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mappa di Cassago con la sua chiesa e il castello dei Pirovano-Visconti in una antica rappresentazione settecentesca

Cassago: la chiesa e il castello in una mappa del Settecento

 

 

Pasqualino Cattaneo

IN CASSCIAGO

DA RUS CASSICIACUM A CASSAGO BRIANZA

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Non è da credere che circostanze puramente esteriori, come la presenza fisica di un illustre personaggio in un dato luogo, possano sempre avere un grande significato. Se così fosse, vi sarebbero ben pochi luoghi sulla terra a cui qualcuno degli innumerevoli «grandi» non abbia dato lustro con la sua presenza.

Ma il rapporto di Cassago con S. Agostino dovrebbe essere diverso. E' diverso.

Un caldo sentimento popolare si è subito impossessato di questa memoria, confermata anche nel Capo III, libro IX delle «Confessioni» e l'ha conservata nei secoli fino a noi. Qui, nei giardini di Verecondo, Agostino non ha semplicemente fatto vacanza. Qui, con negli occhi gli stessi paesaggi che sono oggi nei nostri occhi, ha meditato e maturato una trasformazione interiore che è stata un autentico momento capitale nella storia della cultura umana.

Noi siamo convinti che la devozione popolare non ha operato dolci violenze sulla verità storica. Troppi elementi, nessuno forse in sè decisamente probativo, ma tutti insieme assai indicativi, concordano nell'attribuire a Cassago l'identità con il romano « rus Cassiciacum » che ospitò Agostino.

L'interessamento costante di illustri studiosi italiani e stranieri, che abbiamo visto qui soggiornare in missione di ricerca archeologica è di ulteriore conforto alla nostra tesi, ed è di stimolo a noi cittadini di Cassago affinchè ci confermiamo nella piena coscienza e su basi storicamente accertate, della nobiltà e vetustà del nostro paese.

E' con la speranza di salvare da un crescente oblìo e disinteresse questa alleanza d'onore e di gratitudine con il grande Africano, che presentiamo queste brevi note storiche di Pasquale Cattaneo, un nostro concittadino che con vera passione, competenza e rigore scientifico si è fatto interprete e ponte tra noi e le voci, i documenti, le rovine del nostro illustre passato.

 

Ernesto Cattaneo

 

 

 

CASSAGO BRIANZA

Abitanti 2700; Superficie Hh 355; Altitudine m. 350

 

Benvenuti nella pittoresca provincia! Benvenuti a Cassago !

 

Vedo questa scritta su di un arco immaginario, sotto cui passa la strada che da Renate porta a Cassago, appena saliti dal Tornago.

 

Il biancore marmoreo del Sepolcreto Visconti di Modrone in fondo al viale dei cipressi, le Prealpi comasche, il Bollettone ed il Cornizzolo, le Grigne ed il Resegone, la pineta contro cui si stagliano la chiesa ed il campanile di Cassago, la chiesetta di Oriano, le case sparse tra il verde campestre, ridenti e civettuole; il Baciolago, sulla cui cima troneggia un annoso ippocastano e dalla cui strada panoramica ammiri la vallata del Lambro ed i colli della sua sponda occidentale, disseminata di paesi, tra cui Veduggio con la sua chiesa barocca, che ha ispirato al Segantini "A Messa prima", Inverigo con la rotonda ed il suo lungo

viale di cipressi, che ha ispirato « I Sepolcri» ad Ugo Foscolo, Tabiago, sul cui colle vedi una casa quadrata, la casa della torre, che ricorda i nobili milanesi qui rifugiatisi; ed all'ultimo orizzonte ad unire il cielo e la terra una fascia nebulosa ed evanescente, dietro cui si celano i massicci del Monte Rosa e del Monte Bianco, che, nelle giornate limpide, splendono nel loro suggestivo e policromo panorama nevoso; l'aria ed il cielo di questa terra, le strade ancora strette, che non permettono le velocità speri colate agli automezzi; tutto l'insieme ti dà l'impressione di aver varcato un confine, di essere passati dall'ambiente industriale della provincia di Milano, che ha spinto i suoi complessi fin qui al confine, in un altro ben diverso, agreste, dolce e riposante, se mai con un industrioso artigianato e piccole industrie, intonate al paesaggio di colline, su cui non possono attecchire i grandi complessi industriali.

Un monito recondito, che si sprigiona dalle profondità del sottosuolo e che si espande per l'aria, par che dica ai ricercatori di zone vergini da sfruttare: "Passate oltre o tornate indietro! Qui non c'è posto per voi! ".

 

Benvenuti a Cassago!

Con questo augurale saluto inizio la mia narrazione.

 

* * *

 

1 - Cassago, al dire degli studiosi, è una località di origine celtica, pre-romana, come le tante altre località dell'Alta Italia terminanti in ago.

I romani lo chiamarono con nome latino CASSICIACUM (pronuncia Kassikiacum). (Confessioni di S. Agostino).

Nel medioevo troviamo le denominazioni: Cassciago (pronuncia Casskiago), Cassiaco, Cassiago, Caxago, Cassago.

La maggior gloria di Cassago è di aver ospitato S. Agostino, dal Settembre dell'anno 386 sino all'Aprile dell'anno 387. Erano con lui, nella villa signorile, messa a sua disposizione dall'amico e collega milanese, il grammatico Verecondo, la madre S. Monica, l'amico d'infanzia S. Alipio, il figlio Adeodato, il fratello Navigio, i cugini Rustico e Lastidiano ed i discepoli Trigezio e Licenzio, figlio quest'ultimo del ricco Romaniano, che sostenne, sotto forma dell'onorario per le lezioni impartite al figlio, la maggior parte delle spese del soggiorno, come già generosamente aveva permesso ad Agostino di continuare gli studi, dopo la morte del padre Patrizio, amico intimo di Romaniano.

Cassago in questo periodo è un piccolo centro culturale di alto livello, oltrechè una piccola scuola di letteratura, di retorica, di filosofia, di bello stile, di arte forense e di arte poetica.

Licenzio infatti scriverà, alcuni anni più tardi, a S. Agostino in Africa da Roma, una lettera in poesia per ricordare nostalgicamente questo soggiorno.

 

Nell'attesa ed in preparazione al Battesimo, S. Agostino occupa il suo tempo non in compiacenti meditazioni o in sterili pentimenti, bensì in conversazioni e discussioni, in opere e scritti diretti a combattere quegli errori che ha riconosciuti come tali, e non perde tempo; si direbbe anzi che abbia fretta di riparare e di combattere contro l'errore e di difendere e mettere in luce le verità cristiane.

E' proprio qui a Cassago che egli inizia la produzione feconda delle sue milletrenta opere scritte durante la sua vita.

Molti spunti per i suoi scritti li trae da fatti accidentali della vita a Cassago, come l'acqua nel canale di legno fermata ad intermittenza dalle foglie cadutevi, un cento piedi tagliato a metà con lo stile dai due discepoli, il combattimento dei galli nel cortile interposto fra la casa ed i bagni.

Non si può nascondere un certo sentimentalismo per i pensieri e gli scritti derivati proprio da inezie avvenute su questa terra di Cassago e fatte grandi dalla mente del dotto Agostino, mentre qui dimorava.

Le opere scritte da S. Agostino a Cassago sono: i tre libri "Contra Academicos"; il libro "De beata vita", i due libri "De Ordine", i due libri "I soliloqui"; il "De quantitate animae" e varie lettere.

Quante menti elette vorrebbero avere il piacere di leggere queste opere sul posto dove furono ispirate e scritte!

 

2 - Partito S. Agostino da Cassago, ha lasciato dietro di sè un ricordo vivo e perenne, conservato e tramandato da padre in figlio religiosa- mente, e questo ricordo ha reso orgoglioso non solo Cassago, ma tutta la regione, come scrisse il nostro Giuseppe Ripamonti da Tegnone, che nello scrivere latino emula degnamente S. Agostino.

Ma non c'è solo una tradizione orale. E' rimasto qualcosa anche di materiale e di concreto. Vediamo queste cose.

 

I - Prima di ricevere il Battesimo S. Agostino si chiamava Aurelio ed a Cassago era conosciuto sotto questo nome.

Ed ecco che un discendente di Verecondo, Cassaghese, oltrechè milanese, viene chiamato Aurelio in onore del grande amico. Questo Aurelio, possessore delle terre di Cassago, nello sviluppo della sua azienda agricola, o nella divisione di essa fra eredi, costruisce un'altra azienda, un altro centro agricolo, che viene chiamato dal suo nome AURELIANUM, come tante altre località di origine romana. (Testamento dell'Arcivescovo Andrea. Anno 903). Questa località è l'attuale Oriano di Cassago. Anche la pronuncia dialettale «Uriàn» ricorda questa origine.

 

II - Altro documento tangibile e concreto di S.Agostino a Cassago è il GANBAJONE.

Dice S. Agostino nei suoi scritti che l'acqua era condotta ai bagni con un canale di legno, costruito opportunamente per questo scopo. In latino era detto canalis balneorum, corrotto poi in canalbalneorum, canalbalineum, canbaliono, ganbaliono ed infine l'attuale Ganbajone.

Quella j lunga conservata anche nella scrittura italiana ricorda bene la / antica, la cui pronuncia si è ritenuto di non poter rendere meglio che con la J lunga presa a prestito da un alfabeto che non è quello italiano. Da notare anche la n che precede la b contrariamente all'uso italiano di far precedere la m alla b.

Faccio notare che il Ganbajone non era e non è un torrente o fiume, ma una località e precisamente la località attraversata dal canale dei bagni del tempo di S. Agostino (vedere la cartina riprodotta a parte).

Da questa località ha preso poi nome il torrente che a Cassago è noto sotto il nome di Bevera del Gambajone.

Nel registro della Basilica di Monza è detto: «Anno MCCXVII ... in territorio de Cremella ubi dicitur in prato Canbaliono ... ».

Che poi sia stato chiamato Gambajone anche il torrente è spiegabile, come è spiegabile il nome di Gambajone dato al mulino costruito al principio del secolo scorso dai Visconti.

E l'acqua che alimentava il canale dei bagni non era derivata dal torrente, ma da una sorgente vicina, sul pendio di Cremella, appena poco sopra il ponticello che attualmente attraversa il torrente Gambaione sulla strada della Valle di Sotto.

Anche l'acqua che alimentava la vasca del mulino del Gambajone non è mai stata presa dal torrente Gambajone, ma da vari ruscelli dei prati del Gambajone, inizianti proprio in questa località dove iniziava il canale dei bagni.

Individuato così il canale dei bagni, è facile anche individuare i bagni della villa di Verecondo, che dovevano sorgere a Sud del palazzo Visconti, ad un livello tale da permettere di ricevere appunto l'acqua dal canale di legno, da una distanza ragionevole, circa 400 metri.

La villa di Verecondo doveva sorgere più in alto, sull'area del palazzo Visconti o più indietro verso Nord - Est, ma sempre in quella zona.

 

III - Una terza testimonianza concreta della tradizione è la pietra conservata ancor oggi a frontale dell'altare di S. Agostino nell'attuale chiesa parrocchiale. E' scritto nei registri d'archivio che su questa pietra si dice abbia celebrato S. Agostino stesso.

Non discutiamo sulla veridicità di questa asserzione. (La pietra potrebbe essere stata portata dall'Africa, come del resto fu portato anche il corpo di S. Agostino, o può aver appartenuto alla demolita casa di Verecondo, o può essere stata un altare già esistente al tempo di S. Agostino).

Quel che più conta è di fissare dei dati precisi e concreti. Precisiamo: questa pietra ora si trova a frontale dell'altare di S. Agostino ell'attuale chiesa parrocchiale. Prima essa era conservata nella vecchia chiesa parrocchiale, nel battistero di essa.

E prima ancora era conservata nell'oratorio veteri. Questo oratorio veteri venne demolito nel 1611 per decreto del Cardinale Federico Borromeo. Facciamoci la domanda: da quanto tempo esisteva questo oratorio? Certamente dall'alto medioevo e certamente prima che gli storici Tristano Calchi e Giuseppe Ripamonti scrivessero nelle loro storie che S. Agostino fu a Cassago. E' quindi certo che i Cassaghesi legarono a questa pietra il nome di S. Agostino (forse esagerando) molto tempo prima che gli scrittori suddetti scrivessero di S. Agostino a Cassago. Dico ciò per smentire coloro che vorrebbero essere stati gli scrittori a portare la tradizione di S. Agostino a Cassago.

 

* * *

 

3 - Dopo S. Agostino e per tutto il medioevo poco sappiamo di Cassago, se non che seguì le vicende della Brianza ed in particolare della pieve di Missaglia di cui fece sempre parte.

Nell'anno 920 Cassago è infeudata alla Chiesa Monzese, da Berengario. Nell'anno 1162 è infeudata a Benedetto d'Assia, nunzio del Barbarossa. Nel medioevo vi erano tre corti in Cassago, cioè tre aziende agricole: quella di Cassago, di Oriano e di Zizzanorre.

Queste corti costituivano le tre comunità, i tre comuni si direbbe oggi, che unite formano oggi l'attuale comune di Cassago Brianza.

In Cassago vi era anche un piccolo castello, dove si rifugiava la popolazione nei casi di guerra o di invasioni nemiche. Esso sorgeva sull'area del demolito palazzo Visconti e sul prato retrostante. Nel 1412 signore di Cassago è un certo Raineiro Scaccabarozzi, di cui si ha documentata una fidelitas, un giuramento di fedeltà, al duca di Milano.

Nel 1479 il castello di Cassago venne ricostruito ad opera dei proprietari di allora, i fratelli Francesco e Marco De Benedetti. Attorno al castello dai Iati di Sud e Est vi erano le case degli abitanti di Cassago e queste case formavano come un bastione al castello stesso che dagli altri lati era difeso da alte mura e dal fosso.

Si ha notizia di tre chiese in Cassago nel medioevo, secolo XII.

La chiesa di S. Maria, la più antica, la chiesa di S. Brigida, a cui più tardi è stato aggiunto S. Giacomo e la chiesa di S. Salvatore a Tremoncino. A Oriano vi era la chiesa di S. Marco e S. Gregorio.

La chiesa di S. Maria ebbe dei benefici fin dalla remota antichità. Nel 1397 rettore di detta chiesa è un prete, Giovanni da Tabiago, beneficiario della chiesa di S. Giovanni di Bulciago.

La chiesa di S. Brigida invece non aveva benefici, ma era mantenuta dalle offerte dei fedeli. Essa fu eretta in parrocchia nel 1552 da S. Carlo che vi ordinò prete il primo parroco di Cassago, Don Antonio Brambilla, che aveva "età di 82 anni e visse fino a 104 anni."

Dal provvedimento di S. Carlo si arguisce che, benchè vi fossero quattro chiese in Cassago, non vi era stato però un prete stabile.

L'oratorio di S. Salvatore a Tremoncino fu forse lazzaretto e cimitero di appestati. Sull'area di questo oratorio, nel 1884 il Duca Guido Visconti di Modrone, fece erigere una prestigiosa tomba di famiglia, in stile gotico, arieggiante il duomo di Milano, tutto in marmo bianco di Carrara, opera dell'Architetto Chierichetti e decorato con mosaici ad opera di artisti di Murano. In essi si venera un quadro del Beato Giobbe, invocato dai contadini nei secoli passati a protezione dei bachi da seta. La sua festa ricorre il 10 maggio. Fino al tempo dell'ultima guerra, in esso era conservata una pregevole tela del Fiammingo raffigurante lo sposalizio della Madonna, che prima era conservata nella parrocchiale. Ora vi è solo una riproduzione.

Possessori di molti beni in Cassago nel medioevo erano il monastero di s. Giacomo di Pontida, la basilica di S. Giovanni di Monza e il Monastero delle Benedettine di Cremella.

 

 

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4 - Alla fine del medioevo, Cassago come tutta la Lombardia, è caratterizzata da un risveglio economico dovuto ad una novità, l'allevamento del baco da seta e la cultura del gelso, voluta e incrementata dal Duca Lodovico il Moro, dal cui nome i gelsi presero da noi il nome di «moroni» e diedero alla Brianza per cinque secoli il suo tipico verde (tutti i campi erano una selva di moroni e in tutti i cortili vi erano moroni) ora purtroppo scomparso.

Chi ebbe l'idea di associare la coltura del gelso (con la potatura ad anni alterni) alla coltura cerealicola del frumento e del granoturco, fu veramente un genio.

L'avvicendamento del frumento e del granoturco permetteva infatti di sfogliare i rami di gelso di un anno nei campi di frumento e di tagliare i rami di due anni nei campi di granoturco. Era risolto così il danno dell'ombra dei gelsi alle colture sottostanti.

Cassago ebbe il suo filatoio di seta nella casa Perogallo, ora Chiolerio. Nel cortile di questa casa si possono ancora vedere le vasche sotterranee, nelle quali venivano poste le matasse di seta per l'inumidimento prima della lavorazione.

Ai fratelli De Benedetti signori del castello nel 1400 erano successi i Pirovano. Uno di essi rimase nella leggenda popolare sotto il nome per antonomasia di duca Piroela. Di lui si dice che rapiva le belle ragazze per soddisfare le sue passioni, poi le faceva gettare a morire dissanguate in un pozzo, sul cui fondo vi erano taglienti coltelli.

Alla fine del 1600 i Pirovano, imparentatisi coi Visconti, vi costruirono il palazzotto, che troneggiava fino a pochi anni fa sul colle di Cassago, tipico per la sua torre ottagonale.

Di questa epoca all'incirca sono il palazzo dei conti Padulli (trattoria della torre) e dei conti Romagnoli ai Campiasciutti. Quest'ultimo è ora sede dell'Istituto S. Antonio dei padri Guanelliani, che vi hanno costruito una bella scuola per gli alunni da essi ospitati.

Nel 1566 una grave pestilenza colpì i paesi della Brianza, mentre Cassago fu miracolosamente indenne per intercessione e merito di S. Agostino.

Nel 1570 vi fu una grave carestia e la popolazione fu costretta a cibarsi di erbe e radici. In quell'inverno cadde tanta neve che le case dovettero essere puntellate per non cadere.

Un terremoto distrusse molte case dei nostri paesi il 18 settembre 1601. Il 14 luglio 1571 vi fu la visita pastorale di S. Carlo a Cassago e il 10 agosto dello stesso anno fu ad Oriano. S. Carlo fu una seconda volta a Cassago il 2 agosto 1583. Nel 1681 la famiglia Zappa, proprietaria dei beni del Rosello e di S. Salvatore, istituiva un legato di quattro staia di frumento da distribuirsi sotto forma di pane ai poveri ogni anno nella festa di S. Antonio. I Visconti, a cui passò il legato, mantennero questo impegno fino al passaggio al Comune delle opere pie.

Nel 1761 fu inaugurata la nuova chiesa parrocchiale, costruita su disegno dell'Architetto Carlo Giovanni Sangalli, che fu ampliata nel 1930 su disegno dell'Architetto Barbaglio di Bergamo. Artefice di questo ampliamento fu il defunto parroco don Enrico Colnaghi. La balaustrata di questa chiesa proviene dal soppresso Monastero dei disciplini di S. Ambrogio di Milano e l'altare maggiore dal soppresso monastero delle Benedettine di Cremella. Dal monastero della Misericordia di Missagliola proveniva il primitivo organo.

Nel 1797 il marchese Gian Vincenzo Modrone istituì un legato per la celebrazione annuale della festa di S. Agostino.

La ventata rivoluzionaria e distruttrice di Napoleone si fa sentire anche a Cassago. E' del 1798 un inventario della chiesa parrocchiale di Cassago, alla presenza dei deputati della repubblica cisalpina. In questo periodo Cassago con Oriano, Cremella, Sirtori e Viganò viene unito amministrativamente a Barzanò a formare un solo comune. Per unire maggiormente Cassago al capoluogo viene aperta e costruita la strada da Cremella a Barzanò attraverso la proprietà del soppresso monastero delle Benedettine. Alla restaurazione austriaca tutto ritornò come prima, ad eccezione della strada che rimase.

Nel 1849 il Duca Uberto Visconti di Modrone fece costruire il mulino del Gambajone.

Siamo nel periodo delle guerre d'indipendenza e dell'unità d'Italia, che si realizza nel 1859. Possiamo immaginarci la partecipazione della nostra gente al movimento irredentista. Molti brianzoli furono tra i seguaci di Garibaldi ed a Cassago viveva un Cuzi, che forse era parente del garibaldino di questo nome.

Nella guerra contro l'Abissinia nel 1896, Cassago ha un morto in quella lontana terra.

Ritengo sia qui il luogo propizio per ricordare i quaranta morti di Cassago e Oriano nella guerra 1915-1918 ed i trentadue caduti nella guerra 1940-1945.

I loro nomi sono incisi nel marmo del monumento inaugurato il 29 agosto 1920, ora trasportato nel cortile delle scuole.

Non mancherò qui di ricordare la figura di un santo sacerdote, don Baldassare Corni, che fu coadiutore per 40 anni a Cassago, al quale sono attribuiti fatti miracolosi in vita e che ancora oggi è pregato per ottenere grazie. Insieme a lui ricorderò un altro santo prete, don Gaetano Bassani, che fu il primo direttore dell'Istituto don Guanella, sfollato da Milano durante l'ultima guerra. Lasciò Cassago e nei paesi vicini un'impronta di bontà non ancora dimenticata.

Don Baldassare morì nel 1913, Don Gaetano nel 1952. Riposano riuniti nella stessa tomba nel cimitero di Cassago. Nè posso dimenticare il fratello Barnabita Giussani Giuseppe, nativo di Cassago che, a Milano, nella chiesa di S. Alessandro, è invocato come un santo. Moriva il 12 giugno 1938 all'età di appena 27 anni. E' sepolto nel cimitero di Milano.

Nel 1902 è costruito l'asilo infantile, munifico dono del Duca Guido Visconti di Modrone.

Nel 1910 venne costruita la ferrovia Monza - Molteno - Oggiono con fermata a Cassago. Dello stesso anno è l'istituzione dell'Ufficio Postale a Cassago. Nel 1911 è costruito l'edificio scolastico ed il municipio. Nel 1926 vengono fusi in uno solo i due comuni di Cassago e Oriano.

Da non dimenticare che il palazzo Visconti durante l'ultima guerra fu rifugio di partigiani (ex carabinieri) e che S. Salvatore durante l'occupazione tedesca fu un sicuro nascondiglio di una radio clandestina in collegamento con gli alleati.

Nel palazzo Visconti furono pure conservati, trasportati da Milano, tutti gli spartiti musicali del conservatorio Giuseppe Verdi e lo stesso palazzo Visconti durante l'insurrezione dell'aprile 1945 fu sede del comando della divisione partigiana «Giancarlo Puecher ".

 

 

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Termino pur sapendo che restano ancora molte cose da dire su Cassago, ripromettendomi di narrare più diffusamente la storia di Cassago, in un futuro mio lavoro.

Oso sperare che questi brevi cenni siano sufficienti a soddisfare le richieste degli alunni e degli studenti, desiderosi di sapere le notizie del loro paese.

Ad essi, che penso siano i miei più numerosi lettori, chiedo di non badare troppo allo stile letterario, più o meno bello e riuscito, ma alle cose e vicende narrate o appena accennate e che possono servire loro come temi di studio e di riflessioni storiche.

Cassago, ora si avvia ad essere una cittadina con acquedotto, fognatura e strade, premessa allo sviluppo edilizio. Con le sue industrie, artigiani, commercianti ed operai, che hanno mutato la sua caratteristica agricola dei secoli passati, può aspirare a ben figurare tra i migliori paesi della verde ospitale Brianza.

Mi auguro che i Cassaghesi con squisito senso civico, ispirandosi ai riposanti panorami della loro terra, sappiano ad essa conservare questa caratteristica, fortunatamente ancora non contaminata, intonando ed adattando le esigenze edilizie al paesaggio, senza sacrificare questo a quelle.