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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1261

Anni di Christo 1261 - della Religione 875

 

 

 

 

1 - L'Anno presente 1261 ci somministra bene in vero, poche cose da registrare in questi nostri Annali; ma quelle poche sono così gravi, e rilevanti, che vagliono per cento di minor conto; e quand'altro non vi fosse, che la morte troppo celere in vero, e troppo infausta all'Ordine nostro, del Santo Pontefice Alessandro, questa sola basterebbe non meno a riempire molti fogli, che a ricolmare d'incredibile mestitia gli afflittissimi Cuori di tutt'i Religiosi Agostiniani, a' quali, come non vi fu quasi giorno nel suo Pontificato, in cui non li facesse provare qualche effetto del suo grande Amore verso di loro, così non vi sarà momento, in cui essi non portino viva scolpita ne' loro Cuori, la di lui gloriosissima memoria; ma, perchè questa sua morte, non successe fino a' 25 di Maggio, né sospendiamo per tanto per hora, il racconto più minuto, per attendere a riferire, secondo l'Ordine nostro consueto de' Tempi, le cose, che prima di quella successero.

2 - Primieramente dunque ritroviamo, che non contento questo pietoso Pastore, d'havere più volte, per lo passato, come habbiamo ne gli Anni scorsi notato, con suoi amplissimi Privilegi, e Bolle, resi immuni, e fatti esenti i nostri Religiosi, in qual si sia parte del Mondo, come nulladimeno venisse loro poco rispetto, da Collettori Apostolici, portato, e poco, o nulla, prezzate le dette Bolle, e Privilegi, e massime per le Provincie dell'Italia, finalmente a' 13 di Febraio di quest'Anno, spedì il gran Pontefice un'altra Bolla diretta al Generale, et a tutt'i Frati dell'Ordine, nella quale, con ogni più ampia forma, gli esentò di nuovo da tutte le Colette, et Imposte, che li potessero imporre, o con le quali li volessero aggravare li suddetti Collettori Apostolici, e massime per tutta l'Italia, e ciò in riguardo dell'estrema povertà, che in que' tempi nell'Ordine professavasi. La Bolla poi si conserva nel nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, la di cui copia è questa che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Dilectis filijs, Priori, et fratribus Eremitarum Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Petitionibus vestris benigne accommodantes auditum, illas ad exauditionis gratiam libenter admittimus, per quas Ordini vestro possit provenire utilitas, et vobis tranquillitas Animarum. Sane Petitio vestra nobis exhibita continebat, quod vos, qui sub Paupertate, ac sine Possessionibus elegistis, ex Voto Professionis vestrae, Virtutum Domino deseruire, ex ijs, quae vobis a Christi Fidelibus tribuuntur, refrigescente iam ubilibet charitate, vix potestis tenue vitae vestrae, sustentationem habere. Unde Nos huiusmodi Paupertati vestrae Paterno compatientes affectu, ac volentes vos, et eumdem Ordinem quantum cum Deo possumus, spetiali Gratia prosequi, et favore, vestris supplicationibus inclinati, auctoritate, vobis praesentium indulgemus, ut ad contribuendum in aliquibus Talljs, vel Collectis, ex quacumque causa impositis, vel etiam imponendis, auctoritate Sedis Apostolicae, vel Legatorum eius, teneri minime valeatis, absque spetiali mandato nostro, faciente plenam, et expressam de hac Indulgentia mentionem. Nulli ergo hominum liceat, etc. Dat. Laterani Idibus Februarij, Pont. nostri Anno septimo.

4 - Indi a due giorni, doppo la data di questa Bolla, un'altra pure insieme con quella ritrovata n'habbiamo dello stesso benignissimo Padre, nel nostro Archivio sopramentovato di Bologna, diretta al Priore et a' Frati dell'Ordine di S. Agostino fuori della Cerchia della stessa Città, nella quale, affinchè la loro Chiesa fosse più frequentata e per accrescere altresì la divotione e carità de' fedeli concede quaranta giorni d'Indulgenza a tutti quelli, che ogni Anno in un giorno da essi eletto, andarono flagellandosi a carni ignude, a visitare la suddetta Chiesa loro; e questo lo fa, dice egli nella detta Bolla, acciò abbino occasione di perseverare in quell'atto di rigorosa penitenza, che molti avevano determinato di fare ogni Anno. Già abbiamo detto nell'Anno scorso, che questa pubblica Flagellatione aveva avuta origine in Perugia nel detto Anno, e s'era poi in un momento, quasi un celeste incendio, per tutta l'Italia dilatata e sparsa; e spetialmente in Bologna era stata di tal sorte abbracciata, che scrive Antonio Masini nella prima Parte della sua Bologna Perlustrata a carte 484, che nell'Anno stesso del 1260 in cui ebbe origine, come abbiamo detto, questa Penitenza in Perugia, 20 mila Bolognesi in Processione s'incamminarono, sotto la guida del glorioso Servo di Dio, il B. Riniero Barcobini Fagiani Eremita (che fu quello appunto, che portò e predicò in Bologna questo santo esercizio) crudelissimamente flagellandosi, alla volta di Modana e furono incontrati appunto e ricevuti cortesemente dal Vescovo e da tutto il Popolo di quella Città, nel luogo, ove ora é la fortezza urbana et ove all'ora pure v'era un Castello, chiamato Castel Leone, e con l'esempio di questi, passarono poi anche li Modanesi, con l'istesso ordine alle Città vicine. E perché questa é l'ultima Bolla e Gratia, che noi abbiamo potuto ritornare, fatta all'Ordine nostro da questo Santo Pontefice, perciò di quella ne diamo quivi la copia, che é questa che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

5 - Dilectis filiis, Priori, et Fratribus Eremitanorum Ordinis Sancti Augustini extra Circlam Bononiensem, salutem, et Apostolicam benedictionem. Sincera devotio, quam erga Nos, et Romanam Ecclesiam, geritis, promeretur, ut vestris supplicationibus favorabiliter annuamus, praesertim in iis, quae ad perpetuum Ecclesiae vestrae honorem et profectum pertinent animarum. Cum igitur, sicut ex parte vestra fuit expositum coram Nobis, nonnulli Fidelis Civitatis et Dioecesis Bononiensis, zelo Fidei et devotionis accensi, die, quo Divina Grazia Inspirante, in suorum detestazionem Criminum, ad Iudicis Superni misericordiam implorandam, nudi publice, se fustigare caeperunt, annis singulis in vestram Ecclesiam convenire statuerint, ibique laudibus Divinis, et operibus insistere charitatis. Nos idem laudabilem in hac parte propositum fovere volentes omnibus vere Paenitentibus et Confessis, qui dicto die ad ecclesiam praedictam annuatim, causa devotionis, accesserint, de Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Apostolorum Petri, et Pauli, eius auctoritate consisi, quadraginta dies de iniuncta eis Paenitentia misericorditer relaxamus. Praesentibus, post triennium, minime vallituris. Datum Laterani 15 Kal. Martii, Pont. nostri Anno 7.

6 - Questa é per appunto, come poco dianzi io diceva, l'ultima Bolla, che di questo Santo Pontefice abbiamo potuto ritrovare, concessa all'Ordine nostro; siamo però certi e sicuri che moltissime altre ve ne saranno nascoste ne gli Archivi de' Conventi della Religione, quali fin ora abbiamo aspettato, che ci siano mandate da' superiori di quelli, ma in vano; e molt'altre ancora e forse in maggior numero ne saranno racchiuse nel grande Archivio del Vaticano; ma non avendo noi potuto mai avere l'ingresso entro di quello, tutto che con ogni nostra industria, nelle tante volte, che siamo stati a Roma, procurato l'abbiamo, per ciò niun'altra, oltre le registrate, ne abbiamo potuto produrre sin qui, come ne meno potremo negli anni a venire registrare quelle degli altri Pontefici, che nello stesso Archivio stanno per noi nascoste e seppellite. Ma torniamo alla considerazione di quest'ultima d'Alessandro, da noi pur poco dianzi prodotta, intorno della quale, altro non vi resta da dire, salvo solo, che non specificando il Papa a' quali dei nostri Conventi, che in questo tempo possedeva la Religione fuori delle mura di Bologna, indirizzasse egli la detta Bolla, ci lascia per ciò campo aperto di sofisticare qual'egli essere potesse. Tre Conventi aveva l'Ordine di certo in questo tempo fuori delle sidette Mura di Bologna, cioè a dire, quello di S. Giacomo di Savena fuori porta S. Donato; quello di S. Paolo di Ravone, fuori della porta S. Isaia; e finalmente quello di S. Maria Maddalena di Valle di Pietra, come già provassimo evidentemente, con alcune Bolle Apostoliche sotto gli anni 1247-1249 e 1253. Ora indirizzando la Bolla il Pontefice Alessandro indefinitamente, al Priore et a' Frati dell'Ordine di S. Agostino fuori delle mura di Bologna, di quale de' tre accennati doveremo noi stimare, ch'egli intendesse? (Io per me certamente stimo, che intendesse senz'altro per quello di S. Giacomo di Savena; si perché, essendo questo il più grande e il più principale, a quello ancora può credersi esser stata concessa la suddetta Indulgenza; si anche, perché ritrovo nello stesso Archivio di Bologna un'altra Indulgenza concessa per l'istessa occasione da Filippo Arcivescovo di Ravenna a' 22 di Marzo di quest'Anno istesso al predetto Convento di S. Giacomo di Bologna, il quale in questo tempo era appunto quello di Savena mentovato; la coppia poi del Privilegio di questo gran Prelato, é la seguente:

7 - Philippus, Dei, et Apostolica Gratia Sancte Ecclesie Ravennatensis electus Viris Religiosis, Priori, et Conventui S. Iacobi Bononiae Ordinis Eremitarum, salutem in Domino. Quamquam ex debito pastoralis Offitii ad quaeque pietatis opera teneamur, illa tamen nos solicitudo propensior et cura magis pervigilis excitat per quae honoratur magnificentius ipse Deus et evidentior utilitas provenire dignoscitur, volentibus animarum suarum saluti condignis paenitentiae fructibus providere. Cum igitur lux nova Christi Fidelibus oriri sit visa super terram, in eo, quod quidam, nudata carne ad gloriam Omnipotentis Dei et ob honorem Beatae et Gloriosae V. M. Matris eius, ipsorum corpora diris verberibus feriunt, et affligunt. Nos hoc, tanto amplius comendantes, quanto id acceptius esse credimus Deo Patri, omnibus vere paenitentibus et confessis, qui ecclesiam vestram nudata carne et se verberando cum devotione duxerint visitandam de Omnipotentis Dei misericordia auctoritate quoque Beatorum Martirum Apollinaris, Vitalis, atque Ursicini, Patronorum nostrum singulis diebus, quibus hoc duxerint faciendum, quadraginta dies de iniuncta sibi paenitentia misericorditer relaxamus. In cuius Rei testimonium praesentes litteras nostri fecimus sigilli munimine roboari. Datum Ravennae undecimo Kal. Aprilis, Pont. D. Alexandri Papae IV, Anno septimo.

8 - Da questo Privilegio apertamente si viene in chiaro, che anche quello di Papa Alessandro, benchè non si specifichi il nome proprio del Convento di S. Giacomo, nondimeno di quello si deve intendere; imperochè essendo la Chiesa del detto Convento in molta divotione al Popolo di Bologna, et anche assai più vicina alle Mura della Città, havevano perciò que' nuovi Penitenti, che si flagellavano, cominciato a frequentarla, e perciò il Papa, et anche l'Arcivescovo suddetto, per maggiormente innanimirli a continuare quella così salutifera penitenza, e mortificazione, gli concedevano li Tesori dell'Indulgenze e de' Perdoni. Né alcuno si maravigli, mentre vede l'Arcivescovo di Ravenna concedere Indulgenze alle Chiese de' Religiosi di Bologna, imperochè in questo tempo la Città nostra non haveva Arcivescovo, ma solamente il Vescovo, il quale soggiaceva poi all'Arcivescovo di Ravenna, come a suo Metropolita; e perciò il detto Arcivescovo poteva pienamente esercitare gli atti della sua giuriditione in questa Città.

9 - Ma tempo è hormai, che brievemente narriamo la dolorosa Morte del nostro Santo Pontefice Alessandro, il quale a' 25 di Maggio di quest'Anno 1261, doppo havere dignissimamente seduto su la Cattedra di S. Pietro lo spatio di sei Anni, sei Mesi, e sei giorni, venne finalmente a morte, la quale successe nella Città di Viterbo, e fu in gran parte cagionata non meno, dalla perfidia dello Scismatico Manfredo, falso Re delle due Sicilie, che dalla malvagità de' Romani, li quali, sdegnando d'essere governati dal Pontefice, et ambitiosamente bramando di creare il loro antico Pretore, o Senatore, con aperta Ribellione l'havevano poco dianzi necessitato, quasi che a partirsi di Roma come fuggendo e ritirarsi nella detta Città di Viterbo. Accellerò altresì non poco il di lui passaggio al Cielo la grand'affittione d'animo, ch'egli hebbe, in vedendo, che per qual si voglia diligenza da esso usata, per pacificare le due famose Republiche di Venetia e di Genova, non haveva però mai potuto conseguire il suo santo, e benedetto intento.

10 - Già dicessimo nel tempo della sua Creatione, ch'egli fu di Patria Anagnino della nobilissima Casa Conti, e Nipote di Gregori IX, il quale havendolo prima creato Diacono Cardin. di S. Eustachio, lo creò poi anche Vescovo, Cardinale Ostiense, e Veletrano; e finalmente poi, doppo la morte d'Innocenzo IV, fu egli in suo luogo sostituito in Napoli a' 17 di Decembre l'Anno 1254, e poscia Coronato nel giorno solennissimo di Natale; fu un Pontefice di santissima mente, e per quanto comportarono li malvagissimi tempi, ne' quali egli Regnò, procurò egli di grandemente inalzare il culto di Dio, e di mantenere immacolato, ed intatto il purissimo candore della Fede, che però a tal'effetto promosse egli notabilmente, e favorì con grandissimi Privilegi, il sagrosanto Tribunale della Santissima Inquisitione. Amò, e grandemente favorì i Principi buoni, e Cattolici, e spetialmente il mio glorioso Avocato S. Luigi IX, Re di Francia; si oppose intrepidamente a' Tiranni, et in ispecie al malvagio Manfredo, al perfido Ezelino, et a suo Fratello, contro de' quali, spedì, in compagnia d'altri Prencipi Italiani, Eserciti poderosi; né volle quietarsi, fino a tanto, che non hebbe levati dal Mondo, per lo meno questi ultimi due. Fu grande amico de gli Huomini Santi, e Letterati; e favorì notabilmente tutte le Religioni, massime Mendicanti, ed in particolare la nostra Agostiniana ricevè da questo glorioso Pontefice tante Gratie, tanti Beneficj, e tanti Favori, che, a ciò forse havendo havuto riguardo alcuni Autori poco prattici dell'Historie della Chiesa, e del Mondo, senza più oltre considerare, hebbero poi a dire, ch'egli era stato nostro Fondatore, e Padre primiero; et a dire la verità, se bene non si può dire ch'egli sia stato nostro primo Padre e Fondatore, non potiamo però negare, che non sia stato un nostro secondo Genitore; imperochè mentre l'Ordine nostro viveva diviso e separato, era tanto disparuto e miserabile, che pochi lo ravvisavano per quel parto leggittimo, partorito già tante centinaia d'Anni prima, dal gran Dottore de' Dottori di S. Chiesa, il nostro Grand'Agostino; ma doppo poi, ch'egli, amonito dallo stesso Santissimo Patriarca, hebbe fatta la Generalissima Unione di quello, e doppo, che l'hebbe altresì arricchito di tante Gratie e Favori, come habbiamo, per tutto il corso del suo Pontificato, osservato e veduto, fu subito per quello, che veramente egli era, riconosciuto dal Mondo, e come tale, in ogni lato fu con grand'allegrezza ricevuto et abbracciato; laonde in brieve tempo, mercè di questo glorioso Pontefice, fece, et ha poi sempre fatto, e fa pure, tuttavia più che mai, que' smisurati progressi, che sono molto ben noti; per le quali cose, io stimarei, che fosse cosa degna della nostra dovuta gratitudine, che la nostra Religione appunto, in ricompensa di tante Gratie, dovesse ordinare, che in tutti li di lei Conventi, a questo gran Pontefice benefattore, si ergesse una Statua.

11 - Doppo la morte dunque del nostro Santo Pontefice Alessandro, li Cardinali, doppo haverli celebrate le solite solenni Esequie, et haverlo altresì sepellito nella Cattedrale di S. Lorenzo, si ridussero in Conclave, per sostituirli un Successore; ma come erano pochi di numero, perochè non erano più che 19 e ciascheduno haveva forse la sua pretensione, né alcuno voleva cedere al compagno, la suddetta Creatione però del nuovo Papa, s'andava viè sempre più prologando, a segno, che essendo già passati tre Mesi, e più, alla per fine Gio. Gaetano della nobillissima Casa Orsini, che era di singolar prudenza dotato, e molto zelo haveva dell'honore e dell'utile di S. Chiesa, si pose in cuore, già che vedeva, che l'elettione difficilmente poteva cadere sopra alcuno de' Cardinali, di farla almeno cadere sopra qualche gran Prelato della Chiesa; e perchè in questo tempo, per gran fortuna, ritrovavasi nella Romana Corte il Patriarca di Gerusalemme, che era Giacomo Pantaleone di natione Francese, nato in Troies di basso Lignaggio in vero (come che dicono li Scrittori della Chiesa, e del Secolo, che suo Padre fosse un povero Rigattiero) ma però di nobili costumi, e di gran Dottrina, ricco, e dovitioso; questo gran Soggetto, per tanto, cominciò il saggio Cardinale, a proporre con molta destrezza a gli altri, e tanto s'adoprò, che finalmente, come piacque a Sua Divina Maestà, cadde la sospirata Elettione in esso lui, la quale fu da tutti approvata con grande applauso fuori, che da esso medesimo, che ne pianse amaramente; e ciò successe a' 29 d'Agosto di quest'Anno.

12 - E se bene il nostro Panvinio, seguito dal Ciacconi, e da altri, dice nell'Annotatione alla Vita di questo Pontefice, ch'egli fu Coronato, o consagrato, con solenne pompa a' 4 di Settembre di quest'Anno medesimo; tuttavolta l'erudito Vadingo nel tomo 2 de' suoi Annali de' Minori, sotto il num. 5 di quest'Anno, porta per opinione, che la di lui Coronatione, non si facesse se non dopo alcuni Mesi; imperochè da una Bolla spedita dallo stesso Pontefice nel giorno Primo di Marzo dell'Anno seguente del 1262, evidentemente si convince, che nel detto tempo egli non era stato ancora consagrato, perochè egli medesimo espressamente lo dice nella detta Bolla, la quale fu da esso diretta a tutti li Prelati della Chiesa di Dio, et anche a tutti gli Abbati, et i Priori di tutte le Religioni; la qual Bolla dice il citato Autore d'haverla copiata dal Formulario di Marino Ebulense, e spetialmente dal libro 2 Titulo de Electione Romani Pontificis; e perchè ella è diretta, come habbiamo detto a Superiori tutti, e fa di mestieri dunque, già che fa tanto a proposito, che la registriamo in questo luogo:

Urbanus Papa IV.

13 - Archiepiscopis, et Episcopis, ac Dilectis filijs, Abbatibus, Prioribus, Decanis, Archidiaconis, Praepositis, et alijs Ecclesiarum Praelatis. Postquam fel. Rec. Alexander Papa Praedecessor noster de huius vitae tenebris, prout de pietate Divina confidimus, transivit ad gloriam perpetuae Claritatis, Vobis, et omnibus alijs Christi Fidelibus credimus fuisse votiuum, quod de substitutione Romani Ponteficis festinam certitudinem haberetis. Inde sit, quot ad notitiam vestram, sine aliqua dilatione proferimus, Nos licet immeritos, qui olim Patriarchatus Ierosolymitani fungebamur officio, ad culmen Dignitatis Apostolicae, sicut Clementiae Regis aeterni placuit, pervenisse. De hoc autem quod Bulla, sine impressione Nostri Nominis, est apensa praesentibus, vestra exinde non miretur devotio, sed potius gratuletur, maxime, cum Nos vestris desiderijs occurrentes; vobis easdem Litteras, ante solemnia [p. 656] consecrationis Nostrae miserimus, infra quae usus Bullae cum impressione nominis non habetur. Hanc siquidem de Bulla ipsa, quae non dudum nostri subscriptione nominis insignitur, causam rationabilem vobis filij benedictionis, et Gratiae sufficiat audivisse: quia vos, et alij cito, cum Nos, sicut moris est, consecrationis, insigna fuerimus assecuti, nostras habebitis Litteras perfectae Bullae appensione munitas. Dat. Viterbij Kal. Martij sucepti, a nobis Apostolici Officij. Anno Primo.

14 - Da questa Bolla, si cava una bella eruditione, et è, che il Sommo Pontefice prima che sia Coronato, è Consagrato, se bene gli occorre di spedire qualche Bolla, questa però in quel tempo, che la detta Coronatione precede, non è segnata da una parte, come si costuma, con il nome dello stesso Pontefice, ma solamente dall'altro lato vi vengono impresse, giusta l'antica usanza della S. Chiesa, le Venerande Immagini de' due Principi de gli Apostoli, S. Pietro e S. Paolo, con li nomi loro altresì; et è cosa degna da sapersi; che però habbiamo quivi volsuto la suddetta Bolla registrare.

15 - Fu anch'egli poi questo Pontefice grandemente benevolo all'Ordine nostro, a cui nel tempo, che visse, fece moltissime Gratie, come vedremo, a Dio piacendo; e ciò, non tanto per secondare il proprio genio, che era di mai sempre beneficare ogn'uno, quanto altresì per amore d'Anchero suo nipote carnale, quale stimasi, che fosse nostro Religioso, e quale egli poi, non molto doppo, creò Cardinale, cioè a dire, nella prima Creatione, come scrivono di commune accordo il Panvinio nostro, et il Ciacconio, o pure nella seconda, come piace ad un certo Teorico Valliscolare, riferito, e citato dall'Errera nella sua Risposta a car. 352, e ciò successe nel Mese di Decembre di quest'Anno medesimo.

16 - Che poi questo Cardinale Anchero, Nipote d'Urbano IV, fosse nostro Religioso, non lo dicono in vero li due sopracitati Scrittori, il Panvinio, e Giacconio; ma lo riferisce il nostro P. Girolamo Romano nelle sue Historie, et egli, senza alcun dubbio, cavò questo suo Detto dall'Historia Serafica di Piero Rodolfo da Tossignano, Religioso dell'Ordine de' Minori, che poi fu Vescovo di Sinigaglia, il quale, quantunque fosse nostro poco amorevole, nulladimeno, favellando del Convento d'Orvieto del suo Ordine, dice le seguenti parole: Structuram absolvit B. Bonaventura, ob singularem memoriam Loci illius: ibi enim, sacras Litteras professus est, una cum D. Thoma Aquinatae, et Ancherio Gallo, Ordinis Eremitarum S. Augustini Cardinali. Si che dunque, secondo questo Autore, il quale, parlando bene di noi si può chiamare d'ogni eccettione maggiore, habbiamo, che quest'Anchero, mentre era Religioso Agostiniano, studiò in Orvieto le sagre Lettere in compagnia de'due Gloriosi Dottori di S. Chiesa, S. Tomaso d'Aquino, e S. Bonaventura, e che fu Cardinale dell'Ordine nostro; di donde poi cavasse questa Historia il detto Scrittore non lo dice, ma gli è necessario, che la cavasse da qualche antica Historia del suddetto Paese; imperochè non ha del credibile, che egli se la sognasse, tornando massime in honore dell'Ordine nostro, di cui egli per altro, ne' suoi Scritti si dimostra poco affettionato.

17 - Ma contro di questo Historico racconto milita un grand'Argomento, il quale è questo. Come poteva egli essere Frate di S. Agostino, questo Ancherio, o Anchero Nipote d'Urbano IV, se dice il Panvinio nostro Agostiniano, che quando egli fu creato Cardinale, era in quel tempo Archidiacono della Chiesa Lingoniense nella Francia? Come dunque, essendo Archidiacono, poteva essere Frate?

18 - Se io debbo dire la verità, benchè questo Argomento paia indissolubile, e gagliardo, a me però sembra molto debole, e di veruna forza; imperochè, e che repugnanza v'è, fra l'esser Frate, et Archidiacono? Non poteva egli essere l'uno, e l'altro, massime in que' tempi, e poi fuori d'Italia? Qual è maggior Dignità, essere Archidiacono, o pure Vescovo, anzi Cardinale, et anche Papa? Hor quanti Frati sono stati Vescovi, Cardinali, e Papi, e non hanno perduto l'essere Frate? Il nostro Maestro F. Marcantonio Viani da Bologna, a cui io viverò perpetuamente ubbligato, non era egli, insieme, nello stesso tempo Frate di S. Agostino, et anche Abbate Mitrato d'un'Abbatia di Monaci di S. Basilio nella Diocesi di Squillacci nella Calabria? Parlo de' nostri tempi, che di questi esempj, d'Agostiniani creati Abbati ne' tempi antichi, ne potrei portare molti, come di fatto li produrrò ne gli Annali avvenire ne' luoghi loro, col Divino volere. Di più, Maestro F. Martino Riccart, Nobile Aragonese, che morì nel fine dell'Anno 1651, essendo Assistente in Spagna, non era egli nello stesso tempo Frate, et Canonico della Chiesa Cattedrale di Lerida, nella Catalogna? Che più? Quanti Frati nostri sono stati in varj tempi Vicarj Generali di diversi Vescovi nella Cristianità? N'habbiamo molti esempi, quali intendiamo di produrre, a Dio piacendo, ne' tempi loro. Hor se egli è così, ben poteva il nostro Anchero, ed esser Frate, et Archidiacono ancora, senza repugnanza. E se li due Scrittori accennati di sopra, il Panvinio, e il Ciacconio, non lo chiamano col nome di Frate, ciò forse fu, perchè lo trovarono col nome d'Archidiacono, e senza quello di Frate, laonde pensarono, che egli fosse un semplice Prete, come di vero sogliono essere questi tali, regolarmente parlando; et in fine potiamo anche aggiungere, che quando fu fatto Archidiacono, forse con la dispensa Apostolica, lasciò l'Habito della Religione, e prese quello di Prete, come da molti si costumava di fare ne' tempi andati.

19 - Ma qui gli è necessario, che facendoci due passi indietro, riferiamo il primo favore, che doppo l'accennato, fece questo Pontefice, doppo la sua elettione al Pontificato, all'Ordine nostro; il quale fu di dichiararci esenti, con una sua Bolla, da qual si voglia Tassa, Esattione, o Colletta de Legati, o Nuncj Apostolici, e da qual si voglia altro Aggravio, che potesse a noi, et al nostro Ordine essere imposto, sotto qual si voglia pretesto; e che le Scommuniche, Sospensioni, od Interdetti, che fossero, o potessero essere contro di noi, per somiglianti cagioni, s'intendino nulli, e di verun valore; e questo Privilegio, che fu dato nel giorno primo d'Ottobre, 33 giorni doppo la di lui Creatione, nella stessa Città di Viterbo, egli si dichiara, che non volle, che vaglia se non per Anni cinque. Conservasi questa Bolla nell'Archivio dell'Ordine in Roma, e registrata si legge nel Bollario nostro a car. 369, il di cui tenore è il seguente:

Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.

20 - Dilectis filijs, Priori Generali et universis Fratribus Eremitarum Ordininis Sancti Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Quieti vestrae paterna imposterum solicitudine providere volentes, auctoritate vobis praesentium indulgemus, ut ad praestationem, procurationum Legatorum Sedis Apostolicae, vel Nunciorum ipsius, aut Exactionum, vel Collectarum, seu subsidiorum, vel provisionum quarumcumque minime teneamini; nec ad eas solvendas per Litteras, dictae Sedis Legatorum, [p. 658] vel Nunciorum, aut Executorum, seu Rectorum terrarum eiusdem cuiuscumque tenoris existant, vel cuiuscumque authoritate compelli aliquatenus valeatis; Nos enim decernimus, irritas, et inanes, Interdicti, Suspensionis, et Excommunicationis sententias, si quas in vos, vel aliquem vestrum, aut loca vestra, vel quoscumque alios occasione nostri premissorum praetextu, per quemcumque de caetero contigerit promulgari. Praesentibus post quinquenium, minime valituris. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Viterbj, Kalen. Octobris, Pont. nostri Anno primo.

21 - E qui osservar si deve, che li Ministri, e Legati, od altri Collettori Apostolici, erano così rigorosi nell'esigere l'Ecclesiastiche et Apostoliche Collette, Impositioni, o Tasse, che non solo da' Chierici, et altri Ecclesiastici benestanti, le volevano con ogni rigore riscuotere, ma etiamdio da' Religiosi più Poveri, e Mendicanti, come spetialmente in questi tempi, erano i nostri Agostiniani; e se bene i Sommi Pontefici ci dichiaravano esenti con ampjssimi Privilegi, come habbiamo fin qui tante volte dimostrato, nulladimeno, poco, o niun conto mostravano eglino di fare di somigliante Bolle o Privilegi; e per ciò era necessario, che quasi ogn'Anno ricorressero a' piedi de' Pontefici, i Poveri Religiosi, e n'impetrassero de' nuovi. Habbiamo qui dato questo avvertimento affinchè, chi legge non prenda ammiratione, in vedendo così spesso prodursi di questa sorte di Bolle.

22 - Avvenne in questo tempo altresì, che essendo, più per capricciosa leggerezza, che per buon Spirito, usciti, senza licenza de' Superiori, fuori dell'Ordine nostro, alcuni Religiosi di nostra Professione, e passati all'Ordine et all'Habito de' PP. Minori, e d'indi ancora, con licenza de' suoi Ministri, guidati, e spinti dallo stesso vento, essendo entrati nell'Ordine di S. Benedetto, e fattavi la solenne Professione; poco appresso, come scorgessero non v'essere in quest'Ordine quell'osservanza, che stimavano, pentiti di tanta loro istabilità, se n'erano ritornati all'Ordine loro antico, e primiero, e con grandissima humiltà supplicavano il P. Generale Lanfranco, acciò, per la Misericordia e Pietà Divina, facesse loro carità di riceverli di nuovo, pregandolo a scusare in oltre la loro troppo in vero gran leggerezza, e questi erano dodici di numero. Il Santo Generale, mosso a pietà di quelle smarrite Pecorelle, volentieri, come buon Pastore, ch'egli era, si dispose di riceverli, e di ricovrarli di nuovo sotto il suo Paterno Manto. Ma, perchè conosceva, che havendo fatta in que' due Ordini la Professione, havevano anche di bisogno, d'essere dal Sommo Pontefice dispensati; per tanto ne porse un'humile Memoriale alla Santità Sua, e n'ottenne la Gratia, con una Bolla data a quest'effetto, et a lui diretta in Viterbo a' 24 di Novembre nell'Anno primo del suo Pontificato; pose però questo patto nella Bolla, che ella soffragar non dovesse, salvo, che solo a que' dodici ch'erano di presente ritornati, e non altrimenti ad altri, che potessero per l'avvenire ritornare ad esempio de gli altri; la Bolla poi è la seguente, e si legge altresì nel Bollario a car. 370:

Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.

23 - Dilecto filio, Priori Generali Fratrum Eremitarum Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Nonnulli Fratres Ordinis tui, post Professionem factam in ipso, suorum Praelatorum licentia non petita, sed levitate propria ad Fratrum Minorum, et inde Ministrorum suorum obtenta licentia, simili levitate, ad Sancti Benedicti Ordines (ut asseris ) transtulerunt, se in ipsis Ordinibus Professionis vinculo adstringentes. Postmodum autem videntes, quod idem Ordo Sancti Benedicti in locis, in quibus erant, minime observabatur, ad praedictum tuum Ordinem redierunt. Nos igitur tuis supplicationibus inclinati, recipiendi ex ipsis duodecim, qui ad Ordinem eundem taliter sunt reversi (ita quod ad eos, qui revertentur deinceps, haec nullatenus extendatur) quod in eodem tuo Ordine possint licite remanere, ijs non obstantibus, seu contraria Constitutione, vel Consuetudine aliorum praedictorum Ordinum, vel Indulgentia, seu Litteris quibuscumque ipsorum Personis ab Apostolica Sede concessis, cuiscumque tenoris existant, etiamsi de ipsis plenam, et expressam, ac de verbo ad verbum oporteat in nostris Litteris fieri mentionem, plenam tibi concedimus auctoritate praesentium facultatem. Datum Viterbi 8 Kal Decembris, Pont. nostri Anno primo.

24 - Nacque intanto uno scrupolo grande ne' cuori di molti semplici Religiosi dell'Ordine, massime di quelli, che prima della Grande Unione havevano fatta Professione in altri Ordini differenti da quello di S. Agostino, a cui s'erano uniti; dalle quali Professioni, se bene n'erano stati assoluti dal Sommo Pontefice Alessandro, con una sua Bolla ben chiara, ed espressa, come a suo tempo vedessimo, nulladimeno, com'erano grandemente semplici, et havevano coscienze timorosissime, continuamente stimolavano con le loro preghiere il P. Generale dell'Ordine, affinchè di nuovo procurasse d'ottenere una generale Assolutione, o Dispensa dalla S. Sede, per maggior quiete, e riposo delle Coscienze loro. Il Gener. Lanfranco, il quale non era meno dotto di quel che Santo ei fosse, tutto che manifestamente conoscesse non v'essere bisogno di somigliante Dispensa, per essersi di già un'altra volta a bastanza ottenuta, tuttavolta, per finire di quietare una volta per sempre tanti clamori, quanti giornalmente ne sentiva da molti suoi Sudditi e Religiosi; ne passò parola con il benigno Pontefice, il quale prontamente sodisfece alla richiesta sua, dispensando di nuovo, o per meglio dire, confirmando la Dispensa già fatta dal suo Antecessore Alessandro, doppo la Grande Unione Generale; fu data questa Bolla nella suddetta Città di Viterbo alli 9 di Decembre, l'Anno primo del suo Pontificato, e l'habbiamo nel Bollario Agostiniano ancora a car. 370 nella seguente forma:

Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.

25 - Dilectis filijs, Generali, Provincialibus, et Conventualibus Prioribus, et universis Fratribus Ordinis Eremitarum S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Desiderijs vestris in ijs affectu benevolo libenter annuimus, per quae vestrae quieti salubriter consulatur. Sane petitio vestra nobis exhibita continebat, quod dilectus filius noster Riccardus S. Angeli Diaconus Cardinalis, auctoritate mandati fel. Rec. Alexandri Papae praedecessoris nostri, vivo ad eum sermone directi, nec non, et Generalis Capituli consensu accedente sussultus, universas Domos, et Congregationes vestras in unam Ordinis Eremitarum S. Augustini Professionem, et Regularem observantiam perpetuo counivit; dictusque Praedecessor, quod super hoc ab eodem Cardinali factum extitit, approbans, et ratum habens, et gratum, id auctoritate Apostolica confirmavit, et vobiscum super diversarum Professionum, aut observationum debito, quibus aliqui ex vobis se in praedictis, vel alijs Ordinibus obligaverunt, antea dispensavit, statuens, ut in eodem Ordine S. Augustini debeatis perpetuo virtutum Dominio deservire, prout in Litteris ipsius Predecessoris plenius dicitur contineri. Nos igitur vestris supplicationibus inclinati, vobiscum super Professionum, aut observationum huiusmodi debito, auctoritate Apostolica dispensamus: Vobis nihilominus concedentes, ut in Ordine vestro vobis taliter concesso, possitis licite remanere, non obstantibus aliquibus Litteris, a Sede Apostolica impetratis, de quibus oporteat in praesentibus plenam, et expressam, ac de verbo, ad verbum, fieri mentionem, aut etiam impetrandis, in quibus de tenore praesentium facta non fuerit mentio specialis. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Viterbij quinto Idus Decembris, Pont. nostri Anno primo.

26 - Intorno a questa Bolla, la quale veramente, per se stessa è chiarissima, nulla mi resta da osservare, fuori che una cosa sola verso il fine d'essa, et è, che doppo haverli di nuovo dispensati, o per meglio dire, confirmata la Dispensa d'Alessandro IV, sopra l'antiche Professioni loro fatte ne gli Ordini Vecchi, prima della Grande Unione, soggiunge immediatamente: vobis nihilominus concedentes, ut in Ordine vestro, vobis taliter concesso, possitis, licite remanere. Non obstantibus aliquibus Litteris a Sede Apostolica impetratis, etc. Ma, e chi erano questi Religiosi, li quali, doppo essersi all'Ordine nostro uniti, per essere altresì da Papa Alessandro stati dispensati sopra le professioni fatte in altri Ordini, temessero ancora di non essere necessitati a partirsi dal suddetto Ordine di S. Agostino, che però volessero, che di nuovo il Papa li concedesse, che in quello potessero lecitamente rimanere; procurando in oltre, che egli derogasse, come fece, ad alcune Lettere Apostoliche impetrate dalla S. Sede, od altre, che potessero impetrarsi per l'avvenire.

27 - Per rispondere a questo dubbio, primieramente, gli è certo, che questi Religiosi non erano di quelli, che già militato havevano sotto la Disciplina del B. Gio. Buono; né meno di quelli dell'Ordine, o Congregatione de' Brittinensi; né tampoco de' Fabalini, o de' Poveri Cattolici, perochè di questi, non si sa, che doppo la Grande Unione alcuno reclamasse alla S. Sede contro della detta Unione, e n'ottenessero Lettere di Dispensa; furono dunque questi tutti Religiosi dell'Ordine di S. Guglielmo, il qual'Ordine, se bene fu da Papa Alessandro nella Bolla dell'Unione compreso, et anche per la maggior parte, insieme con gli altri Ordini, o Congregationi, alla nostra Religione aggregato, et incorporato; nulladimeno, havendo poi grandemente reclamato, i Superiori di quello, e supplicata la Santità del Pontefice, a non volere totalmente estinguere un'Ordine, così nobile, e degno, il suddetto Santo Padre, quattro Mesi doppo, concesse loro, che la detta Unione per essi non dovesse più andare avanti, ma potessero essi restare nel solito Habito, non più sotto la Regola di S. Agostino, ma sotto quella di S. Benedetto; que' Religiosi dunque Guglielmiti, che prima di questa concessione, e fors'anche doppo, s'erano incorporati con l'Ordine Agostiniano, dubitando di non essere ubbligati di ritornare all'Ordine loro antico, erano per ciò agitati da tanti scrupoli, che però inquietamente vivendo, necessitarono poi con le preghiere loro, il Generale Lanfranco, ad impetrarli una nuova Dispensa dal Pontefice Urbano, il quale per ciò nella Bolla dicendo: Non obstantibus aliquibus Litteris a Sede Apostolica impetratis, etc. Intese di derogare alla suddetta Bolla di Papa Alessandro, concessa a Guglielmiti, et anche ad un'altra sua in conferma di quella, dell'accennato Alessandro sotto il giorno 5 di Novembre di quest'Anno medesimo 1261, nella Città di Viterbo, la quale registrata si legge nella Risposta Pacifica del P. Errera a car. 212 appunto, è del seguente tenore:

Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei.

28 - Dilectis filijs, Generali, et alijs Prioribus, ac Fratribus Ordinis S. Guillelmi, salutem, et Apostolicam benedictionem. Licet olim pro unione facienda inter vos, et alios Eremitas, tunc Ordinum diversorum fueritis ad praesentiam fel. Rec. Alexandri Papae praedecessoris nostri Litterarum ipsius auctoritate citati; quieti tamen, et saluti vestrae paterno providentes affectu, ad instar praedecessoris eiusdem, praesentium vobis tenore concedimus, ut sub Regula B. Benedicti, secundum Institutiones B. Guillelmi remanere in Habitu solito valeatis. Non obstantibus aliquibus Litteris, Gratijs, vel Privilegis a Sede Apostolica impetratis, vel imposterum impetrandis, quae de praesentibus, plenam, et expressam, non fecerint mentionem. Nulli ergo, etc. Dat. Viterbij nonas Novembris, Pontificatus nostri Anno primo.

29 - Il piccolo Convento Convento di S. Paolo di Ravone, poco tratto fuori della Città di Bologna, che fu già il primo, che acquistasse la Religione vicino alla detta Città fin dell'Anno 1123, e forse ancora prima, essendo in questo tempo divenuto semplice membro del di S. Giacomo di Savena, affinchè meglio si conservasse, fu quest'Anno dalli detti PP. di S.Giacomo dato, come in Comenda, ad un tal F. Vitale da Castello de'Britti, sua vita durante, con patto però e condizione, che dopo la di lui morte, dovesse ritornare sotto l'immediato Dominio dello stesso Monistero di S. Giacomo : e ciò costa per un'Istromento rogato da Gio. Bentivogli notaio Bololognese, che si conserva ancora nel nostro Archivio. Non ha dubbio, che il suddetto F. Vitale era anch'egli dello stesso Ordine; ma li padri di Bologna glielo diedero con questo patto, e condizione, affinchè doppo la di lui morte, non fosse quello occupato dal Provinciale e sottoposto alla Provincia, alla quale non é soggetto quello di S. Giacomo, né meno oggidì. Mutò questo Convento più volte stato, ma finalmente poi ricadde sempre sotto il dominio di questo di S. Giacomo, fin tanto, che alla perfine, come picciolo troppo, fu suppresso, in vigore della Bolla d'Innocenzo emanata l'Anno 1649, se bene ancora teniamo il possesso, così della Chiesa, come del Convento, con ciò, che prima possedeva.

30 - Se bene il dotto Errera, il Panfilo, et altri assegnano al Convento nostro di Marsiglia (parlo di quello, che é dentro della Città) fondatione più moderna, come che dica il Romano, che fu trasferito dal vecchio luogo vicino a S. Lazaro, col favore, et aiuto del Re di Francia, intorno all'Anno del 1315, et il Panfilo verso il 1351, a' quali pare, che si sottoscriva l'Errera, tuttavolta li Sammartani nel Tomo 4 della loro Gallia Christiana, nella descrittione della Città, e de' Conventi, che sono dentro di quella, al nostro assegnano l'Anno 1261 con queste brievi parole: Augustiniani 1261 così li detti autori a car. 640. Questo Monistero ultimamente fu occupato da' Padri Scalzi Agostiniani della Congregatione di Francia, ma per opera del Reverendiss. P. Maestro Salvatore Severini da Fabriano all'hora procuratore Generale, fu fatto restituire alla Religione, et alla sua Provincia di Provenza, da Papa Innocenzo X, con una sua Bolla, o Breve dato in Roma appresso S. Maria Maggiore a' 16 di Febraio l'Anno 1647 del suo Pontificato, il terzo [p. 662] qual Breve produrremo nel suo tempo, a Dio piacendo, insieme con un altro, emanato pure dallo stesso Pontefice nell'Anno medesimo, per ora dello stesso P. Severini sotto il giorno 25 d'Aprile, in cui conferma alcune Bolle, e Privilegi dell'Ordine in somigliante materia, e prohibisce alli detti Padri di poter prendere possesso, et occupare alcun Convento dell'Ordine, etiamdio spontaneamente offerto, senza l'espresso consenso de' Superiori maggiori dello stesso Ordine.

31 - Registra altresì nelle sue Historie di Cremona, l'origine del nostro Convento di S. Agostino in quest'Anno Antonio Campi; io però stimo, che s'inganni, perochè gli é certo, che il Convento, che possedevano li poveri Cattolici, prima dell'Anno 1256, in quest'Anno venne sotto la nostra ubbidienza, quando quell'Ordine al nostro s'unì, oltre che in quell'Anno era Procurat. Gen. dell'Ordine F. Giacomo da Cremona; io però certamente credo, che egli s'ingannasse, perché lesse forse un Diploma del Vescovo Cacciaconte di Sommo, il quale in quest'Anno ordinò, stando egli in Viterbo, all'Arciprete della sua Cattedrale, che dovesse per sua parte, solennemente benedire, e poi gettare, nella Fondamenta della nuova Chiesa, che intendevano di fabbricare nella strada di S. Giacomo in Braida li Padri Eremitani, la prima Pietra: qual Diploma produce l'erudito Ughelli nel Tomo 4. della sua Italia Sagra alla col. 828, nu. 52, qual'é il seguente:

Cacciacomes Dei Gratia Episcopus Cremonensis,

Archipresbytero Cremonensi salutem in Domino.

32 - Dilecti nostri, Prior, et fratres de Conventu Cremonae Ordinis Eremitarum S. Augustini, qui de nostra licentia, et beneplacito ad honorem Dei, ac civium utilitatem de novo intendunt suum locum munire, supplicarunt nobis, quod vobis auctoritate nostra plenius committentes mandaremus, quod in dicto loco suum primarium lapidem poneretis. Quo circa discretioni vestrae per haec scripta mandamus, quatenus quandocunque dicti Prior, et fratres voluerint in loco, quem de novo aedificare intendunt in contrata S. Iacobi in Brayda, per nostram licentiam, et auctoritatem, primarium lapidem ponere debeatis: illam Indulgentiam populo facientes, quam si essemus praesentes facere possemus. Dat. Viterbii 4 nonas Decembris Pont. D. Urbani IV, Anno primo.

33 - Dal bel principio del suddetto Diploma, con ogni maggior evidenza si cava, che li nostri Padri avevano, prima di questo tempo, Convento in Cremona; e pretendendo poi essi, di fondare una nuova Chiesa, perciò ricorsero al Vescovo, affinchè ordinasse al mentovato Arciprete, che dovesse gettare, in vece sua, la prima pietra nelle fondamenta della detta Chiesa ; che se questa fosse stata la prima fondazione loro, non averebbe detto: cum dilecti Prior, et fratres de Conventu Cremonae, ma più tosto: cum dilecti fratres Eremitarum Sancti Augustini, etc. Si che dunque gli é chiaro, che li nostri Religiosi havevano Convento e Chiesa in Cremona e solo in quest'Anno cercavano di fondarne un nuovo et in sito più commodo et anche più a proposito, per poter servire con più utile que' Cittadini e promuovere con maggior decoro l'honore, e la gloria di Dio, come anche espressamente dicesi nello stesso Diploma, come puole da per se stesso l'erudito Lettore, a suo bell'agio vedere. Può ben'essere però, il Convento vecchio, o fosse fuori della Città, o al più in una parte di quella, molto scomoda e rimota.

34 - Soggiunge poi l'eruditissimo Abbate Ughelli nel citato Tomo, e luogo, che avendo ricevuto quest'Ordine dal Vescovo, il sopramentovato Arciprete, il quale Giovanni Belli chimavasi, incontanente havendo convocati molti Sacerdoti, e Frati, con altri Ecclesiastici e radunati tutti nel detto luogo, ove li sopradetti Frati del Convento vecchio di S. Agostino, volevano edificare la loro nuova Chiesa, cioè a dire nella contrada di S. Giacomo in Braida, e doppo havere fatte le consuete Cerimonie, le quali sogliono precedere una cosi grave Fontione, alla per fine fece il getto della suddetta prima Pietra, senza alcuna contradittione.

35 - Non potiamo di meno, con l'occasione d'aver trattato di questa nuova Fondatione della Chiesa, e Convento di S. Agostino di Cremona, di non far anche qualche mentione de gli Huomini più Illustri, che hanno honorato in tutt'i Secoli, quell'Insigne e Nobile Monistero, fra' quali si deve, per ogni conto, il primo luogo, al Glorioso, e B. Servo di Dio, M. F. Guglielmo Tocchi, il quale, oltre la Santità della Vita, riuscì un Letterato così celebre e famoso, che doppo varie cariche della Religione, da esso lui esercitate con grandissimo applauso, meritò finalmente d'essere eletto Generale di tutto l'Ordine, in un Capitolo Generale celebrato in Firenze l'Anno di nostro Signore 1326. E notano gli Autori nostri, e fra gli altri li due Beati, Arrigo d'Urimaria, e Giordano di Sassonia, li quali furono suoi Coetanei, e vissero nel suo tempo, che nel primo Anno del suo Generalato, con tutto ciò, che dal Sommo Pontefice Giovanni XXII; il quale per la sua Santità, e rara Dottrina, singolarmente l'amava, gli offerisse il Cappello Cardinalitio, nulladimeno, il buon Servo di Dio, humilmente lo ricusò, et in vece di quello, con grande istanza, supplicò la Santità del detto Pontefice, a volersi degnare di concedere al suo Ordine di potersi riunire al suo gran Capo, Maestro, Padre, e Fondatore S. Agostino, con darli facoltà di fabbricare un Convento attaccato alla Chiesa di S. Pietro in Cielo Aureo di Pavia, ove riposa il Santiss. Corpo di quel gran Patriarca, e se bene parve cosa quasi impossibile da potersi esequire, nondimeno il buon Guglielmo l'ottenne, et anche col Divino aiuto, e con la protettione del S. P. Agostino, si fondò il Convento, in cui tuttavia persevera la Religione, la quale era stata separata dal detto sagro Deposito (come già oltrove bastantemente dimostrassimo) per lo spatio di poco più di 100 Anni. Fu poi creato Vescovo di Novarra, e finalmente santamente morì intorno all'Anno 1357, et il di lui sagro Cadavere, fu trasportato a seppelirsi nella sudetta Chiesa di Pavia, come haveva egli ordinato nel suo Testamento.

36 - Fu altresì Alunno di questo Monistero, il B. Giorgio Lazoli, il quale fu poi anche de' primi Istitutori, o Riformatori dell'osservante Congregatione di Lombardia, di cui il Corpo sopra d'un'altare riposa con la sua Imagine dipinta co' raggi di Beato, nella Chiesa di S. Maria Incoronata di Milano, ove morì con fama di straordinaria Santità, nell'Anno 1451, nella notte delli 8 di Settembre, della cui Santità, Dottrina, e Virtù, nel suo tempo dovuto, come anche dell'accenato B. Guglielmo, ampiamente trattaremo. Haveva anche havuto molto prima di questi, il sudetto Convento, F. Giacomo da Cremona, che fu prima Procuratore Generale di tutto l'Ordine unito, di cui parlassimo anche a sufficienza sotto l'Anno di Christo 1256 con l'esistenza di cui, maggiormente ancora si convince, che la Religione, prima di questo tempo haveva Convento in Cremona. Fu anche figlio di questo Monistero, un Maestro singolare, per nome Simone, il quale essendo anch'egli un Religioso molto osservante, diede principio alla Congregazione di S. Giovanni a Carbonara di Napoli. Doppo poi, che passò questo Monistero sotto l'Osservanza di Lombardia, ha proseguito più che mai a partorire Soggetti Illustri, e fra gli altri oltre il mentovato B. Giorgio, sei altri Vicarii Generali di quella famosa Congregatione, de' quali, a Dio piacendo, procuraremo di descrivere i meriti, e le Virtù. Soggiungo, che questo è uno de' più principali monasteri, ch'abbi, non solo la detta Congregatione, ma anche la Religione istessa in Italia; e fra l'altre cose, tre molto insigni ne notassimo noi, quando nel detto Monistero alloggiassimo l'Anno 1636, cioè a dire, un bellissimo e nobilissimo Tabernacolo per residenza del Santissimo Sacramento, lavorato con grande ingegno, et artificio, et una grande vaga e copiosa Libraria, et una grande e bella Foresteria nel Monistero.

37 - Fu finalmente in quest'Anno altresì istituito un'Ordine nuovo di Cavaglieri nella mia dolcissima Patria di Bologna, sotto la Regola del nostro Patriarca S. Agostino. Chiamaronsi poi questi li Frati della Militia di Maria Vergine, e volgarmente Cavaglieri Gaudenti; tutto perchè, quantunque alcuni ve ne fossero Claustrali, li quali vivevani Celibi, nulladimeno, per lo più, erano ammogliati, e se ne vivevano con le loro Consorti nelle proprie Case. Li primi Capi, e Fondatori di quest'Ordine, furono cinque nobilissimi Gentilhuomini Bolognesi, cioè a dire, Pellegrino Castelli, Castellano Malavolti, Londeringo Andalò, Giramonte Caccianemici, et Ugolino Lambertini; li quali tutti uniti insieme d'accordo, con l'autorità prima del Cardinale Ottaviano Ubaldini Vescovo di Bologna, e poi appresso di Papa Urbano IV, diedero principio all'Ordine suddetto; l'Habito loro, era una Veste bianca con un Feraiuolo berettino, portavano una Croce rossa profilata d'oro; attendevano poi questi a diffendere, et a proteggere le povere Vedove, et i miserabili Pupilli; e sopra il tutto havevano cura particolare insieme col Podestà della Città, di riconciliare, e di pacificare gli animi discordi de' loro Concittadini. Furono poi estinti in tempo ignoto, et incerto li Claustrali, restandovi solamente li Coniugati, li quali poi anch'essi terminarono nel Secolo passato sotto l'Anno del 1589. Come a suo tempo promettiamo di scrivere col Divino aiuto. E se bene il nostro dolcissimo Amico Antonio Masini, nella sua Bologna Perlustrata par. I tanto nella pagina 363, sotto il Giorno 29 di Giugno, quanto nella 424 sotto il giorno 19 d'Agosto, dice, che quest'Ordine fu istituito nell'Anno 1260; tuttavolta il Bzovio nel Tomo primo de' suoi Ecclesiastici Annali, pone la sua primiera origine in questo del 1261 citando il anche Sigonio.