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Torelli: Secoli Agostiniani - Tomo IV

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

Agostino e san Giovanni: affresco a Tolentino

 

 

ANNO 1269

Anni di Christo 1269 - del secolo XVI - della Religione 883

 

 

 

 

1 - Gl'importantissimi affari della Chiesa Santa Romana, et anche di tutta la Christianità, se bene furono intrapresi, e maneggiati altresì con tanta efficacia, e calore, che fecero concepire altissime speranze all'Universo tutto d'un felicissimo riuscimento; nulladimeno per i peccati del Mondo andarono ben tosto di pari passo a risolversi in un infelicissimo nulla; imperochè, quantunque li Porporati Elettori infinite volte si radunassero nel corso di tutto quest'Anno per fare la tanto necessaria Elettione del nuovo Pontefice, non puotero però, a cagione dell'humane passioni, già mai accordarsi; e se bene altresì, tre Teste Coronate delle prime d'Europa, cioè a dire, il mio glorioso Avvocato S. Luigi Re di Francia, Giacomo Re d'Aragona, et Odoardo figliuolo del Re d'Inghilterra, si spiccassero da' loro Regni con tre poderosissime Armate, per traghettarsi al sostenimento del già quasi affatto caduto, e rovinato Regno di Terra Santa, nulladimeno, la prima, e la seconda Armata delli due Re di Francia, e d'Aragona, frastornate dalle continue tempeste del procelloso Mare, furono necessitate a ritirarsi, la prima nel Regno di Sardegna, ove anche fu sforzata a svernare, e l'altra nel proprio Regno d'Aragona; e se Odoardo hebbe fortuna, doppo mille pericoli, d'approdare a gl'infelici Lidi della Palestina, poco giovamento però diede a quel misero Regno, anzi che per poco, non fu egli miseramente trucidato da un Barbaro Assassino. Solamente Ugo Lusignani Re di Cipro, passando dal suo Regno nel Porto di Tolemaida, o vogliam dire Accone, ivi con un pomposo Apparato, fecesi Coronare Re di Gerusalemme. Tanto riferiscono di commune accordo gli Annalisti della Chiesa, e del Secolo.

2 - Quanto a ciò, che spetta alle nostre Historie, in quest'Anno habbiamo gran scarsezza d'avvenimenti, non perchè di vero molte cose degne di memoria non succedessero, ma perchè non essendo state notate da quei buoni Padri antichi, perciò sono andate in oblivione; non è però, che alcune poche non ne siano rimaste, delle quali hora ne daremo quella maggiore notitia, che potremo. Primieramente dunque e si crede dalla maggior parte de' nostri Autori, che il buon Generale F. Guido Antoniani dalla Staggia, dopo havere governato con gran giustitia, e rettitudine l'Ordine nostro, poco meno di 5 Anni, finalmente in questo santamente morendo, cedesse il luogo ad un altro Sant'Huomo, di cui esattamente parleremo nell'Anno seguente. Fu poi F. Guido un Religioso di santa vita, che però da molti viene chiamato col glorioso titolo di Beato, a segno tale, che lo stesso P. Errera, huomo in questo molto cauto, lo registra nella Classe de gli Huomini Santi e Beati, sotto la Lettera G. a car. 279, nel primo Tomo del suo Alfabeto, ove altresì tiene anch'egli, che morisse in questo, o nell'Anno seguente.

3 - Soggiunge il Crusenio nostro nella 3 parte del suo Monastico Agostiniano al cap. 3 a car. 134, che egli morì in questo nostro Convento di S. Giacomo di Bologna, e che il suo Venerando Cadavere fu seppellito in un'assai nobile Sepolcro innalzato sopra la terra; e se bene il Dotto Errera nel luogo accennato di sopra, dice, che passando egli per Bologna non vidde il detto Deposito, ciò però non osta a quanto scrive il Crusenio, imperochè puol'essere, che avanti, che si facesse la nuova Chiesa vi fosse, e che poi nella fabbrica della nuova fosse levato, e fosse il di lui Corpo seppellito sotto l'Altare maggiore, come è fama, che seppellito vi fosse quello del B. Giovanni Lana nostro Bolognese; laonde non è poi gran fatto, se passando il P. Errera per Bologna non lo vidde, come né meno hoggidì si vede.

4 - E' di parere parimente Gioseffo Panfilo nella sua brieve Cronica Agostiniana a carte 31, che intorno a questo medesimo tempo terminasse il corso felice della sua vita Beata, un gran Servo di Dio, per nome Ertinodo, figlio, et Alunno del Monistero della Città di Gotta nella Sassonia; all'opinione però di quest'Autore si oppone il poco dianzi mentovato Errera nel Tomo I dell'Alfabeto a car. 208, ove dice, che il detto Servo di Dio morì di certo doppo l'Anno di Christo 1291, e che anche giungesse fino al 1300 e la ragione sua è assai fondata, imperochè dice egli, che il B. Arrigo d'Urimaria, trattando di questo B. Ertinodo, che morì nel tempo ch'egli era vivo, lo ripone nel numero de' Beati dell'Ordine doppo il B. Clemente da Osimo, che morì nell'accennato 1291, che se fosse morto in questo tempo, come scrive il Panfilo, l'haverebbe egli il detto B. Arrigo mentovato, non solo prima del B. Clemente, ma di molti altri ancora, che morirono prima di questo.

5 - Scrivessimo già sotto l'Anno del Signore 1254 come il Beato Brunetto fondò il Monistero di S. Anna fuori della nobil Terra in quel tempo, di Prato, hoggidì però, da poco tempo in qua, fatta Città, sopra l'altezza d'un Monte molto solitario, il quale, come maravigliosamente riusciva di sommo gusto, e contento al detto Servo di Dio, et a' suoi Compagni, così era molto scomodo a' Cittadini, li quali erano divoti di que' buoni Servi di Dio, e più frequentemente haverebbero volsuto andarvi per divotione; laonde bramando questi d'haverlo piu vicino, tanto lo pregarono a volersi più avvicinare alla Patria loro, che finalmente vinto dalle loro preghiere, scese giù, e con buona licenza di Giovanni Acciaioli Vescovo di Firenze, il quale già consagrata haveva la Chiesa del Monte, che poi si chiamò, e pur tutt'hora si chiama di S. Anna vecchia; un'altra ne fondò, con un'assai commodo Monistero vicino alla detta Terra, il quale pur tuttavia si conserva in assai buon stato sotto l'ubbidienza della Congregatione Leccetana, la quale ne prese il possesso prima dell'Anno 1540. Il Beato Brunetto poi sopravisse fino all'Anno 1296, nel quale a Dio piacendo, ne tesseremo la Vita. Evvi altresì dentro nella Città di Prato un altro Convento dell'Ordine, il quale fu fondato l'Anno 1434 et è membro della Provincia Pisana, il quale è assai migliore hoggidì, che non è quello di S. Anna, ma di questo ci riserbiamo di narrare l'origine nel detto Anno in cui successe.

6 - Anche il Convento di Colonia in quest'anno fece acquisto d'un bel tesoro, una parte del quale fu spirituale, e l'altra temporale. La spirituale fu una Mandibola di S. Sebastiano, la quale fu cortesemente donata a' Padri di quella nobile, et antica casa da un cavagliere di gran nascita, chiamato Teodoro Vonkirk, quale si conserva fino a' nostri tempi con grandissima veneratione. La Temporale fu un orto di frutti, che stava attaccato al Monistero, quale li fu pure liberamente donato da Federico Arcivescovo di quella gran Città.

7 - Troviamo ancora in questo tempo, che un certo Vescovo della Chiesa Frisiense, chiamato col nome di Corrado, trovandosi nella nostra Chiesa di S. Lorenzo della Città di Melnich nella Boemia, concesse alcune Indulgenze a chi devoto l'havesse visitata.

8 - Riferisce ancora il Zorita nobile Scrittore degli Annali d'Aragona, allo scrivere del Romano nella Centuria nona dell'Ordine, e dell'Errera nel primo Tomo del suo Alfabeto Agostiniano, che in quest'anno fu fondato un Monistero di Monache, come piace al P. Errera nel luogo suddetto, o pure de' Religiosi, come scrivono altri, in un luogo chiamato Darsio nella Diocesi di Parigi, sotto il titolo di S. Maria, et i Fondatori furono Alfonso Conte di Tolosa, e di Pittavia, e di Giovanna sua Consorte, se questo Monistero habbi prodotto Soggetti di consideratione, e se più si conservi nell'Ordine non lo dicono gli Autori citati; anzi l'Errera pare che titubi nella credenza di quest'Historie, mentre riferendola dal Romano, conclude con dire, Penes ipsum sit fides.

9 - E già, che nel principio di quest'anno dicessimo, che S. Luigi Re di Francia, si partì dal suo nobilissimo Regno con una poderosa Armata per passare in Terra Santa a soccorrere quella povera Christianità miseramente oppressa da' Barbari Saracini, il debito della gratitudine volle, che quivi ramentiamo a' nostri Lettori, che prima di partirsi egli volle fare il suo ultimo testamento, presago forse, che più non doveva far ritorno nella sua Reggia; et in questo fece molti Legati pij, e molte Limosine lasciò a diversi Luoghi sacri; e fra gli altri una ne lasciò al nostro Monistero dall'hora, di cui egli era stato fondatore come già scrivessimo nel suo luogo; questa poi fu di 15 lire di Francia, somma in quel tempo assai notabile: tanto per appunto scrive Claudio Menardi, riferito dal P. Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto, e nota di vantaggio il detto Claudio, che questo Testamento lo fece nel Mese di Febraio. Quello poi, che del Santo Re, e della di lui Armata succedesse, doppo la di lui partita dalla Francia, parte n'habbiamo detto, et il resto lo diremo nell'anno seguente.