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Mario Colnago: DON GIUSEPPE PANZERI

Il parroco don Giuseppe Panzeri

Il parroco don Giuseppe Panzeri

 

 

DON GIUSEPPE PANZERI

di Mario Colnago

 

 

Don Giuseppe nasce ad Airuno, provincia di Lecco, Diocesi di Milano, il 24 settembre 1931.

Completati gli studi nel Seminario di Venegono viene ordinato Sacerdote il 29 giugno 1956 da Mons. Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano. Il tempo di festeggiare ad Airuno la prima santa Messa e di stare con la famiglia, i parenti e gli amici un po' di tempo in una breve vacanza, eccoti, in un battibaleno, arrivare dalla Curia il luogo della nuova destinazione dove esercitare il suo apostolato.

Così il 23 luglio 1956, il nostro Don Giuseppe, novello Sacerdote a 25 anni prende possesso, come Coadiutore, della parrocchia di Vittuone. E dov'era e che paese fosse questo Vittuone ?

Fu una sorpresa anche per lui perché non conoscendo affatto quel Comune mai più s'immaginava di passare dalla Verde Brianza ai margini dell'Adda alla piatta e brumosa pianura ad Est di Milano tra Magenta ed Abbiategrasso non tanto lontano dal fiume Ticino.

Il paese alla sua entrata era di circa 6 mila abitanti: un bel paesotto, circa tre volte il suo, in piena evoluzione strutturale nel senso che a fianco d'una conduzione prettamente agricola si sviluppa e si afferma anche una artigianale e industriale. Don Giuseppe rimane a Vittuone 17 anni e il fiore della sua giovinezza sacerdotale è dedicato e speso per la gioventù.

Vittuone aveva già un Oratorio, ma era vecchio e non organizzato. Il suo impegno fu tale che in 13 anni di lavoro indefesso riorganizza, sviluppa e incentiva tutte le branche oratoriane fino al dono totale di un edificio, un ORATORIO nuovo inaugurato solennemente nel 1969.

Don Giuseppe ha 38 anni ed è nel pieno vigore delle sue forze sia fisiche che spirituali che spende e profonde generosamente, nel servizio di Dio, a beneficio della gioventù e della popolazione di Vittuone. Passano così quattro anni e nel 1973, rendendosi vacante la parrocchia di Cassago Brianza per la morte del parroco Don Giovanni Motta, i superiori ve lo destinano e Don Giuseppe fa la sua solenne entrata il 23 Luglio 1973. L'entusiasmo di Vittuone a Cassago non scema, solo diventa più responsabile. L'attività oratoriana, essendoci il Coadiutore, rimane in mano a Don Giancarlo Maggioni, mentre a Don Giuseppe, come parroco, resta la responsabilità della conduzione parrocchiale sia sotto l'aspetto pastorale che sotto l'aspetto materiale ed economico.

In merito alla cura degli edifici sacri, Don Giuseppe, ebbe modo di portare a termine il restauro dell'antica chiesa della frazione di Oriano. Molta cura ebbe per la cultura e le tradizioni del paese, sfruttando tutte le occasioni e le possibilità per avere notizie sempre più certe della storia del paese. Questo indirizzo lo portò in un batter d'occhio a contatto con l'Associazione storico-culturale S. Agostino che, fondata da Cattaneo Pasquale nel 1967, già da sei anni lavorava per la salvaguardia, l'approfondimento e la diffusione delle tradizioni locali con particolare riguardo alla tradizione agostiniana sia in merito alla presenza di S. Agostino a Cassago dal settembre del 386 all'aprile del 387, in preparazione del Battesimo che per le sue prime famose opere, i DIALOGHI (De vita Beata, De ordine, Contra Academicos) e i SOLILOQUIA scritte qui a Cassago.

I rapporti tra Don Giuseppe e l'Associazione S. Agostino furono subito immediati, continui e proficui tanto è vero che Don Giuseppe, con Contratto di comodato del 1/1/1975, firmato da lui e dal presidente di allora Cattaneo Pierino, diede 4 locali nella vecchia Canonica ad uso Sede dell'Associazione S. Agostino. Finalmente l'Associazione, con tutto il suo materiale storico ed archeologico aveva finalmente una Sede fissa. Le cose procedevano bene per tutta la parrocchia ma, i disegni di Dio su Don Giuseppe erano ben diversi.

L'11 febbraio 1977 lasciava Cassago per essere ricoverato a Genova per poi passare in clinica a Milano dove, il male incurabile, lo stroncò il 28 Aprile 1977 alla giovane età di 46 anni. Su Cassago regnò solo 3 anni e nove mesi, ma l'Associazione S. Agostino, riconoscente, manterrà perenne la sua memoria e la sua sacerdotale umanità.

 

 

 

DON GIUSEPPE E L'ASSOCIAZIONE SANT'AGOSTINO

di Pierino Cattaneo

tratto dal Notiziario Parrocchiale, anno IV, n. 40 giugno 1977

 

 

Ho conosciuto Don Giuseppe Panzeri fresco di nomina a Parroco di Cassago in un modo del tutto singolare in una delle sue prime visite alla Parrocchia che per mandato del Vescovo era il suo nuovo campo di apostolato. Ed analizzando nel tempo questo mio primo incontro mi viene spontaneo il dire che il Signore dispone sempre le cose secondo i suoi misteriosi ordinamenti. Per una serie di circostanze ebbi modo di passare con Don Giuseppe l'intero pomeriggio e ancora mi domando il significato di quell'incontro e mi pare di trovare la risposta adeguata nell'occasione che ebbi di parlare della nostra associazione, i motivi per i quali era sorta e lo scopo primario quale la difesa della nostra tradizione Agostiniana.

Mi resi conto di aver trovato in Lui un interlocutore valido, attento e competente come poi lo ebbe a dimostrare nel breve periodo trascorso a Cassago. Infatti si prodigò in più svariati modi per suggerire, sostenere iniziative volte alla difesa della nostra tradizione. Sua fu l'iniziativa del decennio Agostiniano iniziato solennemente il 13 novembre scorso con l'offerta della nuova lampada, sue sono le parole incise nel bronzo della medesima. Ora per noi questa lampada che arde perennemente davanti all'altare di S. Agostino deve assumere un duplice significato, oltre che testimoniare la nostra devozione e la nostra riconoscenza per il nostro compatrono, d'ora innanzi deve servire a farci ricordare il nostro Parroco Don Giuseppe anche quando il trascorrere dei giorni e degli anni stende inesorabilmente una patina d'oblio anche sui ricordi più belli.

So quanto era grande il suo desiderio di celebrare il centenario del soggiorno di S. Agostino nel 1986 e di vedere confermata questa nostra tradizione con il rinvenimento di reperti archeologici. Il Signore ha disposto le cose in ben altra maniera e a noi non resta che chinare la testa ai Suoi Divini Voleri, sicuri che Don Giuseppe, in una forma diversa ci sarà sempre vicino col suo aiuto, questo deve essere di conforto e sprone a continuare il nostro lavoro. Sant'Agostino nelle Confessioni alla morte di sua madre Monica cosi scrive: « Privato di Lei così all'improvviso mi prese il desiderio di piangere davanti ai tuoi occhi, su di Lei e per Lei, su di me e per me, lasciare libere le lagrime che trattenevo di scorrere a loro piacimento stendendole sotto il mio cuore come un giaciglio su cui trovo riposo, perché ad ascoltarle c'eri Tu o Signore ».

I sentimenti di Agostino siano anche i nostri e ci sia di conforto il pensiero che chi lascia eredità di affetto non muore, ecco l'eredità più bella più grande che Don Giuseppe ci ha lasciato, il suo amore continui a farsi sentire dentro nel nostro cuore in ogni momento, Lui continui a vivere per noi con noi: è un bene eterno.