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1980 : Pellegrinaggio a Tagaste e Cartagine

I partecipanti al pellegrinaggio in Africa sulle "Orme di sant'Agostino"

Cartagine: i partecipanti al pellegrinaggio in Africa sulle "Orme di sant'Agostino"

 

PELLEGRINAGGIO A TAGASTE E CARTAGINE

27 dicembre 1980 - 3 gennaio 1981

Dal Notiziario Parrocchiale, anno VII, n. 82, aprile 1981

relazione di Ernesto Cattaneo

 

 

 

Sono passati quasi sedici secoli dal giorno in cui S. Agostino venne a CASSICIACUM. Era l'anno 386 ed era ospite dell'amico Verecondo. Era nato a Tagaste in Numidia a sud est di Guelma ed era di origine africana ma certamente di razza berbera.

Tanti secoli sono trascorsi ed a Cassago si conserva l'antica tradizione ma, nessuno fino ai giorni nostri si era recato a rendere omaggio alla terra che aveva dato i natali a S. Agostino.

Nessuno aveva posato i suoi occhi sulle verdeggianti colline di Tagaste, nessuno aveva mai parlato coi suoi concittadini e conosciuto la bontà della sua gente che vive ancora come se il tempo si fosse fermato cento anni fa.

Ora Cassago sia pure con sofferta trepidazione, può vantare tra le sue date storiche, questo avvenimento in terra africana.

 

APPUNTI DI UN VIAGGIO

Organizzato dall'Agenzia Brevitours di Brescia su invito dell' Associazione S. Agostino e guidati da Mons. Carlo Marcora un gruppo di cassaghesi si sono recati pure in mezzo a tante difficoltà in terra africana dal 27 dicembre 1980 al 3 gennaio 1981.

Lasciammo Cassago alle 11 del 27 dicembre con l'augurio del Parroco per l'aereoporto di Linate diretti in Tunisia via Roma prima tappa del nostro viaggio dove siamo arrivati verso le 19 e 30.

Ci trasferimmo in pullman all'Hotel Ezzakara a 15 km da Tunisi ed iniziammo così il nostro soggiorno in terra africana.

Il 28 domenica lo dedicammo alla visita della città di Tunisi, visitando la Cattedrale Cattolica dove abbiamo celebrato la Messa, il Museo del Bardo ricco di opere d'arte, la Porte De France, la Medina tipico mercato arabo unico nel suo genere, ed infine Cartagine nella sua imponente maestà che ricorda a tutti il periodo della dominazione Romana e che ha ricordato a noi la presenza di S. Agostino e di tanti altri Santi.

Infine la visita alla cittadina di Sidi Bou Said tipicamente araba nel suo candido colore bianco svettante sopra Cartagine tra il cielo e il mare azzurrissimo.

Il 29 lunedì lo dedicammo all'interno della Tunisia visitando Hairouan città sacra per i Mussulmani e la più importante dopo la Mecca, visitando la MUSQUEE DU BARBIER dove si trova la tomba di ABOU ZAMAA EL BALAANI che fu uno dei primi compagni del Profeta MAKOMET.

Abbiamo visitato un laboratorio di tappeti annodati a mano da abili tessitrici e dove si producono i tre tipi più pregiati: Le Mergomm, l'Alloncka e Le Zerbia di pura lana e dai colori smaglianti.

Al ristorante abbiamo mangiato una specialità del paese « Il Couscous » un piatto tipico a base di semolino carne di montone cosparso da un ottimo sugo a base di spezie orientali.

Il pomeriggio lo dedicammo alla visita di Monastir, città natale di Bourghiba, Presidente della Tunisia e la cittadina di Sousse, percorrendo la Medina lunga più di un chilometro fino al porto per poi fare ritorno al nostro albergo.

Lasciammo la Tunisia il giorno 30 dicembre per raggiungere l'Algeria. Le strade erano impraticabili per un furioso temporale scoppiato nella notte rallentando in certi punti la nostra marcia.

Raggiungemmo El-Chell un paese tipicamente arabo sperduto in mezzo alle montagne e qui facemmo una sosta. Sull'altura una fortezza dominava il paese segno evidente delle antiche dominazioni, scattammo le foto ricordo per poi proseguire verso la frontiera Algerina.

Qui trovammo la frontiera chiusa per una strada interrotta e dovemmo ritornare sui nostri passi per passare ad un'altra frontiera vicina. Il passaggio è stato reso difficile e lungo per difficoltà burocratiche e per la lentezza degli arabi ma finalmente dopo tre lunghe ore di sosta riprendemmo la nostra marcia.

Ormai si era fatto sera ed era impossibile visitare Tagaste come era nel programma e puntammo decisamente verso El-Kala dove ci attendevano all'Albergo Mordjanne.

Ma qui, bisogna dirlo S. Agostino se n'è avuto a male che non visitavamo il suo paese che per la verità non era molto lontano, ed ha così bloccato il nostro viaggio facendo impantanare il nostro pullman.

Provvidenzialmente una camionetta del comune di Souk-Karas in giro di controllo ci venne in aiuto e con loro andammo dal Sindaco per chiedere aiuto. E fu così che il primo di Cassago e per di più il Presidente dell'Associazione S. Agostino, accompagnato dai suoi concittadini fece il suo ingresso a Tagaste paese natale di S. Agostino. Ed in quei momenti il mio pensiero fu per Cassago collegando idealmente i due paesi a noi tanto cari.

Tutto si risolse per il meglio, fummo ospiti della Prefettura red'uci della nostra avventura ma in fondo anche contenti perché non è mancata mai la solidarietà e lo spirito allegro. Facemmo colazione in un ristorante del paese, umile e povero come i suoi abitanti, percorremmo le sue strade in mezzo alla sua gente stupiti di questa piccola invasione, entrammo nei loro negozi, parlammo con loro, coi ragazzi intenti a giocare come tutti i ragazzi del mondo in mezzo alle strade o nelle piazze.

Abbiamo ammirato il luogo ameno e verdeggiante che tante volte aveva ammirato nella sua vita S. Agostino, raccogliemmo la sua terra da conservare nella nostra Sede insieme ad un ramoscello di ulivo, stupiti della bontà della sua gente, bontà che non dimenticheremo mai per quanto hanno fatto per tutti noi.

Una nota dolorosa è il fatto che il cristianesimo un giorno così tanto fiorente, è scomparso da questa terra benedetta, lasciando largo spazio alla religione mussulmana. Non più chiese, ma moschee e minareti che dall'alto invitano i mussulmani alla preghiera.

Le foto, le diapositive ed il filmino, tramanderanno ai posteri questi momenti che abbiamo vissuto, che sono stati e saranno irripetibili.

Lasciammo Tagaste prima di mezzogiorno per raggiungere l'albergo ad El-Kala per il meritato riposo e per trascorrere l'ultimo dell'anno dopo le disavventure della notte.

L'Algeria da un punto di vista turistico non offre niente ed anche gli alberghi soffrono di questa carenza. Era l'ultimo giorno dell'anno e dopo cena ci organizzammo per festeggiare la fine del 1980 e per iniziare l'anno nuovo che stava spuntando. Era ritornata l'allegria in tutti ed i canti iniziati sommessamente non tardarono a sfociare in un coro gioioso apprezzato anche da tutti quelli che quella sera si trovarono nell'albergo. Eravamo tutti una grande famiglia, italiani e algerini ed insieme brindammo all'anno nuovo con il panettone ed il vino bianco portato dall'Italia che ad onor del vero fece miracoli, perché è bastato per tutti salvo il vino che è stato offerto da M. Harisi Mohareb conquistato dalle nostre voci e dalla nostra cordialità.

Il primo gennaio 1981 iniziò sotto buoni auspici. Il tempo era bello ed il sole illuminava coi suoi raggi le onde del mare limpido e bello.

Facemmo colazione, scattammo le foto ricordo del giorno nascente e riposati e tranquilli lasciammo El-Hala verso la frontiera Algerina. Trovammo un po' di traffico e la solita burocrazia che ci fece perdere del tempo prezioso ma finalmente varcammo le frontiere Algerine e Tunisine e puntammo decisamente verso Tabarga cittadina sul mare dove abbiamo consumato un ottimo pasto con pasta al sugo e carne di montone. Qui a Tabarga abbiamo trovato un ambiente molto accogliente e disponibile al contrario di quello che avevamo lasciato in Algeria.

Riprendemmo il viaggio e verso sera arrivammo a Tunisi dove alloggiammo all'Hotel du Lacc situato al centro della città. Ci siamo sistemati nelle camere, una buona cena, un giro nel centro lungo la Rue Bourghiba ammirando i notturni di Tunisi che non hanno niente da invidiare alle nostre città italiane, ed il meritato riposo. 2 gennaio. La mattinata era a disposizione dei partecipanti i quali si sono riversati lungo le vie cittadine per le ultime compere e. per scattare le foto del centro cittadino, La Porte De France, la Medina, la Cattedrale, i monumenti.

Dopo il pranzo in pullman ci recammo di nuovo a Cartagine per visitare la parte cristiana, ma con nostra grande delusione non trovammo che chiese ormai ridotte a musei, come la Cattedrale di S. Luigi un tempo fiorente e sede Episcopale, la chiesa delle lacrime di S. Monica eretta sul posto dove S. Monica vide partire il figlio Agostino verso Roma e dove pianse calde lacrime. Ma più nulla rimane se non ruderi, e tanta desolazione. Ritornammo a Tunisi per la S. Messa, un ultimo saluto e via verso l'aeroporto.

Ci imbarcammo sull'aereo che ci doveva portare a Roma alle 8 e 30 ma un guasto tecnico rimandò la partenza alle 11 dove giungemmo a Roma alle 12 e 30. Ormai non c'erano più voli per Milano e dovemmo fare una tappa forzata a Roma presso l'Albergo Forum al centro dei Fori Imperiali dove trascorremmo la notte sotto il nostro cielo.

Ringraziammo il cielo per questa tappa fuori programma, dopo la colazione ammirammo le bellezze di Roma sia pure sommariamente esprimendo il desiderio di ritornarci. Ritornammo all'aeroporto dove alle 11 e 10 prendemmo il volo per Milano facendo ritorno a Cassago il pomeriggio concludendo così la nostra tourné che era durata più del previsto.

 

 

CORRISPONDENZA

Mons. Carlo Marcora dopo il nostro viaggio in Tunisia ed Algeria ha inviato al Presidente della Associazione S.

Agostino una lettera che pubblico integralmente perché dalle sue parole traspare tutta l'ansia e la gioia di un Pastore.

Devo a Lei sig. Ernesto e a tutto il gruppo dei pellegrini «Sulle orme di S. Agostino» un grazie cordialissimo; sono state piene di insegnamenti, abbiamo visto innanzi tutto luoghi un giorno fiorenti di cristianesimo fecondi di martiri (Cipriano, Felicita, Perpetua, Martiri solitari ecc.) ormai popolati, nella maggior parte, da gente che ignora il Vangelo, il dono di Dio di averci dato Gesù, non sa nulla della Chiesa.

Quante riflessioni si affacciano alla mente anche per noi: come saranno in avvenire le nostre terre? Non c'è un simile pericolo?

Laggiù la situazione dura ormai da secoli. Abbiamo costatato molte miserie nelle popolazioni, dai bimbi ai vecchi: tutti devono accontentarsi del poco, mentre noi ci lamentiamo mentre siamo nell'abbondanza.

Parlava a noi anche la Cattedrale di Cartagine, ora vuota, solo monumento nazionale, cattedrale, in cui la religione ed il patriottismo francese si mescolava, dedicata a S. Luigi Re di Francia, non ai martiri cartaginesi; lezione di caducità del trionfalismo.

E quante cose ci hanno suggerito le lunghe aspettative alle frontiere, la diffidenza e la paura dei burocrati e dei governanti, mentre le popolazioni sono buone e ne abbiamo sperimentato il cuore nella notte piovosa e ventosa là in alta montagna. Ci hanno soccorso con cuore aperto, lieti di vederci sorridere dopo ore di trepidazione.

Ma anche noi abbiamo fraternizzato tanto e questo mi sembra il frutto più saporoso del nostro pellegrinaggio. C'è stata tanta comprensione, un desiderio di aiutarci vicendevolmente che davvero fa bene ancora al cuore il ricordarlo.

Grazie dunque a Lei come artefice primo e grazie a tutti.

Vorrei ricordarli ad uno ad uno e risento nell'animo la voce di tutti, voci allegre di giovani dai motti carichi di umorismo, voce di chi aveva la battuta facile ed indovinata, voci di preghiera, voci di canti sacri e voci di canzoni rievocatrici.

Che S. Agostino conservi a tutti questo vincolo di concordia di affetto come un proposito di accrescimento in questo trepido anno 1981.

Don Carlo Marcora