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AFRICA ROMANA: Madaura

Resti della città romana di Madaura

Resti della città romana di Madaura

 

 

MADAURA

 

 

 

Alquanto è interessante è il sito di Madaura, ove recenti scavi hanno riportato in luce vari monumenti molto belli, compresa una chiesa paleocristiana. Agostino in gioventù vi trascorse un periodo intenso di studi. A Madaura è stato scavato anche un teatro.

Durante queste indagini fu scoperta anche una statuetta che raffigura un bambino. Il cosiddetto bambino di Madaura, una statua in marmo conservata nel Museo di Guelma, è un'opera che risale al IV secolo.

La statua ha un certo suo fascino e fu scoperta da St. Gsell durante gli scavi del teatro di Madaura. Il bambino è vestito con una tunica senza cintura e con un mantello stilizzato che dovrebbe essere il birrus che si portava in Numidia.

La statua del bambino di Madaura

La statua del bambino di Madaura

Il fervore popolare ha immediatamente voluto vedervi sant'Agostino scolaro a Madaura. Benchè questa identificazione sia solo un pio errore, il giovane Agostino deve avere indossato un abbigliamento simile (St. Gsell, Mdaourouch, Algeri-Parigi 1922, 92 e tav. XV, 4).

A Madaura nacque il famoso grammatico Apuleio, autore di diversi libri, fra cui il famoso Asino d'Oro.

 

Madaura sorgeva a non grande distanza a sud di Tagaste, nella parte centrale della Numidia, sui monti che digradano, a sud, verso la valle del Muthul e al limite nord-occidentale del paese dei Musulamii, sulla via che da Teveste, a sud, raggiungeva la grande strada da Cartagine a Cirta, a Tagura (Taoura) donde, per Naraggara, si raggiungeva Tagaste. Era una città importante, colonia romana almeno fino dal tempo di Nerva, e fiera delle sue tradizioni culturali: aveva dato alle lettere latine nientemeno che Apuleio. Vi erano anche a Madaura dei cristiani: un vescovo, Antigono della metà del IV secolo, appartiene probabilmente a questa città. Ma la cristianizzazione doveva essere parecchio superficiale se, per quanto Madaura vantasse un gruppo di martiri del 180, una delle non molte iscrizioni cristiane, non certo delle più antiche, reca iscrizioni e simboli pagani frammisti ai cristiani, e se Agostino, già vescovo, deplorava in una lettera che al culto degli idoli si chiudessero più facilmente i templi che non i cuori dei cittadini. Le tradizioni della cultura classica dovevano favorire questa resistenza del paganesimo: una breve polemica epistolare tra Agostino e un insegnante del luogo. tal Massimo, ricorda come sul foro sorgessero statue di Marte, e come fossero celebrati i baccanali.

Massimo, che per conto suo è un sincretista, trova indegno e deplorevole che alle divinità della Grecia classica, che l'arte ha improntato della sua serena e sovrana bellezza, si possano preferire martiri locali, di condizione umile, barbari perfino nel nome.