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don Tarcisio Binda: LA PAROLA DEL PARROCO NEL GIORNO DELL'INGRESSO IN PARROCCHIA

Il parroco don Tarcisio Binda con alcuni ragazzi (1975)

Il parroco don Tarcisio Binda con alcuni ragazzi (1975)

 

 

LA PAROLA DEL PARROCO NEL GIORNO DELL'INGRESSO IN PARROCCHIA

di don Tarcisio Binda

 

 

Nella festa di S. Giacomo Apostolo, sulla terra santificata dalla presenza di sant'Agostino Vescovo, giungo tra voi, parrocchiani carissimi, quale pastore e guida delle vostre anime. Il mio saluto cordiale e benedicente, si rivolge a tutto il popolo di Cassago, che so tradizionalmente religioso, laborioso, onesto, sensibile alla comprensione, pronto al soccorso, testimone in parole ed opere della Fede in Cristo nel proprio ambiente familiare e sociale.

Questo saluto di stima e di fiducia vuol essere il segno sensibile ed esterno dell'offerta della mia vita al servizio spirituale di tutta la vostra comunità; servizio di pace nella libertà; di giustizia nella carità; di virtù umane e cristiane in rapporto alla salvezza eterna. Che la mia offerta possa essere gradita come in cielo così in terra. Un deferente ossequio al Vicario episcopale, don Giulio Parmigiani, quale rappresentante del signor Cardinale: ai cari colleghi del Seminario, ai venerati confratelli nel sacerdozio qui presenti: in comunione fraterna siete testimoni validi di tanto impegno che oggi assumo davanti a Dio, alla Chiesa, alla mia coscienza.

Ho piena consapevolezza sia della mia pochezza come delle responsabilità che mi attendono. Eppure mi sento sereno: non è presunzione.

Quel Dio che conoscendomi fino in fondo, mi ha scelto e inviato a Voi, si è pure impegnato a completare la mia insufficienza con la sua grazia e a sorreggere la mia fragilità con la sua potenza. E nel fare la sua volontà è la mia pace. Voi mi siete venuti incontro con lo sguardo e l'attesa della fede: mi avete accolto non per quello che sono (infatti sarebbe ben poca cosa !), ma per Colui che rappresento, memori dell'espressione di Gesù Cristo: "Chi accoglie voi, accoglie me; chi accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato." (Mt 10, 40)

Assolti i miei doveri di affettuosa cortesia, mi resta da rispondere a una domanda che certo è già spuntata nella mente di molti: "Che cosa farà il nuovo parroco ?." Nel vangelo quando si parla del Buon Pastore, si descrive sempre l'unico e vero Pastore, Gesù Cristo. Ne consegue che io lo potrò essere in quanto rappresento il Signore Gesù con le opere e l'insegnamento, per comunicare la sua vera conoscenza e trasfondere in tutti la sua forza salvatrice.

La mia missione di Pastore sarà rivolta a predicare Gesù Cristo, a comunicare la sua vita con i Sacramenti, ad indurre tutti a praticare quello che con amore ci ha prescritto. Per riportare Cristo al centro della vita umana e spirituale, per formare una sola famiglia orante operante per il regno di Dio, occorre la vostra stima, fiducia, collaborazione. Io non ho altro titolo al vostro interesse e alle vostre confidenze che il mandato della Chiesa: Sacerdote-Apostolo, Pastore-Padre, Maestro e Ministro del Vangelo.

Sono parole di Paolo (I Cor 4, 1): "Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio."

Ne consegue una missione esclusivamente spirituale.

1) Difendere e potenziare le capacità di Fede che in ciascuno di noi si nascondono, come espressione di lode e riconoscenza a Dio e da Dio far discendere i doni che salvano, attraverso l'amore di tutti gli uomini di buona volontà. Desideri di novità, ardori di cambiamenti, facili evasioni alternative, miraggi di aspirazioni impossibili, sono sempre state le tentazioni del cuore umano; ma per rinnovarsi e rinnovare il punto di riferimento o di confronto deve essere sempre e solo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che a noi si è svelato per ricondurci al Padre.

2) Ricevere e professare il suo vangelo, contro prospettive personali forse più avvincenti, ma presuntuose per le troppe umane discriminazioni.

3) Ascoltare e attuare il Magistero della Chiesa come espressione di vera sequela di Cristo. Diventa perciò doveroso riconoscere con lealtà che non c'è tanto bisogno di cose nuove, quanto di cose sincere, sentite, perfette, mediante un approfondimento religioso interiore, onde raggiungere quella pace del cuore che rende la vita sempre meritevole e degna di essere vissuta, come risposta di amore al dono di Dio che ci ha fatto. In questi momenti di evoluzioni morali e civili della nostra società, l'affermazione di Cristo "Io sono la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14, 6) ha la suggestione di un programma spirituale sicuro ed efficace.

Queste sono le intenzioni e convinzioni del vostro parroco. Per quanto sia un compito arduo, tuttavia non mancano buoni auspici che invitano a sperare. Penso al valido aiuto che ci può venire dai nostri santi protettori: Giacomo, Brigida, Agostino, Marco, Gregorio, Salvatore: tutti seguaci fedeli della persona di Cristo e innamorati della sua Parola. Siamo deboli, è vero, ma non siamo soli ! Mi affido alla materna intercessione di Maria Santissima che ogni giorno mi ripropone il dono del suo Gesù in un gesto perenne di ubbidienza. Soprattutto ci conforta il vivo ricordo dello zelo apostolico di don Giuseppe, troppo presto sottratto al nostro affetto. Il sacrificio della sua giovane vita ha lasciato in tutti noi un profondo rimpianto: ma con certezza sappiamo che di lassù benedice i nostri propositi e vorrà suscitare in noi quella disponibilità ala grazia di Dio per disporre i nostri giorni nell'amore e nella concordia di tutti i cittadini.

A tutti voi, rappresentanti del popoloso centro di Cassago, oso chiedere quanto già un giorno S. Agostino chiedeva ai suoi fedeli: "Mi conceda il Signore, per l'aiuto delle vostre preghiere di essere ora e di perseverare fino alla fine come mi desiderate voi tutti che mi volete bene e come mi desidera Colui che mi chiamò nel ministero."

Amen.