendone lo stesso P. Luca Vadingo, che pure è stato così diligente raccoglitore di quante Bolle si ritrovano nell'Archivio del Vaticano; spettanti all'Ordine Francescano in universale; perochè, per gratia speciale, ottenutali dalla Cattolica Maestà di Filippo IV, Re delle Spagne, da Gregorio XV e da Urbano VIII, egli per lo spatio di 5 anni hebbe l'ingresso nel detto Archivio, e ne trasse tutte le Bolle che volle; fra quelle però non vi si legge né questa, né molt'altre, come andremo nell'avvenire notando ne' suoi proprij luoghi. Qual sia poi stata la cagione di così fare, a noi non tocca d'investigarlo. 10 - Lasciassimo già sritto e notato sotto l'anno di Christo 1249, per molti numeri, che l'Ordine, o Congregatione del B. Giovanni Buono in un Capitolo celebrato in Ferrara in quell'anno medesimo si divise scismaticamente in due fattioni, l'una delle quali rimasta in Ferrara, elesse per Generale un tale F. Ugo Mantovano, e l'altra, che era quasi tutta composta di Frati della Romagna, partitasi da Ferrara, e trasferitasi a Cesena, elesse un certo F. Marco della detta Città, il quale si fece subito confirmare dal Vescovo di Cesena, come pure F. Ugo procurò anch'egli di farsi confirmare prima del Patriarca d'Aquileia, che era Legato per la S. Sede nella Lombardia; e poscia altresì dal Pontefice istesso, che all'hora stava in Lione di Francia. Ma, perchè in questa guisa diviso quest'Ordine, andava ogni giorno scadendo in ogni cosa, tanto spirituale, quanto temporale, massime nel credito e nella riputatione, che per la sua gran Santità, e del suo glorioso Fondatore, havevasi appresso de' Fedeli acquistato, succedendo di vantaggio, giornalmente gravissimi scandali fra le parti; alla per fine, doppo havere, quasi per lo spatio di tre anni, sostenuta quella scismatica controversia, ambi li Generali suddetti, insieme con tutti gli altri Padri più cospicui, considerando il gravissimo danno, che a tutto l'Ordine apportavano le loro scismatiche e seditiose gare, e lo scandalo altresì, che al Secolo recavano, di commune accordo, determinarono in quest'anno di spedire alcuni Procuratori alla Corte Romana, la quale in questo tempo stava in Perugia, e specialmente al Card. Guglielmo Fieschi Nipote del Pontefice, affinchè egli appresso il di lui zelante Zio, procurasse d'imporre una volta fine a tante liti e controversie.

11 - Giunti in Perugia li sopradetti Procuratori presentarono le loro Suppliche, così al Papa, come al Cardinale predetto; et havendo di questo gravissimo affare, destinato subito il Santo Padre, Arbitro assoluto il detto suo Nipote, con facoltà di sostituire altri in caso di rilevante impedimento; perciò egli appunto, che in detto tempo, che fu nel principio di quest'anno, era impeditissimo in altri più gravi e rilevanti affari, giusta l'Indulto del Santo Zio, deputò in suo luogo, per aggiustare le differenze de' sudetti Padri, due Procuratori di molta qualità, li quali appunto furono Gio. Battista Forzati eletto Vescovo di Padova, e F. Simone da Milano Religioso dell'Ordine de' Minori, incaricandoli, che dovessero ascoltare le parti, et a tutto loro potere dovessero usare ogni diligenza, per ridurli alla bramata unione e concordia. Per la qualcosa li due Delegati suddetti, doppo havere più volte intese et ascoltate le ragioni addotte da' Procuratori delle dette Parti, determinarono alcune cose da doversi osservare nell'Ordine suddetto sopra certi articoli; le quali accettate da essi, se ne ritornarono d'accordo alli mentovati loro Superiori.

12 - F. Ugo dunque, e F. Marco, li quali fin'all'hora, come Generali, l'Ordine loro havevano divisisamente governato, col consenso di tutti gli altri Religiosi suoi aderenti, radunarono un nuovo Capitolo generale nel Convento di S. Giacomo e Filippo di Savena fuori delle Mura di Bologna, in cui fatta leggere la Determinatione, o Decreto fatto dalli due Deputati del Card. Protettore, et eletti appresso li Deffinitori del Capitolo, subito, doppo questa funtione, F. Marco se ne passò a Cesena, e deposto nelle mani di quel Vescovo il Priorato di S. Maria di Budriolo, rinonciò parimente il Generalato; ad imitatione di cui F. Ugo anch'egli rinonciò lo stesso Ufficio nelle mani di Maestro Bernardo Canonico della Cattedrale di Bologna, e Capellano del Papa, da cui pur poco dianzi, n'haveva l'Ordine ricevuto. Fatte dunque queste due così importanti rinoncie, e terminato in questa guisa quel scandaloso Scisma, li Padri Capitolari congregaronsi insieme per trattar seriamente dell'elettione d'un nuovo Generale; e come piacque al Signore, s'accordarono finalmente, e convennero insieme di fare un compromesso, come subito fecero nelle persone di quattro principali Religiosi del Capitolo, affinchè essi dovessero nominare per Generale un Soggetto qualificato, che più habile paresse loro per il generale governo dell'Ordine.

13 - Questi dunque, havuta dal Capitolo una così ampia facoltà, ritiratisi insieme, havendo prima con gran spirito e divotione, invocata la Gratia dello Spirito Santo, elessero alla per fine, e di commune accordo nominarono per loro Generale il P. F. Lanfranco da Milano della nobil Casa Settala, il quale in quel tempo era Priore del mentovato Convento di S. Giacomo di Savena; la qual santa elettione, come fu approvata con applauso commune da tutto il Capitolo, così subitamente fu mandata da' Padri per alcuni Procuratori a Perugia, affine di farla confirmare dal Sommo Pontefice; il quale ben tosto la consegnò, insieme con tutte l'altre cose a quell'Ordine spettanti, al sudetto Card. Guglielmo Fieschi Protettore di quello, affinchè esaminare la dovesse, e riferisse poi in pieno Concistoro alla Santità Sua, se la detta Elettione fosse stata canonicamente fatta, con tutto ciò, che li fosse paruto bene intorno al buon governo, e quieto vivere del detto Ordine.

14 - Il buon Cardinale per tanto havendo ricevuta questa nuova commissione dal Pontefice, esaminò con molta diligenza quell'elettione, et havendola trovata molto canonica, e fattane la dovuta relatione in Concistoro alla Santità del Pontefice, li fu di nuovo da esso data ampia facoltà, non pure di confirmarla e stabilirla, ma di vantaggio di fare altresì alcune determinationi o Decreti; giusta il tenore de' quali, s'havessero da indi in avvenire, a reggere li Padri di quella Congregatione.

15 - Primieramente egli ordinò, che da indi avanti il Priore Generale, che da essi dovevasi eleggere, conforme comandano li sagri Canoni e le Constitutioni dell'Ordine, non potesse essere confirmato da altri, che dalla S. Sede Apostolica, o pure da qualche Legato di quella; e si dovesse poi intitolare: Prior Generalis Ord. Eremitarum, senza l'espressione d'alcun nome o luogo particolare, a differenza di quello, che fino a quel punto havevano pratticato, mentre sempre s'era chiamato Prior Gen. Erem. Fratris Ioannis Boni Ord. S. Augustini, etc. come motivassimo ancor noi nel suo luogo; e che a quello poi, come a loro vero e leggittimo Superiore maggiore, dovessero tutti gli altri Priori e Frati ubbidire; et essi ancora si chiamassero sempre ne' tempi a venire: Fratres Ordinis Eremitarum; e non altrimente.

16 - Secondariamente, che il Priore di Cesena, et altri Priori dell'Ordine suddetto, li quali solevano essere istituti, e creati Capi, e Superiori d'altri Monisteri da' Vescovi Diocesani soggiacciano pur tuttavia allo stesso uso e costume: et in oltre, che così il Generale, come gli altri Priori Provinciali e Conventuali, con ogni riverenza siano ubbedienti, et accudiscano a' loro Vescovi in tutte le cose, che s'appartengono alla loro Episcopale Giuridittione; con questa riserva però, che li detti Vescovi nulla tentino contro del Generale, senza la participatione del Romano Pontefice.

17 - Terzo, che per l'avvenire li Novizzi dell'Ordine, dovessero nella seguente guisa la loro solenne Professione, cioè a dire: Ego N. facio professionem, et promisso abedientiam Deo, et B. Mariae Vergini, et tibi P. Priori Generali Ordinis Eremitarum tuisque successoribus usque ad mortem secundum Regulam B. Augustini, et Constitutiones Fratrum istius Ordinis. E perché per lo passato, massime nel tempo del Scisma, molti havevano diversamente professato, et havevano altresì prestata e promessa l'Ubbidienza a diversi Superiori, con modo assai differente, egli, cioè a dire, il suddetto Cardinale, con l'Apostolica autorità conferitali, habilita e dichiara canoniche e legittime le loro Professioni; dichiarando in oltre altresì, che li patti, e conventioni fatte dal B. Gio. Buono con il Vescovo di Cesena, quando li concesse la Chiesa, e luogo di S. Maria di Budriolo, di non cedere, cioè a dire, e di non sottoporre ad altro, che ad esso la suddetta Chiesa, e li Religiosi della medesima; e che li Superiori Generali della Congregatione tutta, si dovessero confirmare dallo stesso Vescovo, per l'avvenire, s'intendino totalmente annullate.

18 - Decretò finalmente in quarto luogo, che si come il Generale dovevasi chiamare col titolo assoluto di Priore Generale dell'Ordine de gli Eremiti: Prior Generalis Ordinis Eremitarum, così l'Ordine anch'esso separatamente chiamare si dovesse l'Ordine de gli Eremiti Ordo Eremitarum; et i Privilegi, che dalla S. Sede fossero per l'avvenire concessi, portassero lo stesso titolo in fronte, cioè a dire: Innocentius Episcopus, etc. Dilectis filijs Priori Gen. Ord. Erem. ac alijs Provincialibus universis sibi subiectis, tam praesentibus, quam futuris Eremiticam Vitam Professis in perpetuum, etc. Sì che da questo Decreto chiaramente si deduce, che tutti gli altri Privilegi, che furono concessi da qual si voglia Pontefice con titolo d'Ordine Eremitano, o de gli Eremiti, che sempre fu inteso autonomasticamente per l'Agostiniano, di questo, e non di quello de' Giamboniti in verun conto intendere si devono, e ciò sia detto così di passaggio, per disinganno d'alcuni Autori, li quelli in questo proposito hanno sovvente equivocato, fra quali, uno è stato il dotto Errera, per altro, tanto ne' suoi giudici occulato. Questo Diploma poi del suddetto Cardin. Guglielmo Fieschi, leggesi inserto in una Bolla di Papa Innocenzo IV, registrata dal P. Empoli, nel suo Bollario Agostiniano a car. 176, e se bene, così il Diploma, come la Bolla suddetta, non furono in quest'anno spediti, ma nel seguente; cioè a dire il Diploma alli 8 Gennaio, e la Bolla, che lo tiene inserto, e lo conferma a' 15 d'Aprile, nulladimeno, perchè il Scisma hebbe fine in quest'anno, e nello stesso fu fatto il nuovo Generale, e le cose tutte per mezzo, così del Papa, come del Cardinale suo Nipote, sortirono il primiero stato pacifico, da tutti preteso, e sospirato, perciò habbiamo altresì noi volsuto dare anticipata relatione anche del contenuto del detto Diploma e della mentovata Bolla, de' quali daremo poi la copia distesa nel suddetto anno seguente, ove ancora notaremo alcune cose di non poco rilievo.

19 - Dicessimo nell'anno scorso, che il convento di S. Leonardo della Selva del Lago, fu incorporato in ogni miglior forma e modo al Monistero antico di S. Salvatore di Fultignano, che poi per causa di detta Unione, chiamossi della Selva del Lago, per lungo tratto di tempo, et hora da quasi due secoli in qua, volgarmente chiamasi di Lecceto; e soggiungessimo in oltre, come fu subito confirmata la detta Unione da F. Aiuto visitatore generale in quel tempo dell'Ordine di S. Agostino nella Toscana; e che altresì fu anche confirmata dal card. Riccardo di S. Angelo: hor finalmente ritroviamo che fu parimente confirmata in quest'anno da papa Innocenzo, con sua bolla particolare data in Perugia a' 26 di Maggio anno nono del pontificato, che é appunto questo del 1252, e questa bolla insieme con la conferma, così di F. Aiuto, come del card. Riccardo, si conservano nell'archivio del suddetto Monistero di Lecceto: la copia della Bolla, che contiene l'accennata conferma, é la seguente:

Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

20 - Dilectis filijs priori, et fratribus S. Salvatoris de Fultignano, et S. Leonardi de Silva de Lacu Ordinis S. Augustini Senensis Dioecesis, salutem et Apostolicam benedictionem. Ex parte vestra fuit propositum coram nobis, quod dilectus filius frater Adiutus generalis visitator fratrum Eremitarum Ordinis S. Augustini deputatus a dilecto filio nostro Ricardo S. Angeli Diacono cardinali, cui eiusdem Ordinis curam commisimus Eremum S. Leonardi, priori vacante, consentientibus fratribus ibidem existentibus, habito diligenti tractatu, et proviso quod ipsa, quae plurimum collapsa fuerat, per te Fili prior, posset in melius reformari, Eremo S. Salvatoris incorporavit, et totaliter conniuvit, ut unum corpus effectae, uno capite gubernentur, et unum capitulum censeantur. Verum, cum idem cardinalis id, quod per eundem visitatorem super huismodi incorporatione, et unione factum extitit, duxerit confirmandum, prout in Istrumento, et litteris exinde confectis, cardinalis ipsius sigillo munitis, plenius dicitur contineri: nos tuis supplicationibus inclinati, quod ab eisdem, et a visitatore factum est provide in hac parte ratum, et gratum habentes, illud auctoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Perusij 7 Kal. Iunij, Pontificatus nostri anno nono.

21 - Sopra di questa Bolla non habbiamo da notare, fuori che due sole cose, ma però molto rilevanti, le quali ancora altrove habbiamo motivate, benchè di passaggio: l'una è che il Pontefice chiama li Frati de' detti due Conventi con titolo semplice dell'Ordine di S. Agostino, senz'altro aggiunto: di dove si scorge, che per l'Ordine di S. Agostino primo, et principaliter, et in capite, come dir si suole, s'intende autonomasticamente il nostro Ordine Eremitano. Noto in secondo luogo, che se bene tal'hora il Convento di S. Salvatore, hora detto di Lecceto, prima di questo tempo trovasi qualche volta chiamato della Selva del Lago, o posto nella Selva del Lago, non era però questa la sua propria denominatione, ma bensì improria, perochè egli propriamente chiamavasi di Fultignano, come in questa Bolla appunto il Papa lo chiama; essendo che il detto titolo della Selva del Lago propriamente sempre convenne, come pur anco fino al giorno d'hoggi sappiamo, al solo Convento di S. Leonardo.

22 - Essendo stato supplicato Innocenzo IV, da tutto l'Ordine in universale a volere ordinare a tutti i Prelati della Chiesa di Dio, che si compiacessero di lasciare fondare nelle Diocesi loro, senza pregiudicio d'alcuno, Monisteri della loro Professione, ne' siti e luoghi, li quali da' pietosi fedeli li faranno per carità donati: come parimente, se da' medesimi li sarà chiesta licenza d'ascoltare e celebrare li Divini Officij, e ricevere li Santi Sacramenti della Chiesa, li debbano in ogni conto concedere tutto ciò che bramano. Fu da questa Bolla in Perugia a' 3, d'Agosto l'anno 10, del suo Pontificato, e di Christo 1252, e fu concessa a tutto l'Ordine nostro in universale. Ritrovasi questa Bolla nell'Archivio generale dell'Ordine in Roma, e producesi dal P. Empoli nel suo Bollario Agostiniano a carte 181, et è questa che siegue: Innocentius Episcopus Sevus Servorum Dei.

23 - Venerabilibus Fratribus Universis Archiepiscopis et Episcopis praesentes litteras inspecturis, salutem et Apostolicam benedictionem. Dilecti Filij Priores et Fratres Ordinis Eremitarum S. Augustini nobis humiliter supplicarunt, ut eis construendi Ecclesias et Domos in terris, manerijs, et possessionibus, quae sibi a Christi fidelibus conferuntur, ac audiendi, et celebrandi Divina Officia in eisdem Ecclesijs, et recipiendi Ecclesiastica Sacramenta licentiam de benignitate solita largiremur, vobis igitur, qui locorum Dioecesani existitis in hac parte deferre volentes, Universitati vestrae per Apostolica scipta mandamus, quatenus eis concedatis licentiam postulatam sine iuris praeiudicio alieni. Datum Perusij tertio nonas Augusti Pontificatus nostri Anno 10.

24 - Ritrovandosi in quest'anno presente nella città di Faenza, forse con occasione di visita, come certamente mi faccio a credere, il Reverendis. F. Aiuto, o Adiuto già Visitatore Generale, et ora assolutamente Generale de' Frati Eremiti di S. Agostino della Toscana, e bramando li Religiosi del convento di S. Agostino della Malta della città al detto Orine della Toscana soggetto, di fondare una nuova chiesa, essendo forse la vecchia, o cadente, o troppo picciola, lo supplicarono pertanto, come loro Superiore maggiore, a volere chiedere al vescovo (che era Religioso dell'Ordine, come già notassimo sotto l'anno l'anno 1251 e fors'anche alunno dello stesso convento) la licenza di ciò fare, et anche di benedire la prima Pietra : il che havendo fatto il detto Generale, n'ottenne subito la facoltà da quel buon Prelato, distesa in un suo gratioso Diploma, ritrovato ora nell'Archivio della cattedrale di Faenza, mediante la somma diligenza del R. P. F. Angelo Maria Timoncini da Faenza nostro dolcissimo Amico, et é il seguente :

25 - In Christi nomine. Reperitur in Archivio Cathedralis Ecclesiae Faventiae in quodam fasciculo Instromentorum in Charta haedina Instrumentum tenoris sequentis, videlicet. In Christi nomine Amen. Anno a Nativitate eiusdem millesimo ducentesimo quinquagesimo secundo, tempore Innocentii Papae Quarti, die Iovis tertio intrante Octobris Decimae Indictionis Faventiae in Palatio Episcopali. D. Frater Gualterius Episcopus faventinus, et Domini Presbyter Alexander, et Presbyter Alboresius, e Alderottus Canonici Faventini, vice, et nomine Episcopatus Faventiae, et Ecclesiae Cathedralis, et pro se suisque successoribus in eisdem futuris, concesserunt Fratri Aiuto Priori Generali Fratrum Eremitarum Ordinis S. Augustini de Tuscia praesenti, e recipienti vice et nomine loci, et Ecclesiae S. Augustini de Malta, e pro dicto loco, e pro se suisque successoribus, in eodem futuris, videlicet primarium lapidem ad Ecclesiam aedificandam, dantes ipsi Fratri Aiuto plenam licentiam, e liberam potestatem aedificandi, et fundandi Ecclesiam, et Oratorium in loco praedicto de Malta, salvo iure Dioecesano, et Ecclesiae Catheralis S. Petri, in cuius Plebatu dicta Ecclesia debet fundari, et aedificari, salvis Privilegiis, et Indulgentiis eidem Priori, seu Ordini praedicto a Curia Romana, seu a Sede Apostolica concessis; ita tamen, quod praedictus Prior, et eius successores, et Fratres, qui per tempora in loco praedicto de Malta habitabunt, teneantur, et debeant dare, et deferre Ecclesiae S. Petri annuatim in vigilia S. Petri de Iunio, nomine census, subiectionis, e defensionis, unam libram Cerae. Quae omnia promiserunt mutuo scilicet eas facere, et adimplere, firma rataque habere et tenere, et in nullo contra agere, vel venire, neque per se neque per aliquam personam, ab eis submissam, vel submittendam, sub poena inter eos solemniter promissa ducentarum librarum Ravign. qua soluta, vel non, hic contractus, et omnia scripta perpetuam semper obtineant firmitatem. Huius rei testes, et rogati fuerunt D. Peppus de Castiglioni Archipresbyter Plebis Bagnacavalli, Petrus Iordanis, Iohannes Carnalis de Augugnano, Petrus, qui fuit de Sosenana, et Argogliosus Iacobi Gualteroli. Et ego Benvenutus Caffarelli S. Ravennatensis Ecclesiae Notarius praedictis interfui, et rogatus subscripti, et publicavi. Et ego Petrus Maria Cavitia Faventinus publicus Apostolica Auctoritate Notarius Instrumentum ex originali suo extraxi, scripsi, collationavi, et collatione facta praesentibus, audentibus, videntibus, e legentibus Perillustri, ac Adm. R. D. Iulio Caesare Toridutio Rectore S. Severi et Perillustri D. Bernardino Azurino Faventinis Testibus etc. cum eodem suo originali concordare inveni salva, etc., ideo publicavi, et in hanc formam redegi, requisitus ab Adm. R. P. Fratre Angelo Maria Timoncino de Faventia eiusdem Ord. S. Augustini, signoque meo solito munivi, hac die 28 Iunij 1668.

26 - Da questo publico Istromento come costa con ogni evidenza, che la concessione fatta dal Vescovo di Faenza F. Gualtiero, già nostro Religioso Agostiniano, al Convento della Malta, di fondare una nuova Chiesa sotto l'antico titolo del P. S. Agostino, che haveva anche la vecchia, fu non meno per il buon affetto del detto Vescovo, il quale era stato alunno di quello, che per l'humile istanza espostali da F. Aiuto; così chiaramente si scorge, che il detto F. Aiuto non era più in questo tempo semplice Visitatore, com'era nell'anno scorso del 1251, ma era assolutamente Priore Generale della Congregatione, od Ordine de gli Eremiti di S. Agostino nella Toscana, che però io mi persuado, che in quest'Ordine si facesse ogn'anno il Capitolo Generale in cui s'elegesse il Superiore maggiore, e forse nel Mese di Settembre, che appunto di Settembre si fece ancora quello dell'anno, poco dianzi mentovato del 1251, e doveva essere cosa d'un Mese, che F. Aiuto era passato dal posto di Visitatore a quello di Priore Generale; se poi si fabbricasse la detta Chiesa, o non, io non lo posso asserire di certo; gli è ben fuori di dubbio, che indi ai 4 Anni, cosi questo Convento, come gli altri due di S. Maria Maddelena de' Brittinensi, e di quello di Tavaliera de' Zamboniti, furono lasciati dalla Religione doppo la gand'Unione, nell'anno istesso, in cui fu fatta, cioè a dire nell'anno del Signore 1256, passando li Padri di tutti tre quei Conventi, nel nuovo di S. Giovanni in Sclavo, hoggidì communemente chiamato di S. Agostino dentro della Città, donatoci dal Paroco e da' Parocchiani della detta Chiesa di S. Giovanni suddetto a persuasione dell'accennato Vescovo F. Gualtiero, il di cui Diploma in quell'anno, a Dio piacendo produrremo.

27 - Se bene la Religione ne' tempi a questo anteriori, hebbe molti e varij Romitorij, e Conventi ne' contorni di Pisa, mai però alcuno ne fondò, che almeno si sappia, dentro della Città prima di quest'anno del 1252, in cui appunto, essendoli stata donata la Chiesa antichissima di S. Nicolò (qual dicesi essere stata ne' tempi della Gentilità, dedicata a falso Nume di Cerere, e poi consagrata, et eretta in honore di S. Nicolò, et habitata altresì, per alcun tempo, da' Monaci di S. Romualdo) da' Signori dell'antichissima famiglia di Ripafratta, hora de' Roncioni, li quali altresì li fabbricarono a spese loro il Monistero, vi vennero per tanto essi ad habitare; tanto per appunto espressamente si cava da una Memoria incisa in una pietra sopra la Porta del Claustro del detto Monistero. Io però stimo e tengo per costante, che prima di questo tempo, havessero li Padri nostri un Monistero poco lungi dalla Città, che membro di quella fosse riputato, perché li nostri precedono li Francescani, de' quali scrive il Vadingo, che sono antichi in Pisa sin dall'anno 1211, così egli sotto il numero 25 del detto anno. Vedasi l'Errera altresì per ciò, che s'è detto di sopra nel Tomo 2 , dell'Alfabeto a carte 297.

28 - Beatrice figlia d'Azzo Nono Marchese di Ferrara, essendosi, con alcune sue Damigelle, ritirata a menare vita spirituale, per un strano accidente occorsoli, in una picciola Chiesetta dedicata a S. Antonio poco tratto fuori della Città, con pensiero di farsi con le sudette sue Dame, Religiosa, avvenne, che doppo qualche tempo, non riuscendoli di suo gusto quel luogo, applicasse poi l'animo al Monistero di S. Stefano della Rotta, situato anch'egli poco fuori della medesima Città, nel quale habitavano li nostri veri Eremiti Agostiniani, sin dall'anno di Christo 1197, in cui appunto gratiosamente ne furono investiti dal Vescovo di quel tempo, che Uguccione chiamavasi, come di proposito all'hora scrivessimo: laonde supplicò il Marchese suo Padre a volere assegnare altro luogo a' nostri, e concedere poi ad essa il Convento accennato di S. Stefano; il che inteso dal Marchese, la volle compiacere; che però fatti a se chiamare li Padri nostri, et intimatoli il desiderio di sua Figlia, li disse, che in vece di quella gli havrebbe data la Chiesa di S. Andrea posta nel Campo Sabionario; alla cui richiesta, non sapendo, ne potendo contradire que' poveri Religiosi, hebbero per bene di compiacerlo, e così doppo havere dimorato, per lo spatio d'anni 55, nel mentovato Monistero di S. Stefano, fecero passaggio a quello di S. Andrea, il quale, se bene nel principio era molto picciolo, et humile, nondimeno poi in progresso di poco tempo, con le limosine abbandanti di que' pietosi Cittadini, e molto più con i grossi soccorsi, così del Marchese Azzo suddetto, come de gli altri Principi di quella Sereniss. Casa, divenne uno de' più belli, e de' più grandi Monisteri della Città; e tuttavia si conserva, benchè da quasi due Secoli in qua stia soggetto alla Congregatione dell'osservanza di Lombardia, la dove prima era membro nobile della Provincia della Marca Trivigiana. Ha sempre prodotto questo insigne Monistero molti Huomini Illustri, tanto sotto la Provincia, quanto sotto la Congregatione de' quali tutti daremo ne' loro luoghi, e tempi, le dovute notitie. Tanto scrivono Marcantonio Guarini nel Compendio delle Chiese di Ferrara a car. 297, e con esso lui il nostro Errera nel Tomo primo dell'Alfabeto a carte 253 e 254.

29 - Fu parimente fondato in quest'anno medesimo nella provincia d'Uvalia, nel grande, e già così cattolico Regno dell'Inghilterra, un nobile, convento chiamato Silve Domus, cioè à dire della Selva della Casa, o come ad altri piace, la Casa della Selva, che tale appunto era il nome di quella terra, o luogo, ove il detto convento fu fondato: così per appunto riferisce Clemente Reinero Benedettino nella sua disputa Historica dell'antichità de' suoi Religiosi nel predetto Regno dell'Inghilterra a car. 164. Il quale altresì stima, che questo fosse il primo convento, che la nostra Religione havesse nell'Inghilterra; benchè ciò dica gratis, come appresso diremo, e come habbiamo altresì veduto ne' secoli, et anni scorsi: sentiamo le di lui parole: Caeterum Augustinianis Fratribus prima sedes data est in Vuallia in Pago Vuoodhous, vel cordite, hoc est Domus Silva dicto, qui antiquitus ad Turverbillorum familiam nobilem pertinebat. E di vero se questo autore stima, che questo fosse il primo monistero, che la Religione havesse nell'Inghilterra, egli di lungo tratto s'abbaglia, perochè fino al temo di S. Patritio era ella antica in quel Regno; e già gli é certissimo, che in questi tempi, e molto prima, e v'era un Generale particolare, il quale assai prima della grande Unione, reggeva li monisteri de gli Eremiti di S. Agostino nella Francia e nell'Inghilterra: se bene per dire il vero, e puol'essere, che quest'autore intenda, che questo convento, di cui parla, fosse il primo, che la Religione havesse nella detta provincia dell'Uvalia, e non nell'Inghilterra, il che facilmente potrebbe essere. Il dotto Errera nel Tomo 2 del suo alfabeto a car. 411 stima, che questo monistero possa essere per avventura quello, il quale nel Registro dell'anno 1387 nel catalogo de' conventi dell'Inghilterra, chiamasi d'Uvoduzia, e contenevasi nel distretto Liconiense.