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Luigi Beretta: I territori di Cassago e Oriano

La strage degli innocenti voluta da re Erode

La strage degli innocenti

 

I territori di Cassago e Oriano

di Luigi Beretta

 

 

Nel novero dei documenti trascritti nel decennio 1560-1570 ve n'è uno in particolare che descrive per la prima volta il territorio di Cassago così come doveva apparire agli occhi di S. Carlo e di quei Visitatori Apostolici, che ne precorsero e prepararono le visite pastorali. Questo racconto si impone su tutti gli altri di analogo contenuto non solo per la novità o la ricchezza di informazioni ma soprattutto per la freschezza e la vivacità stilistica del suo redattore. Si tratta di un foglio che fu stilato il 25 luglio 1568 sotto il titolo di "lista de tutti gli beni mobili et immobili della Giesa di s.to Jacomo di cassagho plebe di masalia ducato di Milano (1).

La calligrafia non sembra quella del parroco, ma piuttosto quella di un funzionario della curia incaricato di redigere una specie di inventario dei beni e delle proprietà della chiesa di Cassago, nonchè di definire le località sottoposte alla sua giurisdizione. Non si tratta certo di una descrizione esauriente, ma è sufficiente tuttavia a fornirci un quadro completo sia degli abitati che delle chiese esistenti sul territorio. L'eccezionalità del documento ci consiglia di trascriverne ampi stralci, che commenteremo passo passo. In un primo brano si scopre che « la qual Giesia di casagho anchora à sotto a se altre Giesie cioè una di s.to Salvatore situata nella cima de uno colle e distante da casagho cioe dala suprascripta Giesia mezo miglio ... L'altra è la Giesia di s.to Gregorio de oriano della quale Giesia parla la visita de il R.do padre domino leonetto visitatore, esser da unirla con quella di s.to Jacomo di casagho atesso che sempre, o quasi sempre, è stata Recta et Gouernata dal curato di casagho ».

Poco oltre invece sono toccati i centri abitati, di cui si dice: « La quale Giesia adonque ha sotto di se le infrascripte cassine et loci quali non sono per lo distanti da lei uno mezo miglio et senza fiumi ne torrenti videlicet, 

 

Campisichi quale ha persone n.° i0

la costaiola ha persone n.° 5

la costa quale ha persone n.° i3

Treonzino ha creature n.° 39

Oriano soprascripto ha persone n.° ii2

Cizanore ha anime n.° 24

casagho persone n.° 24i

siche sono in tutto Grande e piccole n.° 434

delle quale di comunione sono n.° 206

 

Queste due brevi note del cronista cinquecentesco, redatte in un linguaggio asciutto e pittoresco, sono sufficienti a tracciare un quadro essenziale dell'urbanistica religiosa e civile dell'intero paese. L'elenco chiarisce che esistevano tre chiese, sotto i titoli di S. Giacomo a Cassago, di S. Salvatore a Tremoncino e di S. Gregorio a Oriano. Per quanto precedentemente al 1568 siano citate raramente, non v'è dubbio che possedevano già allora una vetusta storia, che le nobilita ulteriormente.

Infatti si ritrovano tutte e tre elencate, sia pure con una localizzazione apparentemente errata per S. Salvatore (2), nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del Bussero, il cui manoscritto viene correntemente datato a favore di uno scorcio tardivo del XIII secolo. Bisogna tuttavia precisare che la futura parrocchiale di Cassago in questo elenco viene menzionata sotto il titolo di S. Brigida (3) e non di S. Giacomo (4). Che si tratti della stessa chiesa tuttavia non v'è dubbio alcuno, poiché proprio dopo il 1571 ricompare il titolo medioevale, che si aggiunge a quello più recente, tanto che nei documenti da quell'anno in poi si parla quasi sempre di chiesa dei SS. Giacomo e Brigida. Le reali motivazioni di questi cambiamenti tardomedioevali nel titolo della chiesa parrocchiale di Cassago sono tuttora poco note, quantunque sembri di ravvedervi una diretta influenza della presenza del monastero di Pontida, che qui ebbe possedimenti per più di trecento anni e il cui titolo come è noto era appunto di S. Giacomo Maggiore. Conosciamo poco anche la storia delle altre due chiese, nonchè le relative icnografie, tant'è che la loro prima descrizione risale solamente all'epoca delle visite pastorali del Clivone e del Borromeo. Nel 1568 di queste tre chiese una sola non era agibile e precisamente quella di S. Salvatore, che era mezzo diroccata. Le altre due invece erano sicuramente funzionanti e servivano i rispettivi capoluoghi con le comunità ad essi legati. Per quanto formalmente ancora autonoma la chiesa di Oriano già in quegli anni dipendeva ormai praticamente solo dal parroco di Cassago, se si esclude qualche rara ingerenza di quello di Renate, il che poneva le premesse per la richiesta della loro definitiva unione. Sollecitata dal Clivone, questa decisione, che ormai non poteva più essere rimandata, di fatto verrà presa di lì a poco e confermata ufficialmente tre anni dopo direttamente da S. Carlo. Questo atto carolino non solo prefigura un riassetto più funzionale del rapporto parrocchia-territorio, ma pone pure le basi per la salvaguardia e il recupero del fatiscente patrimonio edilizio religioso esistente a Cassago e Oriano. Tale patrimonio urbanistico possedeva in ogni caso un valore tutt'altro che trascurabile. Il numero stesso delle chiese lo testimonia.

Dal punto di vista storico la presenza di tre chiese su un territorio popolato da 400 persone è quanto mai singolare e pone significativi interrogativi rispetto sia al dimensionamento che alla cronologia degli insediamenti. Se si aggiunge che ancora nel '400 le chiese erano addirittura quattro, appare evidente che questo fenomeno ha radici lontane ed esprime certamente il legame storico che venne via via stabilendosi tra il sorgere e lo svilupparsi degli insediamenti religiosi e la storia complessiva del paese. La numerosità delle chiese lascia supporre che in tempi passati, tutti ancora da esplorare, questo complesso di edifici religiosi abbia assolto sicuramente funzioni proporzionate alla loro struttura, funzioni però che verso il 1560 non avevano più una ragione così evidente. Lo dimostra la parallela scarsità di sacerdoti e cappellani, la difficoltà delle officiature, i problemi economici per la loro manutenzione nonchè l'annosa disputa per la loro giurisdizione. Spetta allo storico saper ricostruire le loro vicende e saper cogliere in esse tutti quegli episodi che possono in qualche modo chiarire il loro coinvolgimento nei frazionamenti del territorio e degli insediamenti conseguenti alle lotte medioevali per il possesso delle terre di Cassago.

Analoghe problematiche pongono la varietà e allo stesso tempo la modestia degli abitati civili, un vero e proprio retaggio di vetusti insediamenti a carattere colonico sottoposti a diversi proprietari. Il loro numero e la loro entità sono a questo proposito efficacemente e crudamente descritti dalla logica dei numeri riportati sopra. Essi contrassegnano indelebilmente la vocazione agricola di tutto il paese in una ininterrotta linea di occupazione delle terre dai romani al tardo medioevo. La configurazione stessa del territorio e la sua geografia imponevano del resto questa scelta agricola, a cui il paese in ogni caso si mantenne tradizionalmente legato ancora per i quattro secoli successivi. Questa naturale predisposizione viene sottolineata anche dal testo, laddove suggerisce che il territorio non presentava neppure allora ostacoli naturali al regolare distribuirsi delle vie di comunicazione. In particolare non si frapponevano nè fiumi nè torrenti, il cui guado costituiva un autentico e spesso insormontabile problema (5).

La stessa situazione idrica permane ancora ai nostri giorni, se si eccettua il caso del Gambajone, un vero e proprio torrente, che però scorre fortunatamente sul confine del paese, ben lontano dalle principali vie di comunicazione. I vantaggi assicurati dalla favorevole configurazione del terreno erano tuttavia malamente ridotti proprio dalla dispersione degli insediamenti, tant'è che ancora nel 1611 la Cura di Cassago veniva definita "difficilis et in primis laboriosa" a motivo della presenza di numerose "villulae, pagi, capsinae aliaque loca" (6).

Purtroppo non siamo a conoscenza di alcuna mappa che ci rappresenti visivamente questa situazione del territorio di Cassago nel decennio 1560-1570. La nostra naturale curiosità tuttavia può essere in parte appagata da una documentazione topografica di poco posteriore, che risale al primo Seicento, la quale ci descrive, sia pure con una sola eccezione, quello stesso ambiente. Orbene in queste carte ci viene effettivamente trasmesso questo senso di dispersione ma anche di serenità, soprattutto quando ci mostrano ampie campagne coltivate fra avallamenti e colline, da dove sbucano qua e là rari ed occasionali cascinali. Si può citare a questo proposito principalmente una mappa del cartografo bresciano Aragonio, disegnata attorno al 1610, nel cui tratteggio rivive un'immagine bucolica delle nostre campagne verso la fine del '500 e l'inizio del '600 (7). Un altro disegno al tratto di autore ignoto e di minor pregio artistico, conferma, in un'epoca quasi contemporanea alla precedente, questa topografia del paese, che annovera i due grossi abitati capoluogo di Cassago ed Oriano, assieme alle cascine di Tremoncino, la Costa, la Costaiola, i Campi Asciutti, Zizzanorre e la Cà (8). Si tratta di località che ancora sono tutte note e facilmente riconoscibili anche ai nostri giorni. Come abbiamo premesso, è però opportuno far notare che tutte e due le mappe seicentesche riportano la cascina Cà, che invece il documento del 1568 non cita. Questo abitato in effetti era sorto dopo quest'ultima data, forse sul finire del Cinquecento.

E' certo in ogni caso che questa cascina Cà o Casa Casina esisteva già nel dicembre del 1604 (9). Da entrambe le topografie mancano inoltre rispetto ai nostri giorni i cascinali del Rosello, di cui abbiamo notizie solo a '600 inoltrato. Da queste due mappe non è difficile poi riconoscere la caratteristica posizione a raggiera dei cascinali rispetto al capoluogo più importante, che trova riscontro del resto nel nostro anonimo cronista quando dice che "non sono distanti da lei uno mezo miglio". Il che è vero, per quanto la misura indicata, che corrisponderebbe a circa 892 m. attuali (10), sia un po' approssimativa rispetto alla realtà. Purtroppo queste due riproduzioni cartografiche del primo '600 non descrivono l'intreccio delle strade nè dei sentieri principali, per cui su questo tema sono possibili solo congetture e ricostruzioni. Lo stesso vale per l'idrografia e in gran parte per le estensioni sia boschive che coltive. Su questo argomento possediamo solo una brevissima annotazione del parroco Brambilla, il quale, in una dichiarazione autografa resa alla Curia, afferma che «Cassaghus habet inquam loca fertilia, et nulli oneri supposita». Cassago dunque possedeva terre fertili e soprattutto non gravate da alcun onere di natura sia fiscale che feudale. La povertà di queste notizie purtroppo non fornisce altre informazioni circa l'economia e le condizioni di vita del paese. Il confronto del numero dei residenti che sono citati nel 1568 tuttavia ci garantisce da un lato qualcosa di nuovo circa la popolazione e dall'altro invece conferma quanto già sapevamo sulla natura e sulla distribuzione degli abitati. Il testo afferma che nel capoluogo di Cassago vivevano 241 persone, altre 112 abitavano ad Oriano, 39 a Tremoncino, 24 a Zizzanorre, 13 alla Costa, 10 ai Campiasciutti e 5 alla Costaiola: a parte un piccolo errore nel conteggio totale, che darebbe un più esatto 444, anzichè il 434 calcolato dall'anonimo cronista della curia, questo elenco giustifica in un certo modo la diversa imponenza delle rappresentazioni urbanistiche di tali località, così come viene sottilmente rimarcato nelle due riproduzioni cartografiche accennate. Da altra documentazione è noto che questa distribuzione della popolazione si mantenne fondamentalmente invariata per tutto il '500. All'indomani dell'unificazione religiosa del territorio essa rivela tuttavia ancora lo stato preesistente, contrassegnato da una marcata bipolarizzazione, che ne costituisce anzi l'aspetto storicamente più significativo. La sua origine ed i motivi che la produssero in epoca carolina sono già stati in parte affrontati, in parte dovranno essere riesaminati, soprattutto perchè la discussione è rimasta ancora ben lontana dall'averli messi a fuoco.

 

 

(1) Arch. Curia Arciv. Milano, Sez. X, Pieve di Missaglia, v. 18, q. 28.

(2) Questa chiesa o oratorio, che sorge sull'omonimo colle, in località Tremoncino, fu posta invece dal Bussero al Tornago, che attualmente designa una località posta a circa 1 Km. Cfr. BUSSERO, Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, pubblicato a cura di MONNERET DE VILLARD, Milano 1917, 338 B: "In plebe Aliate loco tornago ecclesia sancti Salvatoris". L'equivoco tuttavia scompare quando si consideri che nel basso medioevo il toponimo Tornago designava un territorio più vasto dell'attuale, che includeva anche le campagne e l'abitato dell'odierno Tremoncino. Varie carte del XIII sec. confermano questa interpretazione.

(3) Brigida fu vergine irlandese (Leinster, 453 - Kildare, 524) ed è seconda patrona di quell'isola. Fu fondatrice a Kildare di un grandioso doppio monastero, di cui Geraldo Cambrense, al tempo dell'invasione normanna, ci ha lasciato un'ampia descrizione. Questa istituzione, soppressa al tempo di Enrico VIII, si propagò largamente assieme al culto della santa e ben presto passò sul continente e giunse anche in Italia. Da Kildare le sue reliquie furono trasportate nel IX sec. a Downpatrick, mentre all'epoca di Enrico VIII il suo capo fu trasferito a Lisbona e le altre parti del corpo a Honau in Alsazia. Una sua vita fu scritta nel VII sec. da un certo Cogitoso. La diffusione del suo culto in Italia è probabilmente da assegnare all'epoca carolingia, quando lo stato si assunse il compito di consolidare il cristianesimo in Europa, utilizzando l'aiuto offerto dai missionari delle isole britanniche e dell'Irlanda. La presenza di letterati irlandesi a Milano nel IX sec. è attestata da vari episodi. Il Codice 363 della Biblioteca Comunale di Berna fu compilato ad esempio in scrittura irlandese da una colonia di "Scoti" a Milano. Efficace è la testimonianza di un anonimo, che, salutando il ritorno in città da Roma dell'arcivescovo Angilberto II, lo esorta a non dimenticarli, scrivendo: "Collige Scottigenas, speculator sophos. Te legat onnipotens, collige Scottigenas". Cfr. FRANCESCO NOVATI, Le origini, Milano 1926, 150 e MANITIUS, Geschichte des lateinischen, in «Literature des Mittelalters», Monaco 1911-1923, I, 315-317. Una eco di questa predicazione irlandese è nota vicino a Cassago anche a Briosco, dove, come ci attesta il BUSSERO nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, esisteva nel medioevo un altare dedicato a S. Brandano (Tralee, 484 - Annaghdown, 578), monaco irlandese, abate di Cloufert e fondatore di vari monasteri. Lo stesso Bussero ci attesta anche il culto di S. Colombano, monaco irlandese fondatore dei monasteri di Annegray, Luxeuil, Fontanes-en-Vosges e Bobbio, dove morì il 23 novembre 615. Sue chiese nell'area milanese erano note nel medioevo a Scona nella Val di Brevio, ad Arlate in pieve di Brivio, dove poi sorse un suo monastero (1086-1088), a Cardona nella pieve di Brebbia e a Vaprio d'Adda nella pieve di Trezzo. Alcune note su S. Brigida furono stese in passato da qualche parroco di Cassago e sono oggi conservate in archivio parrocchiale. Vi si legge: "Patrologia: nel Martirologio leggesi: «in Scotia Sanctae Brigidae virginis, quae cum lignum altaris tetigisset in testimonium virginitatis suae statim viride factum est». Nelle Vite dei Santi del Rev. Teologo Rodoni leggesi: «Abbadessa e protettrice d'Irlanda nacque a Fouchard in Ultonia . Ricevette il sacro velo dalle mani di S. Melo nipote e discepolo di S. Patrizio ... virtù, umiltà, mansuetudine, dolcezza e prudenza ... e del dono che Iddio le fece delle lacrime e dei miracoli ... Moltissime chiese sono state dedicate a lei in Scozia, Inghilterra, in Alemagna, in Francia e in Italia . Il suo corpo al d d'oggi a Lisbona nella Chiesa dei Gesuiti». Nei Salmaticesi leggesi: «.. che ricusando il Vescovo di dare il Sacro Velo a Brigida ed alle sue compagne Brigida fece orazione e si vide una colonna di fuoco sopra il suo capo che risplendeva sino al tetto della chiesa. Il Vescovo meravigliato per questo miracolo si informò chi fosse, uno dei chierici disse: è Brigida figlia di Dubtiaco». In un Leggendario de' Santi: «Brigida era avvenente e di bell'aspetto ed aveva occhi bellissimi, per non maritarsi ottenne da Dio colla sua orazione la perdita della sua bellezza ed i suoi occhi divennero lacrimosi, ricevé il sacro velo dalle mani del vescovo e mentre Brigida era inginocchiata davanti al vescovo si vide una colonna di fumo che dalla sua testa arrivava al cielo, si rialzò avendo ricuperata la primiera beltà. Morì nell'anno 518 regnando Giustino imperatore", in Arch. parroc. Cassago, cartella legati.

(4) BUSSERO, op. cit., 57 B: "Recordationis ecclesiarum sanctae brigidae: item in loco Casiago de Masalia".

(5) Cfr. A. CASSI-RAMELLI, Geografia militare e castellologia, in Atti delle giornate di studio su "Il sistema fortificato dei laghi lombardi in funzione delle loro vie di comunicazione", Varenna 13-16 giugno 1974, pubblicati a Como 1977, 15-16 e L. QUILICI, Roma primitiva e le origini della civiltà laziale, Roma 1979, 64-68.

(6) Visitationes Plebis Missaliae peractae ab Emin.mo Cardinale Federico Borromeo Mediolani Archiepiscopo nostro anno 1611, Pars Secunda, 2° tomo 543-577, De animabus et populo.

(7) Mappa prospettica della parrocchia di Cassago, in Archivio della Curia Arciv. Milano, Sez. X, Pieve di Missaglia, vol. 30, Visite Pastorali.

(8) Cfr. Foglio con schizzo di Cassago, sec. XVII, in Arch. Curia Arciv. Milano, Sez. X, vol. 18.

(9) Cfr. Registro dei battesimi, morti e matrimoni, I: « Adì 4 decembre 1604 è stato batezato da me P. Francesco Nava Curato di Cassago figliola nata adi 2 detto mese di Pietro savini et Angela di Maueri habitanti alla ca et gli è stato posto nome Marcelina il compare è stato Antonio di Maueri in oriano e la comatre Ambrosina in oriano ».

(10) Il miglio lombardo, di 3000 bracce, misura con precisione 1784,809344 m. Vedi in proposito A. MARTINI, Manuale di Metrologia, Torino 1883, 350-354.