Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Storiografi OSA > Torelli > Tomo IV > 1268

Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1268

Anni di Christo 1268 - del secolo XV - della Religione 882

 

 

 

 

1 - Grandi Peripetie si viddero in quest'Anno in varie parti del Mondo, alcune delle quali furono funeste, ed altre liete; e per cominciare dalle funeste, il glorioso Pontefice Clemente, il quale con tanta giustitia, rettitudine e bontà, haveva governata la S. Chiesa, giunse nel fine di quest'Anno, con gran danno del Mondo, al fine della sua santa vita, non havendo regnato né meno quattro Anni intieri. Corradino anch'egli, che figlio di Corrado Imperatore, e Nipote di Federico II havendo infelicemente combattuto al Lago Fucino con Carlo Re di Napoli, e rimasto di quello prigione, fu poi nell'Anno seguente, per ordine dello stesso Carlo, insieme col Duca d'Austria, in Napoli, miseramente decapitato. Il Soldano d'Egitto prese anch'egli in Terra Santa, la gran Città d'Antiochia, et anche quella di Iopem, o Giaffa, come altri la chiamano; queste sono le funeste cose, le quali in quest'Anno successero. Fra le liete poi, una sola mi giova di riferire, la quale è altresì molto esemplare; e questa fu, che non volendo il glorioso S. Luigi Re di Francia conferire li Beneficj Ecclesiastici, come havevano costumato di fare molti altri Re suoi antecessori, ma lasciato, che li Vescovi li dispensassero, conforme i Decreti de' Canonici antichi, et essendoli stata portata una Bolla Pontificia, in cui era stata data la facoltà di ciò fare alli Re di Francia, presala egli il Santo Re nelle mani, la gettò ben tosto nel fuoco, con dire, che a lui bastava di havere a render conto a Dio delle cose temporali, che però non voleva ingerirsi né poco, né molto nelle sagre; vedansi il Bzovio, il Rinaldi, il Gordoni, lo Spondano, il Guagnino, et altri Scrittori della Chiesa, et del Secolo.

2 - E già, che il glorioso Pontefice Clemente ha da funestare con la sua morte, troppo in vero importuna, il fine di quest'Anno, venga dunque con le sue solite Gratie a felicitarne il principio; essendo dunque arrivato alle sue sagre orecchie in questo tempo, che molti Prelati della Chiesa di Dio, prohibivano a' Popoli soggetti alla loro giurisditione, che sotto pena di Scommunica, non dovessero in verun conto andare alle Chiese de' nostri Frati, per sentire le Messe, e li Divini Officj, e non dovessero loro fare elemosine, o altre opere di carità, Scommunicando in effetto, et Interdicedendo chiunque sapevano non obedire a' loro Decreti, giustamente sdegnato oltre ogni credere, spedì una Bolla diretta a tutti li Prelati della Chiesa di Dio, nella quale, doppo havere molto sensatamente biasimata la perfidia di quelli, che tali prohibitioni facevano a' loro Sudditi, comanda poi espressamente a ciascheduno, che non habbi ardire per l'avvenire di offendere così notabilmente, que' poveri, et humili Servi del Signore, ma più tosto esortare i suoi Popoli a fare il contrario, cioè a dire, frequentare le Chiese de' detti Padri, e sovvenirli con pietose limosine ne' loro bisogni, e necessità, per riceverne poi, a suo tempo, da Dio, que' premi di Gratia, e di Gloria, che suole S. D. M. conferire a quelli, che fanno bene a' suoi Servi, ed affinchè niuno pensi, ch'io alteri punto il negotio, ho qui volsuto, parola, per parola, registrare la suddetta Bolla, la quale è la seguente, et il di lei trasunto conservasi autentico nel nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna.

Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Venerabilibus Fratribus, Archiepiscopis, et Episcopis, et dilectis filijs Abbatibus, Prioribus, Decanis, Archidiaconis, Praepositis, Archipresbiteris, et alijs Ecclesiarum Praelatis, Rectoribus quoque Clericis, ac Personis Ecclesiasticis, ad quas praesentes Litterae pervenerint, salutem, et Apostolicam benedictionem. Rem in oculis Divinae Maiestatis acceptam, apud homines quoque laudabilem, ac vestro etiam congruentem officio ageretis, si Christi pauperes, in quibus idem se honorari, ac sperni fatetur gratis substentaretis favoribus, ac in charitatis vinculo foveretis; sed, sicut intelleximus aliqui vestrum circa dilectos filios Fratres Eremitas Ordinis S. Augustini, qui pro nomine Domini paupertate suscepta voluntaria ipsi Domino decreverunt spetialiter deservire, contrarium facientes, subditis vobis Clero, ac Populo sub Excommunicationis, et Interdicti paenis interdum pro libito, sine causa rationabili prohibetis, ne ad Domos praedictorum Fratrum pro Divinis Officijs audiendis accedant, et ne illis eleemosinas, vel quaevis charitatis subsidia largiantur, subditos praefatos ad servandam prohibitionem huiusmodi, per subtractionem Sacramentorum Ecclesiasticorum nihilominus conpellentes, ex quibus Fratirbus ipsis intollerabile imminet dispendium; Deus, cuius ijdem Fratres sunt Servi, humiles, ac devoti offenditur, et salutaris Animarum, subditorum eorum profectus, quos a bonis faciendis operibus non retrahere, sed ad illa exequenda deberetis excitare potius, quam impedire. Quia igitur gravamen dictorum Fratrum indebitum tolerare non intendimus, nec debemus, vobisomnibus, et singulis vestrum ne talia, vel ijs similia in ipsorum Fratrum praeiuditium de caetero facere attentetis, autoritate praesentium districtius inhibemus, universitatem vestram rogantes attentius, et hortantes, ac vobis, per Apostolica scripta nihilominimus praecipiendo mandantes, quatenus hanc nostram prohibitionem inviolabiliter observantes, a praedictorum Fratrum indebitis gravaminibus, ac iniurijs taliter imposterum desistatis, quod de contemtu notari rationabiliter non possitis; qui nimo de obedientiae, ac devotionis promptitudine commendari merito debeatis. Dat. Viterbij 18. Kal. Maij, Pont. nostri Anno 4.

4 - E perchè questi travagli li pativano i nostri Padri specialmente nelle parti di Lombardia, come anche vedessimo di sopra, sotto il Pontificato d'Alessandro, ed Urbano, non contento d'havere in questa guisa ripresi i suddetti Prelati, volle all'incontro, indi a poco, maggiormente privilegiare i Padri di quelle parti con un'altra amplissima Bolla in forma di Mare Magno, la quale è in tutto simile ad un'altra d'Innocenzo IV concessa da esso a' nostri Agostiniani Oltramontani data in Assisi l'Anno 1253, a' 30 di Maggio, quale producessimo ancor noi nel detto Anno sotto il numero 7 et un'altra simile ne producessimo tutta intiera sotto l'Anno 1244 al n. 29; è poi questa di Clemente sottoscritta da esso, e da 12 Cardinali; comincia poi come l'altre, Religiosam vitam, etc. e conclude con la data in questa guisa: Dat. Viterbij per manum Magistri Michaelis de Tolosa, Sanctae Romanae Ecclesiae Vicecancellarij, nonis Iunij, indic. undecima, Incarnat. Dominicae 1268, Pont. vero D. Clementis Papa Anno 4, e questa poi si conserva nel nostro Archivio di S. Giacomo.

5 - Prima dunque, che il Pontefice Clemente concedesse questo Privilegio a' Padri della Lombardia, un altro simile, pure in forma di Mare Magno, concesso n'haveva alli Padri della Toscana, inherendo altresì ad un altro dell'istessa sorte concessoli da Innocenzo IV, ben'è vero, che questo Privilegio, o Bolla, non è sottoscritta, né dal Papa, né da' Cardinali delli tre Ordini, com'è questa, poco dianzi prodotta, se bene in sostanza contiene li medesimi Privilegi; questa poi si legge inserta in una Bolla di Martino V, prodotta, e registrata nel nostro Bollario Agostiniano a car. 252 e fu data in Viterbo a' 2 di Maggio in quest'Anno del 1268, e fu diretta: Dilectis filijs, Prioribus, et Fratribus Eremitis, in Thuscia constitutis, etc. Non trascriviamo la detta Bolla, perché trattone il titolo, e la data, è parimente una cosa istessa con la passata.

6 - Doppo di questa, un'altra ne spedì a beneficio di tutto l'Ordine, diretta al Generale, et a' Provinciali di quello, a' quali concesse, alla maniera d'Urbano, di Scommunicare, prendere, et imprigionare li frati Apostati dello stesso Ordine; e fu data questa Bolla in Viterbo a' 23 di Maggio, e viene registrata nel Bollario nostro a car. 64, la di cui copia è la seguente:

Clemens Episcopus Serus Servorum Dei.

7 - Dilectis filijs, Generali, et Provincialibus, Prioribus, Presbyteris Ordin. Eremitarum S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Provisionis vestrae cupimus provenire studiis, ut Religio vestra semper in melius (Deo propitiante) proficiat, ut si quid obstare dignoscitur, publice corrigatur. Vobis itaque, quos in Divini nominis amore vigiles delectat extirpare vitia, et plantare virtutes, ut Apostatas vestri Ordinis, nisi vestris salubris monitis acquiescant, excommunicare, aut capere (si videbitur expedire) possitis, ad instar felic. recor. Urbani Papae praedecessoris nostri auctoritate praesentium concedimus facultatem. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Viterbj 10 Ka. Iunj, Pont. nostri Anno 4.

8 - Già fin sotto l'Anno del 1265 scrivessimo, che Papa Clemente IV concesse in quell'Anno un Privilegio singolare a' Padri Minori, nel quale prohibiva a tutti gli Ordini Mendicanti, che non dovessero, né potessero fondare Chiese, e Monasteri vicini a quelli de' suddetti Minori, per meno di 300 canne, da doversi misurare, quando in altro modo non si potesse, anco per aria; soggiungessimo però, che questo Privilegio, come riusciva molto pregiuditiale a tutti li predetti Ordini Mendicanti, così non istettero guari a dolersene col suddetto Pontefice, con dire, che in questa guisa venissero ad essere esclude dalle Città, dalle Terre, et altri Luoghi di mediocre grandezza, tutte l'altre Religioni, mentre non potevano fondare Conventi in minore distanza dalli detti Francescani di 300 canne, e così gli è da credere, che continuamente supplicassero la Santità Sua a volere restar servita di moderare, e sminuire quella gran distanza. Hor finalmente conoscendo il buon Pontefice, che era molto ragionevole l'istanza, che li facevano l'altre Religioni, si compiacque in quest'Anno di ridurre le accennate 300 canne a 140, e ciò con una sua Bolla data in Viterbo alli 5 di Giugno, del suo Pontificato il quarto, e questa Bolla viene prodotta dal Vadingo nel Regesto del Tomo 2 de' suoi Annali a car. 112, il cui tenore è il seguente:

Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.

9 - Generali, ac alijs Ministris, et Fratribus Ordinis Minorum. Quia plerumque in futurorum eventibus sic humani fallitur incertitudo iudicij, ut quod utile coniectura verisimilis, immo etiam attenta interdum consideratio pollicetur, non solum inutile, sed damnosum reperiri contingat, nonnunquam, quod consulte statuitur, postmodum consultius immutatur. Hoc quippe necessitas praesentis provisionis evidenter ostendit. Dudum siquidem, ut inter Religiosos potissime per nostrae diligentiae studium emulationis, et diffensionis tolleretur occasio, et charitatis integritas servaretur, per nostras sub certa forma litteras ordinandum duximus, et districtius inhibendum, quod nulli liceret ex tunc de Fratrum Praedicatorum, Poenitentiae Iesu Christi, Beatae Mariae de Monte Carmelo, Eremitarum S. Augustini, S. Clarae, alijsque Ordinibus in paupertate fundatis, nullique mulierum de praedictis, seu quibuslibet alijs Ordinibus, aliquod Monasterium, Ecclesiam, vel Oratorium aedificare, seu construere, nulli quoque Saeculari, seu Religioso, cuiuscumque professionis Ecclesiam vel Monasterium, seu Oratorium iam aedificatum, in aliquem locum trasferre de Ordinibus memoratis infra spatium trecentarum cannarum, a vestris Ecclesijs mensurandarum, per aera etiam, ubi alias recte non permitteretur loci dispositio mensurari. Statuentes ut quidquid contra huiusmodi ordinationis, et inhibitionis nostrae tenorem ex tunc aedificatum existeret, dirueretur omnino. Verum quia quod ad pacem vestram, et praedictorum Fratrum, et Ordinum provisum fuerat, non solum vobis, sed etiam multis alijs, qui in praedictum diffusum cannarum spatium, in huiusmodi ordinatione, ac inhibitione contentum, quasi ab omnibus etiam solemnibus Civitatibus inveniebatur excludi ad scandalum cessisse comperimus, diversis proptera litigiorum materijs suscitatis. Nos super his cum Fratribus nostris deliberatione praehabita huiusmodi spatium de ipsorum Fratrum consilio restringentes, ipsum ad centum, et quadraginta cannas duximus reducendum, omnibus alijs, quae in pramissis nostri Litteris continentur in suo nihilominus robore duraturis. Nulli ergo nostrae, etc. restrictionis, etc. et reductionis, etc. si quis etc. Dat. Viterbij nonis Iunij, Anno 4.

10 - Ma ecco, che nel fine di quest'Anno, mentre il Mondo, e la Chiesa godeva un Paradiso in terra, sotto il santo governo del buon Pontefice Clemente, si compiacque Iddio, per i peccati di molti, di levarlo dal Mondo, e chiamarlo al godimento delle meritate dolcezze del Cielo, e ciò successe in Viterbo a' 29 di Novembre, per mezzo d'una morte veramente da Santo; e doppo le solite esequie, fu il suo Corpo seppellito nella Chiesa di S. Domenico in quella Citta.

11 - Fu egli, come dicessimo nella sua Creatione, Francese, et hebbe prima Moglie, dalla quale n'hebbe due Figlie; hebbe ancora un Nipote Chierico, et altri Parenti, ma ne fu così staccato, che scrivono, gli Autori di commune accordo, che la prima cosa ch'egli fece, fu di scrivere al detto Nipote, che all'una delle dette figlie, se voleva farsi Monaca, havrebbe dato 30 lire; all'altra, se si fosse maritata con un suo Pari, ne havrebbe date 300 et ad esso soggiunge, che delle tre Prebende ch'ei possedeva, elegesse quale più gli piacesse, e l'altre due, dovesse in ogni conto rinonciare. Vacò doppo di lui la Sede due Anni, nove Mesi, et un giorno.

12 - Fece anche in quest'Anno medesimo, come comunemente riferiscono il Bzovio, il Marquez, Lodovico de Angelis, il Lancilotto, il Romano, l'Errera, et altri, un beneficio miracoloso all'insigne Città di Toledo, il nostro glorioso Padre S. Agostino, e fu in questa maniera. Eransi in quest'Anno procreate nelle vaste Campagne di questa Roma di Spagna, in numero così innumerabile, le Locuste, che minacciavano non solo di distruggere ben presto le biade, et affamare il Paese, ma di riempirlo ancora d'un horrida peste, perochè que' portentosi Animalucci, doppo che havevano ben ben mangiato, poco doppo crepavano, e putrefacendosi, in un momento cagionavano un fettore intollerabile, il che era manifesto inditio di doversi ben tosto appestare quel nobile Paese. Per la qual cosa i Toletani, come che gran divotione havevano al nostro Santo Padre, così pensarono d'implorare il suo Celeste aiuto, come fecero, facendo Voto se li liberava da quell'imminente pericolo di gire ogn'Anno processionalmente alla sua Chiesa, a rendere le dovute gratie a Dio, et a lui, per un così segnalato beneficio; né furono vane le preghiere, et i voti, perochè di repente fu da tutto il Popolo veduto il Santo Dottore in habito di Eremitano, con il Piviale però, il Baculo, e la Mitra, comparire in aria, e con virtù di Paradiso, fece che tutti que' brutti Animali gissero a precipitarsi nel Tago vicino; dal qual beneficio singolare soprafatti i Toletani, come raddoppiarono la loro divotione, e pietà verso di così gran Patriarca, così cominciarono a soddisfare al Voto fatto, e l'hanno poi sempre proseguito fino al giorno d'hoggi; e F. Lodovico de gli Angeli, dice, che in un antico Libro in pergameno, della S. Chiesa di Toledo, vi si legge questa nota: Hac die est nobis obligatio faciendi Processionem usque ad Monasterium S. Augustini, ex Voto facto pro Locusta.

13 - Fu fondato ancora in questo tempo un nobile convento ne' Borghi della Città di Melnik, sotto il titolo di S. Lorenzo, li fondatori furono due nobili cavaglieri, l'uno si chiamava Zimilio di Cetovu, e l'altro Paolo di Lutceniz, li quali fabbricarono il Monistero, e donarono a' Padri nostri della Provincia di Baviera la Chiesa di S. Lorenzo appresso della quale havevano il Convento suddetto fabricato, et insieme con essa li diedero tutti li poderi, li pascoli, et il passo del fiume, col Molino, e tutte l'altre cose a quella spettanti, e che soleva godere quel sacerdote, che prima la possedeva; fu poi poco doppo, in quest'anno istesso però, questa fondatione, e donatione confirmata in ampia forma da Ottacaro Re di Boemia, e da Giovanni Vescovo di Praga; perochè nel Regno di quello, e nella Diocesi di questo, stava questo Convento fondato; così scrivono il P. Milensio, et il P. Errera.

14 - Prima di questo tempo, e costa, che era stato fondato in tempo fin'hora incerto il nostro Convento nella nobil Terra di Teramo nella Provincia d'Abruzzo, il quale è dedicato a' Gloriosi Apostoli S. Giacomo e Filippo; imperochè nell'Archivio del detto Convento si conserva una Bolla di Clemente IV, data in Viterbo in quest'Anno, nella quale il detto Pontefice fra l'altre cose (al riferire dell'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto a car. 475) così dice: Rogamus itaque Universitatem vestram, et hortamur in Domino, in remissionem vobis peccaminum iniungentes, quatenus ad Ecclesiam dilectorum filiorum, Prioris, et Fratrum Eremitarum Teramen. Aprutinae Dioecesis Ord. S. Augustini, quae in honorem BB. Apostolorum Philippi, et Iacobi constructa esse dignoscitur, etc. E se bene il detto Errera non dice, che cosa contenesse questa Bolla, nondimeno da questo poco squarcio, che egli produce, io ne deduco, che contenesse qualche Indulgenza, o per il proseguimento della Fabbrica della Chiesa, o per altro vantaggio del Monistero e de' Padri di quello; hora Teramo è Città, et il detto nostro Convento tuttavia si conserva in assai buon stato, di cui altre volte forse tornaremo a favellare.

15 - In questo medesimo Anno li nostri Padri di Tolosa, li quali per lungo tratto di tempo havevano dimorato fuori della Città in un'assai divoto Monistero, bramando di trasferirsi dentro della Città, per potere più comodamente accudire alla salute del prossimo, dando alcuni Beni stabili all'Abbate di S. Saturnino, ottennero da esso un sito assai capace, e grande, per potervi fare la nuova Fondatione del loro Convento vicino alla Porta, che chiamavasi di Mattabove; e tutto ciò riferisce il Dottissimo Padre Maestro Simpliciano di S. Martino Decano dell'niversità di Tolosa nell'Apologia, che stampò in diffesa dell'Ordine nostro contro il Pennotto, in Tolosa l'Anno 1657 a car. 453, ove dice haver ciò cavato dal Repertorio delle Scritture dell'Abbatia di S. Saturnino, in cui sotto l'Anno 1268 cosi si legge: Augustini Religiosi Tolosae erant olim, et eorum Conventus extra Muros Tolosae prope portam Mattebovis; et quia Dominus Abbas Sancti Saturnini Tolosae permiserat illos, et corum Conventum intra Muros Tolosae mutare, et ponere, dicti Augustini dedere certa bona immobilia, certas possessiones in proprietatem. Vide Instrumentum Donationis de data finali 1268. E ciò anche più chiaramente si conferma con alcune altre parole cavate dallo stesso Repertorio delle medesime Scritture sotto l'Anno 1269, nelle quali maggiormente si specifica il Contratto fatto da' detti nostri Padri con il mentovato Abbate, la copia delle quali parole, è questa:

Augustinis Tolosae ad aedificandum eorum Conventum duo Arpenta Terrae fuere concessae eisdem per D. Abbatem S. Saturnini Tolosae, et cum certis pactis super divino servitio, et alijs; et etiam donatio certorum bonorum facta Augustinis per quemdam Vicecomitem hospitalis Guillelmi de Termis. Vide dicta Instrumenta in eadem pelle inserta de data 1269 in sacco Augustinorum, etc.

16 - Troviamo altresì, che in quet'Anno medesimo il Vicario di Clemente IV che per esso lui in Roma risiedeva, per ordine di Sua Santità consagrò due Altari nella nostra Chiesa insigne, e antichissima di S. Maria del Popolo di Roma, cioè a dire, quello di S. Maria Maddalena, e quello del P. S. Agostino, concedendo a chi visitasse il primo Altare nel giorno della sua Festa, sett'Anni, et altrettante Quarantene d'Indulgenza; et a chi divotamente pur visitasse il secondo ogn'Anno parimente nel giorno della sua Festa, e per tutta l'Ottava, altri sett'Anni, e sette Quarantene. Tutto ciò si cava espressamente da una Scrittura autentica, che produce il P. Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto a car. 352. Le parole poi formali della detta Scrittura, che ciò esprimono, sono queste: Item Vicarius Clementis Papae IV de mandato ipsius Papae, consecravit Altare Beatae Mariae Magdalenae, ubi annuatim concessit omnibus devote venientibus, et suas eleemoynas largientibus septem Annos, et totidem Quadragenas Indulgentiae. Item idem Vicarius, de mandato D. Papae, consecravit Altare B. Augustini in Festo ipsius, et concessit devote venientibus ipso die, et per octavam septem Annos, et totidem Quadragenas, etc. Così per appunto riferisce il sopramentovato Errera, con che terminiamo l'Anno 1268.