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sant'Agostino a Roma

Agostino insegna a Roma: episodio narrato nell'Arca di Pavia

Agostino insegna a Roma: episodio narrato nell'Arca di Pavia

 

 

AGOSTINO A ROMA

 

 

 

Nel 383 Agostino, all'età di 29 anni, decise di trasferirsi in Italia e precisamente a Roma. A causa della riluttanza della madre a separarsi da lui, dovette ricorrere a un sotterfugio per imbarcarsi. Con la copertura della notte riuscì a eludere l'attenzione di Monica relegandola nella chiesa di san Cipriano. Quasi subito dopo l'arrivo a Roma, dove continuò a frequentare la comunità manichea, si ammalò gravemente. Dopo la guarigione aprì una scuola di retorica ma fu disgustato dalle pessime abitudini dei suoi alunni, che fuggivano per non pagare gli onorari all'insegnante. Agostino si decise pertanto a fare domanda per un posto vacante come professore presso la corte imperiale a Milano.

 

Agostino fece ritorno a Roma sulla via del ritorno in Africa dopo il suo battesimo a Milano. A Ostia, il porto di Roma, mentre attendevano il tempo dell'imbarco, morì sua madre Monica. Agostino decise di restare a Roma per un anno, probabilmente per studiare meglio la teologia cattolica.

 

 

Fu dunque per la tua azione verso di me che mi lasciai indurre a raggiungere Roma e a insegnare piuttosto là ciò che insegnavo a Cartagine. Non tralascerò di confessarti cosa m'indusse a tanto, perché anche in questa circostanza si deve riconoscere e proclamare l'occulta profondità e l'indefettibile presenza della tua misericordia verso di noi. A raggiungere Roma non fui spinto dalle promesse di più alti guadagni e di un più alto rango, fattemi dagli amici che mi sollecitavano a quel passo, sebbene anche questi miraggi allora attirassero il mio spirito. La ragione prima e quasi l'unica fu un'altra. Sentivo dire che laggiù i giovani studenti erano più quieti e placati dalla coercizione di una disciplina meglio regolata; perciò non si precipitano alla rinfusa e sfrontatamente nelle scuole di un maestro diverso dal proprio, ma non vi sono affatto ammessi senza il suo consenso. Invece a Cartagine l'eccessiva libertà degli scolari è indecorosa e sregolata. Irrompono sfacciatamente nelle scuole, e col volto, quasi, di una furia vi sconvolgono l'ordine instaurato da ogni maestro fra i discepoli per il loro profitto; commettono un buon numero di ribalderie incredibilmente sciocche, che la legge dovrebbe punire, se non avessero il patrocinio della tradizione.

(Confessioni, 5, 8, 14)