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2018: Dizionario brianzolo

L'autore parla con alcuni intervenuti in attesa della presentazione

L'autore parla con alcuni intervenuti in attesa della presentazione

 

PRESENTAZIONE IL DIZIONARIO DIALETTALE

Sabato 19 maggio 2018

Cassago Brianza, Sala Consiliare

 

 

 

Nella serata di sabato 19 maggio presso l'aula consiliare è stato presentato al pubblico l'edizione del vocabolario dialettale brianzolo pubblicato dall'Associazione S. Agostino. Il lavoro ha impegnato l'autore Roberto Beretta per più di tre anni di ricerche, con lo scopo di conservare e dare nuova linfa alla vitalità della lingua dialettale. L'ambito linguistico della ricerca ha coinvolto un territorio, la Brianza, con tutta la ricchezza delle sue sonorità, delle sue parole, dei modi di dire, dei proverbi, che hanno segnato secoli di cultura e civiltà contadina e non solo.

I vari relatori che si sono succeduti hanno evidenziato non solo quale sia stata l'origine della Brianza, ma pure il valore ancora attuale del dialetto quale memoria delle tradizioni culturali sociali e religiose, della saggezza popolare nelle sue forme proverbiali o ancora memoria degli antichi mestieri e delle forme di lavoro, della cucina, dei prodotti agricoli, dell'alimentazione.

Verso il 1960-1970 si è avvertito un decadimento nell'uso dialetto in famiglia, dovuto alla forte immigrazione, soprattutto all'obbligo della scolarizzazione e all'uso massiccio dei mass media che hanno monopolizzato l'uso dell'italiano.

Il dialetto comunque è vivo e se ne è avuta una prova nel corso della serata, quando si sono succeduti alcuni poeti con le loro composizioni esclusivamente dialettali, a testimoniare la freschezza e la vivacità espressiva di questa lingua.

Il dialetto è stato un crogiuolo di tanti idiomi e nel corso dei secoli ha risentito degli influssi di tutti i popoli che nei secoli scorsi sono “passati” in Lombardia. Questa mescolanza di culture diverse ha arricchito il vocabolario e vivacizzato la cultura delle nostre terre. Citiamo qualche esempio curioso, che può stimolare il nostro buon umore:

Arent (dal celtico renta): vicino, prossimo

Cavàgna (dal celtico Kavagna): cesta, spesso costruita con rami di salice intrecciati

Aves (dal celtico aves): polla sorgiva d'acqua

Tripillà (dal celtico trippeln): calpestare, tipico verbo per indicare uno che è irrequieto, non riesce a stare fermo

Ciappà (dal celtico hapà): prendere

Michètta (dal latino micam): michetta, il tipico panino a rosetta milanese.

Quadrèll (dal latino quadrellum): mattone.

Stralùsc (deriva dal latino extra lux): lampo, bagliore,

Regiù (dal latino rectorem): indicano il capofamiglia, l'anziano”saggio”.

Arimo (riconducibile al latino “arae mortis” che indicava gli altari che venivano eretti dopo un combattimento sui campi di battaglia per onorare i caduti, era un momento di tregua che tutti rispettavano: espressione utilizzata dai bambini per interrompere, fare una pausa in un gioco)

Incœu (da hinc hodie): oggi

Sgagnà (dal latino ganeare): addentare, mordere.

Sidèll (da sitellum): secchio

Gibóll (da gibbum): ammaccatura

Pàlta (dal latino paltam): fango

Tupìch: deriva da una antica parola longobarda e significa inciampo, ostacolo

Mùchela: smettila, proveniente dall'originario longobardo mozzare

scossàa (da schoss, che significa grembo: grembo e grembiule)

sala: dal longobardo sala, cioè ampio spazio per radunarsi, per riunione

Ganivèll (da gannev): giovincello, utilizzato spesso per indicare un giovane inesperto che vuol bruciare le tappe, giovane presuntuoso.

Molà (dal provenzale amoular): arrotare, da cui è derivato anche muléta (arrotino).

Setàss (dal provenzale sassetar): sedersi, accomadarsi

Boffà (da bouffar): soffiare. ansimare

Dervì (da durbir): aprire

Quattà (da descatar): coprire

Clèr (dal francese éclair): saracinesca

Busción (da bouchon): tappo

Articiòch (dal francese artichaut): carciofo

Giambón (dal francese jambon): prosciutto

Paltò (dal francese paletot): cappotto

Rebellòtt (da rébellion): disordine, confusione

Fàtt (da fade): insipido.

Pomm de terra (dal francese): le patate

Naa a mason (dal francese): andare a casa

Lócch (dallo spagnolo loco): stupido, poco di buono

Fà marrón (da marro): fare uno sbaglio, essere scoperti.

Smorzà (da smorzar, vocabolo di provenienza basca): spegnere.

Stremìzzi (dallo spagnolo estremezo): spavento, paura

Pòss (da posado): raffermo, tipico utilizzo in “pán pòss”.

Rognà (da rosnar): brontolare

Tomàtes (da tomate): pomodoro

Tarlùcch (da tarugo): pezzo di legno, usato per dire a uno che è uno duro a comprendere, uno zuccone.

Pìtta (da pita) gallina, con significato di chioccia.

Scarligà (da escarligar): scivolare

Sánguis (dall'inglese sandwich): panino imbottito

Brùmm e Brumìsta (dall'inglese brougham): indicano rispettivamente la carrozza e il vetturino.

Anche la religiosità ha lasciato il segno nel nostro parlare con vari vocaboli presi dalla liturgia ecclesiastica e storpiati.

Paolòtt (da S. Paolo), usato per definire persone ingenuamente molto devote

Pilàtt (da Ponzio Pilato) utilizzato come sinonimo di sporco

Bosín (da Ambrogino, S. Ambrogio) venivano così definiti dai milanesi di città i brianzoli

Fà San Martin: ha il significato di fare trasloco

 

Nel corso della serata sono state proiettate immagini di oggetti per stimolare i presenti a riconoscerli, oltre richiedere definizioni in un gioco di riconquista degli spazi espressivi del dialetto. Alla fine è stato finalmente risolto il cruciverba in lingua dialettale che era stato proposto a ogni presente in avvio di serata. La buona affluenza, la sentita partecipazione e il convivio finale sono stati gli ottimi ingredienti di una serata eccezionale, che ha fatto rivivere emozioni e ricordi di un tempo che può essere ancora il nostro.