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 2024: Domus Verecundi

Alla ricerca della villa di Verecondo

Alla ricerca della villa di Verecondo

 

 

DOMUS VERECUNDI

13-20 marzo 2024

 

 

 

PROPOSTA PER CLASSI QUINTE SCUOLA PRIMARIA

LA VILLA ROMANA DI VERECONDO

 

Il progetto approvato dall'Istituto Comprensivo "Agostino di Ippona" è stato avviato il 13 marzo si svolge in più giorni su tre classi quinte. Finalità sono educare i ragazzi a conoscere le diverse tipologie di fonti e ricavare da fonti di tipo diverso informazioni e conoscenze su aspetti del passato.

L'analisi delle fonti storiche privilegia le letture di brevi brani in cui Agostino descrive il luogo dove si trovava la villa di Verecondo oltre a valutare il materiale storico conservato nella sede dell'associazione S. Agostino.

L'obiettivo proposto è la conoscenza dell'ambiente di vita dell'epoca romana relativa alla organizzazione sociale, economica, produttiva e religiosa, compresa l'ubicazione e la struttura della villa di Verecondo.

Il lavoro conclusivo che vedrà l'intervento degli insegnanti prevede la ricostruzione in 3D della villa il cui modello verrà esposto nel corso della Settimana agostiniana 2024.

 

 

RELAZIONE PRESENTATA AD USO DEI DOCENTI

 

Vi chiederete come mai oggi, a parlarvi di storia, e più precisamente della casa rustica romana ci siamo qui noi, che facciamo parte dell'Associazione S. Agostino. Un motivo c'è e ve lo diciamo subito. Tanti, tanti secoli fa, al tempo dei romani, il paese di Cassago si chiamava Cassiciacum: Agostino d'Ippona ne parla nel IX libro delle sue Confessioni. Ambiente e paesaggio sono invece descritti da Agostino nei suoi "Dialoghi" e tutti i particolari corrispondono alle caratteristiche dell'odierna Cassago.

Nel nostro paese si trovava la villa di Verecondo che ospitò Agostino, i suoi familiari, gli amici e alcuni discepoli nel 386-387 d. C., per diversi mesi, alla vigilia del suo battesimo. La sua permanenza a Cassago si colloca pertanto in un periodo molto importante della sua vita, quando decise definitivamente di convertirsi al cristianesimo. Di Verecondo, amico e collega di insegnamento, Agostino ha scritto: "Certo, con grande generosità ci offrì di vivere nella sua villa per tutto il tempo che saremmo rimasti là". Agostino giunse a Cassiciaco stanco e malato ai polmoni: nelle belle giornate, amava passeggiare con il gruppo di parenti e amici per i prati della campagna vicino alla villa. Cosa ci fa pensare che Cassago Brianza e il Rus Cassiciacum agostiniano sono lo stesso luogo?

Varie sono le ragioni: la tradizione milanese, la distanza da Milano, la toponomastica, i reperti archeologici scoperti a Cassago che sono sicuramente riferibili ad un insediamento romano che è durato dal I sec. a. C. a tutto il IV-V sec. d. C. Alcuni reperti sono esposti nel parco storico-archeologico e nel Parco monumentale Rus Cassiciacum, in un'area sul colle di Cassago, dove si presume sorgesse la villa di Verecondo.

Apriamo una brevissima parentesi: chi era questo Verecondo?

Le nostre informazioni al riguardo sono poche e, quel poco che sappiamo, ce lo ha lasciato scritto Agostino. Dalle Confessioni veniamo a sapere che Verecondo era un cittadino milanese che esercitava la professione di insegnante di grammatica, una delle tre discipline della scuola romana. Era un collega di Agostino e fra i due si creò un profondo legame di amicizia. Verecondo aveva amici comuni con Agostino, che lo aiutarono a portare avanti la scuola durante il periodo in cui Agostino soggiornò nella sua villa a Cassago. Ma torniamo alla nostra villa di campagna e al nostro gruppo di persone che vi hanno soggiornato.

Cosa e come erano in generale le case rustiche romane?

Le Villae rusticae erano delle aziende agricole specializzate nella coltivazione di terreni medio-grandi. Le villae rusticae si presentavano come notevole edificio, di varie dimensioni con una pianta piuttosto articolata, ricca di ambienti interni: stanze, biblioteca, piccole terme private, alle volte una palestra e ambienti esterni: portici, cortili e giardini. La villa era abitualmente circondata dai terreni destinati alla produzione agricola e da altri edifici di servizio. A Cassiciaco c'erano certamente gli horrea, cioè depositi, dato che i topi si trovavano anche nella camera da letto di Agostino. Quando la villa si trovava nelle vicinanze di una città, veniva definita "villa urbana" e concepita come luogo per il riposo (otium); quando, invece, predominavano le funzioni produttive era detta "villa rustica". Solitamente era divisa in tre parti:

- La pars urbana, riservata al padrone (dominus), alla sua famiglia e agli ospiti

- La pars rustica, costituita dagli alloggi per il fattore (vilicus) e per i contadini.

- La pars fructuaria, formata dagli ambienti necessari per la lavorazione e la conservazione dei prodotti agroalimentari.

Intorno alle ville naturalmente si estendeva il fundus, l'appezzamento di terreno che veniva coltivato. Ma la villa di Verecondo era proprio così, o aveva altre caratteristiche, visto che della sua struttura praticamente non è più visibile nulla? La curiosità ci può aiutare nella nostra indagine e qualche ipotesi possiamo farla, visto che Agostino ci ha lasciato una descrizione della villa dell'amico.

Agostino descrive ad esempio i balnea, la cui presenza non è scontata in una villa rustica. Ciò vuol dire che la villa era di tipo signorile, adeguata a un personaggio come Verecondo, insegnante e funzionario imperiale a Milano presso la corte dell'imperatore romano. Scrive Agostino: "Allo scopo esaminiamo bene in questo edificio i particolari. Non possiamo non essere contrariati nel vedere una porta da un lato e l'altra posta vicino al centro, ma non proprio al centro della facciata. Infatti nelle strutture architettoniche, se non ve n'è necessità, la sproporzione delle masse sembra quasi contrariare la vista. Invece il fatto che tre finestre, una in mezzo e due ai lati, diffondono a spazi eguali luce nella stanza, se osserviamo bene, ci piace e attira a sè l'attenzione. Ed è cosa evidente che non deve essere esposta a voi con molte parole. Pertanto gli stessi architetti con termine tecnico definiscono ragione la proporzione e affermano che le masse disposte asimmetricamente non hanno una ragione." (De Ordine 2, 11, 34)

Dalla lettura di vari brani tratti dai Dialoghi di Agostino scritti a Cassiciaco emergono una serie di elementi che ci aiutano a immaginare come si presentava la villa: sorgeva in campagna con locali di piccole dimensioni, ma dotata delle comodità di quel tempo. L'architettura asimmetrica dei balnea fa supporre una ristrutturazione della villa e un probabile ampliamento che venisse incontro a nuove esigenze degli abitanti. I balnea erano leggermente separati rispetto al nucleo abitato della villa: Agostino racconta che mentre si recava ai balnea incontrò due galli che si azzuffavano proprio davanti alla porta d'entrata. L'ambiente dei balnea era dignitoso, tanto che Agostino scrive: "Scusami Alipio, ma non credere che questo ci sia permesso perchè ci troviamo in campagna. Anche questo piccolo bagno valga a farci rievocare in qualche modo lo splendore dei gimnasi." (Contra Acad. 3, 4, 9)

I balnea erano il luogo preferito per le riunioni quando il tempo era poco clemente: "... l'indomani ci adunammo nelle terme poiché il tempo era troppo triste per poter scendere nel prato ... E me, scusate, non mi avete un po' commiserato? Ieri siamo andati a letto con l'intenzione che non ci si levasse per altro che per la disputa differita. Ma vi furono tante faccende, riguardanti la casa, che si sono dovute inderogabilmente sbrigare. Occupati in esse, abbiamo potuto attendere a noi soltanto le due ultime ore del giorno." (Contra Acad. 3, 1, 1- 3, 2, 2)

E' difficile argomentare quanto la villa fosse grande o lussuosa. Aveva le pareti dipinte, ma Agostino non si sofferma sui particolari. In ogni caso c'erano diverse camere da letto, numerose al punto da ospitare, oltre agli ambienti padronali, anche contemporaneamente una decina di persone. La casa, seppur di campagna, era dunque abbastanza ampia e non priva della comodità di latrine e soprattutto di un edificio per i bagni. Attorno alla casa si estendevano i fondi padronali, che si estendevano per una certa ampiezza, tanto che Agostino è costretto a occuparsi delle faccende sia domestiche che del lavoro nei campi dei contadini. A Cassago sono state scoperte in località Pieguzza due vasche tardo romane che con ogni probabilità erano annesse alla villa e che servivano per i lavori di campagna. La loro presenza è conforme alle regole di conduzione agricola dettate da Vitruvio che le pone abitualmente a circa 1 massimo 2 Km dalla residenza padronale.

Attorno alla villa si estendevano boschi senza alberi da frutta e prati, fra cui uno dove Agostino con i suoi studenti si recava per spiegare Virgilio sotto le fronde in un albero. Sappiamo inoltre che Agostino condivideva la camera da letto con Licenzio e Trigezio e che da questa stanza si percepiva lo scorrere dell'acqua di scolo della villa. La camera si trovava probabilmente vicino ai balnea. Scrive Agostino: "Dunque, come ho detto, ero sveglio. Ed ecco che il mormorio dell'acqua che scorreva accanto alle terme colpì il mio udito e fu avvertito da me più attentamente del solito. Mi pareva assai strano il fatto che la medesima acqua scorrendo sulle pietre del greto desse un suono ora più distinto ora più soffocato. Presi a ricercarne la causa. Confesso che non mi venne in mente nulla. Ed ecco che Licenzio dal suo letto tentò di porre in fuga alcuni topi importuni battendo un mobile di legno che gli stava accanto. In tal maniera mi avvertì che era desto. Gli dissi: «Giacché vedo che la tua Musa per farti fantasticare ti ha acceso il suo lume, noti, o Licenzio, come varia il mormorio del ruscello?». «Il fatto non m'è nuovo, rispose. Una volta mi svegliai di notte col desiderio che fosse sereno. Prestai allora l'orecchio per avvertire se cadeva la pioggia e l'acqua del ruscello produceva lo stesso fenomeno di adesso». Trigezio confermò poichè anch'egli, che era coricato nella stessa camera, era desto senza che noi lo sapessimo. Stavamo infatti al buio ed è questa un'economia che in Italia è quasi indispensabile anche ai più facoltosi." (De Ordine 1, 3, 6-7)

In questa villa con Agostino sono presenti altre persone, familiari, studenti, amici e uno stenografo. Il 13 novembre 386 d. C. giorno del suo compleanno i presenti si riuniscono nei balnea ed Agostino li elenca ad uno ad uno: Monica, sua madre, Navigio suo fratello, Rustico e Lastidiano suoi cugini, Adeodato suo figlio, Licenzio e Trigezio, suoi discepoli. Manca Alipio, che si era recato a Milano, così come manca l'accenno allo stenografo. A Cassiciaco la vita trascorreva tranquilla, immersa in una grande serenità campestre. La giornata, che iniziava e si chiudeva con la preghiera, era occupata dalle cure domestiche e da quelle del fondo, talora impegnative, dall'istruzione impartita ai discepoli, dalle discussioni filosofiche, suscitate dal desiderio di comprendere bene cosa fosse la fede cristiana ("Tale è infatti la mia attuale disposizione che desidero di apprendere senza indugio le ragioni del vero non solo con la fede ma anche con l'intelligenza"), dalla dettatura delle lettere, delle quali solo quattro ci sono pervenute, infine dalla meditazione della Sacra Scrittura.

Scrive inoltre Agostino nel De Ordine: "S'era levato un sole splendente. La serenità del cielo e la mite temperatura, quale poteva darsi d'inverno in quei luoghi, ci invitò a scendere nel prato. Lo facevamo assai spesso, quasi per abitudine". O ancora: "L'indomani sorse un sole non meno sereno e tranquillo. Ma potemmo con difficoltà sbrigare le faccende domestiche. Difatti passammo gran parte del tempo nello scrivere lettere. Ed essendone rimaste appena due ore, ci portammo sul prato. Ci invitava la pura serenità del cielo. Ci parve quindi opportuno di non lasciar trascorrere inutilmente quel po' di tempo che restava. Arrivammo sotto il solito albero e ci fermammo." (Contra Acad. 2, 11, 25)

Agostino s'intratteneva a tavola poco tempo: mangiava quanto era strettamente necessario per sfamarsi. Qualche volta le discussioni facevano perfino dimenticare il pranzo; e allora Monica, la madre, interveniva: "nostra madre (eravamo già in casa) cominciò a spingerci a pranzo con tanta foga, che non ci fu più modo di discutere ". Verecondo aveva incaricato Agostino di amministrare il fondo e di presiedere ai lavori della villa che comprendeva anche una masseria. I Balnea erano un lusso, che poteva servire a ristabilire nel corpo e nell'animo chi vi abitava e, nelle giornate piovose, dare adito a discussioni filosofiche.

Nel suo soggiorno in villa Agostino scrive i Dialoghi, una serie di opere, che sono anche le prime che conosciamo: "Contra Academicos". "De vita beata", "De Ordine", "Soliloquia", il "De quantitate animae" e il "De immortalitate animae". Tale soggiorno servì a ristabilire Agostino dai suoi malanni di salute e a prepararlo al Battesimo, che avrebbe ricevuto nella notte di Pasqua del 25 aprile 387, insieme al figlio Adeodato e all'amico Alipio, nel battistero della chiesa di San Giovanni alle Fonti presso la Basilica di santa Tecla a Milano, dove per mano di sant'Ambrogio "le onde battesimali lavarono tutte le macchie della precedente vita, per donare ai neofiti la resurrezione di Cristo". Il Rus Cassiciacum era il luogo ideale per staccarsi dalle sue attività di retore a Milano e per meditare, facendo chiarezza nella propria vita. La conversione al cristianesimo era già avvenuta, e viene maturata profondamente proprio a Cassiciaco, per la felicità di Monica, madre di Agostino, la quale tanto aveva pregato e pianto quando il figlio si accostò al manicheismo e scelse una direzione per la sua vita che non condivideva. Dopo il battesimo Agostino scenderà a Roma, dove resta un anno. Monica morì ad Ostia, poco prima dell'imbarco per tornare a casa in Africa. Tornato a Tagaste, vi fonda una piccola comunità. A Ippona diventa sacerdote e poi vescovo della città fino al 430, quando lo colse la morte durante l'assedio dei Vandali.