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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1257

Anni di Christo 1257 - della Religione 871

 

 

 

 

1 - In questo tempo era quasi tutto sossopra sconvolto il Cristianesimo; imperochè essendo nato Scisma fra gli Elettori dell'Imperio, et havendo questi in due parti divisi, eletti due Imperatori, cioè, una parte Alonso Re di Castiglia, e l'altra Riccardo Re d'Inghilterra, ogni cosa in quelle parti era in gran rivolta. Nell'Italia parimente, il malvagio Bastardo di Federico II, già Imperatore, Manfredo, et il sacrilego, e per tutti i Secoli abbominevole, e detestabile Ezelino, con le loro horribilissime tiranie, quegli ne' due Regni di Napoli, e di Sicilia, e nella Toscana, e questi nella Lombardia, e nella Marca Trivigiana, travagliavano con incredibile crudeltà le misere genti; sola la Francia felicemente godeva, e riposava sotto il placido, e benigno governo del glorioso mio Avvocato, il Re S. Luigi IX.

2- Solo però teneva in qualche inquietudine quel Regno ancora la perfidia, e la superbia, non mai a bastanza domata, dalli due Pontefici, Innocenzo IV et Allessandro IV, et anche dallo stesso Re S. Luigi, di quel scelerato, et ignorante Teologastro, Guglielmo di S. Amore, capitalissimo nemico di tutti gli Ordini Mendicanti, le di cui Ereticali propositioni contro de' suddetti santiss. Ordini, registrassimo già sotto l'anno 1251 per tutto il num. 6. Hor come quest'empio non si volesse quietare, ma più che mai si studiasse di mantenere in piedi la sua barbara persecutione, alla per fine il glorioso Pontefice Alessandro si risolse, con una sua Bolla fulminante, di condannarlo ad un perpetuo esilio dal bel Regno di Francia, in cui era nato, con espresso divieto, che non potesse, nè predicare, nè insegnare in qual si voglia luogo, senza espressa licenza della S. Sede, e sotto pena di Scommunica, e della privatione di qual si voglia offitio, o benefitio, da doversi incorrere subito seguita la trasgressione del suddetto suo comando; la Bolla poi la produce il Vadingo nel Tomo 2 de gli Annali del suo Ordine de' Minori, sotto il num. 4 di quest'anno medesimo, et è questa che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

Guglielmo de Sancto Amore in Bonum dirigere gressus suos.

3- Cum propter multiplices culpas, et grandes offensa, quas temerarie commisisti, et spetialiter propter Libellum pernitiosum, et detestabilem, a te compositum, et per nos olim de Fratrum nostrorum Consilio reprobatum, et in perpetuum condemnatum, merueris graves poenas; volumus, et per Apostolica tibi scripta mandamus in virtute obediantiae, sub debito Iuramenti praestiti de stando praecise mandatis nostris, necnon, et sub excommunicationis, ac privationis perpetuae ab offitio, et benefitijs, poenis quas eo ipso te incurrere volumus, si contra huiusmodi praeceptum venire tentaveris, salvis alijs mandatis tibi facienddis a nobis, districte praecipiendo mandamus, quatenus nullo unquam tempore Regnum Franciae, absque Sedis Apostolicae spetiali licentia, intrare presumas. Et nihilominus omnem docendi, ac praedicandi authoritate Apostolica interdicimus facultatem. Ita quod, nec docere alicubi, nec unquam alicui Clero, vel Populo, sine ipsius Sedis permissione, de caetero audeas praedicare. Dat. Viterbij 5 Kal. Augusti, Pont. Nostri Anno 3.

4- Questa è la copia della Bolla, che si degnò d'inviare il buon Pontefice Alessandro al sacrilego Persecutore delle sagre Religioni Mendicanti. Ma perchè sapeva molto bene il saggio Pontefice, che quel miscredente, che già haveva dato in reprobo senso, non haverebbe forse ubbidito a' suoi Pontifitj comandi, senza la forza del Braccio Regio, per ciò indi a due giorni, doppo la data della soprascritta Bolla, un'altra si risolse d'inviarne al Santo Re Luigi, nella quale, doppo haverli ramentate le gravissime colpe, e malvagità di quell'empio Eretico, e spetialmente, le bestemmie, e l'Eresie, che vomitate haveva contro de gli Ordini Mendicanti in quel suo diabolico Libretto, già scritto, e divulgato da esso, intitolato: Tractatus brevis de periculis novissimorum temporum. Il cui principio diceva: Ecce videntes clamabunt foris, etc. E doppo haverli altresì significato, come haveva con una sua Bolla inviatali, banditolo da tutto il Regno della Francia, con vietarli espressamente a non dovere in verun modo permetterli il ritorno nel detto Regno, li rammemora in oltre una sua promessa, che gli haveva fatta già alcun tempo prima, di non permetterli, cioè di stare nel detto suo Regno. Fu data questa Bolla pure in Viterbo a' 29 di Luglio, havendo data l'altra, al perfido Guglielmo sotto il giorno 26 dello steso Mese. La Bolla poi è del seguente tenore:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

Carissimo in Christo Filio, Illustri Regi Franciae.

5- Cum propter multiplices culpas, et grandes offensas, quas Guillelmus de Sancto Amore temerarie comisisse dignoscitur, et spetialiter propter libellum pernitiosum, et detestabilim ab ipso compositum, cuius principium. Ecce videntes clamabunt foris, et titulus, tractatus brevis de periculis novissimorum temporum, dicebat, ac per nos olim de Fratrum nostrorum consilio reprobatum, et in perpetuum condemnatum, meruerit graves penas eidem Gulielmo nostris in virtute obedientiae sub debito iuramento, quod praestitit de stando praecise mandatis nostris, necnon, et sub excommunicationis, ac privationis perpetuae ab offitio, et benefitijs, quas eo ipso incurrere volumus, si contra huiusmodi praeceptum nostrum venire tentaverit, salvis omnibus alijs mandatis nostris, quae sibi forsitan viva voce fieri fecimus, aut mediantibus nuncio vel Litteris duxerimus facienda. Districte dedimus litteris in praeceptis, ut nullo unquam tempore Regnum Franciae intrare praesumant, et nihilominus omnem docendi, ac praedicandi sibi auctoritate Apostolica perpetuo intendiximus facultatem. Ita quod, nec docere alicubi, nec unquam alicui Clero, vel Populo de caetero audeat praedicare. Cum igitur nos celsitudo Regia rogaverit, sicut a tua credimus memoria non elapsum, ut eidem Gulielmo praedicti Regni interdiceremus ingressum, et nos hoc pro ut duximus faciendum, superius expressum est, Serenitatem tuam rogamus, ipsum intrare, nullatenus patiaris, etc. Dat. Viterbj 3 Idus Augusti, Pontificatus nostri Anno 3.

6- Esequì poi il Santo Re quanto gli haveva commesso il Santo Padre, perochè sempre tenne lontano dal suo Regno quell'ostinato Eretico, che tale appunto lo chiamano Mariano Scoto, il Prateolo nel suo Cattalogo de gli Eretici, il Castro, il Sandero, et altri Autori, li quali di vantaggio scrivono, e massime il sopramentovato Mariano, che egli finalmente morisse malamente nella sua pertinacia, et ereticale ostinatione, più che mai indurato.

7- Ma passiamo dalle cose, che solo in universale ci toccano, con gli altri Ordini Mendicanti, e restringiamo il discorso a quelle, che spettano all'Ordine nostro precisamente. Gli è dunque da sapersi, che essendo nato qualche poco di disgusto, e di dispiacere, fra l'Ordine de' Padri Minori, e l'Ordine nostro, insieme con quello di S. Guglielmo; perochè come molti Frati Minori, s'innamorassero del nostro modo di vivere, e di quello altresì dell'Ordine di S. Guglielmo, e per ciò, con istanza, l'Habito, così dell'uno, come dell'altr'Ordine, chiedessero a vicenda, veniva loro molto cortesemente dato da' nostri, non pensando essi, che di ciò fossero per avventura per riceverne punto di disgusto, o di dispiacere li suddetti Padri Minori; ma non fu così, perochè sdegnati quelli al maggior segno, porsero contro di noi, e contro de' Guglielmiti, tante querele al Pontefice Alessandro, che egli fu forzato, per quietarli, a prohibire espressamente, con una sua Bolla data in Laterano a' 5 di Febraio, l'anno 3 del suo Pontificato, che è appunto il presente del 1257 all'Ordine nostro, et a quello di S. Guglielmo, che non dovessero più ricevere ne gli Ordini loro alcun Religioso Professo dell'Ordine de' Minori, senza l'espressa licenza de' loro Superiori, non solo chiesta, ma anche ottenuta, e che dovessero subito restituire al detto Ordine de' Minori tutti que' Professi, che havevano ricevuti, et accettati fino a quel punto ne gli Ordini loro senza la detta licenza, derogando a qual si voglia Privilegio, che potessero havere havuto, o fossero per havere, per ciò poter fare, dalla S. Sede, pur che quello non faccia in ispetie mentione di questa Bolla. Fu ella poi diretta in commune ad ambi li Generali de' due accennati Ordini di S. Agostino, e di S. Guglielmo; e si conserva nel nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, la di cui copia è la seguente:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

8- Dilectis filijs, Prioribus, et Fratribus Eremitis Ord. S. Augustini, et S. Guillelmi, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vestram, et Ordinum vestrorum condecet honestatem, ut ordinate charitatis studio desudantes super hijs, quae tanquam ingrata votis, et nimia refugitis, neminem offendere praesumatis. Hinc est, quod nos dilectorum filiorum Fratrum de Ordine Minorum supplicationibus inclinati, Universitati vestrae per Apostolica scripta, in virtute Obedientiae districtae praecipiendo mandamus, quatenus, si quos Fratres ipsius Ordinis, absque suorum Ministrorum petita, et obtenta licentia, recepistis, eidem Ordini, sine dilatione, ac difficultate, quilibet restituire studeatis. Nos autem, ad praecludendam viam similia imposterum praesumendi, authoritate praesentium districtius inhibemus, ne pretextu quarumcumque litterarum, generaliter, vel spetialiter obtentarum, seu obtinendarum, quae de praesentibus plenam, et expressam non fecerint mentionem, in posterum dicti Ordinis Fratres Professos, sive praefata licentia in Ordinibus vestris aliquantenus admitatis; ac decernentes irritum, et inane quid quid per vos conta praeceptum, et inhibitionem nostram, super hoc, contingerit attentari: eadem authoritate statuimus, ut praesumentes scienter contra huiusmodi praeceptum, et inihibitionem propria temeritate venire, ipso facto, Sententiam excommunicationis incurrant, a qua non possint absolvi, nisi conspectui Sedis Apostolicae personaliter se praesentent, ab ea iuxta ipsius providentiam, absolvendi. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Laterani nonis Februarij, Pontificatus nostri Anno 3.

9- Sopra della data Bolla, due cose principalmente mi giova d'osservare; la prima delle quali si è, che quantunque l'Ordine de' Padri Minori paia più stretto, e rigoroso del nostro, come è poi veramente in effetto, avvegnachè, la dove essi hanno, oltre li tre Voti, molti altri Precetti nella Regola loro, li quali obligano al peccato mortale, noi all'incontro, non ne habbiamo fuori de' Voti suddetti, pure uno solo, ma tutti sono Consigli, che obligano ben sì a qualche pena, ma non già ad alcuna colpa, se non forse veniale; e con tutto ciò è poi lecito il passaggio dalla nostra Religione a quella de' Minori, e da quella alla nostra, supposte però le dovute licenze de' Superiori d'ambi gli Ordini suddetti, che però il Papa in questa sua Bolla, prohibendo a' nostri Frati, et a quelli di S. Guglielmo, il ricevere, et accettare Frati Minori ne gli Ordini loro, e comandando il restituire li già accettati, intende sempre di quelli, li quali senza licenza de' loro Ministri, e Superiori, erano stati accettati, od erano per accettarsi per l'avvenire: si che non prohibisce assolutamente il Papa, che non si possi passare dall'Ordine Francescano all'Agostiniano, ma che non si possi passare la senza la dovuta licenza de' proprj Superiori: e però non è maraviglia, se cotanto pare, che il Pontefice si riscaldi in questa Bolla; perochè se veramente fosse lecito ad ogni Religioso di far passaggio, a suo beneplacito, dall'Ordine suo a questo, et a quell'altro, senza licenza de' suoi Superuiori, sarebbe uno de' Maggiori disordini, e de' più gran sconcerti, e disturbi, che potessero già mai havere le povere Religioni, e ne nascerebbero per ciò grandissimi scandali, e gravissime discordie alla giornata.

10- S'aggiunge, che il Pontefice Alessandro amava tenerissimamente l'Ordine de' Minori, non solo, per l'utile grande, che palpabilmente vedeva recare questo continuamente, alla Chiesa, non meno con la Santità, che con la Dottrina, e con le Lettere; ma di vantaggio, perchè, prima d'esser Papa, era egli stato lungo tempo, di quel sagro Ordine Protettore, qual Protettione non volle né meno deporre (cosa veramente notabile) doppo, che egli fu creato Sommo Pontefice; non è dunque gran fatto, se parve, che egli in questa Bolla tanto contro di noi, e de' Guglielmiti, si riscaldasse, non ostante, che così svisceratamente amasse ancora l'Ordine nostro, come habbiamo fin qui abbondevolmente dimostrato, e meglio anche dimostraremo per l'avvenire.

11- L'altra cosa, che notiamo in questa Bolla si è, che il Papa l'idirizza communemente alli due Ordini di S. Agostino, e di S. Guglielmo: ma non erano eglino questi due Ordini, in questo tempo, fra se stessi divisi, e separati? certo che si; perochè, come a suo luogo notassimo nell'anno scorso, se bene l'Ordine di S. Guglielmo fu dal Pontefice, nella Bolla della grande Unione compreso, et in effetto in gran parte venne all'Ordine nostro unito, et incorporato; nulladimeno, come, indi a poco, a molti Superiori di quello, quest'Unione non piacesse, e per ciò reclamassero, e con grande istanza supplicassero il Papa, acciò tale Unione impedisse, e l'ottenessero, mutando però prima la nostra Regola, et Istituto, in quello di S. Benedetto: hor come poi, quasi fossero, come prima un'Ordine solo, gli spedisce egli questa Bolla in commune? A questo dubbio altro non si può rispondere, salvo solo, che havendo forse li Padri Minori dato in un solo Memoriale le loro querele contro li due Ordini suddetti, così anche il Papa, con una sola Bolla, alli medesimi unitamente prohibisce il ricevere più Frati Professi di S. Francesco ne gli Ordini loro; li quali, come pur poco dianzi, erano essentialmente un'Ordine solo, così anche, come ad un'Ordine solo, il Papa poi questa Bolla spedì. Io poi stimo di certo, che la detta Bolla fosse al nostro Generale, come più degno, e prima nominato, presentata, e che egli poi all'altro di S. Guglielmo la participasse.

12- Provarono in questo medesimo Mese et Anno, li Padri nostri di S. Spirito di Firenze gli effetti della benignità del Santo Pastore Alessandro, mentre egli, ad istanza loro, concesse un'Indulgenza d'un'anno, e di quaranta giorni, a chiunque visitata havesse la loro Chiesa di S. Spirito nelle Feste dello Spirito Santo, e di S. Matteo, di quella Titolari, e per tutte due le loro ottave. Fu diretta questa Bolla al Priore, et a' Frati dello stesso Convento, e fu data nel Laterano alli 11 di Febraio di quest'anno medesimo; e leggesi questa, inserta nella Lettera publica, e patente di Maestro Petrezano Vicario d'Uberto Vescovo di Bologna, più volte da noi negli anni scorsi mentovato: la Bolla poi è questa che siegue: Alexander Epissopus Servus Servorum Dei.

13- Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitarum Ecclesiae S. Spiritus de Florentia Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Sanctorum meritis inclita gaudia Fideles Christi assequi minime dubitamus, qui eorum patrocinia, per condigna devotionis obsequia, promerentur, illumque venerantur in ipsis, quorum Gloria ipse est, et retributio meritorum. Nos igitur ad consequenda praedicta gaudia, causam dare Fidelibus populis cupientes, omnibus pure poenitentibus, et confessis, qui Ecclesiam vestram in Sancti Spiritus, et Beati Matthaei Apostoli Festivitatibus, et usque ad octavas ipsarum annis singulis, veneralibiter visitaverint de Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Apostolorum Petri et Pauli, authoritate confisi, unum annum, et quadraginta dies de iniuncta sibi poenitentia misericorditer relaxamus. Dat. Laterani 3 Idus Februarj, Pontificatus nostri Anno 3.

14- Io poi certamente stimo, che quest'Indulgenza la procurassero li nostri Padri di Firenze, si per haver concorso nella loro Chiesa nuova, come anco, per essere agiutati da' pietosi, e divoti Fedeli con copiose limosine, per potere proseguire, non solo, ma dare altresì felice fine alla fabbrica così di quella, come del Convento; perochè, come scrivessimo sotto l'anno del 1250, alli numeri 30 e 31, li nostri Padri, lasciato il vecchio Convento di S. Matteo, in cui molto tempo havevano dimorato, diedero principio al nuovo di S. Spirito; peroche havendo la Republica Fiorentina cominciato a fabricare una Fortezza vicino al primo Monistero, era necessario, che quel vecchio s'atterrasse.

15- Era già scorso, quasi un'anno intiero, da che l'Ordine nostro, per l'Aggregatione, et Unione ad esso fatta di tant'altre Congregationi, et Ordini, era quasi in immenso smisuratamente cresciuto, per ordine del grande Alessandro, e nondimeno non gli havea, per anco, assegnato un Cardinale Protettore, il quale universalmente di quest'Ordine, così unito, la cura, e la distesa tenesse, come l'havevano gli altri Ordini Mendicanti, massime de' SS. Domenico e Francesco; e come altresì havuto l'havevano molti de' medesimi Ordini incorporati, et uniti, prima della detta grande Unione; come è certo della Congregatione del B. Gio. Buono, di S. Agostino della Toscana, etc. E se bene il Card. Riccardo di S. Angelo, che era Protettore della detta Congregatione, od Ordine di Toscana, haveva preseduto, per speciale privilegio d'Alessandro, al Generalissimo Capitolo della mentovata grande Unione, nulladimeno non fu mai dichiarato Protettore universale di tutto l'Ordine così unito, fuori che in quest'anno a' 28 di Marzo con un'ampia Bolla, che stampata si legge nel Bollario dell'Ordine a car. 23, nella qual Bolla il Papa lo dichiarò Protettore di tutto il suddetto Ordine Agostiniano, con tutta quella autorità, che havevano li Protettori dell'Ordine de' Minori sopra li Generali, Provinciali, Priori, e Frati del suddetto Ordine, comandando espressamente al Generale, Priori, e Frati dell'Ordine nostro, che debbano prestare esatta obedienza, e riverenza al detto Card. Riccardo Protettore, ad imitatione de' predetti Padri Minori. Fu data questa Bolla nel Laterano a' 28 di Marzo, l'Anno 3 del suo Pontificato, che viene appunto ad essere il presente; ma diamo la copia della detta Bolla, registrata, come habbiamo detto di sopra, nel Bollario Agostiniano a car. 23.

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

16 - Dilecto filio Riccardo Sancti Angeli Diacono Card. Salutem, et Apostolicam benedictionem. Inter alias solicitudines, quibus assidue premimur, intendere circa ea nos convenit, per quae sub religionis habitu vacantes Divino cultui, in tranquillitate a nimi sub observatione mandatorum Domini delectari valeant, et proficientes de virtute in virtutem, Deum Deorum intueri. Sane meminimus, quod fel. Recor. Innocentius Papa Predecessor noster dudum iniunxit tibi, ut Priores, et Fratres Eremitas Tusciae, quos tuae Curae, ac gubernationi commiserat, ad tuam praesentiam evocares; circa quorum reformationem accedentium ad Apostolicam Sedem de mandato Praedecessoris ipsius diligenter, et solicite institisti. Demum a Nobis Mandatum Apostolicum emanavavit, ut de singulis Domibus Eremitarum, quarum quaedam S. Guillelmi, quaedam S. Augustini Ordinum, nonnullae autem Fratris Ioannis Boni, aliquae vero de Fabali, aliae vero de Brictinis censebantur, et apud homines ambiguis interdum nuncupationibus vacillabant, duo Fratres cum pleno Mandato ad nostram mitterentur praesentiam, quod nostra circa eos salubriter ordinaret dispositio recepturi. Cumque Fratres huiusmodi ad Sedem accessissent eandem, tu, quem negotio Unionis praedictorum Fratrum perficiendo deputavimus, authoritate Mandati nostri, vivo ad te sermone directo, ad id concordi eorundem Fratrum, et eorum Generalis Capituli, tunc in Urbe celebriter congregati, accedente consensu, universas Domos, et Congregationes praedictorum Fratrum in unam Ordinis Eremitarum S. Augustini Professionem, et Regularem Observantiam, perpetuo couniuvit sub Generalis cura Prioris, canonice instituendi, pro tempore, prae alijs Provincialibus, necnon, et Conventualibus singularum Domorum Prioribus Regulariter gubernandas. Nos itaque considerantes, quod praedicti Fratres, ab olim te in Patrem Benevolum habuerunt, tu quae ipsos amplexatus fuisti sincera in Domino charitate, quodque Fratres, et Ordo praedicti, sub tua protectione poterunt (Deo propitio) salutaria suscipere incrementa, curam, dispositionem, et gubernationem eiusdem Ordinis sic uniti, ac Priorum, tam Generalis, quam Provincialium, et aliorum, et Fratrum omnium ipsius Ordinis, tibi plene committimus; ita quod illam omnino iurisdictionem, illamque potestatem, et authoritatem in eisdem Prioribus Generali, et Provincialibus, et alijs Fratribus ipsius Ordinis, et in eodem Ordine, habeas, et exerceas libere, quas Romanae Ecclesiae Cardinalis, qui praeest pro tempore Ordini Fratrum Minorum in Generali, et Provincialibus Ministris ipsius Ordinis Minorum, ac universis Fratribus Minoribus, ipsoque Ordine, dignoscitur obtinere. Praecipimus quoque praedictis Prioribus, et Fratribus dicti Ordinis Eremitarum, quod tibi obediant in omnibus, et per omnia, sicut Generalis, et Provintiales Ministri ipsius Ordinis Minorum, ac Fratres Minores praedicto Cardinali obedire tenentur: cum post Romanum Pontificem, Iurisdictionem, Potestatem, et Auctoritatem in eis habeas potiorem. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae Commissionis, etc. Si quis autem, etc. Dat. Laterani 4 Kal. Aprilis, Pontificatus nostri Anno 3.

17 - E perchè prima della grande Unione, varj, e diversi Privilegi, erano stati concessi da molti Sommi Pontefici, così all'Ordine antico di S. Agostino, come anche singolarmente a ciascheduno de gli altri Ordini, a quello uniti, et aggregati, desiderosi per tanto li nostri Padri, che que' medesimi Privilegi, li quali erano stati a ciascheduno de gli Ordini predetti in questa guisa divisamente concessi, fossero di bel nuovo riconcessi, o per meglio dire, confirmati a gli stessi Uniti in un sol corpo; esposero per tanto il loro giusto, e pio desiderio al Santo Padre, il quale, più che di buona voglia, si dispose di sodisfarli, come in effetto fece, con una sua Bolla gratiosa, data nel Laterano alli 20 d'Aprile, l'anno 3 del suo Pontificato. Conservasi poi questa Bolla originale nel nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, e si legge ancora nel Bollario Agostiniano inserta in un'Istromento autentico, registrato a carte 25. La Bolla poi è del tenore, che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

18 - Dilectis filijs Generali, et Provincialibus, Prioribus, ac universis Fratribus Ordinis Eremitarum Sancti Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Oblata nobis ex parte vestra petitio continebat, quod Apostolica Sedes nonnullas Domos vestri Ordinis, antequam essetis in unius Religionis Corpus, de Mandato nostro, redacti, diversis Privilegijs, et Indulgentijs, per spetiales litteras, decoravit. Ut igitur vobis per Divinam, et nostram dispositionem, in una observantia, uno Professionis foedere counitis omnino proficiat; quod divisium aliquibus Domibus vestris, ante Unionem huiusmodi, fuerat ab eadem Sede concessum. Nos vestris precibus inclinati, Privilegia, et Indulgentias huiusmodi, eisdem domibus singulariter olim indultas, ad omnes, et singulas extendentes, utendi eis, quoties opus erit, liberam vobis omnibus concedimus facultatem. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae Concessionis infringere, vel ei ausum temerario contraire. Si quis autem, etc. Dat.. Laterani 12 Kal. Maij, Pontificatus nostri Anno 3.

19 - E se bene poteva bastare a' nostri Padri la Bolla poco dianzi da noi trascritta, per potersi servire, senza scrupolo alcuno, di tutti li Privilegi generalmente, e spetialmente, alli predetti Ordini, in particolare prima della grand'Unione; nulladimeno io ritrovo, che otto giorni doppo ritornarono dal Pontefice con un Memoriale, in cui lo supplicarono a volere concedere, e confirmare per tutto l'Ordine così unito, un Privilegio, che già concesso haveva il di lui Antecessore Innocenzo IV, all'Ordine di S. Agostino nella Toscana, di potere celebrare, nell'Altare viatico, o portatile, le Messe, e li Divini Offitij, nelle loro Chiese, et Oratorj, senza pregiuditio però delle Oblationi, e decime Parocchiali; dichiarandosi, che per le dette Decime, et Oblationi, intendeva quelle offerte, le quali sogliono dare li Secolari alli loro Parochi, e Curati. E questa Bolla d'Innocenzo la registrassimo noi nell'anno in cui fu data, che fu quello del 1250 sotto il num. 19, in questo medemo Tomo. Il buon Pontefice intese le loro brame, se bene poteva dirli, che bastavali la Bolla, poco dianzi concessali, nulladimeno li volle compiacere con la seguente Bolla, nella quale inserì quell'accennata d'Innocenzo, quale non sarà da noi qui trascritta, perché ogn'uno la può leggere nel luogo poco dianzi citato. La Bolla poi d'Alessandro, è la seguente appresso l'Empoli a car. 27:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

20 - Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitis Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. In registro fel. Recor. Innocentij Papae praedecessoris nostri, quarundam Litterarum tenor inscribitur, qui talis est: E qui distende la Bolla accennata d'Innocenzo; e doppo haverla distesa, così conchiude la sua Conferma: Nos autem vestris praecibus Annuentes, tenorem ipsum ex eodem registro fideliter sumptum, sub Bulla nostra de verbo, ad verbum, fecimus adnotari. Dat. Laterani 4. Kal. Maij, Pontificatus nostri Anno 3.

21 - Scrivessimo nell'Anno scorso, come li nostri Padri de' tre antichi Conventi di Faenza, convenendo tutti insieme, havevano ottenuta dal Vescovo di quella Città, che era stato Religioso dell'Ordine nostro, e chiamavasi F. Gualtiero, la Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Sclavo dentro della Città, per fondarvi poscia, come fecero, un'insigne Monistero. Hor con tutto ciò, che di questa Donatione se ne formasse un'Istromento publico, molto solenne, et autentico, nulladimeno que' Padri, non contenti di quello, fecero humile istanza; per mezzo del Generale dell'Ordine, al Pontefice Alessandro, affinchè anc'egli, con la sua Pontificia autorità, si degnesse di maggiormente autenticarla, et avvalorarla; et il benigno Pastore di molto buona voglia li compiacque con la seguente Bolla, entro della quale v'inserì ancora la copia del suddetto Istromento, la quale fu altresì da noi registrata nell'anno accennato; ecco la copia della Bolla:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

22 - Dilectis filijs, Priori Generali, et Fratribus Eremitis Ordinis S. Augustini salutem et Apostolicam benedictionem. Cum a nobis petitur, quod iustum est, et honestum, tam vigor aequitatis, quam ordo exigit rationis, ut id per sollicitudinem officij nostri, ad debitum perducatur effectum. Sane praesentata nobis pro parte vestra petitio continebat, quod Ven. Frater noster Episcopus Faventinus Ecclesiam S. Ioannis in Sclavo Faventiae cum omnibus iuribus, et pertinentijs suis, sui Capituli, et Parochianorum ipsius Ecclesiae ad id accedente consensu, prout ad eum spectabat, vobis vestroque Ordini, provida deliberatione, ac pia liberalitate duxit canonice conferenda, nihil in ipsa Ecclesia sibi, vel Ecclesiae Faventinae reservans, praeter unam libram cerae, quam Fratres de Ordine vestro ibidem, pro tempore, commorantes ipsi Ecclesiae Faventinae annuatim in Festo B. Petri solvere teneantur, pro ut in Instrumento publico inde confecto, cuius tenorem de verbo ad verbum, praesentibus fecimus annotari, plenius continetur. Nos igitur, vestris supplicationibus inclinati, quod super hoc ab eodem Episcopo provide factum est, ratum, et gratum habentes id auctoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Tenor autem ipsius Instrumenti talis est, etc. Qui distende l'Istromento, che noi registrassimo nell'anno scorso sotto il num. 172 etc. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae confirmationis infringere, etc. Dat. Laterani 3 nonas Ianuarij, Pontificatus nostri Anno 3.

23 - Concesse parimente poco doppo, il detto Pontefice, un'altra gratia, al Priore, et a' Frati del Convento di Rimini, e fu di potere ricevere dell'usure, rapine et altre cose male acquistate, pur che onninamente non si possino ritrovare coloro a' quali si doverebbe fare la restitutione, fino al numero di 300 lire di Ravenna, includendovi anche di potere assolvere da' Voti fatti con l'autorità de gli Ordinarj, eccettuato però solo il Voto di andare in Gierusalemme, pur che li detti Frati non habbino conseguita un'altra volta una simil gratia da Sua Santità; aggiungendo, che se rilasciarano alcuna parte delle dette 300 lire, o le restituiranno, o daranno a quelli da' quali l'havevano ricevute, la detta parte lasciata, o restituita, o data, nulla giovi per la liberatione di quelli, né s'intendino in alcun modo assoluti, quanto alla detta parte. Fu data questa Bolla a' 19 di Gennaio nel Laterano, l'anno 3 del suo Pontificato; ma diamo la copia della Bolla, la quale tuttavia si conserva nell'Archivio del suddetto Convento di Rimini, et è questa che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

24 - Dilectis filijs, Priori, et Conventui Fratrum Eremitarum Ariminensi Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vestrae meritis Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitabus esse dignoscitur opportuna. Hinc est, quod nos vestris supplicationibus annuentes, ut de usuris, rapinis, et alijs male acquisitis, dummodo ij, quibus ipsorum restitutio fieri debeat, omnino inveniri non possint; nec non de redemptionibus Votorum auctoritate Dioecesanorum prius factis, Hierosolymitano duntaxat excepto, usque ad trecentas libras Ravenatenses, recipere valeatis, auctoritate vobis praesentium duximus concedendum, si pro similium receptione, alias, non sitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti. Ita quod, si aliquid de ipsis trecentis libris dimiseritis, vel restitueritis, aut dederitis illis, a quibus eas receperitis, huiusmodi dimissum, vel restitutum, seum datum, nihil ad liberationem eorum prosit; nec quantum ad illud habebantur aliquatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Laterani 18 Kal. Februarij, Pont. Nostri Anno 3.

25 - E già, che habbiamo per le mani il Convento di Rimini, e sarà bene, che produciamo in questo medesimo luogo un'altra gratia, che concesse lo stesso Pontefice al medesimo Monistero in quest'anno; fu poi questa la conferma della Donatione, che fatta haveva il Vescovo di Rimini a' nostri Padri della Chiesa di S. Giovanni Evangelista, acciochè appresso di quella potessero fondare un Convento dentro di quella Città; et in questa Bolla v'inserì il Pontefice la copia dell'Istromento publico della detta Donatione, la copia del quale producessimo noi altresì nell'anno a questo antecedente, in cui quello fu stipulato. Questa Bolla poi fu data in Viterbo nel secondo giorno di Maggio, l'Anno 3 del suo Pontificato, et è questa:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

26 - Dilectis filijs, Priori et Fratribus Eremitis Ecclesiae Sancti Ioannis Evangelistae Ariminensis Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Iustis petentium desiderijs dignum est nos facilem praebere consensum, et vota quae a rationis tramite non discordant, affectu prosequente complere. Vestra sane nobis exhibita petio continebat, quod Ven. Fr. Noster Arimin. Episcopus vacante Ecclesia S. Ioannis Evang. Ariminem. Capituli sui accedente consensu, pro ut ad eundem spectabat Episcopum, vobis duxit deliberatione provida conferendam, pro ut in instrumento publico confecto exinde plenius continetur. Vestris igitur supplicationibus inducti, quod super hoc ab eodem Episcopo provide factum est, ratum, et firmum habentes, illud auctoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Tenorem autem ipsius Instrumenti, de verbo ad verbum praesentibus inseri fecimus ad cautellam, qui talis est, etc. e qui distende tutto il suddetto Instromento, già da noi dato di sopra nell'anno scorso, etc. e poi conclude: Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae confirmationis restringere, etc. Datum Viterbij sexto nonas Maij, Pontificatus nostri Anno 3.

27 - In questo tempo medesimo, concesse pur anche a' nostri PP. di Padova di poter ricevere dagli Usurarj penitenti, per la fabrica della loro Chiesa, e Convento fino al numero di lire 300 delle usure però fatte da essi, ma che non si sapesse a chi si dovesse fare la restitutione; con patto però, che se alcuno delli detti danari rilasciassero alli suddetti Usurarj penitenti, non s'intendessero bene assoluti. Li concesse altresì, che potessero assolvere, e dispensare sopra tutt'i Voti fatti, però con l'autorità de gli Ordinarj, eccettuato solo il Voto d'andare al S. Sepolcro di Gierusalemme e di vantaggio, dichiara nulla questa Concessione, in caso, che li detti Padri l'havessero ottenuta un'altra volta, fu poi data questa Bolla in Viterbo a' 26 Maggio l'anno 3 del suo Pontificato, cioè nel presente del 1257; ecco la copia della Bolla:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

28 - Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitis S. Mariae de Arena Paduanae Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vestrae meritis, Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitatibus esse dignoscitur opportuna. Hinc est, quod nos vestris supplicationibus annuentes, ut de usuris, rapinis, et alias male acquisitis dummodo ij quibus ipsorum restitutio fieri debeat omnino inveniri non possit, nec non de redemptione Votorum auctoritate Dioecesanorum prius factis Hierosolymitano duntaxat excepto, usque ad summam trecentarum librarum Imperialium recipere valeatis, auctoritate vobis praesentium duximus concedendam, si pro similium receptione alias non sitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti, ita quod si aliquid de ipsis trecentis libris dimiseritis, vel restitueretis, aut dederitis illis a quibus eas receperitis, huiusmodi remissum, vel restitutum, seu datum nihil ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum, etc. Datum Viterbij 7 Kal. Iunij, Pontificatus nostri Anno 3.

29 - Da questa Bolla e' costa, che in questo tempo il titolo della Chiesa nostra di Padova era di S. Maria dell'Arena, e non di S. Giacomo Filippo, come è hora; tutto perchè all'hora non era ancora stata fondata la maestosa Chiesa, che si vede hoggidì a' cui fu dato il titolo delli due accennati Apostoli, ma havevano una picciola Chiesa, che hora serve di Sagrestia; e questa poi haveva il titolo di S. Maria dell'Arena, per esserli stato donato quel sito ove era fondata insieme col Convento, da una Signora di Casa dell'Arena.

30 - Venivano intanto, contro ogni dovere, in questo tempo istesso, fieramente molestati da gli Ordinarj, e da gli altri Ecclesiastici dello Stato, e Territorio di Pisa, li Monisteri nostri, li quali in quelle parti in buon numero ritrovavansi, pretendendo quelli d'imporre Collette, et altre gravezze alli detti nostri Religiosi, non ostante, che essendo poveri Mendicanti, erano stati sopra di ciò, altre volte dalla S. Sede gratiosamente privilegiati; essendo dunque ricorsi li suddetti nostri Padri a' piedi del benignissimo Pontefice Alessandro, a pena gli hebbero esposto, in un loro humile Memoriale, un così ingiusto aggravio, quando subito la Santità Sua, spedì a favor loro una chiarissima Bolla, nella quale, non solo li dichiarava esenti da qual si voglia Colletta, od Impositione, che volessero loro imporre li sudetti Ordinarj, o altri Ecclesiastici, ma etiamdio da quelle, che si devono all'istessa S. Sede Apostolica, mentre però non mostrassero li sudetti Ordinarj, qualche Indulto, o Bolla Papale, che facendo espressa mentione della presente sua Bolla, venisse ad annullarla. Fu data questa gratiosa Bolla a' 30 di Maggio, nell'Anno 3 del suo Pontificato, et impressa si legge nel Bollario Agostiniano a car. 28 nel seguente tenore:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

31 - Dilectis filijs, Generali, et caeteris Prioribus, ac fratribus Eremitis Ordinis S. Augustini per districtum Pisanum constitutis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Meritis vestrae Religionis inducimur, ut vos speciali gratia prosequamur, et in ijs, quae digne deposcitis, habeamus providentiae studium efficacis. Cum itaque gravis (pro ut asseritis) vos praemat sarcina Paupertatis ac propter hoc Apostolicae Sedis auxilium sit vobis multipliciter opportunum. Nos vestrae providere quieti, ac etiam gravaminibus Ordinis vestri occurrere cupientes. Vestris inclinati precibus, auctoritate vobis praesentium indulgemus, ut ad praestationem alicuius Talliae, vel Collectae, seu Procurationis, a Dioecesanis locorum suorum, vel Apostolicae Sedis nomine vobis impositae, aut etiam imponendae, nec non ad supportationem, onerum Civitatum, seu locorum in quibus degitis, non teneamini, nec ad id compelli possitis, sine speciali Mandato Sedis eiusdem, faciente plenam, et expressam de Indulgentia huiusmodi mentionem. Nos enim nihilominus irritum decernimus, et inane, si secus fuerit attentatum. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae Concessionis, et Constitutionis infringere, etc. Datum Viterbij, 2 Idus Iunij, Pont. Nostri Anno 3.

32 - E qui mi giova, con l'occasione della detta Bolla, d'accennare così di passaggio, che il nostro Convento di Pisa, di cui non si sa precisamente l'origine, benchè alcuni vogliono, che esso fosse fondato nel luogo ove hora sta del 1252 come notassimo in quel tempo, questo è certo, che precedendo egli li Padri Francescani, li quali sono antichi in quella Città fin dall'anno 1211 e fa di mestieri, che noi havessimo prima qualche Monistero poco fuori della detta Città, altrimente non potressimo precedere alli detti Padri per ragione di quello, che hora possediamo, se fosse vero, che fosse stato fondato nell'accennato anno del 1252, né per il Convento di fuori intendiamo noi quello di S. Salvatore di Cascina, atteso che essendo questo lontano dalla detta Città ben 5 miglia, non pare a noi, che in vigore della di lui antichità, noi havessimo havuto da precedere a quello de' suddetti Padri Francescani, che era dentro della detta Città; sì che io torno a concludere, che gli è necessario, che un altro prima n'havessimo pochissimo tratto fuori della Città, li di cui Religiosi concorressero nelle publiche funtioni con gli altri, e così essendo più antico di quello de' Francescani, havesse per ciò la precedenza sopra di quelli.

33 - Quanto poi a' Monisteri, che erano situati, e fondati nello Stato, e Territorio di Pisa, e fa parimente di mestieri, che ve ne fossero non pochi; perochè il Papa spedì la detta sua Bolla, come dal Titolo apparisce, non ad un Priore solo, ma a più Priori, et Eremiti sparsi, e divisi nelle Città, e Luoghi del distretto di Pisa, quali poi, in realtà di fatto, fossero li detti Conventi, quanto di numero, come si chiamassaero, et in quali luoghi precisamente fossero situati, non è così facile l'indovinarlo, questo è ben si certo, che ve n'erano due antichissimi, di sorte, che non se ne puole rintracciare la di loro vera origine, e questi sono, il poco dianzi mentovato di S. Salvatore di Cascina, lontano cinque miglia dalla Città, il quale l'anno del Signore 1251 era in stato così perfetto, e buono, che vi si puote celebrare un Capitolo Generale da' Padri dell'Ordine di S. Agostino della Congregatione della Toscana, come già diffusamente scrivessimo sotto l'anno del Signore 1251 dal num. 8 fino al 29; laonde egli ha molto del verisimile, che se in quel tempo era in stato così perfetto, havesse per lo meno un buon Secolo intero d'antichità. L'altro Monistero dello stesso Stato di Pisa, che si stima anche più antico del poco fa mentovato di Cascina, è quello di S. Giacomo d'Acquaviva, poco lontano anch'egli dalla detta Città, a cui (come scrivono il Coriolano nella sua Cronica a car. 9 e F. Girolamo Romano nella Centuria ottava, e l'Autore de' Commentarj dell'Ordine all'anno 1187) nel detto anno, fu concesso da Gregorio VIII all'Ordine de gli Eremiti di S. Agostino, un Privilegio diretto al Priore di S. Giacomo d'Acquaviva della Diocesi di Pisa. Che Privilegio poi fosse questo, lo registrassimo noi con le parole dello stesso Coriolano sotto il num. 4 del detto anno 1187 in questo Tomo. Di questo medesimo Convento era Priore nell'anno 1251 un certo F. Giovanni il quale, si ritrovò presente nel Capitolo di Cascina sopradetto, et è nominato in un'Istromento stipolato nel detto Capitolo in terzo luogo, come si può vedere sotto il num. 9 dell'anno mentovato del 1251 e del 1357, era così antico, che haveva bisogno di gran riparatione, che però di ciò avvisato il famoso Gregorio da Rimini, il quale era in quel tempo Gen. dell'Ordine, comandò a F. Girolamo da Pisa, Priore del detto luogo, che vendesse le cose mobili, meno utili del detto Convento, e col danaro cavatone, procurasse di risarcirlo meglio, che fosse possibile. Potressimo produrne de gli altri, che sono anche molto antichi, e sono nel detto Stato, e Territorio, ma perchè non sappiamo la loro vera origine, nè vogliamo senza proposito togliere ad indovinare, tralasciamo di favellarne per hora, bastandoci per il nostro intento, questi pochi de'quali habbiamo fin qui parlato.

34 - In questo medesimo anno fece il Santo Pontefice Alessandro provare altresì gli effetti della sua innata benignità a' Padri del nostro antico monistero d'Imola, il quale in questo tempo era fuori della Città, et era dedicata la di lui chiesa alli due Santi Apostoli Giacomo e Filippo; la gratia poi, che li fece, fu di poter ricevere da' loro penitenti usurari, e ladri, delle rapine, et usure fino al numero di 300 lire di moneta di Ravenna, delle quali monete non si sapessero li patroni a quali si potesse fare la restitutione; e così anche di potere assolvere da' voti, eccettuatone quello del S. Sepolcro di Gierusalemme, pur che però li detti voti fossero stati fatti con l'autorità de' diocesani; si dichiara però il Pontefice nel detto privilegio, che se altre volte havessero li detti Religiosi ottenuta simil gratia, non vuole, che punto questa li giovi. Di vantaggio aggiunge, che se delle dette 30 lire rilasciaranno, o restituiranno, o daranno a coloro, che gli l'havevano date, qualche cosa, questa così lasciata, o restituita, o data, nulla giovi a' sudetti penitenti. Fu data questa bolla a' 13 di Giugno in Viterbo, l'anno 3 del suo Pontificato; e questa originale si conserva nell'archivio del sudetto Convento d'Imola, ed é la seguente:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

35 - Dilectis filijs priori, et fratribus Eremitis Sanctorum Philippi, et Iacobi Imolen. Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vestrae meritis Religionis inducimur, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessaria locis esse dignoscitur opportuna, hinc est, quod nos vestris supplicationibus annuentes, ut de usuris, et rapinis, ac alijs male acquisitis, dummodo ij, quibus ipsorum restitutio fieri debeat, omnino iveniri non possint; nec non de redemptionibus votorum, auctoritate diocesanorum prius factis, Ierosolymitano dumtaxat excepto, usque ad summam trecentarum librarum Imperialum recipere valeatis, auctoritate vobis praesentium duximus concedendum, si pro similium receptione alias non sitis a nobis huiusmodi gratiam consecuti; ita quod, si aliquid de ipsis trecentis libris dimiseritis, vel restitueritis, aut deteritis, illis, a quibus eas receperatis, huiusmodi dimissum, vel restitutum, vel datum, nihil ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquatenus absoluti. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Viterbij Idibus Iunij, Pontificatus nostri Anno 3.

36 - Di questo Convento d'Imola, e della sua antichità, ne parlassimo già sotto l'anno di Christo 1247 al n. 13 con occasione d'una certa Indulgenza concessa in quell'anno da papa Innocenzo IV al sudetto Convento d'Imola, il quale in quel tempo di certo era già in pieno stato; quanto poi prima del detto anno 1247, e' fosse stato fondato quel Monistero, non l'habbiamo fin'hora potuto rinvenire: anzi che né meno sapevamo, che prima fosse stato fuori della Città col titolo de' Santi Apostoli mentovati, et hora l'habbiamo saputo per mezzo della data Bolla, somministrataci dalla buona diligenza del P. F. Angelo Maria Timoncini da Faenza, da cui habbiamo ricevute mol'altre notitie così di questo, come del suo Convento di Faenza, di grandissima importanza. Come poi il detto Monistero, per essere stato quasi tutto distrutto, e disfatto dalle guerre, fosse con l'autorità, e licenza di Clemente VI trapiantato per così dire, e rifondato dentro della Città nel luogo nobile, ove hora si vede, ci riserbiamo di scriverlo sotto l'anno di Christo 1352 che sarà il penultimo di questo secolo decimo. Ha poi havuto questo monistero ne' tempi antichi, massime quando stette sotto il governo di questa nostra Provincia di Romagna molti Religiosi di segnalate virtù, e dottrina, fra quali i più illustri furono Maestro Giovanni Dati, di cui scrivono li nostri Autori, e lo conferma altresì l'Abbate Ughelli nel Tomo 2 della sua Italia Sagra, in Ecclesia Imolensi col. 700 che fu Vescovo d'Imola; se bene si crede, che appena creato, egli se ne morisse, che però da molti non é stato riposto nel cattalogo de' Vescovi di quella Santa Chiesa: illustrarono anche questa medesima casa due insigni teologi, e predicatori, li quali furono anche destinati Commissarij Apostolici d'una crociata, che si predicò contro de' nemici della Romana chiesa, al tempo, e per ordine d'Urbano VI, l'uno fu F. Girolamo da Imola, e l'altro chiamavasi F. Giovanni, et erano ambi lettori; e perchè quel F. Giovanni doveva essere di picciola statura, perciò F. Giovannino, anche nelle lettere publiche, e ne' diplomi de' Legati Apostolici comunemente chiamavasi: nel suo tempo, e luogo, ne torneremo a favellare più di proposito. In questo Monistero fu celebrato un Capitolo Generale nell'anno 1388. Doppo poi, che dal governo della nostra Provincia, a quello dell'osservante Congregatione di Lombardia passò, non ritrovo, che habbia havuto altro soggetto più riguardevole, che il P. Carlo Marchesi, Religioso, non meno provisto d'una rara, e singolar bontà, che di dottrina, e di sapere non ordinario; che però, per tante sue buone qualità, non solo é stato più volte honorato dalla sua Congregatione, di varij priorati, e di diverse cariche, di Visitatore, di Diffinitore, e d'altra simili, ma di vantaggio della Suprema, di Vicario Generale della detta sua Congregatione: hora se ne vive con molta quiete nel suo Monistero in età di 79 anni, ma sempre più vigoroso, al pari di qual si si voglia Giovine, nel santo servitio di Dio: non passiamo più oltre nel riferire l'ottime qualità di questo insigne soggetto, perché temiamo di non offendere la di lui incomparabile modestia.

37 - Hor mentre in questo tempo in ogni parte del Chrisianesimo, procuravano li nostri Padri di passare da gli Eremi, e dalle Solitudini, nelle quali, per lo più fino a questi tempi, havevano dimorato, et entrare nelle Città, terre, ville, e castella, et in altri luoghi popolati, per eseguire quel tanto, a che gli haveva la S. Sede Apostolica destinati, cioè a dire, a procurare con ogni sforzo, insieme con gli altri Ordini Mendicanti la salute de' prossimi, e la propagazione della Cattolica Fede, anche i nostri Religiosi di Crema, che prima stavano fuori, supplicarono con grande istanza il Vescovo di Piacenza, sotto il di cui governo, e diocesi, all'hora stava Crema (che non era ancor stata creata Città, né lo fu fino al tempo di Papa Gregorio XIII nostro Bolognese) affinchè si degnasse di concederli la chiesa di S. Giacomo della Porta di Rivalta, dentro della Città, accioche ivi trasferendosi, potessero fabbricarvi appresso un nuovo Monistero, et in quello attendere al santo servitio di Dio, et alla salute de' loro prossimi: alla quale supplichevole richiesta, havendo havuto riguardo il zelante Pastore, che Alberto chiamavasi, e considerando molto bene quanto sarebbe stato profittevole l'entrata di que' buoni Religiosi a quella sua terra, hebbe per bene d'esaudire la loro giusta dimanda: laonde in quest'anno appunto ritrovandosi egli in Viterbo, ove dimorava il Pontefice con la Romana Corte, con un'ampio, et autentico diploma, o privilegio, fece donatione della suddetta chiesa all'Ordine di S. Agostino con tutte le possessioni, poderi, vigne, et altre sue leggittime attinenze; con questo però, che li Ministri di quella chiesa, per tutto il corso delle vite loro, dovessero l'usufrutto godere delle facoltà della detta Chiesa, rimanendo a' Padri la proprietà perpetua di quelle. Di più, che non potessero mai in alcun tempo, né vendere, né donare, né alienare, o permutare in conto alcuno la sudetta Chiesa, e le sue attinenze, senza espressa licenza del Vescovo, e de' suoi Successori, sotto pena di perdere il tutto, e caso, che volessero d'indi partire, et in altro luogo della medesima terra rifondare un altro monistero, ogni cosa parimente perdessero, et il tutto ricadesse a' Vescovi pro tempore: in oltre, per ricognitione del di lui supremo Dominio, e proprietà, volle obbligare li detti Padri, a dovere di tre anni, in tre anni, sotto il nome Censo, pagare, ovvero offerire al detto Vescovo, et a' suoi Successori, una Candela di Cera lunga un abbraccio nel giorno festivo della B. Giustina: e finalmente conclude, che doppo che saranno morti i parochi presenti, debbano essi Padri provedere di Religiosi atti, et idonei, che sottentrino a quel grave, et importante ufficio, di reggere, e governare l'anime a quella chiesa sogette. Fu dato questo privilegio in Viterbo a' 5 di Giugno, e fu poi confirmato dal Pontefice, a' 2 di Luglio, con un'ampia Bolla, la quale autentica si conserva nell'archivio del Monistero nostro di S. Marco di Milano; e nella medesima inserto si legge l'accennato diploma, il quale viene ancora prodotto dal P. Errera nel Tomo I del suo alfabeto a car. 173 e 174, l'una, e l'altro poi sono del seguente tenore: Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

38 - Dilectis filiis, Priori, et Conventui Fratrum Eremitarum Ecclesiae S. Iacobi de Crema Ordinis S. Augustini Placentinae Dioecesis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Iustis potentium desideriis dignum est nos facilem praebere consensum, et vota, quae a rationis tramite non discordant, effectu prosequente complere. Ex tenore sinquidem vestrae petitionis accepimus, quod Ven. F. noster Episcopus Placentinus circa Ordinem vestrum, obtentu divini Numinis, specialem gerens benignitatis affectum, Ecclesiam S. Iacobi Portae de Rivalta de Crema, suae Dioecesis , cum omnibus Iuribus, Pertinentiis, Possessionibus et Bonis eius, prout spectabat ad eum vobis, et per vos, Ordini vestro in perpetuum, pia, et provida deliberatione praemissa, sub certo censu contulit et concessit, ut exinde dictam Ecclesiam: ac Domos suas libere per vos intrare, et possidere, et ibidem Conventum vestri Ordinis ordinare possetis, Usufructu Terrarum dumtaxat et possessionum ipsius Ecclesiae dictis eius saecularibus qui ad praesens degunt in ipsa, quoad vixerint reservato, pro ut in praesentibus Litteris praefati Episcopi confectis exinde, ac suo Sigillo signatis plenius continetur. Nos igitur vestris supplicationibus inclinati, quod super his ab eodem Episcopo pie ac provide factum est, ratum ac firmum habentes, id auctoritate Apostolica confirmamus, ac praesentis scripti patrocinio communimus. Tenorem autem Litterarum ipsarum, de verbo ad verbum, praesentibus fecimus adnotari, qui talis est: Albertus, miseratione Divina, Episcopus Placentinus, Viris Religiosis, Priori, et Conventui S. Iacobi de Crema Eremitis Ordinis S. Augustini Placentinae Dioecesis, salutem in Domino. Favore vestrae Religionis inducimur, ut vos favore et gratia prosequamur. Hinc est quod nos vestris petitionibus annuentes, Divino intuitu et ob devotionem, quam erga Ordinem vestrum gerimus, Ecclesiam S. Iacobi de Rialta de Crema nostrae Dioecesis, cum omnibus suis iuribus, et pertinentiis, Possessionibus, et rebus mobilibus, et immobilibus, quae spectant ad illam, vobis, et per vos, Ordini vestro concedimus, et conferimus a vobis, et praedicto Ordine vestro perpetuo possidendam, his tamen conditionibus, quae inferius adnotantur, per vos plenius observandis, ita quod Ecclesiam ipsam, et Domos eius libere per vos intrare, tanquam vestras, et possidere possitis; ac ibidem Conventum vestri Ordinis ordinare; Usufructu Terrarum, et Possessionum dictis ipsius Ecclesiae Ministris, qui nunc sunt, quam diu vixerint, reservato: quibus cedentibus, vel decedentibus, ad vos, qui ex nunc proprietatem ex nostra concessione habetis, libere redeat Usufructus Terrarum, et Possessionum ipsarum Ecclesiae praedictae; ita tamen, quod si de loco, seu Ecclesia ipsa ad alium locum, vel Ecclesiam mutare, vel transferre, vos contigerit, volumus quod praedicta Ecclesia, cum omnibus suis Possessionibus, iuribus, et rationibus, ad Nos, et Successores nostros libere devolvatur. Volumus etiam quod Possessiones praedictae Ecclesiae rationes, et Iura eiusdem vendere, alienare, donare, et commutare, minime valeatis, sine nostra, vel successorum nostrorum, qui pro tempore fuerint, licentia speciali. Praeterea volumus, quod in recognitionem Dominii, vel propietatis, pro Censu unam Candelam Ceream unius brachii nobis, vel Successoribus nostris, qui pro tempore fuerint, singulis tribus annis solvere teneamini in Festo B. Iustinae Virginis. Item, ne Parochiani praedictae Ecclesiae Divinis, et consuetis Officiis defraudentur, volumus quod dictis ipsius Ecclesiae, qui nunc sunt decedentibus, praedictis Parochianis, et Ecclesiae, per vos, vel alium sufficientem, teneamini continuo deservire. In huius autem rei testimonium praesentes Litteras vobis concedimus, et in robur perpetuae firmitatis facimus nostri Sigili munimine roborari. Dat. Viterbii die Martis 5 exeunte Mense Junio, Anno Incarnationis Domini 1257. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Viterbii quarto nonas Iulii, Pontificatus nostri Anno 3.

39 - Gioseffo Panfilo Vescovo di Segni trattando di questo Convento di Crema, se ben dice, che nell'anno 1434, con li denari lasciati per testamento da Tomaso Vicomercato cittadino Cremasco, per opera e diligenza de' due padri F. Giovanni Rocco da Pavia, e F. Bartolomeo Cazuli da Crema, fu fabbricato un nobilissimo Monistero, laonde pare, che in questa guisa egli vogli assegnare al suddetto Convento il suo principio nel detto anno; nulladimeno non é poi questa la di lui intentione, perochè subito soggiunse: Haec non est prima in opido Crema Augustinianorum Eremitarum Sedes, Cum antea quoque annis ferme ducentis nostro Ordinis concessae fuerint ab Episcopo Placentino, et confirmatae ab Apostolica Sede, Ecclesiae S. Iacobi maioris, et Sancti Bartolomaei foris, cum earundem bonorum Possessionibus, ut ex Istoria, eiusdem opidi, per Alamanium Finum ex Annalibus Petri Tenij Collecta, latissime patet. Dalle quali parole evidentemente si raccoglie, che la fabbrica fatta con li denari lasciati dal Vicomercato, o non fu nuova fondazione, ma rifacimento, e riparatione del vecchio Convento, che s'ottenne quest'anno (se fu fatta però nello stesso luogo) o pure se fu fatta in altro sito, puol'essere, che essendosi il vecchio perduto, per causa a noi ignota, li Padri Gio. Rocco e Bartolomeo, fabbricassero poi il nuovo, che hoggidì pur tuttavia si conserva, et è, e fu sempre il Capo nobile della Congregatione dell'Osservanza di Lombardia. Quanto poi a quello che dice il Panfilo, della chiesa di S. Bartolomeo fuori della Terra, che li fosse concessa dal Vescovo di Piacenza; io dico che puol'essere, che concessa fosse da qualch'altro Vescovo più antico d'Alberto, che donò quella di S. Giacomo di Rivalta, ma non già da esso Alberto, almeno in vigore dell'accennata, e da noi soprascritta Donazione: ma chi sa che questa chiesa di S. Bartolomeo, nominata quasi come a caso dal Panfilo, non sia la chiesa del Monistero, ch'ebbe anticamente la Religione fuori della Città, di dove poi si partirono i Padri in quest'anno, per fondare il nuovo Convento nella chiesa di S. Giacomo donatali dal Vescovo Alberto? Hor communque sia, questo é certo, che hoggidì non v'é altro Convento in Crema dell'Ordine nostro, fuori che quello poco dianzi mentovato di S. Agostino, habitato da' Padri Osservanti di Lombardia, del quale ci riserbiamo di favellare, più distintamente nel tempo in cui per appunto egli fu fondato, come anche promettiamo di dare ivi un succinto ragguaglio degli huomini, che l'hanno illustrato in ogni tempo.

40 - Scrivessimo già nell'anno scorso del 1256 sotto li num. 66, 67 e 68 etc. che, oltre gli Ordini mentovati nella Bolla della Conferma della Grande Unione, un altro se n'aggregò in vigore della stessa Bolla, per sentenza e comando del Card. Riccardo di S. Angelo, il quale chiamasi l'Ordine de' Poveri Cattolici, li di cui Conventi distendevansi per la sola Provincia della Lombardia, et ubbidivano ad un Provinciale, che era il loro Superiore maggiore; il qual Provinciale appunto a nome di tutto il suddetto Ordine suo, fece nel detto anno 1256 la Cessione di quello nelle mani di F. Giacomo da Cremona Procurator Generale dell'Ordine nostro, in nome et in vece del Generale Lanfranco nostro; e per maggiore autentica, ivi ancor noi la suddetta Cessione registrassimo, parola per parola, come appunto la leggessimo noi nell'Archivio nostro di Milano inserta in una Bolla d'Alessandro IV, data appunto in quest'anno in Viterbo a' 23 d'Ottobre, nella quale conferma il Papa la detta Unione, e Cessione con ogni più ampia forma, nella guisa, che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

41 - Dilectis filijs, Priori Generali, et caeteris Prioribus, et Fratribus Eremitarum S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Iustis petentium desiderijs dignum est nos facilem praebere consensum, et Vota, quae a rationis tramite non discordant, affectu prosequente complere. Ex parte siquidem vestra fuit propositum coram nobis quod dilecti filij, Prior Provincialis, et Fratres in Lombardia constituti, qui de Ordine Pauperum Catholicorum hactenus dicebantur de mandato dilecti filij nostri Riccardi S. Angeli Diaconi Card. qui authoritate nostra omnes Eremitas cuiscumque Ordinis uniens, eos decrevit sub unius Professionis Voto, et uno Capite perpetuo Virtutum Domino deservire, se, ac Fratres, et Domos subiectas, eidem Ordini vestro incorporare curarunt, tibi soli, fili Prior Generalis, praebere obedientiam, et reverentiam promittentes, prout in Instrumento publico confecto exinde plenius continetur. Nos itaque vestris supplicationibus inclinati, quod super hoc ab ijsdem Priore, et Fratribus provide factum est, authoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Tenorem Instrumenti praefati, de verbo, ad verbum praesentibus inseri facientes, quia talis est: E qui produce il detto Istromento di Cessione, quale registrassimo noi più sopra nell'anno scorso sotto il num. 68, e dopo conclude la Bolla conforme lo stile della Romana Curia. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Viterbij 10 Kal. Novembris, Pontificatus nostri Anno 3.

42 - Havendo in questo tempo istesso, li padri nostri del Convento di S. Salvatore della Selva del Lago, chiamato già di Fultignano, et hora di Lecceto, ricevute molte ingiurie, e torti, e danni, dal Priore della Chiesa secolare di Fesemtolo, da Riniero di Bernardino, da Giarardino di Paganello, e da Ancontro della Selva, e da certi altri Ecclesiastici, e secolari delle Città, e diocesi di Siena, di Fiesole, e di Volterra, sopra una certa somma di danari, e sopra alcune Terre, Possessioni, Rendite, et altre robbe, ricorsero a' piedi del buon Pontefice Alessandro, e lo supplicarono del suo potente agiuto; et egli volontieri gli prese a proteggere, come sempre haveva fatto, e perciò spedì subito una sua bolla al Piovano della Pieve di Santa Innocenza della Diocesi di Siena, nella quale gl'impose, che subito dovesse convocare davanti al suo tribunale le parti, et intesa la causa, dovesse subito sententiare a favore di chi conoscesse haver piena ragione, senza ammettere alcuna appellatione, fulminando la scomunica contro li disubbidienti: il che dovesse altresì fare contro li Testimonj chiamati, in caso, che non volessero dire la verità. Fu data questa bolla in Viterbo a' 19 di Decembre, l'ultimo giorno appunto dell'anno terzo del suo Pontificato; e si conserva nell'archivio dello stesso Convento di Lecceto, la di cui copia è questa che siegue.

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

43 - Dilecto filio Plebano Plebis Sanctae Innocentie Senensis Dioecesis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Dilecti filij prior, et fratres Eremitarum S. Salvatoris de Silva Laci, Ordin. S. Augustini, nobis conquerendo monstrarunt, quod Prior saecularis Ecclesiae de Fentemtuli, Ranerius Berrardini, Girardinus Paganelli, Hiacintus de Silva, et quiddam alij Ecclesiastici, et Laici Senen. Fesulanen. et Vulterranensis Civitatum, et Dioecesum, super quadam pecuniae summa, Terris, Possessionibus, Redditibus, et alijs rebus, iniuriarunt eisdem. Idcirco discretioni tuae per Apostolica scripta mandamus, quatenus, partibus convocatis, audias Causam, et Apellatione remota, debito sine decdas, faciens quod decreveris, per censuram Ecclesiasticam firmiter observari. Testes autem, qui fuerint nominati, si se gratia, odio, vel timore substraxerint, censura simili, Appellatione cessante, compellas veritati testimonium perhibere. Datum Viterbij 13 Kal. Ianuarij, pontificatus nostri Anno 3.

44 - E non solo il Sommo Pontefice Alessandro, con le sue continue gratie, favoriva, et honorava l'Ordine, tanto in generale, quanto in universale, ma etiando le Teste Coronate del Secolo, ad imitatione forse, e coll'esempio di quello, gli concedevano anch'elleno Privilegi, et Indulti non volgari, e li facevano altresì limosine molto grandi: e se bene, per una buona parte, sì per l'ingiuria de' tempi , e per l'incuria de' nostri antichi Padri, si sono perduti, molti però ancora ne stanno nascosti ne gli Archivi de' Monisteri, li quali, da' Scrittori moderni, si vanno a poco a poco, scoprendo, e sono esposti alla luce. Hor di questi uno ne produce il diligente Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a car. 538 che è appunto di Giacomo primo Re d'Aragona, di Maiorca, di Valenza, etc. chiamato antonomasticamente per le continue Vittorie, che giornalmente otteneva de' perfidi Mori, il Debellatore, concesso da esso al Monistero nostro antico, che già hebbe la Religione nell'Isola Formentera, e per essa al priore Provinciale, et a' Frati dell'Ordine di S. Agostino in perpetuo, tutta la sua heredità, che già teneva, e possedeva nell'isola predetta, D. Pietro già infante di Portogallo, con tutte le sue entrate, et uscite, e con tutte le sue pertinenze, quali possa il detto Ordine tenere, possedere, e godere liberamente fin tanto, che il detto Ordine durerà. Con questo patto però, che né il detto Provinciale, o alcuno de' suoi Sucessori, possono mai, in quali si voglia modo, dividere la suddetta heredità, o parte d'essa, nè molto meno venderla, od alienarla; ma sempre la debbano tenere, e possedere, per uso, et utile del suddetto Ordine. Fu dato questo Privilegio in Tortosa alli 11 di Marzo di quest'anno 1257, e leggesi inserto in un'Istromento autentico, che si conserva nell'Archivio del Convento d'Alzira nel Regno di Valenza, et è il seguente:

45 - Hoc est translatum fideliter sumptum sexto Kalen. Septembris Anno Domini 1298 a quoddam Instrumento sigillato sigillo Cerae pendenti Illustrissimi Iacobi de bona memoria olim Regis Aragonum, cuius quidem Instrumenti tenor talis est. Noverint universi, quod nos Iacobus Dei Gratia, Aragonum, Maioricarum, et Valentiae, Comes Barcinonae, et Urgeli, et Dominus Monpelleri per nos, et nostros, ob remedium Animae nostrae, et Parentum nostrorum, damus, et offerimus Deo, et vobis Fratri Arnaldo Priori Provinciali Fratrum Erem. Ord. S. Augustini, et Successoribus Vestris, et Monasterio S. Mariae de Formentera dicti Ordinis in perpetuum, totam hereditatem nostram, quam Dominus Petrus infans quondam Portugalis habebat in Insula de Formentera integre, et sine aliquo retentu, sicut ipse Infans ipsam hereditatem melius, et plenius habebat, et habere debebat, vel introitibus, et exitibus, et suis pertinentijs Universis a Coelo in Abyssum, ad habendum, et tenendum, possidendum, et expectandum, francum, et libere, dum dictus Ordo duraverit. Ita tamen, quod vos, et successores vestri, nunquam possitis dictam hereditatem, vel partem ipsius dividere, vel modo aliquo vendere, dare, alienare, sed semper eam teneatis, et possideatis in vestrum usum, et utilitatem Ordinis memorati. Datis Dertusae quinto Idus Martij, Anno Domini 1257. Signum * Iacobi Regis Aragonum, Maioricae, et Valentiae, Comitis Barcinonae, et Urgelli, et Domini Monpelleri. Testes sunt Ximenius Vicecomes Cordonae, Vuillelmus de Montegrino, Vuillelmus de Anglalia, et Ximenius de Fossibus, Blasius de Alagon. Signum + Petri Andreae de mandato Domini Regis pro Domino Fratre Andrea Episcopo Valentino Cancellario suo. Signum + Raimundi Uabarre publici Notarij Curiae pro Guillelmo scribente, qui hoc translatum, translatavit, tum viso, et emendato in sexta linea, ubi dicitur infans. Et clausit.

46 - Intorno a questo nobile Privilegio del Re d'Aragona, due cose habbiamo d'avvenire, oltre l'accennata divotione, e liberalità di questo benignignissimo Re verso l'Ordine nostro: la prima poi è, che il sopradetto Convento di S. Maria dell'Isola Formentera era tanto antico in questo tempo, che porta per opinione l'Autore dell'Historie moderne dell'Isola, e del regno di Maiorca, che quest'Isola Formentaria sia l'antica Capraria, a' Religiosi della quale, scrisse il nostro P. S. Agostino l'Epistola 81, se ben poi in progresso di tempo, per la sua gran fertilità, et abbondanza di formento, mutò il nome di Capraria in quello a lei più proprio di Formenteria, o Formentaria; così stima il detto Autore: intorno alla cui opinione, io non dico per hora altro, perche già nel primo Tomo caminai per altra strada, e seguij altra opinione, quale ivi si vuole vedere all'anno 398, dal num. 15 fino al 17, bisogna però, che il Monistero di quest'Isola fosse molto antico, molto autorevole, e divoto, et i Religiosi di quello di buona fama, mentre un Re così grande li fece un'elemosina così grossa. L'altra cosa, che dobbiamo avvertire in questo Diploma, o Istromento, si è, che in quest'anno v'erano nel Regno d'Aragona tanti Conventi, che formavano una Provincia, che haveva il suo Provinciale, che Arnaldo chiamavasi, e pure, non era ancora scorso un'anno intiero, doppo, che fu fatta la grande Unione, laonde e' fa di mestieri, che diciamo, che que' Conventi tutti fossero antichi, come anche la Provincia, perochè sappiamo, che anche nel Regno di Portogallo v'era un'altra Provincia prima dell'anno 1243, la quale anch'essa haveva il suo proprio Provinciale, e queste Provincie non erano soggette ad alcun Generale d'Italia, nè d'altra parte fuori di que' Regni delle Spagne, ma uno n'havevano, il quale in quelle parti risiedeva, come evidentemente dimostrassimo nel sopradetto anno 1243, con occasione di ponderare un'Istromento spettante all'antico Monistero di Lisbona, nel quale non solo nominavasi il Priore di quel Monistero, ma di vantaggio ancora il Provinciale, et il Generale. Hora da molto tempo in qua, di cui è rimasta memoria, il suddetto Monistero di S. Maria della Formentaria fu estinto, non si sa poi da chi, nè tampoco, perchè cagione e' fosse estinto; questo solo si sa, che le di lui facoltà, insieme con tutte le Suppellettili, e Scritture, furono date, et applicate al Monistero d'Alzira nella stessa Provincia; così per appunto testifica il dotto Errera nel luogo sopracitato sotto il num. 44.

47 - Scivessimo già sotto l'anno del 1252 che li nostri PP. di Ferrara, che stavano già nel Convento di S. Steffano della Rotta del Polesine di S. Antonio, essendo stati pregati da Azzo Nono Marchese di Ferrara, a voler cedere il loro Convento suddetto, in gratia sua, a Beatrice sua figlia, la quale voleva in quello istituire un Monistero di Monache, che egli all'incontro in contracambio di quello gli haverebbe concesso un altro luogo proportionato da potervene fondare un altro per essi; e che essi, per non potere far altro, prestarono il loro consenso. Hor finalmente in quest'anno, avendoli il suddetto Marchese consegnata una picciola Chiesola, dedicata a S. Andrea Apostolo, la quale era situata in un Campo detto Sabbionario, vicino ad una chiesa Parocchiale, consagrata in honore di S. Tomaso Apostolo: e se bene la Chiesa in questo principio, et il Monistero erano molto piccioli et angusti, nulladimeno ben presto poi, con l'aiuto non solo della Serenissima Casa d'Este, ma etiamdio con le copiose limosine de' pietosi Cittadini, divenne, come al presente si vede, uno de più famosi Conventi di quella Città, dal quale poi sono sempre usciti huomini famosi, così nella bontà, come nella Dottrina e nelle Lettere, tanto prima, che passasse all'Osservanza di Lombardia, quanto anche dopo, come promettiamo di spiegare e di srivere ne' loro proprj tempi e luoghi.

48 - E già, che siamo in Ferrara, e farà bene, che riferiamo ciò che fecero li nostri Padri in questo tempo nella detta Città. Riferisce dunque nella Historia Serafica, Francesco Gonzaga, che fu Gen. del suo Ord. de' Minori Osservanti, e poi anche il Vescovo di Mantova, che in quest'anno del 1257, alcune Monache dell'Ordine di Santa Chiara, comprarono da' nostri Padri Agostiniani, un Monistero dedicato al nostro Padre S. Guglielmo, con l'elemosine, che gli erano state date da' pietosi Fedeli; e soggiunge, che li detti Padri Agostiniani glielo venderono con patto, che non potessero mutare il Titolo della Chiesa in alcun tempo già mai; et in effetti l'hanno poi mantenuto, et osservato quelle Monache, perochè sino al giorno d'oggi il suddetto Titolo di S.Guglielmo ritiene. Ma diamo per autentica di tutto ciò, le parole formali del Gonzaga nella prima parte della sudetta Historia: in conventu Monalium S. Guilelmi Ferrarien,. ove dice: Cum anno 48 a Minoritici Ordinis exordio, nempe 1257 a Christi Nativitate quaedam Clarisse, etc. Domum quandam Divo Guilelmo dicatam , atque muris Ferrariensis Civitatis iunctam, ex eleemosinis sibi oblatis, a Patribus Augustinianis Ord. Erem. emerunt, ea tamen lege statuta, ut Conventus erigendus antiquum Titulum retineret, etc. Lo stesso per l'appunto riferisce, senza ne pur quasi mutare un minimo iota il P. Vadingo nel Tomo 2 de' suoi Annali dei Minori, sotto il num. 25 di quest'anno medesimo.

49 - Stima qui l'eruditissimo Herrera, che questo Convento fosse già prima della grande Unione habitato da' Padri Guglielmiti, e che poi in vigore della detta Unione essendosi unito, et incorporato nella Religione Agostiniana, fosse poi dai nostri Padri, in quest'anno, a quelle Monache venduto, come che lo stimassero superfluo in quella Città, dove avevano l'accennato di sopra S. Andrea, et anche quello di S. Leonardo, il quale prima dell'Unione era membro della Congregatione di S. Agostino della Toscana, come dimostrassimo con un autentico Istromento sotto l'anno del Signore 1251. La congettura del suddetto autore é assai buona, e ragionevole; non si vuole però per mio avviso stabilire alcuna cosa certa; imperochè puol'essere anche che non fosse de' PP Guglielmiti, ma de' veri Agostiniani antichi, li quali gli havessero dato quel Titolo, come d'un Santo dell'Ordine loro, come è usitasissimo appresso tutte le Religioni: se pur non vogliamo che egli fosse della Congregatione, od Ordine del B. Giovanni Buono, la quale anch'essa di certo, com'é notissimo, aveva un Convento in Ferrara.

50 - Ma se la Religione in Ferrara vendeva in questo tempo conventi vecchi, et antichi, in Fiandra ne fondava de' nuovi; perochè spetialmente nella famosa Città d'Ipri, credesi, che in quest'anno l'Ordine nostro fondasse, per la prima volta (e lo scrive il Crusenio nel suo Monastico a carte 123, citato anche dall'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a car. 194) un Convento non però dentro, ma fuori; non dice però quest'Autore intorno a questa Fondatione altra circostanza di vantaggio. Io però stimo, che tutto ciò possa stare, imperochè Antonio Sandero nel Tomo primo della sua Fiandra Illustrata, dice, che costa, per una Nota, che si conserva nel Monistero della detta Città, che l'Ordine nostro hebbe un Monistero fuori della Porta, che va ad Anversa, prima dell'anno 1263, nel quale furono poi introdotti dentro della Città, come in quel tempo più di proposito scriveremo: che poi habitassero prima fuori, si cava, dice il Sandero, dal contratto di vendita del Luogo, o Sito, che fecero li Padri del detto Convento al prevosto, et a' Canonici di S. Martino, ove si legge, che li vendevano il sito fuori della sopradetta Porta d'Anversa, ove erano stati per prima dalla parte Meridionale, quae ducit versus Sinembehe, in quo dicunt usque modo se mansisse, etc. Tanto, e non più riferisce il Sandero, cavarsi dalle lettere del Decano, e del capitolo di S. Martino, approvanti la detta vendita; e ciò fu un anno doppo, ch'erano già entrati nella Città, cioè a dire nell'anno 1264, ove poi soggiunge il Crusenio, che s'abbruggiò il nuovo Convento del 1542, e che da gli Eretici fu distrutto del 1579, ma, che poi dall'uno, e dall'altro incendio fu ristorato, e riparato del 1593. Si ha d'avvertire, che dell'incendio il Sandero non ne parla, solo ben sì riferisce la distrutione fatta da gli Eretici, non nell'anno 1579 ma nel 1577, ove soggiunge, che fu riedificato, e rifatto non nell'anno 1593, ma ben sì nel 1584 nella Piazza Olverdingana, che il primo Priore del rifatto Convento, fu il P. Cools di cui formò un nobile Elogio l'eloquentissimo Curtio.

51 - Attesta similmente Cesare Franciotti Religioso dell'Ordine della Madre di Dio di Lucca nel suo divoto libro de' Santi della detta Città, che in questo stesso anno era già fondato il Convento nostro di Buti, o Buci, nella Diocese di Lucca, sotto l'Angelico titolo di S. Michele; ma oltre di questo altro di vantaggio non si accenna: solo ben sì soggiunge il P. Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a carte 120, che essendo sempre stato per l'adietro membro della Provincia di Pisa, finalmente l'anno 1461 divenne Grancia del Convento di Lucca, come costa da' Registri dell'Ordine, come egli soggiunge.

52 - Troviamo parimente, che in quest'anno era Procuratore Generale dell'Ordine nostro, non più F. Giacomo da Cremona, ma F. Tomaso d'Andrea Piemontese; così scrive il P. Empoli nel Cattalogo de' Precuratori Generali dell'Ordine, che stampò nel fine del suo Bollario Agostiniano; si rende però difficile a ciò credere il diligente Errera, perochè dice egli, che costa per una Bolla d'Alessandro IV, data quasi nel fondo di quest'anno, che in questo tempo non F. Tomaso, ma ben sì F. Giacomo da Cremona era Procuratore Generale della Religione, come che dica il Papa, che il Provinciale de' Poveri Cattolici fece la Rinoncia del suo Ordine nelle mani del suddetto F. Giacomo in Milano. Tutto ciò, che dice il P. Errera è vero, ma però, se havesse veduta la Bolla, che cita, haverebbe ritrovato, che questa Cessione in mano di F. Giacomo, fu fatta nell'anno 1256 e la Bolla fu data nel 1257; può dunque esser vero quello, che dice il Padre Lorenzo da Empoli.

53 - Habbiamo nel fine di quest'anno la Conferma di due Ordini sotto la nostra Regola, fatta dal nostro Santo Pontefice; il primo fu l'Ordine de' Serviti, o de' Servi, non però quello dell'Italia, del quale a lungo scrivessimo sotto l'anno 1233, et anche altrove, ma di Francia, perchè in quelle parti e' fu fondato, non si sa poi di certo da chi; ben sì solo è fuori di dubbio, che egli fu in quest'anno confirmato dal nostro Pontefice sotto la Regola del nostro P. S. Agostino, per mezzo del Vescovo di Marsiglia, che Benedetto chiamavasi, e ciò dice il Crusenio nostro nella terza Parte del suo Monastico cap. 3 a car. 128, a' 4 di Gennaio; gli è ben vero però, che li Sammartani nel Tomo 4 della loro Gallia Christiana a car. 661 dicono, che fu Benedetto Primo, che morì del 1254 tuttavolta, se fu Alessandro, che ordinò al detto Vescovo di Marsiglia, che la confirmasse, e ciò nel Mese di Gennaio, non puot'essere quel Benedetto, di cui dicono li suddetti Autori, che morì del 1254, perochè nel detto anno di Gennaio, non era ancora stato creato Papa Alessandro, sì che si rende più probabile l'opinione del nostro Crusenio, che dice havere ciò fatto Alessandro in quest'anno, tanto più, che appunto in questo tempo il Vescovo di Marsiglia pur chiamavasi Benedetto d'Aligniano, laonde puol'essere, che li Sammartani equivocassero per cagione del nome simile, ch'ebbe quell'altro, che morì del 1254. Vestivano poi questi Religiosi di bianco, come appunto fanno li Padri della Mercede; et hebbero, dice il montavato Crusenio, molti Conventi assai grandi, e famosi, e specialmente uno in Parigi molto insigne.

54 - Fu poi quest'Ordine estinto da Papa Bonifaccio VIII, non si sa poi per qual cagione, il quale anche l'unì, e l'incorporò, dice il Crusenio, per la maggior parte all'Ordine di S. Guglielmo. Io però stimo, che quest'Autore s'inganni, ciò dicendo; imperochè questo è certo, che l'Ordine di S. Guglielmo è così picciolo, che non ha più, che cinque, o sei Monisteri; hor se il suddetto Ordine de' Servi, che si suppone unito a quello di S. Guglielmo, era così florido, e grande, come è possibile poi, che unito a quello de' Guglielmiti lo rendesse così picciolo, e così smunto? Bisogna dunque dire, che la supposta Unione non seguisse; o se seguì, che quello fosse molto picciolo anch'esso, e non passasse il numero di due, o tre Conventi al più; stimo però cosa probabile, che il Convento, che hora possiedono li Padri Guglielmiti in Parigi, veramente fosse di quest'Ordine; perochè prima, che vi entrassero li detti Guglielmiti, vi stavano certi Religiosi, li quali chiamavansi di S. Maria d'Areno, e perchè vestivano di bianco, perciò communemente erano chiamati li Frati del bianco Mantello, nome, che hanno ancora hereditato li Guglielmiti, tutto che l'habito loro esteriore sia nero, come il nostro, e della stessa forma, tanto puole appresso del Volgo un uso inventerato, ed antico.

55 - L'altr'Ordine, che fu confirmato pure da Papa Alessandro in quest'anno fu quello de' Buonihuomini, istituito poco prima dal Conte di Cornubia, fratello che fu d'Arrigo III Re d'Inghilterra; li Religiosi di quest'Ordine vestivano d'azzurro, o turchino; il loro Istituto era Eremitico, e molto austera vita menavano, nella quale perseverarono fino al tempo d'Arrigo Ottavo, il quale, col flagello dell'Eresia, quasi affatto l'estinse, mercè, che molti morirono per la Fede Cattolica, e molti ancora passando nella vicina Francia, presero l'Habito del glorioso Taumaturgo di Paola S. Francesco; e questi poi, stima il nostro mentovato Crusenio, che prendessero li detti Padri di S. Francesco di Paola in Francia, il sopranome de' Buonihuomini; se bene pare, che il Lanovio nella Cronica del detto Ordine sotto il numero 10 dell'anno 1585 vogli più tosto, che l'habbino hereditato da' Grandimontensi, li quali dice, che pur chiamavansi in Francia li Buonihuomini per antonomasia.