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Jean Guitton: Su sant'Agostino

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Jean Guitton (1901-1999)

 

SU SANT'AGOSTINO

di Jean Guitton

 

Jean Guitton (1901-1999), ricercatore, filosofo e scrittore, è stato un protagonista autorevole della fioritura culturale che ha caratterizzato la Francia del sec. XX, e una delle figure più rappresentative del pensiero cattolico contemporaneo.

Dai Dialoghi con Paolo VI, III edizione, gennaio 1968

 

 

« Padre Bevilacqua mi ha trasmesso molto presto la sua ammirazione per sant'Agostino che leggeva e studiava continuamente. Ricordo che definiva lo stile di sant'Agostino « l'accordo totale della forma e del contenuto. In sant'Agostino c'è una tale ricchezza che la formula di per sé è un insegnamento. È il genio latino portato alla perfezione estrema. Quello che in Cicerone diverrebbe rettorica, qui è stile ".

Padre Bevilacqua mi faceva notare che anche i giochi di parole di sant'Agostino sono belli. Cosi, quando sant'Agostino dice che c'è più anima " dove l'anima ama che non dove anima ": ubi amai plus quam ubi animai. Ebbene! chi può tradurlo? come si scolora quando è tradotto, anche se la traduzione cerca di mantenere un po' dell'allitterazione. Nel latino di sant'Agostino suona, si incide, non solo nella memoria del suono, ma in spirito e verità.

Si potrebbero fare altri esempi. L'ama et fac quod vis, che, una volta tradotto, rischia di diventare volgare, ambiguo, mentre in sant'Agostino è cosi alto e puro. Ama Dio e allora tutto quello che vorrai sarà bene! E nelle Confessioni, la famosa preghiera intraducibile: Da quod jubes et jube quod vis: quello che ordini dammelo, e allora ordinami ciò che vuoi. E il: Deus qui interior es intimo meo et superior summo meo! : Dio, più interno del mio io, più alto della mia cima. Padre Bevilacqua mi diceva: è intraducibile, è intraducibile! è cosi, è proprio cosi! « Diceva anche che sant'Agostino è il Poeta-in-sé, se è vero che la Poesia, come l'Eucaristia, è tutta in sé e tutta in ognuna delle sue parti. La Poesia in sant'Agostino è quella della Verità e della Dottrina, che dà alla dottrina il sapore, la profondità. Pensi al Commento del Vangelo di san Giovanni: quanto è difficile aggiungere qualcosa a questo Vangelo cosi sottile. Ebbene! sant'Agostino trova il modo di dargli un altro splendore, una seconda luce.

« L'ideale dello scrittore, del commentatore, del predicatore è vivere la propria verità. Sant'Agostino si può dire lo faccia sempre. Cito spesso il commento agostiniano del Vangelo di san Giovanni che, insieme alle Elevazioni sul Vangelo del vostro Bossuet, è una delle opere che preferisco: perché forse le nostre cose migliori sono quelle che nascono senza sforzo, quasi senza pensarci (se ha intenzione di rimettersi a scrivere, lo faccia come Bossuet, quando scriveva le sue Elevazioni sui Misteri per le religiose, lasciando come si dice " correre la penna ").

In sant'Agostino la rispondenza della forma e del contenuto, della bellezza della parola e della profondità dei concetti (ma anche del cuore dell'uomo) è più trovata, che ricercata. Il lettore ha l'illusione che sia stato scritto ieri; di leggere una cosa fresca, scaturita dalla terra durante la notte come la rugiada. « Conosce il nuovo arcivescovo di Torino monsignor Pellegrino? insegnava letteratura paleocristiana all'Università di Torino quando dovette, in obbedienza al Papa, accettare la carica di vescovo di quella città. Nei primi tempi del suo episcopato continuò a tenere lezioni ed esami all'Università. Trovo questo fatto esemplare per sottolineare il legame tra pensiero e azione, tra Università e Chiesa, dirò anche tra la patristica e il nostro tempo.

« Monsignor Pellegrino disse che sant'Agostino era il suo maestro; il consigliere delle sue iniziative pastorali nello spirito del Concilio. "E quali insegnamenti? " mi dirà lei. Eccoli: il senso della sintesi che unifica i diversi aspetti del reale in un'unità di trascendenza. L'attenzione accentrata sull'uomo concreto, i suoi problemi, i suoi drammi. Il senso della storia tanto importante nella cultura contemporanea. Il senso della Chiesa, considerata come un mistero, la sua realtà esistenziale, senza dimenticare la struttura gerarchica, che sant'Agostino illustra cosi vivacemente nelle sue controversie con i Donatisti. « Infine il senso dell'interiorità: " Non andare fuori! rientra in tè! ". »

« In giovinezza sono stato molto attratto da uno scrittore italiano sconosciuto a voi francesi, Vito Fornari. Era della scuola di sant'Agostino. Voglio dire, che mentre trattava un argomento lo innalzava. Fornari visse dal 1821 al 1900. Per scrivere il suo capolavoro: Della vita di Gesù Cristo si era ispirato alla Città di Dio. È una vita di Cristo filosofica, cioè scritta da un filosofo; Gesù nella storia della Redenzione. Nel primo volume parla della creazione della materia e dello spirito; del disegno di Dio per l'umanità; Israele, le profezie, la preparazione. Il secondo volume spiega la vita di Gesù, sia rispetto alla preparazione, che alla sua futura consumazione nell'universo.

Proietta sul Vangelo la luce della gloria futura, della risurrezione, della Gerusalemme celeste. Così tutto si spiega, perché tutto " è situato " nella storia totale, che parte da Dio per ritornare a Dio e non in quello che i moderni chiamano la situazione che è solo il rapporto dell'uomo con il tempo e con lo spazio.

 

[... Il testo prosegue ricordando la vita e l'opera di Vito Fornari, per poi concludere ...]

 

« Un giorno bisognerà pure riprendere queste ipotesi alla luce delle nostre maggiori conoscenze, e dimostrare, come sant'Agostino nella Città di Dio, che la storia, quando è totale, consente di vedere il Cristo al lavoro nel tempo. Allora tutte le letterature, tutte le storie, tutti i presentimenti dei poeti confluiranno in un unico, immenso Poema. Si sentirà quello che sant'Agostino chiamava il canto del modulatore ineffabile. »