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AFRICA ROMANA: Curubis

Statuetta di Demetra da Curubis del I secolo a. C. oggi al Museo del Bardo

Statuetta di Demetra

 

 

CURUBIS

 

 

 

Lungo la costa di capo Bon, si conserva parzialmente il sito di Curubis di cui si ha una testimonianza già nel 45 a. C. Dell'insediamento romano rimangono alcune cisterne e una parte dell'acquedotto. Sull'area della città antica si è sviluppata l'odierna Korba, una graziosa cittadina balneare.

Fra i vari reperti rinvenuti è interessante una statuetta in terra cotta che raffigura la dea Demetra assisa in trono e che risale al I secolo a. C.

Altri reperti sono conservati al Museo del Bardo a Tunisi.

 

Mosaico commemorativo di un munus per uno spettacolo all'anfiteatro oggi al Museo del Bardo

Mosaico munus per uno spettacolo

Tra questi va ricordato un frammento di mosaico mal conservato: si tratta della commemorazione di un munus, cioè un dono sotto forma di spettacolo, che si è probabilmente svolto nell'anfiteatro della città di Curubis.

In particolare sembra si sia trattato di un combattimento fra orsi, felini, il cui nome è riportato sul mosaico, che però sono stati completamente cancellati. Il mosaico risale al IV sec. d. C. Proviene da Curubis, ma è conservato al Museo del Bardo (sala XXX)

 

E' nota anche un bel mosaico funerario che riporta l'epitaffio di una certa CREMENTIA.

La scena è abbellita da una decorazione di tipo cristiano, con ceri e fagiani che si chinano su due rami di un roseto. Proviene da Diar el-Hajjej nei dintorni dell'antica Curubis.

Attualmente il mosaico è esposto al Museo del Bardo.

 

Un altro mosaico funerario che ricopriva la tomba di una giovane donna di nome MAXIMILLA è stato scoperto a Curubis. In mezzo alla composizione, l'epitaffio è inscritto in un cartiglio con due code ai lati ed è affiancato a destra da una corona che racchiude un roseto, a sinistra da un uccello di cui si vede a malapena la testa.

Proviene dai dintorni di Diar el-Hajjej ed è esposto al Museo del Bardo (Sala 5).

Mosaico funerario che riporta l'epitaffio di una certa CREMENTIA da Curubis oggi al Museo del Bardo

Mosaico funerario che riporta l'epitaffio di una certa CREMENTIA

Mosaico funerario che riporta l'epitaffio di una certa MAXIMILLA da Curubis oggi al Museo del Bardo

Mosaico funerario che riporta l'epitaffio di una certa MAXIMILLA

 

 

Degna di nota è la statua in terra cotta che raffigura Koré, la figlia di Demetra, riconoscibile per il porcellino che tiene con il suo braccio sinistro e che costituisce il suo caratteristico animale.

Come la madre divina, Core porta sul capo una specie di corona, quasi una tiara di forma cilindrica. Nell'onorare questa divinità la civiltà punica mostrava il suo attaccamento ai culti agrari e manifestava tutto il suo interesse per la Natura.

Il manufatto risale al IV-III secolo a. C. ed è visibile al Museo del Bardo.

Statua in terra cotta che raffigura Koré, la figlia di Demetra oggi al Museo del Bardo

Koré, la figlia di Demetra

Curubis in origine fu uno scalo punico attivo almeno dal III secolo a. C. e continuò ad essere governata da due sufeti e da un senato cittadino fino a quando tra il 59 e il 46 a. C. fu trasformata in colonia Iulia da Giulio Cesare, desideroso di migliorare il trasporto del grano africano verso Roma. Dell'antica storia di questo insediamento abbiamo scarse notizie e rari reperti, fra cui spiccano le tre grandi statue in terracotta del Santuario di Demetra, le cui strutture possono essere datate al 300 a. C.

Alcune tracce epigrafiche dell'epoca della Guerra civile gettano qualche luce sulla vita cittadina contemporanea e riguardano le fortificazioni cittadine che furono ricostruite due volte in breve tempo. Tra il 48 e il 46 a. C. ci fu il primo intervento (C.I.L. 24099) nel periodo in cui il partito pompeiano, per iniziativa di due legati pro praetore e sotto la cura di un prefetto, forse incaricato dal comando militare della città, fece erigere un murus, delle turres, posteicus e fossa, cioè un sistema complesso di difesa della città [P(ublius) Attius P(ubli) f(ilius) Vaarus leg(atus) pr(aetore)/C(aius) Considius C(ai) f(ilius) Longus leg(atus) pro pr(aetore)/murum turres posteicus/fossam faciendum coer(averunt)/T(itus) Tettius T(iti) f(ilius) Vel(ina tribu) prefectus]. Un secondo intervento (C.I.L. 977) fu eseguito nel 45 a. C. quando le stesse strutture, questa volta murum oppidum totum ex saxo quadrato, furono ristrutturate e in questa circostanza se ne occupò un duumviro della neo colonia, il liberto Lucio Pomponio Malchio [C(aoio) Cesare imp(eratore) co(n)s(ule) II[II]/L(ucius) Pomponius L(uci) l(ibertus) M(alchio)/duovir II/(m)urum oppidi totum ex saxo quadrato aedific(andum) coer(avit)].

Attorno al 20 a. C. ci fu un terzo intervento edilizio pubblico che viene ricordato in un nuovo testo epigrafico (C.I.L. 978). Lungo una delle vie dell'abitato furono costruite due scholae che erano munite di un parapetto e collegate a un orologio. Questa struttura, nota per l'esemplare conservato al Foro Triangolare di Pompei, doveva essere costituita da un sedile semicircolare, privo di copertura, aperto alla frequentazione pubblica [M(arco) Appuleio/P(ublio) Silio co(n)s(ulibus)/Cn(aeo) Domitio/Malchion(e)/duovir(o) quin(quennale)/L(ucius) Sertorius Al(ex)an(der)/aed(iles)/pluteum perpetu(um)/scholas III/(h)orologiu(m) ad/(via)m muni(endam)].