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I Parroci di Cassago

Entrata di don Giovanni Motta a Cassago nel 1948

Entrata di don Giovanni Motta a Cassago nel 1948

 

 

I PARROCI DI CASSAGO

di Pozzi Sandro

 

 

A Cassago, come in molti altri paesi della Brianza, la storia del luogo, la sua spiritualità, la sua religiosità devono tanto alle attività svolte nei secoli dai parroci. Gli oratori, gli altari, le dedicazioni, le società religiose, le devozioni particolari, le feste, le chiese stesse non sono immaginabili senza la costante e decisiva azione di un parroco o di un prete.

La storia stessa di una comunità sarebbe stata diversa senza la presenza di una figura come il parroco. Generazioni e generazioni di uomini sono stati guidati verso il loro destino, aiutati, consigliati, capiti, incoraggiati. La storia dei nostri paesi, e anche di Cassago, è un po' anche la storia dei loro parroci. Ripercorrere l'umano avvicendarsi di questi uomini nelle parrocchie significa nella realtà ripercorrere gli episodi più significativi che hanno tessuto la memoria più viva ed autentica di un paese.

 

 

 

Prete Giovanni Martinus (1344 - ...)

Di lui abbiamo notizia in un documento dell'11 aprile del 1344 che riporta il testamento di Alberto de Cremellina fu Pagano, abitante nel castello di Cassago. L'atto fu rogato dal notaio Paganino de Sartirana fu Uberto, di Milano, Porta Nuova, abitante a Monte nella Pieve di Abbiategrasso.

 

Iohannes de Tabiago (1397 - ...)

Di questo prete abbiamo una semplice citazione in un documento del 1397 dove di ricorda un certo ... prebiter dominus Iohannes de Tabiago beneficiallis ecclesie sancti Iohannis de Biolzago et rector ecclesie sancte Marie loci de Cassago ...

 

Antonio Brambilla (1566-1578)

Il primo parroco di Cassago fu don Antonio Brambilla. Egli è il primo parroco nel senso moderno del termine, una figura che nasce, assieme alla struttura della parrocchia, con il Concilio di Trento nella seconda metà del '500. Nel medioevo predominava invece la figura del prete itinerante o comunque non residenziale, che restava a lungo nello stesso luogo solo se poteva essere pagato dalla comunità dove avrebbe celebrato il suo ministero sacerdotale. Don Antonio Brambilla diventa parroco di Cassago probabilmente nel 1566 e dopo di lui abbiamo una lunga e ininterrotta serie di parroci fino ai nostri giorni, tutti nominati dal vescovo di Milano. Con lui si interrompe quella sequenza di preti più o meno occasionali che officiavano a mercede, cioè a pagamento, o perché erano titolari di un beneficio della chiesa. Ancora nel '400 la comunità di Cassago era obbligata, in virtù di un contratto stipulato con il monastero di Pontida, a mantenere a proprie spese un sacerdote per officiare nella chiesa del capoluogo. Conosciamo il nome di uno solo di questi preti, si tratta di un certo Giovanni da Tabiago che era rettore della chiesa di S. Maria e nello stesso tempo beneficiava della chiesa di S. Giovanni di Bulciago. Con la nomina di S. Carlo a vescovo di Milano diviene obbligatorio la residenzialità dei preti e per ottenere questo obiettivo egli impone agli abitanti di ogni paese di mantenere un prete. Anche a Cassago è nota una convenzione di questo genere che fu stipulata nel 1571, in cui la comunità si obbliga a mantenere un sacerdote residenziale garantendogli anche una casa. E' in pratica la nascita vera e propria della parrocchia di Cassago, con una propria giurisdizione, una propria struttura e una propria amministrazione. All'età di S. Carlo risale anche l'unione delle chiese di Oriano e di Cassago a formare una unica comunità religiosa. Don Antonio Brambilla fu dunque il primo parroco di Cassago: era nativo tra l'altro del paese e quando fu nominato parroco aveva già esperienza ecclesiale perché era stato rettore della chiesa di Veduggio. Discendeva da una famiglia di immigrati bergamaschi che si era trasferita a Cassago verso la metà del '400, come appare da un elenco dell'anno 1442 degli abitanti di Cassago, in cui spicca la nutrita presenza di una colonia di bergamaschi provenienti da Brembilla e Sedrina in Val Brembana e da Clusone nella più lontana Val Seriana. Probabilmente erano emigrati da tali paesi di fronte all'avanzata veneta che aveva portato i nuovi confini fra Stato Veneto e Ducato Milanese fino al fiume Adda. Il nucleo dei Brembilla si inserirà stabilmente nella società cassaghese e saprà esprimere nel XVI secolo numerose personalità di rilievo fra cui alcuni consoli, alcuni sindaci e priori della fabbriceria. Non ultimo va ricordato proprio il parroco Antonio Brambilla. Verso il 1570 aveva circa 50 anni. Era figlio di un certo Simone, un vecchio famoso in paese per la sua età che passava i 100 anni. Sua madre si chiamava Caterina de Maueri ed era nativa di Oriano. Nel 1554 aveva ricevuto gli ordini minori, il 23 maggio 1551 divenne diacono e il 19 settembre di quello stesso anno fu ordinato sacerdote. Esercitò il suo primo ministero probabilmente nella parrocchia di Veduggio: certo è che nel 1566 è stabilmente residente a Cassago nella casa del parroco annessa alla chiesa, dove viveva da solo. A Cassago aveva vari parenti, il console era un suo omonimo, mentre il priore della Fabbriceria era Pietro suo fratello. Con questo parroco incomincia la stesura dei registri dei battesimi, morti e matrimoni, che tenne con molta cura. Nonostante avesse ricevuto un'educazione in epoca pre-carolina, non ebbe problemi ad accogliere e farsi interprete della ventata di novità e di rigore portata da san Carlo. Fondò la cosiddetta Schola della Dottrina alla quale affiancò la Schola della beatissima Vergine Maria, che ne costituiva il ramo femminile. Dagli atti conservatisi appare chiaro che si impegnò costantemente nell'istruzione religiosa dei suoi parrocchiani e che partecipò attivamente agli incontri del clero in ambito diocesano. La sua biblioteca personale, di cui conosciamo l'elenco delle opere, rivela una forte personalità e soprattutto una buona cultura, dote non comune in quel secolo. Di fatto possiamo dire che fu il primo vero parroco di Cassago nel senso moderno del termine quale noi intendiamo oggi. Questo parroco tenne con cura le registrazioni riguardanti la popolazione, iniziò la stesura del Chronicon, diede lettura dei decreti tridentini, stese più volte lo stato generale della popolazione, istituì la Schola del Corpus Domini, realizzò ogni domenica un incontro di catechismo, ristrutturò la chiesa ricavando locali per la canonica, costruì il campanile, dotò la chiesa delle suppellettili necessarie, dei libri e degli strumenti sacri. La sua opera è tanto più ammirevole in quanto è rivolta non solo alla chiesa di Cassago ma anche a quella di Oriano che in quegli anni versava in una condizione disastrosa. Durante i 12 anni di attività a Cassago ricevette due visite pastorali: una nel 1567 dal visitatore Leonetto Clavone e l'altra nel 1571 da S. Carlo. La sua opera pastorale a Cassago si conclude nel 1578 (la sua ultima firma è del 7 settembre): è assai probabile che in quell'anno sia passato a reggere la parrocchia di Costamasnaga. Il Brambilla deve essersi recato a Costamasnaga in aiuto del parroco infermo e alla sua morte deve averlo sostituito. La sua prima firma in quegli archivi parrocchiali data al 12 novembre 1578. Reggerà la parrocchia fino al 1610. Anche in questo paese si confermò uomo ordinato, preciso e di valore, per le opere intraprese e condotte a termine.

 

Donato Perego (1579-1597)

Al Brambilla successe un prete nativo di Renate, un certo Donato Perego che firma per la prima volta i Registri parrocchiali il 15 marzo 1579. Donato Perego che aveva a quel tempo 36 anni, era stato ordinato nel 1561 ed era figlio di Jo: Angelo e Ippolita Riva. Fino all'anno prima aveva svolto la mansione di cappellano a Cremella aiutando il rettore nella celebrazione della S. Messa nel monastero benedettino in occasione delle festività. Prima di trasferirsi a Cassago risiedeva ancora a Renate nella casa paterna assieme a un fratello più piccolo di dieci anni di nome Giuseppe. Soffriva probabilmente di emicrania e aveva qualche malformazione al dito medio e anulare della mano sinistra. Aveva una buona cultura, espressione corretta e sciolta. Ricevette il chiericato da S. E. l'arcivescovo Arcimboldi il 29 marzo 1558, i quattro ordini minori l'11 marzo 1559, il suddiaconato il 20 marzo 1560, il presbiterato il 1 marzo 1561 con dispensa per l'età rilasciata da papa Pio IV. Godeva di buona reputazione, possedeva una discreta biblioteca ma non era portato al canto gregoriano ( A.S.D.M., sez. Missaglia, vol. VIII, q. 24, f. 28). Anch'egli ricevette una visita pastorale di san Carlo il 2 agosto 1583 dai cui atti si deduce che quasi tutte le prescrizioni architettoniche e religiose ordinate dalle norme del concilio di Trento erano state realizzate. In particolare gli altari erano a norma, mentre si era provveduto a dotare la chiesa di un battistero. Il parroco aveva un chierico come aiutante, che fu poi sostituito da due ragazzi del posto. Teneva la Dottrina Cristiana ma non sembra che ci andassero in molti. Nel 1592 a Cassago ci fu una nuova visita pastorale con l'arcivescovo Gaspare Visconti: il parroco aveva allora 49 anni ed era sacerdote da 21 anni. Resse la cura di Cassago fino al 1597, anno in cui lasciò il governo della cura. Nel 1602 acquista una casa da massaro con annessi terreni dai coniugi Delfinoni. Nel 1616 fa testamento a favore dei nipoti, da cui si deduce che possedeva la Cascina Costajola. Nei registri della Parrocchia di Cassago è annotata la sua morte: "Il Reverendo Monsignor Prete Donato Perego è morto adi 27 Decembre 1617".

 

Pietro Alemanij

Designato parroco, lasciò vacante la cura per libera resignazione. Per un anno la parrocchia rimase senza curato e vi supplì in parte il parroco di Bulciago Battista Baretta e in parte il vicario Francesco Nava.

 

Francesco Nava (1599-1621)

Dal 1597 al 1599 la parrocchia di Cassago non ebbe dunque un vero e proprio parroco, perché fu retta a turno dai parroci dei paesi vicini. Solo il 7 agosto 1599 viene nominato parroco di Cassago Francesco Nava, vice parroco, che ne terrà la cura fino al 1621. Nativo di Cassago, era figlio di Innocenzo Nava e Caterina Spinelli. Non è nota la sua data di nascita: nella visita pastorale del 1611 dichiara di avere 44 anni. Ma nei registri parrocchiali la sua nascita non è registrata nè nel 1566 nè nel 1567. Nello stato d'anime di Cassago del 1574 compare come primogenito e gli viene attribuita l'età di 11 anni: sarebbe in tal caso nato nel 1563. Sul finire del Cinquecento a Cassago è comunque sempre attivo Donato Perego, che probabilmente aveva rinunciato alla parrocchia per motivi o di anzianità o di salute. In questi anni lo troviamo al centro di alcune negoziazioni commerciali e nel 1602 acquista per sè una casa con annesso un campo di 142 pertiche. Di questo anno è anche la fondazione del legato di Bernardino Zappa, cieco dalla nascita, che impegna campi e terre di sua proprietà per pagare un cappellano che celebri quotidianamente e in perpetuo all'altare di S. Maria in chiesa parrocchiale. Di questo legato si conserva ancora oggi una lapide che indica le ultime volontà di Bernardino Zappa. In questo avvio di secolo viene costruita la cascina della Cà e nel maggio del 1606 c'è una nuova visita pastorale di mons. Cipolla. A questa ne segue un'altra nel 1611 ad opera del cardinal Federigo Borromeo. Nel 1617 muore a Cassago, dove abitava, Donato Perego. Nello stesso anno il nobile Alessandro Masnaga fa varie istanze per costruire un proprio sepolcro di famiglia nella chiesa parrocchiale, che tuttavia non hanno esito. Francesco Nava firma il suo ultimo atto nelle scritture degli atti della parrocchia il 10 ottobre 1621.

 

Cristoforo Galbiato (1622-1628)

Gli succede in quello stesso anno fino al 1628 il prete Cristoforo Galbiato, il quale in una sua memoria dichiara che i suoi parrocchiani sono 500 circa, e che ognuno di essi si tassava per dargli uno stipendio del valore di 220 lire annue. Nel 1624 il nuovo cappellano del legato Zappa è padre Gabriele Scotto, che celebra ogni giorno. Nel 1626 cambia ancora il cappellano che diventa un certo don Angelo Grilli. Dai quaderni del Galbiato si ricava che in questi anni erano celebrate le feste di S. Giacomo, di S. Maria della Ceriola e della Natività della Madonna.

 

Josepho Galbiato (1628)

Conosciamo poco o nulla di questo sacerdote che tra l'altro restò pochissimo a reggere la parrocchia. Probabilmente dopo un paio di mesi si trasferì altrove.

 

Giovanni Battista Beretta (1628-1630)

Fra il 1628 e il 1630 si succedono diversi parroci e vice parroci di cui il più duraturo fu Giovanni Battista Beretta. Tra marzo e maggio 1628 fu parroco Josepho Galbiato: da luglio a ottobre si firma parroco Giovanni Fumagallo che era anche parroco di Cremella, mentre da novembre 1628 fino all'aprile 1630 troviamo il Beretta. Da novembre fino al febbraio del 1631 fece le veci di parroco il cappellano Angelo Grilli. Questa situazione di grande incertezza e di repentini cambiamenti è pienamente comprensibile alla luce delle condizioni economiche e sanitarie in cui versava il Ducato di Milano: da diversi anni si succedevano carestie e dal 1629 serpeggiava la peste, che sarebbe scoppiata in forma virulenta nel 1630. 

 

Filippo Balsamo (1631-1661)

Solo nel 1631 Cassago ha un nuovo parroco nella figura di don Filippo Balsamo che governerà la parrocchia fino al 1661. Era nato a Torrevilla, nell'attuale comune di Monticello, il 19 maggio del 1600 da una nobile famiglia di campagna il cui capostipite a metà Cinquecento era un certo Guido Balsamo. Suo padre era Marco Antonio e sua madre Ottavia Visconti. E' lui che annota nel Chronicon lo scampato pericolo di Cassago dalla peste grazie all'intercessione di sant'Agostino, che da allora in poi la comunità di Cassago ha celebrato ogni anno come suo patrono straordinario. La sua prima festa di ringraziamento viene celebrata solennemente nel 1631 e viene associata al ricordo di tutti i morti della comunità.

Giovanni Maria Dozio in una pagina del suo manoscritto "Notizie di Missaglia e sua Pieve Raccolte dal 1853 in poi" depositato presso la Biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano accenna a una non meglio precisata Stanza di sant'Agostino: chi la cita è proprio don Filippo Balsamo che nell'atto di nascita di Giulio Cesare Riboldo nel II° Registro parrocchiale scrive:"Mille seicento cinquantanove adi cinque ottobre Giulio Cesare Riboldo figlio di Messer Carlo et Madona Anna iugali nato il di quatro suddetto e stato battezzato da me Prete Filippo Balsamo Curato di Cassago Il compadre e stato il signor Giovanni Nava da Cizano la commadre Issabella Giussana tuti di questa Cura di Cassiciago stanza di santo Agostino".

Nei primi atti di matrimonio del 1631 e 1632 compare come testimone un certo Carlo Balsamo, probabilmente un fratello del parroco.

In un Inventario dei Beni del Marchese Giovanni Pirovano Questore di Milano del 1651 (Archivio Visconti, fald. I-149, Eredità Pirovano, Questore Giovanni Battista 1646-1748) viene annotato che il "Signor Filippo Balsamo Curato di Cassago deve per un Capitale sopra beni situati in Torrevilla come al Libro di Cassago L. 460".

In un altro documento del 21 febbraio 1669 (Istruzioni per l'Azienda Pirovana, Archivio Visconti di Modrone, fald. I-140, Eredità Pirovano, mons. Filippo Testamento 1673) si scrive che "Al Sig. Filippo Balsamo, che fu Curato di Cassago avanti del Capitaneo per leuarlo dalla cura fù necessario constituirgli un patrimonio e gli fù assegnato un luogo chiamato il S. Salvatore."

Da questa scrittura si evince che don Filippo Balsamo fu aiutato o convinto a lasciare la Parrocchia assicurandogli una rendita sui beni di San salvatore, che potrebbero essere quelli di Tremoncino.

Don Filippo Balsamo aveva studiato al Collegio di Brera a Milano ed era un prete della generazione post-carolina, un prete cioè che era cresciuto e si era formato nello spirito della controriforma tridentina. Un anno dopo il suo insediamento le ricche proprietà che i De Sapis possedevano a Tremoncino con annessa la chiesa di san Salvatore passarono ai nobili Pirovano, così come il legato che prevedeva l'annua distribuzione ai poveri di 4 stadi di pane di frumento. I nobili Pirovano, che vantavano personalità di rilievo, fra cui vescovi, senatori, questori, uomini d'arme, abati, avevano acquisito nella prima metà del '500 a Cassago la Possessione della Torre, che comprendeva l'antico castro de Caxago, con quello che si chiamerà il castello o palazzo dei Duchi. Nel 1639 il parroco riceve una nuova visita pastorale con il cardinale Monti che si reca anche a Oriano. Nel 1640 Filippo Balsamo celebra i funerali di Apollonia Valtorta, la donna più anziana del paese, che aveva 110 anni. Muore anche Prospero Perego a 88 anni, che lascia un legato alla chiesa di Oriano, come ricorda la lapide ancora murata in questa chiesa. Questo legato è sotto forma di beneficio e viene assegnato ai nobili Origo, il che costituirà una continua fonte di litigi con il parroco, anche nei secoli a venire. Durante l'attività pastorale del Balsamo ci fu anche un caso clamoroso: l'assassinio di Domenico Viganò un giovane di 25 anni ucciso alla cascina di Odosa da un sicario con uno sclopetto arotato, come dice il registro dei morti. La sua salma fu sepolta il 23 maggio 1646 nella chiesa parrocchiale con una concelebrazione di sei sacerdoti. Lo stesso Balsamo riferisce anche un curiosissimo episodio e cioè la nascita l'11 gennaio 1650 di un certo Carlo Giovanni figlio di Carlo Ratti che, dice il registro parrocchiale, "ha sei ditti in una mano."

Una succinta nota senza data conservato nell'archivio della curia arcivescovile di Milano ci informa che, in quell'anno, aveva cinquantotto anni ed aveva seguito gli studi di Grammatica, Humanità e Casi de Conscientia nelle scuole del Venerando Collegio di Brera a Milano sotto l'attenta guida dei Gesuiti, chiamati a Milano da san Carlo per forgiare un clero in conformità alle novità introdotte dal Concilio di Trento. I padri Gesuiti dirigevano il Collegio di Brera come una vera e propria Università con 12 cattedre, i cui titolari erano illustri professori e dove i seminaristi studiavano teologia.

 

Antonio Maria de Capitani de Lavello (1661-1669)

Filippo Balsamo nel 1661 abbandonò la cura di Cassago, probabilmente per gli acciacchi della vecchiaia. Dopo un periodo di vacanza in cui supplisce il parroco di Cremella Biffi, la situazione si normalizza con la nomina di Antonio Maria de Capitani de Lavello che resse la parrocchia fino al 1669. Egli fece tagliare tutti gli alberi attorno alla chiesa di Oriano e fece recintare il cimitero. Questo parroco annota nel Chronicon più volte la celebrazione della festa di Sant'Agostino alla quale intervenivano dai 10 ai 15 sacerdoti. Il cappellano di questi tempi è un certo Bossi, che occupa una casa di proprietà della parrocchia. Nel 1669 sarà sostituito da padre Giuseppe Cortesi di Sarzana.

 

Annibale Nava (1670-1706)

Alla morte di Antonio Maria de Capitani fu nominato Annibale Nava, originario probabilmente di Barzanò ma con parenti e proprietà di famiglia a Zizzanorre. Quasi subito egli deve dirimere una questione insorta nel 1675 fra il nuovo cappellano, un certo Carlo Giovanni Corrente e la Scuola del Santissimo Sacramento, che amministrava il patrimonio della chiesa di Cassago. Il cappellano teneva per sè le offerte, il che aveva scatenato la reazione dei responsabili della Scuola, preoccupati per le ristrettezze in cui versava continuamente la chiesa. In un anno il cappellano si era appropriato di 153 lire, una somma considerevole, se si pensa che la paga del parroco in un anno a quei tempi era poco più di 200 lire. Nel 1677 il cappellano fu sostituito dal sacerdote Antonio Fumagalli, ma il cambio non giovò granchè, perché il Fumagalli aveva un carattere bizzarro: non aiutava il parroco, faceva suonare le campane a suo modo, non preparava il materiale per la messa e per di più durante le funzioni dopo essere stato invitato a intonare il magnificat, pur essendo dotato di voce gagliarda, nel bel mezzo del canto si fermava interrompendo il culto divino. Questo ed altro si trova in un disperato memoriale che il parroco Nava inviò al Vicario generale della Diocesi. Antonio Fumagalli era nato a Tremoncino ed era stato ordinato prete grazie al contributo della Fabbriceria, ma diventato cappellano, dice un'altra relazione conservata in Curia a Milano, "alienatosi esso Capelano il curato, procura con mille inciviltà e modi impropri fastidio a la cura d'anime ed anzi è arivato a pretendere si soni la sua messa con campane doppie, minacciando il campanaro se non lo farà." Un tipo stravagante e pretenzioso, non c'è che dire ! Nel 1686 Cassago ricevette la visita pastorale del cardinale Federigo Visconti. Nel 1694 il parroco annota nei suoi registri la pietosa morte di un povero mendicante originario di Nava, che verrà sepolto in chiesa. Due anni dopo Annibale Nava annota la morte anche di Benedetto Nava, un suo giovane parente di Zizzanorre, morto per un colpo d'archibugio mentre prestava servizio militare nell'esercito spagnolo. Annibale Nava morì probabilmente nel 1706 dopo ben 36 anni vissuti da parroco.

 

Giuseppe Sottocasa (1706-1716)

Al Nava successe nel novembre 1706 il giovane prete Giuseppe Sottocasa, nato nel 1676 a Sormano. Nel 1711 il patronato della chiesa di Oriano fu conferito al chierico Antonio Origo e nel 1716 ci fu una nuova visita pastorale. Fu questo l'ultimo atto del Sottocasa, che lasciò Cassago per trasferirsi alla parrocchia di Vergo.

 

Carlo Giuseppe Beretta (1716-1760)

L'8 ottobre di quello stesso anno prese possesso della parrocchia il nuovo parroco Giuseppe Beretta. Nato nel 1685 a Milano, don Beretta resterà a Cassago per ben 44 anni fino alla morte nel 1760. Nessun altro parroco ha retto così a lungo la parrocchia di Cassago. In questi anni ricevette l'aiuto di tre sacerdoti: Giuseppe Correnti per la chiesa di Oriano e Isidoro Caccia e Giovan Battista Redaelli per la chiesa di Cassago. Fu consacrato sacerdote nel gennaio del 1713 dal vescovo di Vigevano mons. Giorgio Cattaneo nella chiesa milanese di san Marcellino. Di tutta la sua attività pastorale vogliamo qui ricordare solo la sua ultima e più fulgida perla e cioè la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, che è poi quella attuale. Nel 1755 dà inizio ai preparativi, nell'agosto 1756 getta la prima pietra, nel 1758 fa evacuare i sepolcri. Dopo aver ricevuto la visita pastorale il 1 giugno 1757 del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, che lo incoraggia a proseguire l'opera intrapresa, egli stesso si trasferisce a Oriano nel febbraio 1759 quando si conclude la demolizione della chiesa e della vecchia canonica dove abitava. Il 25 aprile viene convocata l'assemblea generale della Comunità di Cassago, alla quale parteciparono 50 dei 63 capofamiglia: in quell'occasione fu definitivamente contrattata la ricostruzione di una nuova chiesa più a valle su un terreno messo a disposizione dal duca Francesco Antonio Visconti in cambio dell'area occupata dalla vecchia chiesa e canonica. Nell'agosto del 1759 il parroco Beretta si trasferì da Oriano nella nuova canonica di Cassago, che era stata donata dal duca Antonio Visconti alla Comunità di Cassago e che corrisponde all'odierna sede dell'associazione sant'Agostino e alle abitazioni del sacrestano. Questa casa, chiamata casa della torre, era appartenuta ai nobili Nava prima di essere ceduta ai Visconti e poi alla Comunità di Cassago, che a sua volta la dava in uso al parroco. Nel 1762 i lavori per la ricostruzione della chiesa erano finalmente conclusi: nel frattempo però il parroco Beretta purtroppo era morto. «Il molto rev. do Parroco Giuseppe Beretta - riporta il Chronicon - sorpreso da accidente nella mattina del 17 del c. m. di gennajo dopo le fatiche parrochiali di 44 anni circa, munito dei SS. Sacramenti di Penitenza, Eucharestia et Estrema Unzione e procuratoli li Atti di fede, speranza e Carità e Pentimento e racomandata la di lui anima a Dio colle solite preci dalla Chiesa prescritte e compartitagli la Benedizione papale coll'applicazione dell'Indulgenza fu dimandato da Dio gran Padrone, essendo in età di 75 anni circa a godere il premio nell'ore 22 del diecinove. Se li fecero le Esequie nel sudetto giorno dal M. Rev. Sig. Prevosto di Missaglia col intervento d'altri 23 sacerdoti, dindi fu sepolto il di lui cadavere sotto la lampada nella Chiesa di SS. Marco e Gregorio d'Oriano per essere in fabbrica la Chiesa parrocchiale di Cassago interinalmente avendo egli disposto di essere sepolto nel sepolcro de Parochi e Sacerdoti di Cassago. E per fede Jo P. Gio. Battista Perego Curato di Cremella.» Questo parroco così benemerito per la parrocchia di Cassago fu dunque sepolto nella chiesa di Oriano, dove riposa ancora.

 

Francesco Ruscone (1760-1766)

Dopo un breve intermezzo del vice curato Francesco Antonio Riva, dal 1760 al 1766 parroco di Cassago fu Francesco Ruscone, nativo di Malgrate. Vi nacque da Giovanni Battista e da Bianca Maura il 28 aprile 1732. Pur giovanissimo e alle prime esperienze riuscì con successo a concludere la fabbrica della nuova chiesa avviata dal suo predecessore su disegno dell'architetto Carlo Giovanni Sangalli. E' del 1762 la richiesta del parroco Rusconi al vescovo di Milano, il cardinale Pozzobonelli, perché consentisse al prevosto di Missaglia di benedire la nuova chiesa. Del 1765 è infine un'autentica della reliquia di sant'Agostino conservata nella nuova chiesa ed esposta alla venerazione del popolo durante la sua festa. Nel gennaio 1766 ottenne il trasferimento alla cura di Bosisio. 

 

Pietro Antonio Bianchi (1766-1771)

Dopo il suo trasferimento alla Cura di Bosisio nel gennaio 1766, Rusconi tenne l'interim della Parrocchia fino al gennaio del 1767, quando fu nominato parroco Pietro Antonio Bianchi che resse la cura fino al 1771. La parrocchia nel 1771 fu di nuovo vacante forse per la morte del parroco o forse per un suo trasferimento.

 

Carlo Alfonso De la Hoz Ortiz (1771-1778)

Per sei anni fu quindi parroco un certo Carlo Alfonso de la Hoz Ortiz. Da settembre 1778 tenne l'interim il parroco di Cremella Giovanni Battista Perego. Carlo Alfonso de la Hoz Ortiz si era nel frattempo trasferito alla parrocchia di Cesana di San Fermo al Monte, come si evince da un documento redatto dal Regio Ducale Magistrato Camerale il 17 giugno 1780 a proposito di una disputa sull'uso di pascoli nel territorio di Cesana. In altro documento del 20 agosto 1781 ricopre la carica di Deputato all'Estimo.

 

Cristoforo Redaelli (1779-1787)

Il nuovo parroco Cristoforo Redaelli, nominato nel gennaio 1779, benedisse ad aprile il nuovo altare della Madonna, che ancora si conserva nella parrocchiale attuale. In questi anni gli abitanti di Cassago sono circa 700, oltre al parroco sono presenti altri due sacerdoti, Isidoro Caccia e Giuseppe Sangalli. Annota il parroco che non si trova chi insegni a leggere e scrivere nè gratis nè a pagamento. Nel 1787, nel suo ultimo anno di permanenza a Cassago, il Redaelli cercò di farsi assegnare dall'amministrazione austriaca delle balaustre e delle campane per la sua chiesa. Non ci riuscì perché fu trasferito a Cremella, pur tenendo ancora l'interim per Cassago. Questo parroco è benemerito della parrocchia di Cremella avendo lasciato un vistoso legato per i poveri e i Cremellesi in segno di gratitudine gli dedicarono il nome di una strada del paese.

 

Giuseppe Antonio Boracchi (1787-1795)

Il suo successore Giuseppe Antonio Boracchi, riprese la richiesta con successo. Nel 1792 fu sepolto nella chiesa parrocchiale sotto l'altare del Crocifisso il duca Antonio Francesco Pirovano Visconti marchese di Modrone, che aveva dato il terreno per la costruzione della nuova chiesa. Il Boracchi verso il 1795 avviò le procedure per la costruzione del campanile, ma non riuscì nell'intento perchè passò nel 1796 alla cura di Costa Masnaga. L'interim fu tenuto dal cappellano Vincenzo Luigi Bertani. 

 

Antonio Ongania (1796-1809)

La costruzione del campanile fu portata a termine da Antonio Ongania, durante gli anni della occupazione dei francesi di Napoleone. L'Ongania riuscì anche a dotare la chiesa di nuove campane provenienti dal Monastero della Misericordia di Missaglia e di un organo nel 1798. Nel 1802 il parroco chiese al papa Pio VII l'indulgenza perpetua per la festa di sant'Agostino: il segretario Pietro Maccarani rispose a nome del pontefice concedendo un'indulgenza plenaria valevole per sette anni. Sotto il parroco Ongania e precisamente nel 1804 il giardino che circonda l'Oratorio di Oriano, passò, non si sa come, ad appartenere alla prebenda parrocchiale di Cassago. L'Ongania scompare dai registri parrocchiali dall'estate del 1809: l'interim viene assunto, come vicecurato, da P. Francesco Antonio Masnago.

 

Michele Castelli (1809-1847)

All'Ongania a dicembre del 1809 successe Michele Castelli, nativo di Monza. E' benemerito della parrocchia per aver provveduto di una comoda abitazione il coadiutore. Inoltre si trova che il medesimo diede ordine affinché fosse restaurata ed abbellita la casa parrocchiale. Egli realizzò nel 1811 il nuovo altare maggiore in marmo, che è quello attuale. Risiedevano a Cassago in quegli anni altri due preti, Francesco Antonio Masnaga e Giovanni Redaelli, oltre a 4 chierici, Giuseppe Masnago, Carlo e Alberto Fumagalli, Battista Ruspini. Nel 1822 il parroco provvide al rifacimento integrale del tetto della chiesa di Oriano, mentre del 1831 è una supplica al duca Visconti perché provveda alla pittura della chiesa. E' in questo periodo molto diffusa la benedizione delle gallette, cioè dei bozzoli del baco da seta. Cassago è un paese ad economia agricola, le famiglie sono 125 e gli abitanti 900. Nel 1839 il parroco Castelli avvia una causa davanti al cardinale di Milano Gaisruck perché tuteli la parrocchia nella riscossione delle elemosine di S. Salvatore, perché venivano sistematicamente prelevate dai nobili Visconti. La fabbriceria fa celebrare ogni anno a proprie spese un ufficio in suffragio di questo parroco. Questo anniversario fu disposto dallo stesso parroco Castelli col capitale di £ 1000.00 che la Fabbriceria ha riscosso, con l'obbligo di pagare al parroco per detto ufficio £ 20.00. Michele Castelli muore il 24 agosto 1847 all'età di anni 67. L'interim viene gestito da P. Carlo Morganti, già da tempo presente a Cassago come coadiutore.

 

Ambrogio Clerici (1848-1863)

Il nuovo parroco Ambrogio Clerici, nativo di Milano, cerca subito di rendere più funzionale la canonica e pertanto chiede all'amministrazione comunale un nuovo locale da poter adibire ad archivio. Riesce a far riparare la casa parrocchiale e qualche anno dopo fa richiesta al Comune perché si assuma l'onere di cambiare le campane. Fu lui a realizzare l'organo che fu usato fino al dopoguerra di questo secolo. Il parroco Clerici era sacerdote pio, di carattere mite, impressionabile. Morì all'età di 54 anni il 18 gennaio 1862. Pare sia stato infermo per due anni dato che dal 1860 al 1862 tutte le registrazioni sono firmate dal coadiutore Sironi Antonio. Questo sacerdote fu infine fatto vicario spirituale e continuò per qualche tempo in questa sua attività anche dopo l'elezione del parroco Morganti, poiché il novello parroco interinalmente si intratteneva ancora nella sua parrocchia di Annone forse in attesa del placet. 

 

Carlo Morganti (1863-1873)

Il nuovo parroco don Carlo Morganti era una vecchia conoscenza di Cassago, poiché vi aveva già amministrato come coadiutore per molti anni. Dopo dieci anni passati come parroco ad Annone, aveva chiesto e ottenuto il trasferimento a Cassago. Era di bell'ingegno, forse un po' cavilloso, buon predicatore ed energico. Con destrezza, che da alcuni è piuttosto chiamata scaltrezza, rivendicò il beneficio Zappa, che costituisce ancora oggidì il beneficio coadiutorale. Fece valere i diritti della Chiesa su vari legati e iscrisse all'ufficio delle Ipoteche certi carichi che erano tradizionali, ma non validi dinanzi alla legge. Lasciò una casa di sua proprietà alla Congregazione di Carità di Cassago, coll'obbligo di consegnare il reddito nitido al parroco pro tempore il quale doveva erogarlo senza rendimento di conti a favore delle puerpere di Cassago e Oriano. Lasciò pure un anniversario di 6 sacerdoti in suffragio dell'anima sua. Anche il parroco Morganti era nativo di Milano. Morì di vizio cardiaco il 1 agosto 1873 dopo un anno di infermità durante il quale cominciò a prestare le sue zelanti cure il sacerdote don Baldassarre Comi, che per sette mesi fu anche il Vicario Spirituale. Fu il Morganti a fornire false notizie al celebre Alessandro Manzoni nel suo tentativo di localizzare il rus Cassiciacum di sant'Agostino. Ebbe come coadiutore a Oriano il prete Lorenzo Pagliani.

Nel 1876 sua sorella Angela Morganti fece dono alla chiesa di Cassago di una nuova Via Crucis che fu acquistata presso la Ditta Crivelli e Cogliati di Milano. Sappiamo anche che quando le Suore Preziosine aprirono a Montesiro di Besana la loro casa il 3 giugno 1868 in via Cappellania n.14, l'edificio venne dato in affitto dalla famiglia Morganti, con il volere testamentale di Carlo Luigi Onorato Morganti, parroco di Cassago, che dopo la sua morte, la suddetta casa fosse posta in eredità alle Suore, con obbligazione di educare le sue nipoti. Purtroppo tale testamento venne poi annullato dagli eredi del parroco e le suore sfrattate.

 

Antonio Gioletta (1873-1894)

Morganti fu sostituito da Antonio Gioletta nel novembre del 1873. Aveva studiato al Seminario di Monza e lì trascrisse furtivamente la seconda parte autografa dell'opera "Osservazioni sulla morale cattolica" di Alessandro Manzoni. Egli era stato dapprima coadiutore a Milano, poi Vicario Spirituale di Fallavecchia di S. Bartolomeo Val Cavargna e Morimondo. Fu anche assistente nella Pia Casa Incurabili di Abbiategrasso. Il Gioletta provvide la chiesa della Via Crucis, che fu benedetta nel maggio 1876. Nello stesso tempo fece dipingere la cappella del Crocifisso. Nel 1885 benedisse il nuovo cimitero, costruito fuori del perimetro cittadino che è poi quello attuale. Nel 1887 dotò anche la chiesa di Oriano di una Via Crucis. Nel 1890 partecipò alla benedizione dell'oratorio di san Salvatore appena ricostruito in stile goticheggiante come cappella funeraria dei nobili Visconti di Modrone. Sono da ascriversi a lui la riparazione dell'Organo, la pittura del cielo del presbiterio, il pavimento della Chiesa (di materia però non troppo buona) e il Coro. La spesa però del coro, della riparazione dell'organo e delle decorazioni del cielo del presbiterio e dei due medaglioni a fianco dell'Altare maggiore fu sostenuta dal defunto duca Guido Visconti. Don Gioletta lasciò un legato per le SS. Quarant'Ore. Dopo 20 anni di parrocchialità a Cassago, si ritirò nel 1894 quiescente a S. Pietro di Abbiategrasso, dove a 78 anni morì improvvisamente il 22 gennaio 1900. Gioletta fu anche grande cultore della tradizione agostiniana di Cassago che cercò in molti modi di valorizzare: in un suo articolo sullo Spettatore rese pubblica la ritrattazione di Manzoni e le sue scuse per aver avvalorato l'ipotesi di Casciago a discapito di Cassago. Al suo abbandono per 10 mesi fu vicario spirituale per la seconda volta il sacerdote Comi don Baldassarre.

Di lui ci fornisce un profilo il parroco della parrocchia di S. Pietro ad Abbiategrasso don Ottavio Paronzini (1889-1942): "Provvidenzialmente da circa due anni era venuto a stabilirsi nella sua parrocchia nativa di S. Pietro il sac. don Antonio Gioletta. Era stato parecchi anni assistente della Pia Casa Incurabili, quando questa aveva una sezione all'ex-Convento dell'Annunciata. Quindi dopo varie vicarie, era passato parroco di Cassago Brianza, il Cassiacum di S. Agostino. Supplì egli alla messa festiva per don Sormani, finchè fu destinato per S. Pietro il novello sacerdote don Giuseppe Reina di Saronno. Don Gioletta moriva qui nel 1900 improvvisamente, lasciando in eredità la sua casa a due nipoti, suore di Maria Bambina, per Oratorio festivo femminile per le ragazze di S. Pietro, dopo però la morte della sorella Carolina e della nipote Adele".

 

Fulvio Oriani (1895-1899)

Nuovo parroco di Cassago, che sul finire del secolo contava ormai 1600 persone, fu nominato Fulvio Oriani, che proveniva dal Santuario di Saronno, di cui era rettore. In precedenza era stato coadiutore nella parrocchia di Inzago. Sostenne una causa contro la congregazione di Carità di Cassago per il lascito Morganti a favore delle puerpere e fece molte migliorie specialmente riguardo a biancheria e paramenti: ordinò reliquiari, e un baldacchino nuovo che per morte immatura non poté pagare. Nel 1896 eresse la Pia Unione delle Figlie di Maria. Si ammalò verso la fine del 1898 e il 16 marzo 1899 confortato dai SS. Sacramenti morì all'età di 61 anni. Essendo morto senza lasciare alcuna sostanza gli si fecero i funerali gratuiti con numeroso intervento di sacerdoti. Per la terza volta fu nominato vicario spirituale il sacerdote Comi don Baldassare.

 

Carlo Biffi (1899-1907)

Il 1 ottobre 1899 fece il suo ingresso il parroco don Carlo Biffi, nato a Ravellino nel 1870 e ordinato sacerdote nel 1893. Per circa tre anni era stato coadiutore a S. Babila in Milano (S. Pietro Celestino), poi fu nominato vicario ad Aicurzio. I cassaghesi per opera specialmente del coadiutore don Baldassare Comi fecero un gran apparato per il suo ingresso, che fu però guastato da una pioggia torrenziale e continua. Con arguta ironia questo parroco annotò sul Chronicon: "E qui faccio punto fermo augurando al predetto parroco che s'abbia a registrare la sua morte di qui a 50 anni almeno, onusto di meriti innanzi a Dio." Purtroppo non fu così perché nel settembre 1907 in seguito a una sua richiesta gli venne assegnata la parrocchia di Macherio e dopo 8 anni e due mesi di parrocchialità fece il suo ingresso a Macherio il 1 dicembre 1907. Carlo Biffi fu amico fraterno dell'avvocato Filippo Meda esponente di primo piano nella politica cattolica italiana nel primo Novecento. In virtù di questa amicizia il Biffi invitò il Meda a occuparsi della questione del rus Cassiciacum, invito che fu accolto con passione e diede, attraverso vari articoli, buoni frutti alla causa di Cassago.

 

Don Enrico Colnaghi (1907-1948)

Dal 1907 al 1948 fu parroco di Cassago don Enrico Colnaghi, il primo sacerdote a cui sia stata dedicata una via del paese. Con lui il paese attraversò la drammatica esperienza di due guerre mondiali e tutto il ventennio fascista. Sempre con lui nel 1926-1927 avvenne la fusione dei due comuni di Cassago e Oriano in un unico comune, quello attuale di Cassago Brianza. Questa unione sanciva anche amministrativamente l'unione spirituale della parrocchia che risaliva all'età di san Carlo. Nato a Cambiago nella pieve di Gorgonzola (lo stesso paese dell'indimenticabile don Lorenzo Fumagalli) il 5 dicembre 1865, don Enrico era stato ordinato sacerdote il 22 marzo 1890. La sua prima destinazione fu Muggiò in qualità di coadiutore. Qui fondò una scuola serale, istituì la schola cantorum e nel 1904 riuscì a costruire l'Oratorio maschile grazie al concorso Agostino Casati. Nel dicembre del 1907 fu nominato parroco di Cassago dal cardinal Ferrari. Fece ingresso nella nostra parrocchia il 3 maggio 1908 con grandi festeggiamenti organizzati dal Sindaco e dalla Fabbriceria nonostante la natura schiva del nuovo parroco avesse sollecitato modestia nelle celebrazioni. Nei due giorni di festa fu portata processionalmente per il paese la statua della Madonna: già dal suo ingresso don Colnaghi manifestò la sua grande devozione alla Vergine e in particolare a quella del Rosario, la cui festa venne da lui solennizzata con grande vigore, rendendola una delle più sentite festività religiose del paese. Nel 1912 rifuse il concerto delle campane portandole da 4 a cinque. Quello stesso anno ricevette la Visita Pastorale del cardinal Ferrari, che la ripetè ancora nel 1918. Su invito dei giovani nel 1927 costituì una sezione della Azione Cattolica, che si riuniva a casa sua. Fra il 1929 e il 1930 riuscì ad ampliare la chiesa parrocchiale ingrandendola fino all'aspetto attuale: la benedizione fu impartita dal cardinal Schuster il 30 agosto a conclusione di tre giorni eccezionali. Nel 1930 cadeva infatti anche il XV centenario della morte di S. Agostino, patrono di Cassago, cui don Colnaghi fu molto devoto, tanto da dedicargli l'Oratorio, e il 40 di sacerdozio del parroco. La festa fu grande con la partecipazione di migliaia di giovani dell'Azione cattolica provenienti da tutta la Brianza e dal milanese. Fra il 1930 e il 1933 acquisì alla parrocchia alcuni terreni dietro l'asilo, dove sorgerà l'Oratorio femminile nonché una ex-filanda che diventerà l'Oratorio Maschile "S. Agostino."

Don Colnaghi avrà la gioia di celebrare i suoi 50 anni di sacerdozio nel 1940 nonostante la salute incominciasse a venir meno. Divenuto quasi cieco, lasciò progressivamente l'amministrazione della parrocchia al coadiutore don Pini. Dopo un intervento chirurgico per appendicite le sue condizioni peggiorarono rapidamente e il 5 febbraio 1948 morì a 83 anni tra il rimpianto dei parrocchiani, che lo consideravano come un padre, per il suo spirito di fede, la sua disponibilità, la sua tenacia nel realizzare grandi opere per i fedeli e soprattutto la sua vicinanza spirituale nei momenti difficili che colpirono la sua gente in ben due guerre mondiali.

 

Giovanni Motta (1948-1973)

Nacque a La Santa di Monza il 23 giugno 1911. Si diplomò nel 1931 con Maturità Classica a Milano e nel dicembre dello stesso anno ricevette la tonsura nel Duomo di Milano. Fu ordinato prete nel 1935 dal cardinale Schuster dopo aver conseguito la laurea in teologia a Venegono. Fu sempre un amante degli studi, che cercava di approfondire per quanto poteva: nel 1940 riuscì a laurearsi all'Università Cattolica di Milano di padre Agostino Gemelli. Fu nominato professore di latino e lettere al seminario arcivescovile di S. Pietro a Seveso, dove fu molto apprezzato il suo stile di insegnamento che teneva in grande considerazione la personalità degli studenti in via di formazione. Le sue ansie pastorali furono soddisfatte nel 1948, quando venne nominato parroco di Cassago. Prese possesso della parrocchia il 6 giugno di quell'anno. Subito rifuse il concerto di campane, che era stato rovinato dai guasti della guerra. Fra le iniziative che avviò e portò a termine a Cassago ricordiamo la decorazione pittorica della chiesa conclusa nel 1953. Il nuovo arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini su invito di don Motta venne a Cassago in Visita Pastorale il 2 settembre 1955: in tale occasione furono cresimati cinquanta ragazzi, fu benedetta la prima pietra della Cooperativa ACLI e infine fu consacrata la chiesa parrocchiale. Nel 1954 don Motta celebrò con solennità il XV centenario della nascita di S. Agostino e incominciò ad avvicinarsi alla figura di questo santo, che cercò di studiare a fondo. Sua è la preghiera per la fondazione dell'Associazione S. Agostino nel 1967 e sua è l'invocazione che il Sindaco legge ogni anno per ricordare e impetrare i favori del santo su tutta la Comunità di Cassago. Fra le altre sue realizzazioni vanno ricordate la costruzione della Casa Popolare pro Domo Mea, della Cooperativa di Consumo, della nuova casa parrocchiale, dell'Oratorio femminile, la decorazione della Chiesa, la ristrutturazione dell'Oratorio maschile e della chiesa sussidiaria di Oriano. Nel 1968 ebbe finalmente la fortuna di avere in parrocchia un coadiutore nella figura di don Lorenzo Fumagalli. Da tempo sofferente per diversi disturbi e spiritualmente scosso dalla morte della sorella che conviveva con lui, don Motta morì il 19 maggio 1973 alla vigilia dei festeggiamenti che i cassaghesi si accingevano a fare per onorare i suoi 25 anni vissuti come parroco a Cassago. La sua morte non ha spento il ricordo della sua profonda spiritualità, del suo coraggio nel servire la fede in Dio e la speranza nella Provvidenza. Ancora oggi la gente di Cassago ammira le sue opere e le sue virtù, soprattutto spirituali e sulla sua tomba non mancano mai fiori e lumini, segni reali della riconoscenza del bene da lui fatto.

Il 5 settembre 1998, nel corso della Settimana agostiniana, gli è stata dedicata una piazza presso la chiesa parrocchiale.

 

Giuseppe Panzeri (1973-1977)

Il nuovo curato era nato ad Airuno nel 1931 ed era stato ordinato prete nel 1956. La sua prima destinazione era stata l'Oratorio di Vittuone. A Cassago promosse una attiva azione in campo religioso e culturale. Speciali attenzioni riservò al Bollettino parrocchiale, dotò l'Associazione S. Agostino di una sede incoraggiandone le iniziative, promosse numerosi pellegrinaggi fra cui uno a S. Giacomo di Compostella nel 1974. Portò a termine la ristrutturazione della chiesa sussidiaria di Oriano con la ditta Talamoni. Con lui arrivò il nuovo coadiutore don Giancarlo Maggioni nel settembre 1974. La morte prematura di don Panzeri sollevò profonda commozione nel paese. 

 

Tarcisio Binda (1977-1983)

Il parroco proveniva dal Seminario Arcivescovile di S. Pietro Martire a Seveso dove insegnava lettere italiane e latine. Nato a Monvalle nel 1922, fu consacrato sacerdote nel 1947. Raccogliendo gli inviti dei parrocchiani riuscì a realizzare un Centro Parrocchiale nel 1980, con strutture adatte al tempo libero e per incontri familiari. Rinunciò alla parrocchia nell'ottobre 1983 per dedicarsi alla vita di comunità nel Santuario di S. Vittore a Varese.

 

Giacomo Lizzoli (1983-1995)

Il nuovo parroco era nativo di Premana in Valsassina. Nato nel 1928 era stato ordinato nel 1954. Parroco di prima nomina a Armio nel 1955 si era poi trasferito alla parrocchia di S. Fermo a Varese nel 1963 prima dell'assegnazione definitiva a Cassago. Con lui e con il nuovo coadiutore don Roberto Tagliabue fu avviata e conclusa la ristrutturazione dell'Oratorio maschile. Mentre stava mettendo mano ai progetti per sistemare la Chiesa parrocchiale lo colse la morte dopo una breve ma dolorosa malattia.

 

Luigi Redaelli (1995-2009)

Questo parroco di Cassago è nato a Sovico nel 1955 ed è stato ordinato sacerdote nel 1979. Fu assegnato come coadiutore a Masnago di Varese nel 1979 e successivamente, sempre come vice parroco, nel 1990 alla parrocchia di S. Maria Assunta in Turro a Milano. La sua entrata a Cassago ha coinciso con la ristrutturazione della Chiesa parrocchiale, cui è seguito l'ammodernamento dell'oratorio maschile. L'Oratorio femminile invece è stato abbandonato e infine venduto per costruirci delle abitazioni.

Lascia la parrocchia nel 2009 e viene trasferito a Mariano Comense dove assume la guida della prevostura.

 

Adriano Valagussa (2009-2017)

Nasce a Verderio Inferiore il 27 febbraio del 1950 ed è ordinato sacerdote dal Card. Giovanni Colombo nel 1977. Arriva nella parrocchia di Cassago dopo aver retto per 13 anni quella di Sant'Ambrogio e Santa Maria di tutti i Santi a Bubbiano, nel basso milanese non lontano dalla Certosa di Pavia. Precedentemente era stato a Seregno, a Barlassina e a Cusano Milanino, prima di giungere nel 1996 a Bubbiano.

Nel 2011 avvia i lavori di riscaldamento a pavimento nella chiesa parrocchiale che si concludono nel 2012. Nel contempo viene rimesso a nuovo l'Organo della parrocchiale. La sua azione pastorale è rivolta soprattutto ai giovani e agli ammalati. Reimposta su nuove basi l'Oratorio feriale che vede la presenza di oltre 200 ragazzi e continua nell'esperienza del Campeggio estivo. Si fa promotore di pellegrinaggi in vari paesi europei.

Il 18 giugno 2017 annuncia, alla presenza del Vicario episcopale mons. Rolla, che lascia la parrocchia per trasferirsi in autunno a Santiago de Cuba avendo risposto alla richiesta del Vescovo Scola di far parte del gruppo di sacerdoti che si recherà a Cuba per rispondere alle richiesta della Chiesa locale.

 

Giuseppe Cotugno (2017-...)

Il nuovo parroco, nato a Biassono nel 1969, prende possesso della parrocchia il 1 settembre 2017. Proviene da una esperienza di vicario nella Comunità pastorale di S. Caterina a Besana Brianza. In precedenza aveva esercitato il suo ministero nella Comunità pastorale delle parrocchie dei santi Nazaro e Celso a Dugnano e santa Maria Assunta in Incirano di Paderno Dugnano. Dopo aver frequentato la Bocconi e aver lavorato in una azienda brianzola, nel 2000 entra in seminario come vocazione adulta e nel 2006 viene consacrato sacerdote.

 

 

Questa veloce galoppata nei secoli della parrocchia di Cassago ha riportato alla luce molti episodi e soprattutto la tenace attività pastorale dei parroci che si sono succeduti. Certamente non possiamo dire di avere esaurito quanto si poteva esporre, anche perché il tempo a disposizione è avaro. Tuttavia l'immagine che abbiamo potuto trarre da questa ricostruzione è quella di una parrocchia che ha camminato nei secoli sotto la guida dei suoi pastori cercando di trovare una soluzione ai suoi problemi spirituali e al suo desiderio di vivere una vita autenticamente cristiana. Pur lontani nel tempo tutti questi uomini ci appaiono oggi più vicini, più familiari nell'opera che hanno svolto, il che, ci auguriamo, ci ha forse aiutato a conoscere e a capire meglio la storia spirituale del nostro passato.