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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1254

Anni di Christo 1254 - della Religione 868

 

 

 

 

1 - L'anno di nostra Redentione 1254 come porta in fronte il felice principio del Secolo Decimo Agostiniano, così poi contiene nella di lui estrema parte, il funesto fine della vita innocente, del sempre travagliato, ma però sempre intrepido, e corraggioso Pontefice Innocenzo IV. Se n'era questi passato da Roma a Napoli, invitato colà, come ne corse la fama, non solo dal Popolo di quella Reggia Metropoli, ma etiamdio, come alcuni vogliono, dallo stesso Manfredo, benchè fintamente, con promessa di darli il possesso di quel nobilissimo Regno, quale dicevano essere decaduto alla Chiesa, per la morte successa, poco dianzi, di Corrado figlio di Federico, fatto da Manfredo avvelenare, non ostante, che vivo fosse Corradino figlio dell'estinto Corrado, nulladimeno, come fu giunto colà, et hebbe alla per fine, chiaramente conosciuto, che Manfredo burlato l'haveva, più dalla passione dell'animo, che dalla gravezza del male, o dell'età oppresso, terminò l'ultimo periodo de' giorni suoi nella stessa Città di Napoli a' 7 di Decembre, come scrive il nostro Panvinio, havendo regnato Anni undici, e poco più di cinque mesi. Fu questo Pontefice, dice D. Gonzalo Igliescas nel Tomo primo della sua Storia Pontificale, uno de' maggiori Giuristi, che habbia havuto forsi il Mondo; glossò sottilissimamente li Decretali, et ordinò a Bernardo Bottoni da Parma, Canonico della Cattedrale di Bologna, che lo stesso facesse. Accrebbe mirabilmente la maestà, e la pompa de' Cardinali, concedendoli, che andassero a Cavallo, e che portassero il Capello, la Beretta, et Habito di Porpora. E per mostrare la gratitudine dell'animo suo verso il Christianiss. Re di Francia S. Luigi, per haverlo ricoverato quasi per tutto il tempo del suo Pontificato nel suo Regno, e difesolo, e protettolo dall'insidie, e dalle persecutioni di Federico, e di Corrado, concesse dieci giorni d'Indulgenza, a chiunque in qual si voglia tempo, havesse fatta oratione, così per esso re come altresì, per tutti gli altri suoi Successori: così scrive lo Spondano, e molto prima di lui, lo notarono nelle Opere loro S. Tomaso l'Angelico nel 4 delle Sentenze dist. 20, quest. I, nel fine dell'articolo 3, et anche il Navarro Not. 19 dell'oratione al numero 90. Fu divotissimo di Maria sempre Vergine, per maggior gloria della quale, instituì la festa solennissima, con l'Ottava della Natività di quella.

2 - Prima però, che io passi con la penna a narrare la creatione del nuovo Successore, e' fa di mestieri, che produca alcune gratie fatte in quest'anno alla nostra Religione, alla quale, come habbiamo veduto ne gli anni scorsi del suo Pontificato, fu egli sempre in sommo grado benefico e gratioso. In primo luogo egli concesse all'Ordine del B. Gio. Buono (il quale in questo tempo chiamavasi assolutamente l'Ordine de gli Eremiti, per Decreto fatto dal Card. Fieschi Protettore di quello, autenticato altresì dal Sommo Pontefice, come habbiamo scritto nelli due anni scorsi 1252 e 1253), una Bolla, nella quale li diede facoltà di potere prendere, legare e carcerare, mortificare, e castigare gli Apostati, fin tanto che in se stessi ritornati, proseguissero a vivere da buoni e veri Religiosi; fu poi data questa nel Laterano a' 26 d'Aprile l'anno II, del suo Pontificato, il di cui Trasunto si conserva nell'Archivio del Convento di S. Agostino di Reggio; il tenore poi della Bolla è il seguente:

Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Dilectis filijs Generali, et alijs Prioribus, ac Fratribus ordinis Eremitarum, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Provisionis vestrae cupimus provenire subsidijs, ut Religio vestra semper in melius Deo propitiante proficiat; et si quid obstare dignoscitur, solicite corrigatur. Vobis itaque quos in Divini Nominis amore vigiles delectat extirpare vitia, et plantare virtutes, ut Apostatas, vel Insolentes vestri Ordinis, nisi vestris salubribus monitis acquiescant, excommunicare, capere, ligare, et carceri tradere, si videbitur expedire, possitis, auctoritate praesentium concedimus facultatem. Nulli ergo, etc. Datum Laterani quinto Kalen. Maij Pontificatus nostri Anno II.

4 - In secondo luogo egli concesse moltissimi Privilegi alla Congregatione del B. Gio. Buono, li quali si leggono in una sua Bolla in forma di Mare Magno data in Anagni a' 7 di Settembre, e comincia, Religiosam vitam eligentibus, etc. et è in tutto simile ad altre da noi prodotte nel Secolo scorso, et in ispecie sotto l'anno 1247. Si sottoscrissero poi a questa Bolla, oltre il Pontefice, dieci Cardinali, cioè a dire, tre Preti, due Vescovi, e cinque Diaconi, e fu data per mano di Guglielmo Maestro delle Scuole da Parma, e conservasi nell'Archivio nostro di Bologna.

5 - Habbiamo altresì (e si deduce da una Bolla di Alessandro IV, quale daremo sotto l'anno 1258) che questo benignissimo Pontefice concesse, con una sua Bolla, a' Frati nostri di Santa Margherita fuori della Città di Reggio in Lombardia, gratia spetiale di potersi servire nella loro Chiesa dell'Altare portatile nelle loro Feste, e qualunque volta li tornasse in acconcio di celebrare in esso. Così per appunto il sopramentovato Alessandro, concedendo la suddetta gratia nell'anno accennato di sopra del 1258, a' medesimi Frati di Reggio, dice di ciò fare, Ad instar felicis Recordationis Innocentij Praedecessoris nostri etc. e perchè questa Bolla d'Innocenzo hora non si trova, e perciò non potendo noi assegnare l'anno in cui fu data, ne riponiamo per tanto la di lei memoria in quest'ultimo anno del suo Pontificato.

6 - Ma perchè questa è la prima volta, che ci è occorso di favellare di questo Convento di S. Margherita di Reggio, stimiamo per tanto bene l'andare investigando la di lui antichità, per quanto è possibile; intorno dunque alla di lui antichità, per qual si voglia diligenza, che io habbia saputo usare, non è mai stato possibile, che io abbia potuto rintracciare, né il tempo in cui fu fondato, né i personaggi, che lo fondarono, nè altre simili circostanze: questo ben si è certissimo, che egli è più antico di quest'anno 1254, stante che in questo, per lo meno, li fu concessa la gratia di sopra mentovata da Papa Innocenzo Quarto.

7 - Quanto poi alla Congregatione od Ordine sotto di cui militava, io assolutamente stimo, che fosse quel corpo d'Ordine Agostiniano, che si ritrovava nella Lombardia differente da quello del B. Gio. Buono. Di questo poi ne ritornaremo molt'altre volte a parlare ne gli anni a venire, e specialmente in quello del 1258, 1265, 1268 e 1274, et in altri tempi ancora con occasione di fare honorata memoria di varij Soggetti Alunni di questa Santa Casa, fra quali li più cospicui sono stati il Reverendiss. F. Francesco Lettore di sagra Teologia, che fu Generale dell'Ordine ne' tempi del Concilio di Lione, celebrato l'Anno 1274, et il Beato Servo di Dio F. Prospero, che fu Lettore in Bologna nel nostro Convento di S. Giacomo, mentre era Priore il nostro B. Giovanni della Lana, ove fra gli altri, hebbe per suo discepolo e studente il Beato Gordano di Sassonia, il quale narra di lui gran cose nel suo bel Libro delle Vite de' Frati.

8 - Motivassimo già fin sul principio dell'anno 1243, che fu il primo del Pontefice Innocenzo IV, come essendo stato fatto esente dal Vesc. D'Ancona, il Monistero delle nostre Suore di Castel Paterno, da' Diritti dovuti alla sua Cattedrale, e ciò per la loro gran povertà, et essendo poi morto il detto Vescovo, che Ruffino Lupati Padovano chiamavasi, et era dell'Ordine de' Minori; le dette Monache, temendo per avventura, che il nuovo Vescovo non togliesse loro la detta esentione, supplicarono il Pontefice Innocenzo a volergliela confirmare, e furono benignamente esaudite; la qual cosa evidentemente si cava da una Bolla di Papa Alessandro IV, che fu suo Successore, data in Anagni a' 13 di Luglio nell'anno primo del suo Pontificato, e di Christo 1255, in cui confirmandoli la medesima Gratia, dice di ciò fare, Ad instar felicis recordationis Innocentij Papae praedeccessoris, etc. come meglio anche vedremo nell'anno seguene, in cui produrremo la detta Bolla: e perchè quella d'Innocenzo non si ritrovava, che però non sappiamo in qual'annno data fosse, ne facciamo per tanto memoria in questo, che fu l'ultimo della sua vita; se bene stimiamo quasi per certo, che ciò seguisse nell'anno primo del suo Pontificato, cioè a dire nell'accennato anno di Christo 1243, come anche in quel tempo motivassimo.

9 - Morto dunque Innocenzo, come habbiamo detto di sopra, nella Regia Città di Napoli, e seppelito nella chiesa Metropolitana, come scrivono gli Autori, fu indi a' 13 giorni eletto in suo luogo da' Cardinali, Rinaldo Vescovo Card. Ostiense della nobilissima Casa Conti d'Anagni, che fu Nipote di Gregorio IX, il quale subito eletto Papa, prese il nome d'Alessandro IV, e fu poi, come vedremo, in tutto il corso del suo Pontificato, un'Alessandro molto generoso, e benefico verso dell'Ordine nostro: cadde la di lui Elettione nel giorno 20 di Decembre, e fu poi Coronato nel giorno solennessimo del Natale di nostro Signore: così lo Spondano, il Cavallerio et altri.

10 - Non fu poi egli così tosto assunto questo grand'Alessandro, al sublimissimo Trono Pontificale, che liberò tutti gli Ordini Regolari da un grandissimo travaglio, in cui posti e lasciati gli haveva il suo Antecessore Innocenzo, il quale appunto sdegnato co' Domenicani principalmente, e co' Francescani, per non so quali cagioni, che ben'a lungo sono riferite da Tomaso Cantipratano, dal Vadingo nel Tomo 2, sotto di quest'anno medesimo dal numero 2, fino tutto il 6 e da altri Autori ancora; o pure commosso da un Cardinale di gran credito, congiurato con alcuni Dottori e Scolari di Parigi, nemici mortali de gli Ordini Mendicanti; o finalmente per qual si fosse altra cagione, con una sua Bolla oltre modo severa, e rigorosa, la quale però non habbiamo potuta vedere, li tolse tutti quasi li Privilegi, che havevano ottenuti da suoi Predeccessori, e da esso medesimo altresì, rendendoli quasi che schiavi, non pure de' Vescovi, ma de gl'istessi Parochi e Curati.

11 - Primieramente egli prohibì a tutti li Religiosi Regolari di qual si voglia Ordine, e Professione, che non havessero ardire di ricevere, per l'avvenire, li Parochiani altrui nelle loro Chiese ne' giorni Festivi ad ascoltare la S. Messa, né a Confessarsi, senza licenza de' loro Sacerdoti e Curati. Secondo, che non dovessero predicare a Popoli nelle sudette loro Chiese avanti la Messa solenne delle Chiese de' mentovati Curati alla quale dovevano assistere li predetti Secolari, né tampoco Sermoneggiare in quell'hora. Terzo, che né meno ardissero di andare a Predicare nelle Parochie altrui, se non fossero da' Sacerdoti invitati, o per lo meno ne havessero prima chiesta humilmente, et ottenuta da quelli la facoltà. Quarto, che in quel giorno, in cui il Vescovo Diocesano, od altri per esso havesse predicato, non presumessero essi di predicare nel detto luogo o Città. Quinto, se poi in caso lecito accadesse di seppellire alcun Morto d'aliena Parocchia nelle loro, debbano in termine d'otto giorni, senza essere richiesti, dare la portione Canonica d'ogni cosa spettante alla detta Sepoltura al Vescovo, et al Sacerdote, dalla cui Parocchia fosse stato quel Defonto levato; ponendo la Scommunica, e privatione de' Gradi a chiunque havesse li detti Ordini trasgrediti; concedendo altresì la facoltà di Scommunicare, e sforzare con Censure li suddetti Regolari ad ubbidire a' Vescovi, derogando a' Privilegi, et Indulti ottenuti in contrario dalla S. Sede. Hora il magnanimo Alessandro, che teneramente amava li Regolari per le loro Virtù, Santità, e Dottrina, e conosceva, che la detta Bolla era troppo pregiudiciale, non solo alli detti regolari, ma ben publico, altresì di tutto il Christianesimo, appena intronizato, stimò bene di annullare la detta Bolla, e riporre nel dovuto e meritato possesso dell'Apostoliche Gratie e Privilegi li Religiosi: et in effetto in una sua Bolla data in Napoli a' 30 di Decembre in quest'anno, pose in esecutione il suo magnanimo pensiero; e fu diretta questa Bolla a tutti li Prelati, et altri Ecclesiastici, tanto Secolari, quanto Regolari: la di cui copia appresso il Rodriguez, et il Vadingo nel Regesto del Tomo 2, a car. 18 è del seguente tenore:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

12 - Venerabilibus Fratribus, Universis Achiepiscopis, et Episcopis, ac Dilectis filijs Abbatibus, Prioribus, et Decanis, Archidiaconis, Archipresbyteris, et alijs Ecclesiarum Praelatis, ac caeteris Personis Ecclesiasticis, tam saecularibus, quam Regularibus cuiuscunque Ordinis, vel professionis existant, etc. Nec insolutum est, nec novum, ut ea, quae per occupationem, vel infestinantiam sunt, pro eo quod congruae deliberationis limam praetereunt, in propensionis considerationis reducant examen, ut rectiora, et elimatioria per attentionem plenioris discussionis emanent. Sane quaedam ab Apostolica Sede, tempore felicis recordationis Innocentij Papae Quarti Praedeccessoris nostri, litterae praecesserunt, in quibus ipse universis Religiosis cuiscumque Professionis, vel Ordinis districte in virtute obedientiae iniungebat, ut Parocchianos alienos diebus Dominicis, et festivis non reciperent de caetero in suis Ecclesijs seu Oratorijs temere ad Divina, nec ipsos nullatenus ad paenitentiam admitterent, sine suorum licentia Sacerdotum; nec eis in suis praedicarent Ecclesijs ante Missarum solemnia, pro quibus audiendis prima diei parte eijdem Parochiani consueverunt, et debent in suis Ecclesijs covenire, nec sermones etiam solemnes facerent illa hora; sed nec ad praedicandum solemniter Parochias alienas accederent, nisi essent ab eorum Sacerdotibus invitati, vel saltem nisi se ad id humiliter peterent, et obtinerent admitti: nec ea die, qua Dioecesanus Episcopus, vel alius loco eius praedicaret solemniter, maxime in Ecclesia Cathedrali aliquis ipsorum in eadem Civitate, vel loco praesumeret praedicare; si vero in casu licito Parochianum alterius eos in suis Ecclesijs recipere ad sepulturam contingeret, omnium quae obtentu consequerentur huiusmodi Sepulturae, portionem Canonicam, etiam non requisiti, infra octo dies a tempore receptionis eorum Episcopo, vel Sacerdoti, de cuius Parochia mortus esset assumptus exhibere curarent: si autem aliquis Religiosorum ipsorum huius praecepti transgressor contra praedicta, vel aliquid praedictorum venire praesumeret, praeter, inobedientiae vitium, et excommunicationis sententiam, qua eum incurrere voluit ipso facto, gradus sui periculo subiaceret, et nihilominus a Dioecesano ad praemissa universa, et singula observanda per censuram Ecclesiasticam, appellatione remota, districtius cogeretur, nullis ei contra haec Indulgentijs, vel Privilegijs Apostolicis valituris. Verum quia super praemissis litteris cogitare attentius, et studiosius deliberare proponimus, Pacis commodum, et quietis solatium Ecclesijs, et personis Ecclesiasticis potissime cupientes praefatas litteras, et si quae aliae super praedictis, vel eorum aliquo contra praefatos Religiosos, vel aliquos ex ipsis generaliter, vel specialiter, praeter formam communem, et solitam processere, ac mandata, seu praecepta facta in eis, vel earum authoritate, duximus penitus revocanda. Ideoque Universitati vestrae per Apostolica scripta mandamus, quatenus per huismodi litteras, vel occasione mandatorum, seu praeceptorum, aut sententiae, quae continent, nihil prorsus agatis, cum nullam deinceps efficaciam habebant, vel vigorem. Datum Neapoli secundo Kalendas Ianuarij Pontificatus nostri Anno primo.

13 - Con questa gravissima, e pijssima Bolla, sedaronsi in un baleno le furiose tempeste, e le dannose procelle, le quali, per la bolla del sommo Pontefice Innocenzo Quarto, erano insorte contro de' poveri Religiosi, e massime contro de' quattro Ordini Mendicanti, le quali, se troppo duravano, non ha dubbio, che haverebbero cagionato ben presto il loro ultimo esterminio; il che havendo molto bene considerato questo gran Pontefice Alessandro, forse anche prima, che fosse Papa, stimò suo debito di abbolire la detta Bolla, come in vero troppo pregiudiciale alla Christianità, dando in questa guisa a dividere nel bel principio del suo Pontificato, quanto fosse grande il zelo, con cui egli intendeva di governare la S. Chiesa, e con qual paterno affetto, e carità haveva egli da favorire, e formentare le sagre Religioni, le quali tanto affaticano nella gran Vigna di Dio, e massime la nostra, da cui se non habbiamo ricevuto il primo essere della Fondatione, perochè questo ce lo diede il nostro P. S. Agostino, habbiamo ben ricevuto il secondo della grande Unione, che questo Santo Pontefice fece dell'Ordine nostro diviso in più parti l'anno del Signore 1256 come in quel tempo ampiamente dimostraremo.

14 - Il Beato F. Brunetto Rossi da Prato, il quale, verso il fine del Secolo passato, cioè l'Anno 1251, haveva preso l'Habito di nostra Agostiniana Religione in Roma l'anno di nostra salute 1232, come scrive altresì Monsignore Landucci nella sua Selva Leccetana a car. 62, essendo ivi, o in que' vicini contorni vissuto in compagnia di due altri Religiosi, l'uno de' quali chiamavasi F. Gioseffo, e l'altro F. Guido, con gran fama di santità, fino a quest'anno del 1254, alla perfine, come li suoi Compatrioti bramassero ardentemente, che un così santo loro Concittadino, tornasse a ripatriare, e fra gli altri, ciò più ardentemente desiderando un tal Ven. Sacerdote, che era Piovano della Chiesa di S. Donato e Gherardino chiamavasi, gli offerse questi per tanto una chiesa dedicata a S. Anna fondata, fin dell'anno 1217, da un sacerdote per nome Benvenuto, sopra d'un Monte, il quale, forse per la sua grande altezza Monte maggiore si chiama, poco da Prato lontano, ove quegli con la dovuta facoltà de' Superiori, e specialmente col consenso, non d'Alessandro III, come per errore forse di stampa, dice il Landucci, ma ben sì d'Innocenzo IV, se ne passò co' due suoi Compagni di sopra mentovati, et ivi fabbricatosi, un picciolo sì, ma però divotissimo Conventino, attese poi in quello con gran fervore di spirito, a servire co' suoi Religiosi nostro Signore, e la gloriosa S. Anna, in honore di cui era, come habbiamo detto, dedicata la Chiesa, fino all'anno 1269, in cui volendolo godere più da vicino li Pratesi, scese giù da quell'alto, e scosceso Monte, et un altro ne fondò col titolo medesimo di S. Anna, et è quello, in cui pur tuttavia habitano li Religiosi della Congregatione di Lecceto; in quel tempo ne tornaremo a discorrere più diffusamente; e nell'Anno poi 1298, in cui egli morì, tesseremo un brieve Compendio della sua santa Vita.

15 - Se bene il nostro insigne Monistero di S. Agostino di Perugia è tanto antico, che alcuni stimano essere stato fondato prima dell'anno millesimo di nostra salute, nulladimeno, come non si vedono di così antica Fondatione autentici Attestati, non ci arrischiamo di dirlo; questo è ben però certo, che egli è più antico di quest'anno del 1254, perochè egli ha sempre preceduto, e tuttavia, come più antico, precede quello de' Padri Francescani, il quale anch'egli è più antico di quest'anno, come prova il P. Vadingo nel suo Tomo 2, degli Annali de' Minori sotto il numero 47, di quest'anno, ove dice, che essendo necessario alli suddetti Padri di S. Francesco di Perugia, allargare il loro Convento, come mi penso, la Chiesa di S. Matteo, la quale spettava a' Monaci di Santa Croce di Fonte Avellana, Alessandro IV, scrisse al Vescovo di Perugia, acciò pregasse il Prelato, et i Monaci del detto Convento a volerla cedere, con gli Horti contigui, dandoli però li Frati di S. Francesco la dovuta ricompensa, il che poi fecero, dice, cortesemente; si che da questo discorso se ne cava con evidenza, che il nostro è molto più antico di questo tempo, benchè non si possa rintracciare, se non indovinando, quando, da chi, e come fosse fondato in detto luogo: questo ben si tengo io per certissimo, che se questo Convento è così antico, come si crede da molti, doveva per avventura essere prima fuori della Città in qualche vicino Eremo, e poi trasportato prima però di questo tempo nella Città.

16 - Prima della grand'Unione non sappiamo di certo, se da per se stesso si governasse, come molti altri Conventi facevano nell'Italia, e fuori, o pure se soggiacesse a qualcheduno de' Generali, che ritrovavansi nella detta Italia, e qual fosse; questo è certo però, che non soggiaceva al generale della Toscana, perchè egli non è mentovato nel Cattalogo de' Conventi di quella Congregatione, quale inserto producessimo in un'autentico Istromento sotto l'anno del 1251, nel Secolo passato. Doppo la grand'Unione egli, per buon tratto di tempo, fu membro nobile della Provincia Romana fino all'anno 1333, in cui da quella fu separato per la cagione, che in quel tempo diremo. Divenne poi capo della Provincia dell'Umbria, massime di quella parte, che per ordine di Gregorio da Rimini Generale, essendosi divisa dalla Spoletana, chiamossi Perugina l'anno del 1358, come altresì in quel tempo esattamente scriveremo. E' parimente capo della Congregatione detta del Monistero istesso Perugina; e fino al giorno d'hoggi il Priore, et i Padri Maestri del suddetto Convento, hanno voto ne' Capitoli della mentovata Congregatione.

17 - Fu posto in questo Convento lo Studio generale nell'anno di Christo 1306, per decreto fatto nel Capitolo generale celebrato in quell'anno nel Monistero nostro di S. Giacomo di Bologna, e fors'anche nello stesso tempo fu dichiarato Convento generale. Nel medesimo sono stati in varij tempi celebrati otto Capitoli generali. Ha prodotti molti Huomini insigni e specialmente nella Santità, il B. Antonio Perugino, il Vener. F. Paolo, che fu altresì Amministratore Generale doppo la morte del B. Clemente da Osimo; Giacomo Vescovo di Terracina intorno l'anno del 1352, Gio. Battista Vescovo di Biseglia l'anno 1663, Tadeo Guidelli Generale del'Ordine l'anno 1569, Tadeo de gli Oddi Assistente d'Italia, l'anno 1652, doppo l'assuntione al Vescovato di Boiano di Maestro Petronio da Bologna, e molti altri Soggetti, de' quali tutti ne' loro tempi, e luoghi ampiamente scriveremo.

18 - Sotto l'Anno del 1240, motivassimo, con la scorta d'Antonio Sandero nel Tomo primo della sua Fiandra illustrata a car. 242 che la Religione hebbe Convento fuori della nobil Città di Bruga fino in quel tempo, e che poi intorno all'anno del 1275, li fu donata dentro della Città una Chiesa dedicata a S. Nicolò da Gio. di Ghistella Signore di Formoselles, e di Vuastina. Aggiungiamo hora col Crusenio nel suo Monastico, e coll'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a car. 120, che li nostri Religiosi, che stavano fuori di Bruga, entrarono per fondare un altro Monistero dentro della Città in quest'Anno del 1254, ove stettero senza luogo fermo fino all'anno del 1256, nel quale poi furono ammessi nella suddetta Chiesa, o Cappella di S. Nicolò, della quale poi furono fatti assoluti padroni dal mentovato Giovanni di Ghistella, con tutte le sue pertinenze nel predetto anno del 1275, come all'hora tornaremo a replicare più di proposito. Molti Religiosi figli di questo Convento, l'hanno illustrato, fra quali Pietro Mebelio insigne Teologo del 1482; Giacomo Veldio gran Predicatore, il quale era Priore di questo Convento, quando, così esso come gli altri suoi Religiosi del 1578, furono da gli Eretici d'Olanda barbaramente scacciati; Valtuerio Rotario, Giodoco Reingantio, Filippo Lifanio, Mattia di Paolo, Giacomo d'Ostenda, Usighemio, di cui dice il mentovato Sandero a car. 208, che fuit ore facundus, et Lutherana secta oppugnator accerrimus, etc. E finalmente Ruggiero il più giovine il quale, doppo haver ricusato il Suffraganeato di Tornai, offertoli da Filippo Secondo, fu poi appresso, dallo stesso Re, mandato al sagro Concilio di Trento, insieme col P. Nicolò Hermio. Nota lo stesso Sandero, che fu consagrato il Cimitero di questo Monistero da F. David Eremita Agostiniano Suffraganeo dell'accennato Vescovo di Tornai; non dice però in qual tempo, come né tampoco, s'egli era figlio di questo, o d'altro Convento.

19 - Sotto l'anno 1222 parlando noi dell'espulsione de' Padri Benedettini dell'insigne monistero di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, fatta per Ordine di Papa Honorio III il quale, in vece di quelli, vi pose poi subito li Padri Canonici Regolari della Congregatione di S. Croce di Mortara, seriamente andassimo investigando sotto il n.10 se insieme con i sudetti Padri Benedettini fossero altresì scacciati li nostri Eremiti, li quali fin dal tempo della Traslatione del sagro Corpo del nostro P. S. Agostino, nella sudetta chiesa, havevano dimorato con essi nel medesimo monistero, o pure in un altro più picciolo, a quello però annesso; e concludessimo, che in verità non furono scacciati; imperochè di vero nella Bolla d'Honorio, continente la detta espulsione, non si parla né poco, né molto, de nostri Eremiti, ma solo de gli accennati Benedettini; et aggiungessimo, che ivi si fermarono per qualche tempo, fin tanto che, o in vigore di qualche altra Bolla, o in qualche altro modo, furono poi necessitati a partire anch'essi dal detto luogo, benchè in tempo a noi ignoto. Aggiungiamo hora, che teniamo per fermo, che la loro partenza succedesse, per lo meno intorno a questo tempo et anno del 1254. E questa nostra congettura si fonda sopra alcune Scritture autentiche, che si conservano nell'Archivio del nostro Monistero di Pavia, fatte a favore de' nostri Padri Agostiniani, che stavano nel Convento di S. Mustiola della sudetta Città l'anno del 1277.

20 - Per intelligenza poi questo discorso, gli é da sapersi, che essendo Vescovo della sudetta Città, Reobaldo Cipolla, il quale (allo scrivere del P. Ughelli nel Tomo primo della sua Italia Sagra in Ecclesia Papiensi) morì in quest'anno del 1254. Li nostri Eremiti Agostiniani di Pavia, li quali non potevano essere altri, che quelli, che habitavano nel Monistero di S. Pietro in Cielo D'oro, non havendo ove habitare, perchè all'hora forse erano stati scacciati da' Canonici Regolari, furono pietosamente ricevuti, e ricoverati nella Chiesa suddetta di S. Mustiola dall'Arciprete, e da' Chierici di quella, con buona gratia ancora del sudetto Vescovo Reobaldo; et in questa guisa ivi si stettero così imprestito fino al sudetto anno 1277 in cui hebbero poi in dono la detta Chiesa e la Canonica, et altre sue attinenze, con la licenza dovuta, così del Vescovo di quel tempo, come de' Canonici della Cattedrale, come chiaramente faremo costare con le Scritture autentiche di sopra mentovate nel detto anno 1277.

21 - Riferisce altresì Michele Fiorentino Servita nella Cronica del suo Ordine, nel principio di quest'anno a car. 21, che subito, che Alessandro IV, fu assunto alla Cattedra di S. Pietro, istrutto dalla B. Vergine, et anche indotto dalle suppliche di tutto l'Ordine, e molto più dall'intercessione di molti Cardinali, e specialmente d'Ottobono Genovese, confirmò, et approvò la sua Religione de' Servi sotto la Regola del nostro Padre S. Agostino, e di vantaggio l'annoverò fra le Mendicanti, aggregandola alli nostri Agostiniani: sentiamo le parole del detto Autore, acciò non paia, che io v'aggiunga alcuna cosa di mio capriccio. Alexander Quartus hoc Anno Petri Cathedram ascendens auditis, et diligenter inspectis mirabilibus, qua Beatissima Angelorum Regina Servis suis quotidie cunctis mirantibus operabatur: vidensque infantem Religionem Servorum ad aetatem virilem (non immodica utilitate universalis Ecclesiae subsequente) propterea a Virgine edoctus, supplicantibus Patribus, ac auxiliantibus quibusdam Cardinalibus, praecipue tamen Octobono Ianuensi, ipsam confirmat, et Pontificio testimonio approbat; sub Regula S. Patris Augustini (sicut ab Immaculata Virgine fuerat praemonstratum) Fratres victuros determinat; inter quatuor Mendicantium Ordines ab Honorio Tertio institutos, sive ab Innocentio Tertio (ut dicunt alij) annumerat, Augustinianisque annectit, etc.

22 - Così candidamente discorre il citato Cronista dell'Ordine de' Servi, dalle cui parole, come chiaramente si scorge, che l'Ordine suddetto ne' suoi principj fu aggregato all'Ordine nostro di tal sorte, che quasi essentialmente stimavasi una cosa medesima con esso, onde li Pontefici communemente nelle Bolle loro dirette al detto Ordine, chiamavano li Padri di quello dell'Ordine di S. Agostino, come si può vedere nelle Bolle antiche da un Secolo indietro; così vengo io maggiormente a stabilire, e confirmare la mia sentenza, che produssi sotto l'anno del 1243, che l'Ordine, cioè a dire de' Servi, restasse libero dal Decreto di Suppressione nel Concilio di Lione, celebrato l'anno 1274, sotto Gregorio X, non perchè fosse stato istituito prima del gran Concilio Lateranense, come quello di Nostra Signora del Carmine, et il nostro; né perchè fosse dal Concilio suddetto eccettuato col Domenicano, e Francescano; ma ben sì, perche aggregato essentialmente al nostro, come confessa Maestro Michele Fiorentino nella sua Cronica, di sopra citata, fu come nostro stimato dal Concilio, e così correndo la stessa fortuna del nostro, rimase libero dalla detta Suppressione, alla quale soggiacquero altri Ordini più antichi di quello de' Servi, e specialmente quello della Penitenza di Giesù Christo, alias de' Frati Sacciti, o del Sacco, il quale era stato istituito l'anno 1219, sotto il Pontificato di Honorio III.