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2008: L'Architetto Giovanni Ceruti

Statua dell'architetto Giovanni Ceruti nel Sepolcreto di san Salvatore

Statua di Giovanni Ceruti a san Salvatore

 

Il Sepolcreto dei Visconti di Modrone: i progetti dell'architetto ingegnere GIOVANNI CERUTI

Mostra curata dalla Dott.ssa GLORIA CAMESASCA

10-11 maggio 2008  Festa di Sajòpp

17 maggio  Una Notte al Museo

 

 

 

"Erma, quassù, e mausoleo, ecco è visibile l'imago."

(MARIO LUZI, Da lui come da roccia)

 

Lo scopo di una mostra è sempre quello di "portare alla luce", di "esporre" qualcosa. In questo caso ci proponiamo di "farvi vedere" i progetti che l'architetto Giovanni Ceruti fece quando fu chiamato a realizzare il Sepolcreto dei Visconti di Modrone di Cassago Brianza. Un modo per rendersi conto anche del lungo lavoro preparatorio che sta dietro alla realizzazione di un'opera architettonica di particolare prestigio come la tomba di famiglia dei Duchi cassaghesi. Una sezione della Mostra è dedicata anche a illustrare altre opere architettoniche che fu chiamato a realizzare lo stesso Ceruti, sia prima che dopo la progettazione del Sepolcreto, con l'esplicito intento di iniziare a gettare luce sulle molteplici attività cui è stato chiamato a partecipare questo attivo e poliedrico artista. Il titolo scelto per questa mostra si ispira a due versi del poeta fiorentino Mario Luzi: "Erma, quassù, e mausoleo,/ ecco è visibile l'imago".

Luzi ci parla di un'esperienza affine alla nostra: abbiamo percorso, infatti, la breve salita che ci conduce al Sepolcreto, in occasione della Festa del Sajopp, e ora giunti in cima possiamo contemplare l'imago. Tutti noi aneliamo ad una pace oltremondana, identificata in vari soggetti e in molteplici obiettivi. Talvolta tale meta si può rendere concretamente presente in alcune immagini, che possono essere una bella pittura, una pregevole scultura, una poderosa costruzione architettonica o un'opera letteraria che ci colpisce particolarmente. Il Sepolcreto dei Visconti si presta bene a questo tipo di interpretazione, dato che Giovanni Ceruti scelse di realizzarlo in stile neogotico: le sue guglie tendono direttamente verso il cielo, come i nostri cuori che anelano ad una pace superiore.

 

 

Il Sepolcreto dei Visconti di Modrone: i progetti dell'architetto Giovanni Ceruti

Presso l'Archivio Storico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano è conservato il Fondo Visconti che contiene molti documenti e materiali inediti sulle vicende storiche legate all'illustre famiglia. Proprio in questo ricco ed interessante repertorio sono stati rinvenuti i disegni che l'architetto Ceruti eseguì nella fase di progettazione del Sepolcreto dei Visconti di Modrone. Tale cartelletta consta di otto disegni, tutti di grande formato. Sono stati eseguiti o su carta lucida da schizzo o su cartoncini di vario spessore e consistenza.

La facciata del Sepolcreto Visconti nel disegno preparatorio di Giovanni Ceruti

La facciata del Sepolcreto Visconti nel disegno preparatorio di Giovanni Ceruti

Firma dell'architetto Giovanni Ceruti in calce al progetto del Sepolcreto di san Salvatore datata 21 giugno 1883

Giovanni Ceruti: firma dell'architetto in calce al progetto del Sepolcreto di Tremoncino

Alcuni sono tracciati con inchiostro di china nero, altri a matita. Inoltre si segnalano due progetti che sono eseguiti ad acquarello in modo da far vedere anche le sfumature di colore che l'opera architettonica doveva mostrare secondo gli intenti del costruttore. Notevole attenzione a definire anche i minimi dettagli, cura scrupolosa nelle linee e nei tratti che delineano le componenti architettoniche del Sepolcreto: queste le caratteristiche di fondo dei progetti di Giovanni Ceruti. Oltre a disegni dell'intero alzato, ce ne sono anche alcuni che ritraggono delle singole parti della tomba viscontea: la guglia maggiore, la bifora della guglia maggiore, l'oratorio e i portici, e alcune immagini delle sezioni interne del sepolcreto. Sarebbe veramente riduttivo definire queste immagini del Sepolcreto come dei semplici "schizzi", perché in realtà sono delle vere e proprie opere d'arte.

 

 

 

Le "firme" dell'architetto Giovanni Ceruti

L'architetto Giovanni Ceruti era solito apporre la sua firma nel lembo inferiore sinistro dei suoi progetti. Grazie alla corretta lettura e interpretazione di tali firme è stato possibile identificare con certezza l'esecutore di tali progetti. Prima del nome, era solito riportare anche in forma abbreviata la sua qualifica che era Ing. Arch. cioè Ingegnere e Architetto. Infatti Giovanni Ceruti si era laureato in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano. La corretta interpretazione delle firme dell'architetto ha permesso anche di dare un nome corretto al personaggio ritratto nella statua che si trova nel piano superiore del Sepolcreto, sulla sinistra. Quell'uomo in piedi vestito in modo elegante e che regge nella mano destra un rotolo di fogli è lo stesso architetto Giovanni Ceruti.

E' come se oltre alle "firme" lasciate sui progetti, avesse voluto anche lasciare all'interno della stessa opera architettonica da lui realizzata una "firma" più concreta e tangibile, cioè una statua. E' bello pensare che quei fogli che regge nella mano sinistra siano quegli stessi progetti che ora vengono riportati alla luce e presentati in questa mostra. In particolare i disegni tracciati su carta lucida da schizzo si avvicinano molto sia come dimensioni che come consistenza a quelli che tiene in mano l'architetto.

 

 

Ma chi era Giovanni Ceruti?

Giovanni Ceruti nacque il 1° ottobre 1842 a Valduggia in località Valpiana. Valduggia è un piccolo centro della Bassa Valsesia, in provincia di Vercelli. All'estremità nord di tale comune si trova la località Valpiana o Valle piana, nota anche con il termine dialettale "mansoi". Pochi anni prima della nascita di Giovanni Ceruti, nel 1838, la località Valpiana contava 140 individui, suddivisi in 29 famiglie. Ben presto, però il giovane Ceruti abbandonò la sua città d'origine e andò a Milano. Fu uno dei primi a completare il percorso di studi al Politecnico di Milano, dato che si laureò in Ingegneria Civile nel 1867 e il prestigioso ateneo era stato fondato solo nel 1863. In seguito egli è indicato da alcuni documenti con la qualifica di "libero esercente a Milano" e infatti fu chiamato a svolgere diverse mansioni: sia progetti di alcune opere architettoniche, come quelli eseguiti per il Sepolcreto dei Visconti di Modrone, ma anche alcune consulenze su piani di recupero e restauro di importanti palazzi, come nel caso dell'intervento sull'Arengario di Monza, realizzato insieme al collega Archimede Sacchi. L'architetto Giovanni Ceruti morì il 24 maggio 1907 a Milano, all'età di 65 anni.

 

 

Le opere architettoniche realizzate dall'architetto Giovanni Ceruti

Negli anni 1884-87 Giovanni Ceruti lavorò ai progetti del Sepolcreto dei Visconti di Modrone, però attente analisi hanno mostrato che durante la sua vita realizzò anche altre opere architettoniche sia prima che dopo la progettazione del sepolcreto cassaghese. La seguente tabella riporta in ordine cronologico le opere eseguite dall'architetto Giovanni Ceruti e costituisce un significativo punto di partenza per fare alcune considerazioni sui luoghi dove operò l'architetto, sui tipi di opere che gli venivano commissionate e sugli stili architettonici da lui prediletti.

 

1870   LA BOLLENTE DI ACQUI TERME

1880-81   PADIGLIONI DELL'ESPOSIZIONE DI MILANO DEL 1881

1881-82   INTERVENTO AL PALAZZO DEL COMUNE DETTO ARENGARIO A MONZA (in collaborazione con Archimede Sacchi)

1884-87   SEPOLCRETO DEI VISCONTI DI MODRONE A CASSAGO BRIANZA

1891-96   FRONTE DELLA CHIESA DEL SACRO MONTE DI VARALLO

1892-1907  MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI MILANO

1901-1904   IL CORONAMENTO DEL CAMPANILE DELLA CHIESA DI S. NICCOLÒ DI LECCO

 

 

La Bollente di Aqui Terme (1870)

La Bollente ad Acqui Terme opera dell'architetto Giovanni Ceruti (1870)

Giovanni Ceruti: La Bollente ad Acqui Terme

Padiglioni della Esposizione di Milano dell'architetto Giovanni Ceruti (1880-1881)

Giovanni Ceruti: Esposizione di Milano (1880-1881)

Intervento all'Arengario di Monza dell'architetto Giovanni Ceruti

Giovanni Ceruti: Arengario di Monza

Allo stato attuale delle ricerche è la prima opera realizzata dall'architetto Giovanni Ceruti, tre anni dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano. Si tratta di un'edicola ottagonale di linee classicheggianti, divenuta simbolo della città di Acqui Terme, l'antica Aquae Statellorum, nota fin dal II secolo per le sue sorgenti di acque bollenti. I Romani vi costruirono una stazione termale già nel I secolo, e per temperare gli effluvi geotermici vi addussero le fresche acque del torrente Erro (attraverso un imponente acquedotto di cui si vedono ancora le arcate presso le rive del fiume Bormida). Gli impianti, distrutti e ricostruiti più volte, sono dislocati nella regione Bagni, al di là della Bormida. L'attuale sistemazione è di redazione ottocentesca. Sotto l'edicola progettata da Ceruti sgorgano circa 560 l d'acqua al minuto, ad una temperatura che si aggira intorno ai 75°C, formando in inverno un'affascinante nuvola di vapore. Fa da cornice alla singolare costruzione architettonica una piccola piazzetta, inquadrata prospetticamente da una breve strada porticata dai modi neoclassici.

 

 

Padiglioni dell'Esposizione di Milano (1880-81)

L'Esposizione Nazionale del 1881 fu un evento molto importante per la storia di Milano e d'Italia a 20 anni dall'indipendenza e solo 9 dall'Unità.

Voluta dalla Camera di Commercio e finanziata da privati che operavano prevalentemente in Lombardia la manifestazione milanese, rimase aperta dal 5 maggio 1881, per sei mesi, nell'area compresa fra Corso Venezia, Via Palestro e i Giardini Pubblici occupando oltre 160.000 mq. Anche se non paragonabile alle grandi Esposizioni europee realizzate negli anni precedenti (Londra 1851 e 1862, Parigi 1855, 1867 e 1878, Vienna 1873), l'Esposizione fu un'imponente iniziativa che portò oltre un milione di visitatori nazionali ed esteri e che contribuì a presentare la città come "capitale economica" a livello italiano. Antonio Scurati ambienta una delle scene finali del suo ultimo romanzo Una storia romantica in un padiglione dell'Esposizione generale italiana di Torino del 1885, ma ricorda anche l'evento analogo che quattro anni prima interessò la città di Milano: "A partire dalla prima grande esposizione al Crystal Palace di Londra nel 1851, tutte le principali città europee avevano fatto a gara per organizzare manifestazioni di quel genere. Anche Milano, quattro anni prima, aveva avuto la sua brava esposizione, nella quale si erano visti brillare, per la prima volta in Italia, i lumi di migliaia di beccucci a gas" (A. SCURATI, Una storia romantica, Milano, Bompiani, 2007, pp. 485-86). I padiglioni che ospitavano l'Esposizione Nazionale furono progettati dall'architetto Giovanni Ceruti a partire dal 1880.

 

 

Interventi al Palazzo del Comune detto Arengario a Monza (1881-82)

Nel dicembre del 1881 uno dei quattro pilastri sostenenti la torre dell'Arengario di Monza, precisamente quello di sud-est, manifestò delle screpolature allarmanti. Dato che si trattava di un edificio inscritto nell'elenco dei monumenti nazionali, venne subito notificato alla Regia Prefettura di Milano lo stato pericolante del monumento. Prontamente il Prefetto Basile nominò una Commissione composta dagli Ingegneri-Architetti Archimede Sacchi e Giovanni Ceruti, con l'incarico di visitare il Palazzo dell'Arengario e di proporre i provvedimenti più urgenti per impedire danni maggiori e allontanare il pericolo di una rovina. Nel frattempo il Comune di Monza adottò in via d'urgenza il provvedimento di quattro fasciature in ferro intorno al pilone gravemente lesionato, vietando il passaggio dei veicoli in vicinanza del pilastro stesso.

Il 31 dicembre 1881 i Commissari Sacchi e Ceruti fecero il sopralluogo al palazzo del comune monzese e lo stesso giorno trasmisero alla Prefettura di Milano le proposte dei provvedimenti urgenti, consistenti nella puntellatura, mediante robuste centine, delle cinque arcate sulle quali gravava maggiormente il peso del campanile. Mentre il Comune monzese eseguiva le prescrizioni dei due Architetti, la Commissione stendeva una seconda e più particolareggiata relazione sulle condizioni statiche dell'edificio, allo scopo di determinare la natura e lo sviluppo delle opere di rifacimento necessarie a rimettere il palazzo in buone condizioni di stabilità. Questa seconda relazione venne presentata il 6 marzo 1882 e in essa già si trovava sommariamente la storia della costruzione, che fu poi ampiamente svolta in una terza relazione, che costituì la sintesi finale dell'esperienza di restauro e di recupero funzionale compiuta da Sacchi e Ceruti sul Palazzo dell'Arengario. La seconda relazione fu giudicata assai positivamente dal Ministero alla Pubblica Istruzione alla quale era stata presentata e contribuì ad animare il Governo ad assumere la metà della spesa incontrata per la puntellatura e a promettere un largo concorso per quelle opere di consolidamento che nella relazione stessa erano proposte. Basti ricordare la conclusione della nota ministeriale, diretta al Prefetto di Milano, in risposta a quella relazione: "Il risultato di quelle proposte sarà un esempio bellissimo di quanto occorra fare per la maggior parte dei nostri monumenti e, portato come modello ad altri, varrà grandemente per ottenere che i nostri edifici monumentali siano studiati e riparati, d'ora in poi con cura veramente sapiente" (Il Palazzo del Comune detto "Arengario"in Monza. Relazione storico-artistica degli Ingegneri-Architetti A. SACCHI- G. CERUTI al Ministero della Pubblica Istruzione, pubblicata a cura del Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano, con Prefazione, aggiunte e disegni di L. BELTRAMI, Milano, Tip. F. Pagnoni, 1890, p. 12). Quindi si trattava non solo di un'accurata relazione sullo stato architettonico dell'edificio comunale monzese, ma anche di un vero e proprio modello di intervento di restauro consapevole da applicarsi anche ad altri casi.

 

 

Sepolcreto dei Visconti di Modrone a Cassago Brianza (1884-87)

Nel 1836 il Duca Guido Visconti di Modrone commissionò all'architetto Clerichetti una tomba di famiglia. Il progetto prevedeva la realizzazione di un edificio neoclassico, ma l'opera non fu mai realizzata. Lo storico Ignazio Cantù ricordava i lavori per questa costruzione attribuendoli ancora all'architetto Clerichetti: "Se non che il poco discosto monumento sepolcrale Visconti che si sta erigendo dall'architetto Clerichetti, ricorda che passano come un lampo i giorni dell'uomo tra cenci e la porpora, tra le delizie e le miserie" (I. CANTÙ, Guida per la Brianza e per le terre circonvicine, Milano, S. Bavetta, 1837, p. 135). L'edificio attuale fu invece realizzato dall'architetto Giovanni Ceruti che lo ideò tra il 1883 e il 1887. Di sicuro nel 1890 era già concluso, perché nel novembre di quell'anno, la tomba di famiglia fu ufficialmente benedetta su autorizzazione dell'arcivescovo di Milano, Luigi Nazari di Calabiana (Archivio della Parrocchia di Cassago, cart. 1). Prima ancora che si affidasse la costruzione del Sepolcreto a Giovanni Ceruti e che egli iniziasse la progettazione, alcuni membri della Ducale famiglia avevano già espresso la loro ferma volontà di farsi seppellire in quel luogo, che sarebbe diventato la loro tomba di famiglia. A questo proposito una memoria conservata nella Busta 12 dei Giuspatronati benefici per Cassago dell'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano, riporta un passo significativo delle ultime volontà del Duca Carlo Visconti di Modrone (1775-1836): "Col testamento 30 ottobre 1833 il Duca Carlo Visconti di Modrone disponeva dei propri beni e fra le varie volontà al cap. 2 dice: desidero di essere trasportato a S. Salvatore presso Cassago prov. di Como dove riposa una parte di miei parenti." Tale disposizione fu poi rispettata, perché una volta terminata la costruzione del sepolcreto di famiglia, anche il suo corpo vi fu traslato su iniziativa dell'industre Marchesa Giovanna Gropallo (1870-1941). Fu lei che appose anche una lapide commemorativa dedicata all'illustre avo, in cui ne ricorda le straordinarie doti: "Carlo Duca Visconti di Modrone / al favore di illustre fortuna / intelligenza de' tempi ed animo liberale / consociando / le agricole e le cittadine industrie / efficacemente promosse / alle necessità de' privati / con larghezze multiformi soccorse"

 

 

Il fronte della chiesa di Varallo opera dell'architetto Giovanni Ceruti

Giovanni Ceruti: chiesa di Varallo

Fronte della chiesa del Sacro Monte di Varallo (1891-1896)

La Chiesa del Sacro Monte di Varallo fu voluta nel 1614, sotto gli auspici del vescovo di Novara, Venerabile Carlo Bascape, e venne finanziata dal nobile cavaliere pavese Agostino Beccaria e dalle offerte dei pellegrini. Realizzata a poco a poco su disegni di Bartolomeo Ravelli e di Giovanni d'Enrico (1614), fu terminata nel 1713 con un fronte di linee molto semplici. La facciata attuale è sorta negli anni 1891-96 per la munificenza dei coniugi Costantino e Giulia Durio e su disegno dell'ingegnere-architetto Giovanni Ceruti. Il portale di bronzo è tra i capolavori che maggiormente si ammirano appena giunti alle soglie della Basilica. I vari pannelli che gli danno risalto rappresentano alcuni episodi della Sacra Scrittura, simbolicamente riferentesi alla Madonna. La Basilica è infatti dedicata alla Vergine. La porta fu disegnata dall'arch. Giovanni Ceruti, modellata da Leone Antonini di Vocca e fusa da Giovanni Milazzo da Milano.

 

 

Museo Civico di Storia Naturale di Milano (1892-1907)

La prima idea di un Museo di Storia Naturale a Milano risale al 1808, quando si pensò che la capitale del Regno d'Italia doveva avere accanto a Brera, tempio della Cultura e dell'Arte, anche un analogo complesso di strutture ed istituzioni destinate allo studio e alla valorizzazione della Natura. I più famosi architetti del momento - Canonica, Cagnola e Zanoja - furono incaricati di presentare un grande progetto comprendente in un'unica area un orto botanico, uno zoo, una scuola, una biblioteca e il museo di storia naturale. L'area prescelta di enormi dimensioni, andava dal fosso del Lazzaretto alla Martesana che correva lungo l'attuale via Melchiorre Gioia. Vennero presentati due progetti, uno del Cagnola e l'altro degli altri due architetti e nel 1810 vinse quello del Cagnola, molto più vario e fantasioso dell'altro. La campagna di Russia e il rapido declino di Napoleone posero rapidamente fine a questa grandiosa iniziativa. Il vero inizio dell'attuale museo lo dobbiamo invece a due personaggi che nel periodo della Restaurazione raccolsero ciascuno per proprio conto due significative collezioni naturalistiche: Giuseppe de Cristoforis e Giorgio Jan. Il primo era un ricco ed appassionato collezionista milanese, che acquistò la raccolta dello studioso ungherese, Jan, con il patto che le collezioni riunite, in caso di morte di uno dei due, sarebbero rimaste al superstite. Nel 1837 il De Cristoforis morì improvvisamente a 34 anni e, dopo alcune trattative con il Comune, fu stabilito di creare il nuovo Civico Museo di Storia Naturale nella casa del De Cristoforis in Via Durini 27. Esso venne inaugurato il 7 maggio 1838 con direttore Giorgio Jan. Alla sua morte avvenuta nel 1866, gli succedette il suo più valido collaboratore Emilio Coralia, che fece ulteriormente crescere la fama dell'istituto grazie ai suoi studi e all'aumento delle collezioni, prestigio che toccò l'apice con il suo successore Antonio Stoppani, che fu direttore del Museo dal 1882 al 1891. Lo Stoppani era nato a Lecco il 15 agosto 1824 e si era segnalato nel 1857 con il suo primo libro importante, gli Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia. Inviso all'Austria per le sue attività patriottiche, solo nel 1861 ottenne la cattedra di geologia a Pavia e poi nel 1863 iniziò ad insegnare all'Istituto Tecnico Superiore di Milano, l'embrione del futuro Politecnico che si trovava dove c'è adesso il Palazzo dei giornali in piazza Cavour, a pochi passi dal Museo.

Coronamento del campanile di san Nicolè a Lecco opera dell'architetto Giovanni Ceruti

Giovanni Ceruti: S. Nicolò a Lecco

I successivi studi geologici dello Stoppani, lo resero presto famoso nella comunità scientifica, ma il libro che lo rese celebre fu un'opera divulgativa che dilagò in tutta Italia come un capolavoro indimenticabile per molte generazioni a venire: Il Bel Paese. Questo libro, oggi totalmente caduto nel dimenticatoio della letteratura italiana, fu assieme a Cuore e a Pinocchio, l'opera più letta dall'Italia Unita e contribuì come pochissime altre opere a creare nuovi legami tra le diverse popolazioni riunite sotto lo scettro sabaudo. Non stupisce quindi che l'arrivo dello Stoppani alla direzione del Museo di Storia Naturale di Milano abbia suscitato entusiasmi e abbia accresciuto notevolmente la fama dell'istituto. Ben presto giunsero anche importanti donazioni e questo convinse molti della necessità di un ampliamento della sede senza abbandonare l'area dei giardini che sembrava a tutti l'unico ambiente adatto. Gli occhi caddero così sul Salone e si decise di costruire un nuovo imponente edificio con depositi, biblioteca, laboratori e sale di esposizione. Venne incaricato del progetto l'ing. Giovanni Ceruti. Ne uscì la costruzione attuale, un misto di stili romanico, gotico e bizantino in linea con molti altri musei naturalistici dell'epoca sia europei che americani. Il nuovo museo, solo parzialmente edificato, venne inaugurato nel 1892, mentre si dovette attendere il 1907 per vedere l'opera terminata. Antonio Stoppani, che tanto aveva contribuito a quest'opera, non potè vederla finita perché morì poco prima della sua inaugurazione, l'1 gennaio 1891. (P. COLUSSI, I Giardini Pubblici e il Museo di Storia Naturale).

 

 

Il coronamento del campanile della chiesa di S. Niccolò di Lecco (1901-1904)

Notte di Natale del 1904. Lecco al completo assiste all'inaugurazione del campanile della Basilica di San Niccolò: 96 metri di altezza, 96 quintali. Solo una coincidenza. Per nulla casuale, invece la passione con cui i lecchesi hanno voluto e seguito i lavori di questo slanciatissimo campanile: un simbolo di profonda devozione cristiana e anche un ringraziamento per l'indipendenza nazionale. Fu infatti nel 1860 che il Prevosto patriota Antonio Mascari concepì il progetto. I lavori però iniziarono solo nel 1884, sotto don Pietro Galli: sui resti del torrione visconteo delle mura antiche donato dal Bovara, l'ingegner Enrico Gattinoni progettò quel campanile tanto ardito. Dopo dieci anni l'opera fu interrotta a metà per mancanza di fondi. Nel 1901 il sindaco Achille Gattinoni riuscì a racimolare i fondi e affidò all'architetto Giovanni Ceruti l'incarico di completare il progetto, apportando modifiche essenziali alla punta del campanile. Ma il campanile è solo l'estrema propaggine di un gioiello di architettura sacra che è la Basilica di San Niccolò di Lecco: ricostruita a partire dal 1830 da G. Bovara in più fasi, ha tre navate e mediocre facciata di G. M. Stoppani del 1883 e conserva affreschi di Radice, Tagliaferri, Pizzi e Morgari. Dell'impianto romanico resta la fronte di un transetto e un atrio del Duecento trasformato in cappella con affreschi del Trecento e del Quattrocento. Il battistero è del 1596 e ha alcuni arredi barocchi e classici. Allo stato attuale delle ricerche il campanile lecchese fu l'ultima opera realizzata dall'architetto Giovanni Ceruti, che morì a Milano nel 1907.