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AFRICA ROMANA: Jebel el-Oust

Mosaico con una immagine di elefante

Mosaico romano con rappresentazioni animali fra cui un elefante

 

 

JEBEL EL-OUST

 

 

 

Poco prima di giungere a Thuburbo Majus, una deviazione porta a Jebel el-Oust, una stazione termale che sfrutta le acque sodiche che sgorgano a 58 °C ai piedi della omonima collina.

Presso lo stabilimento si trovano i resti delle Terme romane, di cui restano preziosi mosaici pavimentali tardo-imperiali del III e IV secolo a decorazione geometrica e figurata nella Sala delle Stagioni. Altri pavimenti sono in marmo policromo e in una pietra violetta, simile al marmo, estratta da cave locali. Al centro, la sala principale contiene un'abside e due esedre separate da colonnati.

Dietro questi ambienti, che servivano per il ricevimento e il soggiorno dei malati, si sviluppavano a un livello superiore le terme vere e proprie. Sono riconoscibili una piscina rotonda circondata da un portico e un'altra rettangolare, con portico su venti colonne su cui si aprivano le cabine con le vasche. Rimangono i depositi calcarei nelle canalizzazioni e nelle piscine dove colava l'acqua fortemente mineralizzata.

Al di là del settore rimaneggiato in epoca bizantina, su un piccolo terrazzo sorgeva il tempio delle Acque o di Esculapio, dio della medicina, preceduto da un cortile dove una volta sgorgava la fonte. Come tutte le sorgenti curative oggetto di culto, anche questa fu cristianizzata: a destra del cortile, infatti, sorse una piccola basilica cristiana a tre navate e, al posto della cella del tempio pagano, fu costruito il battistero a bacino quadrilobato in una posizione analoga a quella che si incontra anche a Thuburbo Majus e a Sufetula. Intorno alla collina sono state individuate le fondamenta di numerose ville.

Alcuni chilometri oltre si trovano le rovine di Ziqua, dove sorgeva il Tempio delle Acque.