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Santa Brigida di Kildare

Vita e miracoli di santa Brigida a Trescore Balneario

Vita e miracoli di santa Brigida a Trescore Balneario

 

 

SANTA BRIGIDA VERGINE D'IRLANDA

di Luigi Beretta

 

 

 

La vita

Come ricorda il Bussero nel suo elenco delle chiese milanesi redatto nello scorcio finale del XIII secolo, la attuale chiesa parrocchiale di Cassago fu originariamente dedicata a santa Brigida. Più precisamente si tratta di Brigida vergine d'Irlanda, da non confondere pertanto con Brigida di Svezia [1] fondatrice dell'ordine religioso femminile di S. Agostino del Salvatore, comunemente noto come Brigidine, che visse assai più tardi nel XIV secolo (Finstald 1302 - Roma 1373) e certamente ben dopo la fondazione della chiesa di Cassago. Al contrario di quest'ultima, Brigida d'Irlanda non si sposò mai e piuttosto si fece monaca. Della sua vita e dei suoi miracoli Lorenzo Lotto dipinse uno splendido ciclo di affreschi nella Cappella Suardi a Trescore Balneario. Nacque a Leinster nel 453 circa, figlia di un certo Dubtiaco, e morì a Kildare verso il 524 nel monastero da lei stessa fondato. Ancora oggi è considerata la seconda patrona di quell'isola assieme a san Patrizio: i due probabilmente non si conobbero mai, ma è molto probabile che san Patrizio, con l'esempio della sua vita abbia avuto una influenza decisiva rispetto alla vocazione monacale di Brigida.

Di fatto ella rappresenta una delle più alte e significative espressioni della spiritualità che scaturì dalla conversione al cristianesimo delle popolazioni celtiche che abitavano l'Irlanda. Il suo nome tradisce chiaramente questa origine: Brigida è nome tipicamente celtico e precisamente significa "persona eccelsa, splendida, meravigliosa". Fino al V secolo l'Irlanda era sostanzialmente rimasta isolata rispetto alle vicende che avevano agitato l'Europa sia durante l'espansione che all'apogeo della potenza di Roma. Con il disfacimento dell'impero romano nel V secolo paradossalmente i contatti tra l'Irlanda e la civiltà romana divennero più intensi. Ciò fu possibile perchè il Papato assunse un ruolo sempre più attivo negli equilibri politici fra gli stati barbari, che stavano sorgendo, e la consolidata presenza dell'impero bizantino in oriente. L'attività del Papato era fondamentalmente tesa a creare le condizioni per l'evangelizzazione totale dell'Europa. Ed è proprio nel V secolo che il Papato intraprende la grande impresa di evangelizzare le isole britanniche e l'Irlanda.

Mentre in Inghilterra l'opera viene conclusa tardivamente dopo il 595, grazie all'attività di Agostino, poi vescovo di Canterbury, in Irlanda l'evangelizzazione, come ricorda il contemporaneo Prospero d'Aquitania (390-460) nella sua Cronaca, viene avviata molto presto nel 431 da Palladio, inviatovi come vescovo da papa Celestino I. Quando Palladio morì fu san Patrizio a venir designato vescovo e suo successore nel duro e difficile apostolato fra quelle popolazioni ancora largamente pagane. Siamo nel 432 d. C. e proprio mentre le invasioni barbariche infuriano sul continente, l'Irlanda si avvia a diventare un centro e una roccaforte della religiosità e della cultura cristiana, quella che sarà chiamata "l'isola dei santi e dei sapienti." E' a quest'epoca che risalgono gli insediamenti monastici di Glendalough e Clonmacnois nonchè il famoso calice di Ardagh.

Patrizio strutturò profondamente le comunità cristiane e fondò nuovi vescovadi nelle città irlandesi più importanti, fra cui Armagh (Ard Macha), la storica capitale ecclesiastica dell'intera Irlanda, di cui fu il primo vescovo (oggi nei territori dell'irlanda del Nord). [2] Egli fu lo strumento grazie al quale si concretizzò nel V secolo la prima evangelizzazione del popolo irlandese, che avvenne, unico paese dell'Europa occidentale, senza martiri. Ciò fu possibile perché anche in Irlanda i missionari cercarono di far accogliere la dottrina cristiana con una modalità che la Chiesa ha consigliato da sempre e cioè ereditare e utilizzare i santuari e i templi pagani già esistenti sul posto, sostituendo ai vecchi idoli un nuovo tipo di culto ortodosso con l'insegnamento cristiano. Quanto a questo una lettera di Gregorio Magno del 601 è chiarissima, che, pur riferendosi alla evangelizzazione della vicina Inghilterra, è quanto mai plausibile sia stato applicato anche all'Irlanda: "Se quei templi in Inghilterra sono ben costruiti, è necessario che, dall'adorazione del demonio, essi passino al servizio del vero Dio; così che la nazione, vedendo che i suoi templi non vengono distrutti, possa rimuovere l'errore dal cuore; l'adorazione e la conoscenza del vero Dio avverrà più liberamente nei luoghi a cui il popolo è abituato." 

Brigida dunque trascorse la sua infanzia e probabilmente tutta la sua vita in una società profondamente impregnata di cultura e cultualità celtica, che stava trapassando al senso religioso cristiano. Alcune leggende legate alla sua storia la fanno addirittura figlia di una donna che "era al servizio di un druido", di un sacerdote cioè che amministrava l'antica religione dei celti. Non è neppure da escludere che costui, come altri druidi (druido = uomo molto sapiente) sia diventato sacerdote cristiano e abbia cercato di creare, come sovente accadde in quel secolo, un sistema monastico basato sui misteri druidici tradizionali. Religione cristiana e druidica convissero a lungo assieme ed è solo con il sinodo di Drumceatt del 547 che fu decretata l'espulsione e la condanna sia dei druidi che dei bardi, i celebri cantastorie celtici. Alcuni autori, in particolare John Sharkey, studioso dell'antica religione celtica, hanno insistito molto su una presunta stretta connessione di Brigida con il mondo cultuale-religioso arcaico celtico. Soprattutto si è cercato di riconoscere un preciso legame tra la Brigida cristiana e la dea madre Brighid della religione celtica.

Equivocando forse ai limiti del lecito sulla loro omonimia, si è infine voluto identificare le due Brigide. Analizzando il culto legato alla cosiddetta fontana di santa Brigida (St. Brigid's Well) a Liscannor (Lios Ceannúir) nella contea di Clare, Sharkey testualmente scrive nel suo libro I misteri celtici, l'antica religione: "Molte fontane e sorgenti sono sacre da tempo immemorabile. Nonostante le trasformazioni degli oggetti di devozione e dei riti, l'atto di invocare la sorgente della vita non è mai stato dimenticato. Questa fontana un tempo era sacra alla dea madre Brigida che guariva con la potenza del fuoco e dell'acqua. Nel cristianesimo la dea si trasformò in santa Brigida, patrona del focolare, della casa e delle fontane sacre."

Questa fontana, che è un tipico esempio dei pozzi sacri irlandesi dotati di virtù taumaturgiche la cui tradizione risale ai culti celtici, è meta di un pellegrinaggio l'ultima domenica di luglio (Una tradizione simile, con il culto delle acque, di origine celtica, sopravvive ancora ad esempio ai cosiddetti morti del Lavello a Bulciaghetto: nessuno però metterebbe in dubbio la cristianità del culto mariano locale). A sostegno di questa sua reinterpretazione antropologica della figura della santa, Sharkey ricorda alcuni episodi tratti da leggende popolari irlandesi, secondo i quali si narra che ella sia stata bruciata all'alba del 1 febbraio nel corso della festa di Imbolc, un episodio questo che ricorda un antico rituale celtico. Di qui l'ipotesi di una Brigida, santa cristiana, che si sostituisce alla arcaica triplice dea celtica che sovrintendeva alla nascita, alla vita e alla morte. Così la nuova Brigida diventa la santa patrona del focolare, della casa, delle fontane e delle guarigioni. A rinforzo di questa idea, Sharkey sottolinea che non è un caso che il suo monastero sia sorto intorno al fuoco sacro di Kildare, la cui fiamma perpetua venne fatta bruciare fino alle invasioni normanna e danese del XII-XIII secolo, quando fu spenta per ordine dell'arcivescovo di Dublino. Successivamente riacceso, avrebbe continuato a bruciare fino alla Riforma. La fiamma e il fuoco furono attributi propri della sua iconografia e sono ricordati anche in racconti agiografici cristiani. Un tempo questo santuario di Kildare era probabilmente sede di un oracolo celtico, simile a quello di Delfi, con la sua fiamma sacra e le sue acque curative.

L'inno a Brigida cantava: "Brigida, donna meravigliosa, fiamma improvvisa, fa che il fiero, splendido sole ci conduca all'ultimo regno."Da un punto di vista strettamente storico la dea insulare Brighid, le cui leggende sono tuttora vive nella tradizione orale irlandese, viene descritta negli antichi testi come patrona della poesia e del sapere, dell'arte di guarire e dell'abilità artigianale. Tenendo conto dei mutamenti linguistici, il nome la identifica con Brigantï, latinizzato in Brigantia, l'esaltata, dea tutelare della potente tribù britannica dei Brigantes. Il suo nome ricorre ampiamente in denominazioni di luoghi e fiumi, il che è assai indicativo di un culto diffuso nell'Europa occidentale. E' assai probabile che Brighid-Brigantï sia da equiparare alla Minerva gallica descritta da Cesare. Sull'argomento è invece più velato il giudizio dello storico irlandese Proinsias Mac Cana: "Cesare non ci ha trasmesso il nome gallico di Minerva, ma senza dubbio il suo più lampante equivalente insulare è la dea irlandese Brighid, che compì la memorabile impresa di diventare badessa (o per lo meno di essere assimilata alla badessa) del grande monastero di Kildare e la più celebre santa della chiesa irlandese, Brigida."

Per parte nostra crediamo che queste leggende popolari hanno sicuramente un fondo di verità, ma non nel senso indicato da Sherkey. Vivendo in un'epoca, il V secolo, che vedeva il trapasso da una religione con rituali e devozioni celtiche ad una con la spiritualità nuova del cristianesimo, Brigida certamente provò in sè la crisi dei tempi. Ma Brigida, una fra le prime e più pure espressioni del cristianesimo irlandese - la sua verginità è un segno indelebile di appartenenza alla Chiesa di Cristo - proprio per questo fu un chiaro esempio del passaggio dal mondo spirituale druidico e celtico al mondo spirituale cristiano. La figura di Brigida inevitabilmente diventò il simbolo di questa trasformazione la cui eco non poteva mancare, e di fatto non manca, di riverberarsi nelle tradizioni orali popolari. Le fonti agiografiche cristiane ci presentano invece una Brigida che già sin da giovane manifestò attrazione per la vita monacale, alla quale fu avviata da san Malo, che la consacrò alla verginità. San Malo era un monaco nipote di san Patrizio, il leggendario evangelizzatore dell'Irlanda. Da san Patrizio Brigida ereditò il desiderio di impiantare un cristianesimo forte, virile, integrale, sensibile al rispetto dei deboli, caratteristiche queste che sono ancora oggi ben radicate e patrimonio comune del popolo irlandese. A Kildare, Cill Dara in celtico, che significa la chiesa della quercia, la chiesa del querceto, una località [3] poco discosta dall'attuale Dublino, in un'area ricca di testimonianze storiche celtiche, Brigida fondò verso il 490 un grandioso doppio monastero. Nella sua opera Conquest of Ireland, scritta nel 1189, Silvester Giraldus Cambrensis (nome d'arte di Gerald du Barri, gentiluomo di nobile lignaggio al servizio di Enrico II, re d'Inghilterra), ce ne ha lasciato un'ampia descrizione. Questa istituzione monastica, che fu soppressa al tempo di Enrico VIII, il primo re d'Inghilterra che ruppe la comunione con la Chiesa di Roma, si propagò rapidamente ed altri monasteri vennero fondati con la medesima regola. Oggi sul luogo di quel convento si eleva una magnifica cattedrale del XIII secolo, affiancata da una torre circolare del IX secolo. Accanto alla cattedrale e alle rovine del castello dei famosi conti di Kildare, i potenti Fitzgerald, sorgono oggi tre abbazie, una nera, una grigia e una bianca: Black Abbey, Grey Abbey e White Abbey. Il culto della santa, dopo la sua morte, conobbe una larga diffusione e ben presto dalle isole britanniche passò sul continente giungendo anche in Italia, portatovi probabilmente da monaci irlandesi o Scoti.

Le sue spoglie mortali furono conservate nel monastero di Kildare fino al IX secolo, quando, per vari motivi, le sue reliquie furono trasferite a Down Patrick, dove riposano anche le spoglie di san Patrizio. Durante il regno di Enrico VIII il suo capo fu trasferito a Lisbona e le altre parti del corpo a Honau in Alsazia. Una sua Vita fu scritta nel VII sec. da un certo Cogitoso. Egli afferma che a Saint Bridget fu innalzata sopra un vasto terreno e a grande altezza, una chiesa con assiti dipinti. Essa aveva all'interno tre spaziose cappelle, divise l'una dall'altra da tramezzi, tutte sotto l'unico tetto della grande chiesa. Il monastero annesso costituì per lungo tempo un centro non solo di spiritualità, ma anche di cultura. Kildare era uno dei tanti monasteri irlandesi, che nel VII, VIII, IX secolo erano diventati centri di insegnamento in grado di attirare molti monaci dalla Britannia, dalla Gallia e anche Romani che avevano conosciuto la santità e la cultura che san Patrizio ma soprattutto san Colombano [4], compaesano di Brigida nonchè fondatore del monastero di Bobbio, ed i suoi seguaci avevano diffuso sul continente. A Clonmacnoise, Armagh, Glendalough, Kildare, Ferns e altrove erano sorte grandi scuole alloggiate in oratori e celle in legno di quercia con cucine e chiese di pietra più tardi munite di torri rotonde, i cui resti sono ancora visibili oggi, sia pure parzialmente. Fra il VI e il IX secolo i monaci irlandesi percorrono in lungo e in largo l'Europa altomedioevale e erigono ovunque monasteri. 

Tra i più famosi ricordiamo quelli fondati da san Gall a San Gallo in Svizzera, da san Colombano a Bobbio in Italia, da san Killian a Wurzburg in Germania e altri ancora fino a Luxeuil e a Kiev. Negli scriptoria irlandesi, i monaci trascrivono le grandi saghe celtiche e riproducono i testi sacri in splendidi volumi miniati, i famosi Book of Kells. Solo verso l'800 con le invasioni scandinave, dei Vikinghi prima e dei Danesi poi, si chiude questa splendida età di preziose testimonianze cristiane missionarie. In questo periodo altomedioevale la vita di santa Brigida fu oggetto di vari racconti, che contribuirono a diffondere il suo culto. Fra i diversi esempi, spesso di grande intensità emotiva, è famoso un testo medioevale, che ne esaltava le virtù agiografiche. Si tratta di un brano tratto da un Legendario di Santi della fine del XIII secolo scritto da un vescovo genovese, un certo Jacopo da Varagine. E' la famosa Legenda Aurea, che fu diffusissima nel tardo medioevo e che ebbe un grande influsso sulla devozione popolare, specialmente nella definizione e nella attribuzione ai santi di simbologie speciali e di qualità taumaturgiche specifiche. Narra dunque Jacopo da Varagine che: "La vergine santa Brigida diede splendore alla Scozia con la santità e coi miracoli. Nacque da genitori pii e nobili e fin dalla sua infanzia si distinse per la sua purezza e per l'applicazione alle cose celesti, fece progressi continui nella virtù. La madre un giorno l'aveva mandata a prendere il burro fatto col latte delle loro vacche, come è abitudine delle contadine del paese, ma Brigida, praticando l'ospitalità e più desiderosa di piacere a Dio che agli uomini donò ai poveri e ai forestieri molto burro e molto latte. Giunto il momento in cui ciascuno doveva rendere conto del raccolto fruttato dalla vacche le sue compagne portarono quel che avevano radunato, ma ella restò tutta dolente, perché, avendo dato via tutto, non aveva nulla da presentare. Temendo lo sdegno della madre si rivolse con fervida preghiera al Signore e Dio la esaudì perché si trovò ad avere più burro di tutte le sue compagne e lo presentò alla madre. Poco dopo i genitori vollero che ella si sposasse, ma lei, ispirata dal cielo, aveva deciso di conservare la sua verginità e di consacrarsi a Gesù Cristo. Andò perciò da un pio vescovo il quale le mise un velo bianco ed un mantello dello stesso colore e quindi accolse il voto di verginità.

Quando ella ebbe fatto il suo voto discese i gradini dell'altare e prostratasi in preghiera, appoggiò la fronte sull'ultimo gradino, che, essendo di legno, improvvisamente fiorì e tuttora lo si può vedere: intorno ad esso si compiono continuamente prodigi. Certi lebbrosi chiesero a Brigida della birra, ma ella, che non ne aveva, prese dell'acqua limpida e dopo averla benedetta la distribuì loro, che gustarono della birra eccellente al posto dell'acqua. Per esaudire la richiesta di uno che le aveva domandato del sale, cambiò in sale un sasso. Alcuni rubarono dei buoi, ma nel passare il fiume si annegarono ed i buoi tornati alla sponda andarono sani e salvi dalla loro padrona. Si addormentò nel Signore dopo che questi per la intercessione di lei ebbe operato numerosi miracoli."Altre note sulla vita di Brigida furono raccolte nel 1833 da don Michele Castelli, parroco di Cassago, con lo scopo di fornire notizie al pittore Brioschi che doveva eseguire un nuovo dipinto della santa da esporre in Chiesa. Le sue ricerche sono ancora oggi conservate in archivio parrocchiale. Egli consultò alcuni Martirologi e Vite di Santi, da cui estrapolò semplici brani senza alcuna pretesa di sistemazione organica. Dalla loro lettura si possono evincere vari attributi agiografici della santa, che saranno molto utili per comprendere la struttura compositiva della iconografia che a lei si richiama e che è conservata nella chiesa parrocchiale di Cassago.

Vi si trova: "Patrologia: nel Martirologio leggesi: «in Scotia Sanctae Brigidae virginis, quae cum lignum altaris tetigisset in testimonium virginitatis suae statim viride factum est». Nelle Vite dei Santi del Rev. Teologo Rodoni leggesi: «Abbadessa e protettrice d'Irlanda nacque a Fouchard in Ultonia. Ricevette il sacro velo dalle mani di S. Melo nipote e . Ricevette il sacro velo dalle mani di S. Melo nipote e discepolo di S. Patrizio ... virtù, umiltà, mansuetudine, dolcezza e prudenza ... e del dono che Iddio le fece delle lacrime e dei miracoli ... Moltissime chiese sono state dedicate a lei in Scozia, Inghilterra, in Alemagna, in Francia e in Italia ... Il suo corpo al dì d'oggi si trova a Lisbona nella Chiesa dei Gesuiti».

Nei Salmaticesi leggesi: «... che ricusando il Vescovo di dare il Sacro Velo a Brigida ed alle sue compagne Brigida fece orazione e si vide una colonna di fuoco sopra il suo capo che risplendeva sino al tetto della chiesa. Il Vescovo meravigliato per questo miracolo si informò chi fosse, uno dei chierici disse: è Brigida figlia di Dubtiaco». In un Leggendario de' Santi: «Brigida era avvenente e di bell'aspetto ed aveva occhi bellissimi, per non maritarsi ottenne da Dio colla sua orazione la perdita della sua bellezza ed i suoi occhi divennero lacrimosi, ricevé il sacro velo dalle mani del vescovo e mentre Brigida era inginocchiata davanti al vescovo si vide una colonna di fumo che dalla sua testa arrivava al cielo, si rialzò avendo ricuperata la primiera beltà. Morì nell'anno 518 regnando Giustino imperatore» (Arch. parrocchiale di Cassago, cartella legati).

 

 

Il quadro di santa Brigida in chiesa parrocchiale a Cassago 

Nella cartella n. 2 dell'archivio parrocchiale di Cassago, oltre alle note precedenti, sono conservate alcune lettere relative alla pittura del grande quadro di santa Brigida, che si può ammirare esposto in chiesa parrocchiale tra l'altare di sant'Agostino e l'altare maggiore. In questa corrispondenza vengono chiarite le modalità della commissione che il parroco don Michele Castelli affidò al suo intermediario milanese, il conte Alfonso Porro Schiaffinati, affinché provvedesse di procurargli un buon dipinto di santa Brigida. La prima lettera è del 19 marzo 1833 e l'ultima è del 13 agosto dello stesso anno, quando l'opera era ormai terminata ed era pronta per la consegna. Il conte Porro dopo aver chiesto al parroco come doveva essere eseguito il quadro, quando s'era disposti a incominciarlo e quanto a spendere, suggeriva il nome di Paolo Brioschi, un pittore suo amico. Al dire del Porro, il Brioschi gli avrebbe proposto di effigiare la santa nel costume monacale e precisamente quello della Corporazione Agostiniana perché "egli crede che la Santa appartenesse alle Agostiniane." Il parroco rispose che la misura del quadro doveva corrispondere alla grandezza naturale della Santa, di circa tre braccia di altezza e tavole 18 o 20 di larghezza. Inoltre desiderava che il quadro raffigurasse santa Brigida intera e non più a mezzo busto come era il precedente che si conservava in chiesa e che ora si voleva sostituire. Questo vecchio quadro, di cui non è noto altro che questo accenno del parroco Castelli, rappresentava la santa con un giglio in mano ed una fiamma di fuoco sul capo, mentre il suo guardo era rivolto al cielo.

Quanto al costume monacale il parroco obiettò che all'epoca della morte di santa Brigida avvenuta, secondo le sue informazioni, il 1 febbraio 518, non si poteva sapere "precisamente quale fosse il costume monacale. Si sa che S. Agostino nell'Africa ha fondato due monasteri uno per li huomini e l'altro per le donne. Se poi il costume di questa Corporazione Agostiniana sia passata dall'Africa nella Scozia ai tempi di S. Brigida io non lo so, ad ogni buon conto il pittore potrà informarsi meglio. Prego di dire al Pittore che invece di mettere in mano alla Santa il giglio, dipinga un bel angiolino con una piccola fascia alla parte vergognosa portando il giglio, e così il quadro risalterà di più."Le ultime indicazioni del parroco non furono tenute in conto dal pittore, che lo fece senza angelo. Il quadro fu concluso in estate e costò 15 luigi per la pittura del Brioschi e altri 6 zecchini per l'indoratore Bonzoni che fece la cornice ed organizzò la spedizione. Il Porro espresse al parroco il suo compiacimento per il buon esito dell'impresa, con parole che lodano l'opera del pittore: "... la figura della Santa non è una bellezza greca, è però geniale, espressiva e modesta e in atto di rendere grazie per un beneficio ricevuto. Il costume è semplice e dignitoso e l'insieme dei colori rompe la monotonia di una figura sola in abito monacale. Il fondo del cielo e il poco terreno sottoposto alla santa accrescono l'effetto del quadro e corrispondono alla semplicità della composizione. Sono persuaso che incontrerà il gradimento delle persone colte che visiteranno la di lei Chiesa nella stagione autunnale."

Il giudizio del Porro è tuttora condivisibile, così come furono valide le scelte compositive del pittore Brioschi, che si attenne scrupolosamente alla tradizione iconografica della santa. Egli infatti ripropose gli attributi agiografici propri della santa: il giglio e la fiamma. Entrambi sono legati a un episodio chiave della sua vita e cioè la sua consacrazione verginale, dapprima rifiutata, secondo la tradizione, dal vescovo Melo. Narrano in effetti i racconti popolari che all'atto del suo voto di verginità santa Brigida si sia prostrata e toccando con la fronte un gradino di legno, lo abbia fatto fiorire. Analogamente, di fronte a un primo rifiuto del vescovo, si narra che una lingua di fuoco comparisse sopra il suo capo, mentre rivolgeva lo sguardo verso il cielo.

 

 

La chiesa di S. Brigida parrocchiale di Cassago 

La chiesa dedicata a santa Brigida fu una fra le prime chiese sorte a Cassago nel basso medioevo. Come più sopra abbiamo già riferito, il primo a ricordare la sua esistenza verso la fine del XIII secolo, fu il Bussero, un canonico della Chiesa milanese, il quale nella sua opera Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, alla colonna 57 B, annotò: "Recordationis ecclesiarum sanctae brigidae: item in loco Casiago de Masalia." Da allora non sono più noti documenti che citino esplicitamente questa chiesa fino alla seconda metà del Cinquecento, quando in età carolina è ormai diventata la parrocchiale di Cassago. I motivi di questa apparente eclissi sono tuttora poco esplorati, tuttavia si può abbozzare una probabile spiegazione che coinvolge il destino delle altre chiese che esistevano in quei secoli sul territorio del moderno Comune di Cassago. Il medesimo Bussero nel medesimo elenco ricorda la presenza di almeno altre tre chiese: Santa Maria a Cassago, San Gregorio a Oriano e San Salvatore a Tremoncino.Orbene san Gregorio serviva la Comunità di Oriano, che gravitava nell'orbita di influenza della Basilica di Monza e della sua corte di Cremella. Questa Comunità era indipendente da Cassago e tale rimase fino al 1571 come cura d'anime e al 1927 come amministrazione civile. San Salvatore era la chiesa di Tremoncino, che nel medioevo con ogni probabilità era annesso al territorio del Tornago e dunque serviva quest'ultima Comunità di uomini indipendenti da Cassago. Nel medioevo la Comunità di Cassago aveva dunque in realtà due sole chiese: santa Maria e santa Brigida. Delle due la più antica sembra quella di santa Maria, una dedicazione alquanto frequente nel tardo impero e durante l'età bizantina fino ai Longobardi. Santa Maria era sicuramente una fondazione nobiliare, alla quale erano stati assicurati redditi e possedimenti propri. Per questo motivo era una chiesa fiorente, che aveva un proprio rettore. Ben diversa era la situazione di santa Brigida, una chiesa povera, ancora senza redditi propri agli inizi del Seicento. Eppure fu la chiesa di santa Brigida a divenire la parrocchiale di Cassago, un episodio questo che si configura probabilmente come un segno profetico dei tempi in una terra, quella di Cassago, segnata dal passaggio di santi, Agostino, Monica, Alipio che qui cercarono di realizzare un'esperienza di vita dedita alla spiritualità, preludio di una vita monacale. Brigida d'Irlanda, esempio fulgido di vita monacale e missionaria, che dà il titolo alla chiesa madre di Cassago è dunque una coincidenza straordinaria, un segno di continuità nei secoli, un orizzonte progettuale di grande spessore: una chiesa, cioè, povera e nello stesso tempo missionaria. Della chiesa di santa Maria non si hanno più notizie dal Quattrocento, scomparsa probabilmente assieme alla nobiltà che l'aveva fondata. Il suo ricordo fu tuttavia conservato nella chiesa di santa Brigida, dove fu ricavato un altare dedicato a santa Maria madre genitrice. E' lo stesso altare che dopo la vittoria di Lepanto sui turchi nel 1576 verrà ridedicato alla Madonna del Rosario in ringraziamento dello scampato e temutissimo pericolo di invasione musulmana. Fra il XIII e il XV secolo la chiesa di santa Brigida divenne pertinenza assieme al castro di Cassago del monastero di Pontida. Fu in questo periodo che la Comunità degli uomini di Cassago si addossò l'onere di mantenere questa sua chiesa per il servizio religioso, un onere che fu ratificato da san Carlo nel 1571. Sempre in questo periodo invalse l'uso di associare nel titolo della chiesa la dedicazione a san Giacomo Apostolo Maggiore, la stessa dedicazione del monastero di Pontida da cui dipendeva. Un'abitudine questa che è rimasta viva fino ai nostri giorni.

La devozione a santa Brigida fra i cassaghesi è sostanzialmente testimoniata nei secoli dalla celebrazione della sua festa il 1 febbraio. Essa compare già in un documento della seconda metà del '500, che elenca le festività religiose che venivano celebrate nella parrocchia di Cassago e la cui origine era remota e poco conosciuta anche dallo stesso parroco di allora Antonio Brambilla, che non sa specificare se siano nate dalla devozione e dalla tradizione popolari oppure siano state istituite da qualche voto della Comunità. Circa santa Brigida il Brambilla specifica che la sua festa è "festa ancho della nostra chiesa". In altri documenti coevi l'importanza di questa festa viene rimarcata dal numero dei sacerdoti che venivano invitati a celebrarla dai paesi vicini. Più volte sono presenti ben sei sacerdoti.

 

 

Chiese di S. Brigida 

Come s'è già accennato, il culto a santa Brigida nell'alto medioevo dall'Irlanda si diffuse per gran parte dell'Europa occidentale. Più avanti cercheremo di comprendere le ragioni di questa diffusione. Per ora ci limiteremo a recensire le chiese dedicate alla santa nel territorio della diocesi milanese. Oltre a quella di Cassago, altre dedicazioni esistono a Lorentino nella Pieve di Garlate, nonchè a S. Brigida in Valle Averara e a Narro in Valsassina, che nel medioevo appartenevano entrambe alla Pieve di Primaluna. Altre dedicazioni sono note anche nella città di Como e dintorni a Camerlata e Ponzate. Sono altresì da ricordare un altare a Lomagna, un affresco del XII sec. a Somadino e una festa popolare a Brianza.

 

Chiesa di S. Brigida in Valle Averara:

Nel secolo XIII quella che fu l'antica pieve della Valsassina, che faceva capo a Primaluna, estendeva la sua giurisdizione anche sulle limitrofe valli della bergamasca. Sette erano le cappellanie esistenti che sarebbero poi diventate le prime parrocchie della valle e tra di esse Goffredo da Bussero cita S. Brigida di Averara (Liber Notitiae Sanctorum Mediolani col. 57B: Recordatio ecclesiarum sancte brigide. Item in loco aurera de valsaxina) e S. Brigida in Narro. Entrambe dunque sono di antica fondazione, anzi è certo che nel 1368 la parrocchia di Averara era già costituita (Arsenio Mastalli, Parrocchie e chiese della Valsassina nel 16° secolo, in Memorie Storiche della Diocesi Milanese IV, 66-67) e veniva considerata la chiesa matrice della valle, dignità ricordata ancora nel titolo di "Chiesa Arcipretale matrice di Averara."

Essa era a capo del Vicariato omonimo con giurisdizione sulle parrocchie di Valtorta (S. Maria Assunta), Averara (S. Giacomo Apostolo), Cassiglio (S. Bartolomeo), Cusio (S. Margherita), Ornica (S. Ambrogio) e Mezzoldo (S. Giovanni Battista). Tale Vicariato con le annesse parrocchie fu staccato dalla Pieve di Valsassina e dalla Diocesi di Milano nel 1788, con editto della Repubblica Veneta che lo aggregò alla diocesi bergamasca.

Attualmente questa chiesa ha modificato la denominazione in santuario dell'Addolorata, dopo che nel 1925 si costruì la nuova arcipretale intitolata alla santa badessa, dalla quale lo stesso paese derivò il nome. Strutturalmente conserva notevoli tracce di epoca medioevale e da un punto di vista pittorico la chiesa, nonostante i ripetuti rimaneggiamenti subìti, conserva uno dei più ampi e interessanti cicli di affreschi nel territorio lecchese in stile gotico.  Le memorie del Prevosto Carlo Francesco Crippa sulle Prerogative della Chiesa di S. Pietro di Primaluna in Valsassina, in base a pergamene e documenti conservati nell'archivio prepositurale, confermano S. Brigida in Valle Averara fra le sette Cappellanie Curate anticamente dipendenti dalla Plebana di Primaluna. La sua dipendenza, come le altre parrocchie di Taceno, Margno, Premana, Cremeno, Valtorta e Pizzino in Valtaleggio, tutte situate sulla riva destra del fiume Brembo e appartenenti dal XV secolo allo Stato Veneto, non fu mai contrastata dall'autorità ecclesiastica. San Carlo stesso l'ha riconosciuta e confermata come appare da un suo decreto in occasione dello smembramento della chiesa di S. Giacomo dall'antica parrocchiale di S. Brigida il 23 ottobre 1565: "Cum in visitatione Ecclesiae Parochialis Sanctae Brigidae Communis de Averaria Dominii Venetorum Mediolanensis Diocesis sub Preapositura Vallis Saxinae .... Salvis tamen etiam semper honore, et praeminentia debitis praefato Rev. Praeposito Vallis Saxinae, prout qualibet Ecclesia Parrocchialis tenetur versus suum Praepositum."La chiesa di santa Brigida, che alcuni autori vogliono di fondazione benedettina, subì varie trasformazioni, di cui la più radicale fu operata nel 1750 su indicazioni del cardinale Pozzobonelli. [5]   

 

Chiesa di S. Brigida in Narro:

Anche questa chiesa è citata nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, per cui verso la fine del XIII secolo era già adibita al culto. Il Bussero testualmente ricorda: Santa brigida: Recordatio ecclesiarum sancte Brigide .... Item in loco narro de ualsaxena (57 A). Sorgeva in aperta campagna e più che una chiesa era una sorta di oratorio o cappella. Ne abbiamo una semplice descrizione trascritta dal Mastalli: "Oratorio con cappella consacrata alta cub. 9 e con pareti sporche. L'altare non portava l'icone però sul muro, cui aderiva, era affrescata l'immagine di Gesù crocefisso fra S. Giovanni Evangelista e S. Maria Maddalena. Aveva due porte: una nella facciata e l'altra a mezzodì. I due pilastri che fungevano da campanile e portavano una sola campana, erano costruiti sopra il portico antistante la porta maggiore il quale portico misurava cubiti 10 in lunghezza e cubiti 8 in larghezza. Sulla facciata, vicino alla porta d'ingresso, era aperta una finestruola provvista di grata di ferro, attraverso la quale i fedeli che si recavano per divozione a questo oratorio, potevano guardare nell'interno del sacelo. S. Carlo, dopo la visita fatta nel 1579 da un suo delegato, aveva ordinato di murare la porta laterale per costruire la sagristia che non c'era. Nel 1584 gli uomini di Narro avevano riparato questa chiesa campestre che distava dal loro villaggio una archibugiata." [6]  

 

Chiesa di S. Brigida nella cura di Lorentino:

Uno scritto ecclesiastico del 1533 che riporta "el titolo de benefizi dependenti da la preostura de' Garlà" fornisce un elenco delle chiese sottoposte alla chiesa matrice di Garlate. Tra le varie chiese troviamo anche quella di Sancta Brigida Cura de Lorentino. Nel 1565 il prevosto di Garlate prete Vittor de Ripa, concludeva la sua visita vicariale con la seguente relazione trasmessa a mons. Ormaneto Vicario generale della Diocesi. "In Lorentin, visto non esser tenuto il SS. Sacramento per non esser Cura di molta importanza et esser pocha gente, et visto solo uno calixe perhò con li soi corporali et purifichatori mundi cum le tre tovalie sopra ogni altare et cresmino assai ben tenuto, l'aqua sancta netta, la giesia ben serata e scopata, cum anime da comunione circha setanta. El capelano si è pre' Tomaso de' Mojoli bergamascho de boni costumi et bona vitta de età anni 45."Da un manoscritto del 1569 sappiamo che che la chiesa di S. Brigida misurava passi trenta in lunghezza e 12 in larghezza, aveva il pavimento rotto, era sofittata con assi e aveva il tetto coperto da "piode". Le porte d'ingresso erano tre: una nella facciata e due sui fianchi laterali. In mezzo alla chiesa si vedeva una cassa "ferrata" per la raccolta delle elemosine e fuori chiesa era posto il "navello" dell'acqua santa. Non si conservava ancora il SS. Sacramento perchè, come diceva prete Mojoli, popolo e chiesa erano troppo poveri e non potevano sostenere la spesa della lampada.C'era il battistero dove si usava un vecchio "sedelino de aramo." Mancava invece il confessionale. Dei quattro altari, il Maggiore si trovava in "capella anticha con piture vecie ma condecenti", l'altare di S. Pietro Martire a sinistra "soto uno cielo depinto et con ancona depinta, con piciola nicia nova" ancora grezza e l'altare di san Defendente, a destra dell'altare maggiore, piccolo, con ancona, aderiva alla parete retrostante. Le pareti della chiesa, in parte non ancora intonacate, erano piuttosto indecenti. Il campanile si innalzava sulla facciata, portava una campana. La sagristia e il pulpito mancavano. Il cimitero ubicato davanti alla chiesa e a meridione, era cintato da muro. Nella casa del parroco, confinante con la facciata, si entrava attraversando la chiesa. Essa aveva la stalla, il portico, il cortile, l'orto e tre locali al piano superiore. Don Mojoli vi abitava con un nipote di 20 anni e con "uno giovane milanese suo fameglio." [7] Lorentino nel 1566 contava 50 fuochi e 254 anime, di cui 60 da comunione. [8]

 

Chiese e altari nel Comasco a Ponzate, Como e Camerlata-Rebbio 

Nelle regioni comasche, santa Brigida ha goduto fin dall'alto medioevo di un intenso culto, di cui del resto sono testimonianza le chiese e gli altari eretti in suo onore. Nell'area cittadina si può ricordare la chiesa di Ponzate, eretta nel 1400 e consacrata dal vescovo Mugiasca nel 1779. In Como, nella chiesa di S. Stefano, che sorgeva sul lato destro della Cattedrale e che fu distrutta nel XIX secolo, c'era un altare dedicato alla santa meta della devozione popolare. La venerazione per la santa irlandese giunse a Camerlata avendo come intermediari monaci benedettini italiani e qui si concentrò ben presto l'espressione più solenne dell'attaccamento a Brigida dei comaschi, che le edificarono una piccola chiesa. Camerlata-Rebbio: Di una chiesetta dedicata a santa Brigida già parlava il vescovo Ninguarda negli Atti della Visita Pastorale da lui fatta negli anni 1589-1593, dicendo che esisteva un Sacellum Beatae Brigidae, posto a destra della via che conduce a Rebbio, qua iter est Arebium ad dexteram inter vineas, loco aliquantulum excelso. Fin da quel tempo la piccola chiesa, ecclesia parva, era celebre per la moltitudine di gente che dalla città e dai paesi vicini accorreva ogni anno il primo e il secondo giorno di febbraio a venerare la santa: et populorum concursu celebris. Nota pure il Ninguarda come in detta chiesuola spesso durante l'anno si celebravano funzioni religiose per soddisfare la devozione dei fedeli in qua ecclesia devotionis causa saepe celebratur. Descrive poi il quadro nel quale è dipinto la SS. Vergine col Bambino e S. Brigida: habet tabulam ligneam pictam cum imaginibus Divae Virginis cum Filio et Sanctae Brigidae. Fino al 1774, anno in cui fu soppresso il Monastero dei Padri di S. Girolamo (o Gerolimini) a S. Carpoforo, questa chiesetta serviva per le funzioni parrocchiali, cioè per la messa festiva, per la spiegazione del Vangelo, la Dottrina etc. Da quell'anno le funzioni furono trasferite nella basilica di S. Carpoforo, dichiarata parrocchiale e assistita dal primo parroco don Orazio Sarti per la cui abitazione fu costruita la casa annessa alla basilica.

L'Oratorio restò però di fatto un punto di riferimento per molti fedeli, anche dopo che divenne patronato del possessore della villa adiacente, il cavalier Paolo Giovio che la vendette poi al signor Zuccani (sull'architrave della chiesetta si leggevano queste parole: Monacorum S. Hyeronimi jus patronatus modo jus patronatus Paulus Jovii). Passata in seguito al signor Roncoroni, nel 1911 fu atterrata e sulle sue fondamenta venne eretta una nuova cappella su disegno dell'ing. Giulio Valli. Questa munificenza poco illuminata eliminò ogni traccia dell'antica chiesetta, salvando solamente i dipinti in essa contenuti. Attualmente la cappellina, come tutta la villa Roncoroni, è dell'INPS. Col passare degli anni il nuovo edificio si rivelò troppo piccolo per i parrocchiani, ormai lontani da S. Carpoforo. Era necessario evidentemente costruire una nuova chiesa, in un luogo più comodo per i camerlatesi dove continuare la devozione a Santa Brigida. Fu don Giacomo Peduzzi (1921-1938), undicesimo parroco di S. Carpoforo, che risolse la questione della nuova chiesa. La scomoda posizione della casa parrocchiale aveva già indotto vari parroci a proporre la costruzione di una nuova chiesa in località più comoda. Il progetto potè realizzarsi quando la signora Teresa Rimoldi, ricca proprietaria terriera, dono un terreno detto ul leùn con la clausola che vi venisse costruita la nuova chiesa. Dall'atto di compravendita tra la Rimoldi e i signori Casartelli Francesco e Turconi Giuseppe nella qualità di Fabbricieri si legge che la Signora Rimoldi Teresa dichiara di aver ceduto alla Veneranda Fabbriceria della Chiesa di S. Carpoforo in Camerlata il terreno sopra descritto ai mappali 2593-2594-2595 colle case coloniche che vi sono comprese, con lo scopo e a condizione che su detta area venga costruita la nuova Chiesa Parrocchiale di S. Carpoforo con annessa canonica. L'atto è del 21 dicembre 1922 e nei primi giorni del 1924 furono creati due comitati promotori: il 9 novembre di quell'anno fu posata la prima pietra dal vescovo mons. Archi. In essa si collocò una pergamena che riportava la scritta: Anno p. Chr. n. MCMXXIV. Pio huius nominis Pontifice feliciter regnante Jacobo Peduzzi Camerlatensium Praepositus Parocho Alphonsus Archi Novocomensis Dioecesis Episcopus Clero populoque frequentissimo die Romane SS. Salvatoris Archibasilicae sacra primum Sanctuarii S. Birgittae dicendi hunc lapidem posuit. Ad perpetuam rei memoria. La morte della signora Rimoldi che lascia in testamento l'ingente somma di 200.000 lire, le elargizioni e le sottoscrizioni permettono di avviare i lavori nel marzo 1925 sotto la guida del capo mastro Regazzoni. I lavori veri e propri vengono eseguiti dall'impresa Rusconi e Tettamanzi. Il 29 gennaio 1927 il vescovo di Como consacra solennemente l'edificio aprendolo al culto: per due settimane la popolazione di Camerlata si strinse attorno al suo pastore per festeggiare l'avvenimento. Si legge nell'atto di consacrazione: Universis et singulis has Nostras Litteras inspecturis fidem facite et testamur quod nos hac die vigesima nona mensis Januarii anni millesimi nongentesimi vigesimi septimi Pontificatus autem Sanctissimi Domini Nostri Pii Papae XI anno V indictione romana X ad honorem Dei onnipotentis et gloriosae Virginis Mariae atque omnium sanctorum, cum omnibus orationibus, aspersionibus, antiphonis, psalmis, atque unctionibus et coeremoniis in Pontif. rom. praescriptis, ad nomen et memoriam Sanctae Birgittae Virginis Ecclesiam praeposituralem intra fines paroeciae S. Carpophori loci Camerlatae, Diocesis Comensis, nuper erectam rite dedicavimus et consecravimus, ejusque altare majus in quo Reliquias SS. Martyrum Alexandri et Feliciani reverenter inclusimus. Et singulis Christi fidelibus hodie annum unum et in die hujus modi consecrationis anniversario, qui semper erit die XXIX mensis Januarii ipsam Ecclesiam visitantibus, quinquaginta dies de vera Indulgentia in forma Ecclesiae consueta concessimus. Comi 29 Januarii 1927. Una lapide murata in chiesa, presso l'entrata destra, ne riprende i dati essenziali: In honorem S. Birgittae templum hoc Aloysius Pagani ep. com. consecravit die 29 Januarii 1927 adsignata pro anniversario eadem die.

 

Festa popolare a Brianza:

Un documento carolino della seconda metà del Cinquecento ricorda che nella parrocchia di Brianza era consuetudine celebrare la festività della santa irlandese il primo febbraio:

feste di votto opure di consuetudine sono videlicet 

Adimandate dal vulgo le cinque vergine 

Sancta Prisca die i8 ginaro 

Sancta Brigida die primo februario 

Sancta Apolonia die nono predetto 

Sancta Scolastica die i0 predetto 

Sancta Petronilla die ultimo magio 

Sancto Antonio abate ....

(A. S. D. M., Sez. X, Missaglia, vol. 28, q. 9)

 

Festa e altare nella chiesa di S. Pietro a Lomagna:

In un foglio del 1602 si fa memoria delle feste e delle ricorrenze locali, fra cui compare quella di santa Brigida (I. Allegri, La cura di S. Pietro di Lomagna nelle visite pastorali di S. Carlo (1567-1583) in I Quaderni della Brianza, 118/119, 134). Sempre al 1602 in occasione della Visita di mons. Cepolla, risale un'altra carta che descrive la chiesa, da cui si evince l'esistenza di una cappella sul fianco settentrionale intitolata alle sacre vergini Liberata, Scolastica, Brigida, Petronilla, Apollonia e Caterina (A. S. D. M., Sez. X, Missaglia, vol. XXVI, ff. 51-54 in I. Allegri, op. cit., 143)

 

 

 

La chiesa di Cassago una fondazione di monaci irlandesi ? 

Nell'alto medioevo non solo i monaci ma anche i pazienti amanuensi dei monasteri irlandesi intrapresero la via dell'Europa. In un primo tempo, nei secoli VI-VII, piccoli nuclei di amanuensi e letterati attraversarono la Manica richiesti per le loro capacità di creare scriptoria di alto pregio, ma dopo l'anno 800 si assiste a una tumultuosa diaspora in seguito alle invasioni vikinghe e danesi che occuparono gran parte dell'isola. Alcuni di essi finirono anche a Milano. Vari episodi attestano la presenza di letterati irlandesi in questa città nel IX sec. Ad esempio il Codice 363 della Biblioteca Comunale di Berna fu compilato in scrittura irlandese da una colonia di cosiddetti "Scoti" a Milano. Utilissima è anche la testimonianza di un anonimo, che, salutando il ritorno in città da Roma dell'arcivescovo Angilberto II, lo esorta a non dimenticare la colonia irlandese, scrivendo: "Collige Scottigenas, speculator sophos. Te legat onnipotens, collige Scottigenas."  [9] La presenza di monaci irlandesi nel milanese era comunque di antica data e risaliva a san Colombano il fondatore del monastero di Bobbio. Per quanto sia difficile definire il ruolo svolto dal monachesimo "scoto" nell'azione missionaria tra gli ariani longobardi, non v'è dubbio che intensa fu l'opera da essi perseguita tra il 612 e il 615 sotto la guida di san Colombano, che aveva fatto di Bobbio il loro centro di irradiazione. Secondo la testimonianza di Iona, il biografo del grande abate irlandese, un ruolo certamente vi fu, che si sviluppò dapprima a Milano e a Pavia e che si concretizzò poi nella pubblicazione di un libello apologetico contro le dottrine antinicene (Jonas, Vita Columbani et Discipulorum eius, I, 35). San Colombano intervenne anche nella controversia dello scisma tricapitolino e fece propria l'ansia per l'ortodossia presente nei vescovi milanesi e nella corte regia, tanto che indirizzò una lunga lettera al papa romano Bonifacio IV per invitarlo ad un sinodo di chiarificazione. L'attività missionaria di questi monaci irlandesi per compattare la religiosità del popolo quasi certamente fece ricorso al culto di santi la cui vita si prestava a questo scopo e fra i preferiti probabilmente qualcuno proveniva dalla tradizione irlandese. E' in questo contesto che va considerato lo svilupparsi del culto a santa Brigida non solo in Europa ma anche in Italia. La diffusione del suo culto in Italia probabilmente ha un forte incremento nel IX secolo durante l'età carolingia, quando lo stato centrale si assunse il compito di consolidare il cristianesimo e la pace in Europa, facendo leva sull'aiuto offerto dai monasteri e dai monaci, fra cui sicuramente vanno annoverati i profughi irlandesi.

Una eco di questa presenza irlandese nel milanese è nota vicino a Cassago anche a Briosco, dove, come ci attesta ancora il Bussero nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, esisteva nel medioevo un altare dedicato a san Brandano, nato nel 484 a Tralee, una cittadina irlandese famosa per la presenza di uno dei più antichi e fiorenti mercati del bestiame del Munster, sulla costa sud-occidentale dell'isola. Brandano fu monaco e abate di Cloufert, nonchè fondatore di vari monasteri. Morì a Annaghdown nel 578. Quando nel XII secolo in Irlanda rifioriscono numerosi monasteri, Brandano o Brendano è il protagonista di storie straordinarie. Nascono così le meravigliose leggende di un suo viaggio alla scoperta delle isole del Paradiso. In vari manoscritti fra cui la peregrinatio Sancti Brendani vengono narrate le storie meravigliose del santo e dei suoi compagni che dopo una navigazione osteggiata da mostri e apparizioni infernali, favorita da scali fortunati ad isole abitate da eremiti e messi divini, scoprono infine l'isola Perduta, l'Isola lontana, l'Isola dei Beati. [10] 

La presenza di un altare dedicato a san Brandano a Briosco testimonia la vivacità dell'attività missionaria in età longobarda in Brianza. Esso fu probabilmente eretto da qualche missionario di san Colombano, e forse apparteneva ad una chiesa fondata dagli stessi missionari irlandesi. Seguendo il filone irlandese il solito Bussero ci ricorda ancora in territorio lombardo il culto di un altro santo monaco irlandese, di cui abbiamo già fatto cenno e cioè san Colombano, il celebre monaco fondatore dei monasteri di Annegray, Luxeuil, Fontanes-en-Vosges e di Bobbio, dove morì il 23 novembre 615. Chiese dedicate a san Colombano nell'area milanese erano note nel medioevo a Scona nella Val di Brevio, ad Arlate in pieve di Brivio, a Cardona nella pieve di Brebbia e a Vaprio d'Adda nella pieve di Trezzo. La posizione geografica di queste chiese e soprattutto di quelle dedicate a santa Brigida non sembra casuale, ma pare piuttosto indicare la direzione tenuta durante la fase di penetrazione di questi missionari, che seguirono di preferenza le grandi vie di comunicazione nord-sud. In particolare emerge con chiarezza la direttrice che dall'Adda, attraverso la Valsassina, porta direttamente alla Valtellina e ai passi che conducono al centro dell'Europa.

 

 

 

Note

 

(1) - Brigida di Svezia o Birgitta nacque da nobile famiglia a Finstald verso il 1302. Giovanissima nel 1316 convolò a nozze e dal matrimonio nacquero 8 figli, fra cui santa Caterina di Svezia. Nel 1335 fu chiamata a corte, ma la lasciò dopo due soli anni. Si recò in pellegrinaggio a san Giacomo di Compostella, ma nel ritorno il marito, per un voto fatto, entrò fra i monaci Cisterciensi, dove tuttavia morì quasi subito nel 1344. L'episodio la convinse definitvamente a volgersi verso una vita ascetica abbandonando gli impegni mondani. La sua attività spirituale è stata eccezionale e molto importante: ebbe visioni e doni mistici straordinari e spesso affermò di agire e di parlare per ordine e quasi sotto dettatura della Madonna. Le sue profezie furono notissime così come la sua santità. Fondò un ordine religioso femminile, l'Ordine di sant'Agostino del Salvatore, poi comunemente detto delle Brigidine, e per farlo approvare si recò a Roma nel 1346. In questa città toccò con mano la desolazione spirituale causata dall'assenza dei Papi e indirizzò aspri rimproveri a Clemente VI, che continuava a risiedere ad Avignone. Sullo stesso tema parlò con franchezza a tutti, nobili e prelati. In Italia si recò pellegrina nei più celebri santuari e nel 1372-73 intraprese un viaggio in Terrasanta. Nel ritorno da Gerusalemme, probabilmente affaticata dall'estenuante viaggio, morì a Roma nel 1373. Il suo corpo fu trasferito l'anno seguente a Vadstena in Svezia. Fu canonizzata nel 1391 e la sua festa si celebra il 7ottobre in Svezia, l'8 nella cristianità. Pubblicò 8 libri di Revelationes, scritti in svedese e tradotti in latino dal priore cisterciense di Alvastra, Pietro Olfasson, il quale aggiunse un Revelationum extravagantium liber.

(2) - San Patrizio fu arcivescovo di Armagh ed è primo patrono d'Irlanda. La notizie circa la sua vita sono assai incerte e dipendono in buona misura dalla Confessio Sancti Patricii, che è uno scritto autobiografico. Patrizio non era irlandese di nascita, ma sarebbe nato nella Britannia romana, probabilmente nel Galles, verso il 385 nel villaggio di Benaven Taberniae, figlio di un diacono di nome Calpurnio di famiglia benestante. Come lo stesso Patrizio scrive nella sua Confessio, appena sedicenne, mentre si trovava nella sua casa di campagna, verso il 400 fu rapito da pirati irlandesi e fatto schiavo. Strappato alla sicurezza e al benessere della casa paterna, considerò la propria deportazione come in giusto castigo per essersi allontanato da Dio, avendone trascurato i comandamenti. Così digiunava in epsiazione delle sue colpe. Fu in Irlanda, dove, dopo 6 anni di prigionìa, maturò il desiderio di farsi apostolo fra le genti celtiche dell'isola. Una notte udì una voce: "Fai bene a digiunare. Presto tornerai in patria. Guarda, la tua nave è pronta." Liberatosi, dopo giorni di cammino vide la nave e lasciò l'isola per imbarcarsi per la Gallia. Rafforzatasi la sua fede cristiana, iniziò la preparazione ecclesiastica per seguire l'esempio tracciato dal padre e dal nonno. Così per meglio istruirsi, dapprima soggiornò a Lérins, poi passò in Italia e infine si stabilì a Auxerre dove completò gli studi biblici grazie all'insegnamento di San Germano, che fu vescovo di quella città (418) dopo esserne stato il prefetto. Germano, che era stato in Britannia combattendovi l'eresia pelagiana e diffondendo la vita monastica, infine lo consacrò vescovo. Alla morte di Palladio, che era stato inviato in Irlanda come vescovo da papa Celestino I nel 431, Patrizio, a motivo della sua conoscenza della lingua gaelica, fu designato suo successore nel duro e difficile apostolato fra quelle popolazioni ancora largamente pagane. La sua evangelizzazione ebbe un singolare sucesso, raggiungendo le più remote parti dell'isola. Con la sua parola ricca di sapienza conquistò i capi delle varie tribù e dell'intero popolo. Patrizio fondò nuovi vescovadi nelle città irlandesi più importanti, fra cui Armagh, di cui fu il primo vescovo. Morì verso il 461 e le sue spoglie furono sepolte a Down Patrick. Uno dei tratti caratteristici della sua personalità e del suo apostolato fu la sincerità, che egli voleva fosse una qualità dei catecumeni ai quali ripeteva: "Dio lo sa, io non ho ingannato nessuno di voi." Gli vengono attribuiti molti scritti, tra cui oltre alla Confessio sancti Patricii anche un'Epistola ad Coroticum, un re bretone. Attorno alla sua figura fiorirono molte leggende, fra cui la più popolare, diffusasi verso il XII secolo, è quella del famoso pozzo, cioè di una immensa voragine attraverso la quale il santo avrebbe mostrato agli increduli irlandesi il Purgatorio. Sul luogo della voragine, chiusa per volere di Alessandro VI nel 1497 e che si trova a Donegal, sorse una chiesa che è meta di frequenti pellegrinaggi. 

(3) - Cill Dara, ab. 4196 (1995), è un'antico insediamento nell'entroterra di Dublino, connesso a un cenobio fondato attorno al 490 da santa Brigida. La città divenne famosa a partire dal XII secolo come caposaldo dell'importante famiglia dei Fitzgerald, conti di Kildare. Tuttavia dovettero cedere nel '500 all'inasprirsi del controllo britannico sull'isola, dopo che Silken Thomas Fitzgerald fu tradito a Maynooth. Il toponimo è anche un diffuso cognome irlandese e americano. La St. Brigid's Cathedral, la cattedrale della Church of Ireland (riformata), è un sito religioso di antiche origini. Cominciò ad assumere le forme attuali a partire dal 1229, ma fu ampliata a fine '400, semidistrutta a metà '600, ricostruita nel coro pochi decenni dopo, infine pesantemente ristrutturata a partire dal 1875 a cura di Georges Edmund Street, che negli stessi anni stava restaurando la Christ Church dublinese. Al suo interno è collocato il sarcofago del vescovo Wellesley (1539) uno dei capolavori della scultura irlandese del '500.

(4) - Colombano si chiamava più precisamente Coloman o Colman. Nacque a Leinster nel 540. Da giovane lasciò la famiglia per entrare nel monastero di Bangor. Tuttavia la sua natura irrequieta e avventurosa lo indusse, assieme a 12 compagni, a prendere la via del continente. Nel 589 passò per la Francia in pieno sfacelo politico per la decadenza della dinastia merovingia. Riuscì a ottenere dal re Gontrano una località deserta dei Vosgi fondando un monastero ad Annegray, che ben presto si propagò a Luxeuil e a Fontaine per il continuo affluire di monaci. Per questi monasteri Colombano dettò una regola che rispecchia la sua forte ed austera pesonalità: obbedienza assoluta, rinuncia perfetta al mondo e a sè, severe penitenze e digiuni, lunghe salmodie. Tuttavia l'ostilità del clero e di Brunechilde, successa a Gontrano e a Childerico, e alla quale Colombano rinfacciava apertamente la vita dissoluta, lo costrinsero a partire. Dopo varie peregrinazioni in Germania e in Svizzera (dove lasciò il discepolo san Gallo), venne infine in Italia, dove ricevette in donazione da Agilulfo e Teodolinda un territorio nella valle della Trebbia a Bobbio. Qui fondò il suo ultimo monastero, dove morì nel 615. L'abbazia di Bobbio fu nel medioevo un faro di santità e di cultura, lì prosperarono le famose scuole calligrafiche, dette scriptoria, da cui provennero straordinari codici nella caratteristica scrittura delle isole occidentali.

(5) - Al suo interno si conservava un quadro di San Carlo del Ciresa, un bel pulpito del Fantoni e sopra di esso un quadro del Bassano che rappresenta la storia di Gesù Cristo in Emmaus. Altri quadri erano attribuiti al Baschenis e ad Antonio Quarneroni. Durante la sua ultima visita il 27 giugno 1583 san Carlo tenne una paternale omelia che scosse quel popolo dall'inveterato abbandono in cui era lasciata la chiesa parrocchiale sicchè, redimendo poi il tempo perduto, l'ampliarono e, successivamente, con il concorso anche del Cardinale Pozzobonelli, la decorarono in guisa di portarla a pari delle altre, se non anzi avvantaggiarla, per cui l'Arcivescovo Federico Visconti la insignì del titolo di Prepositurale. Cfr. Egidio Meroni, Le Parrocchie bergamasche di Valtorta, Valle Averara e Valtaleggio di rito ambrosiano già appartenenti alla Diocesi di Milano, in Memorie Storiche della Dicesi di Milano, VII, 93 e 97-98; e P. Colombo, Santa Brigida e la Valle Averara, Bergamo 1963; a cura della Provincia di Bergamo, Repertorio degli affreschi esterni dell'Alta Valle Brembana, Averara 1985.

(6) - Arsenio Mastalli, Parrocchie e chiese della Valsassina nel 16° secolo, in Memorie Storiche della Diocesi Milanese IV, 66-67

(7) - Da uno "Statto del rev. messer prete Thomaso de Mojoli" sappiamo che venne eletto dalla Comunità il 17 marzo 1563, "va cum veste longa ma alle volte per li lochi ardui porta veste curta. E' sano asai bene dela persona ecetto dela vista ma doprando li ochiali gli vede bene, non è abile a dar opra ad alcune scientie, non ha canto fermo ne manco figuratto, paga alla Camera di Bergamo per la decima L. 4 imperiali annue." Don Mojoli possedeva i seguenti libri: Summa Gaietana, Manipulus curatorum, Concilio primo et secundo diocesano, Concilio primo provinciale, Concilio de Trento, Epistole d'Ovidio. Da questa biblioteca si può facilmente arguire il grado di cultura del povero curato! La Scuola del SS. mo Sacramento, non ancora riconosciuta, era amministrata da due sindaci e non godeva di nessun reddito. Alla Scuola di S. Pietro Martire, pure senza redditi, avevano dato il nome pochi uomini di Lorentino i quali, ogni prima domenica del mese davano una tenue elemosiana che serviva per l'acquisto della cera e per i funerali dei poveri. Della amministrazione di queste elemosine non si tenevano i registri, come pretendeva S. Carlo, perchè "li scholari et homini non san ne legere ne scriver." In Lorentino si festeggiavano con solennità S. Pietro Martire e i Santi Rocco e Sebastiano. Il parroco godeva di un radditopersonale di scudi 60 e il beneficio gli rendeva L. 400 imperiali annue.

(8) - Arsenio Mastalli, Chiese dell'antica Pieve di Garlate ai tempi di S. Carlo, in Memorie Storiche della Diocesi di Milano, V, 277 e 315-317

(9) - Cfr. FRANCESCO NOVATI, Le origini, Milano 1926, 150 e MANITIUS, Geschichte des lateinischen, in «Literature des Mittelalters», Monaco 1911-1923, I, 315-317.

(10) - L'aspetto più interessante di queste leggende sta nel fatto che recenti studi geografici ed etnologici hanno potuto determinare che alle descrizioni degli antichi manoscritti corispondono luoghi reali, e che il viaggio di san Brendano riferisce in forma leggendaria imprese realmente compiute da monaci e marinai irlandesi, che in quel periodo si sarebbero spinti senz'altro fino alle coste dell'Islanda, da un lato, e alle isole Canarie dall'altro, arrivando forse, ma qui la determinazione è più incerta, sulle coste americane. Il fatto stupefacente è che queste imprese vennero compiute a bordo di curraghs, imbarcazioni leggerissime fatte di un'intelaiatura di legno ricoperta da pelli di animali. Il curragh rappresenta una edizione in grande del coracle, che era usato per la pesca sui fiumi o sui laghi sia in Irlanda che in Scozia e nel Galles. Esso poteva imbarcare sedici o diciassete uomini. Questa imbarcazione, non più ricoperta in pelle ma di tela incatramata è usata ancora in età moderna nelle isole Aran e in tutta la zona della baia di Galway.

 

 

 

Corrispondenza fra il conte Alfonso Porro Schiaffinati e don Michele Castelli

Stimatissimo Sig. Parroco In conformità all'intelligenza fatta con Lei quando ebbi l'onore di vederla, ho parlato con l'amico Pittore che è il sig. Paolo Brioschi, riguardo al quadro che Ella desidera rappresentante una Santa Brigida, ed eccole il risultato. Egli farà il quadro col fondo e gli accessori che Ella desidererà, in grandezza naturale la figura, e questa o mezza o intiera secondo il di Lei piacimento. Quanto al prezzo, quantunque non si usi a farlo prima, e non si possa precisando dipendere questo dagli accessorj più o meno et pure essendo io in amicizia collo stesso Pittore, mi ha confidenzialmente esternato che lo rimetterebbe a me a lavoro finito; ma avendolo io vivamente pregato di dirmi un'approssimativo, mi disse che pel ritratto in mezza figura il prezzo sarebbe di circa 12 luigi, e per la figura intiera dai 15 ai 20. In conseguenza di ciò, qualora le suddette condizioni le aggradano la prego a scrivermi le di lei intenzioni onde io possa dare una risposta al detto sig. Brioschi, e nel caso combinabile a mandarmi anche la notarella colle istruzioni relative all'argomento da trattarsi, che io le comunicherò all'amico e sarà anche più facile in seguito a stabilire un prezzo definito. Combinata la cosa che sia, le scriverò l'abitazione del Pittore Brioschi, e allo stesso farò conoscere la di Lei persona onde Ella possa mettersi in carteggio direttamente con Lui, o nel caso di una sua andata a Milano recarsi allo studio a veder il lavoro quando sarà inoltrato. Frattanto Ella può dirigere le lettere a me a St. Albino mandandole a Monza raccomandate al sig. Gallizia, oppure dirigendomele a Milano nella Contrada della Cavalchina in Casa Dubini n. 1414. Mi lusingo che, giusta quello che Ella mi ha esternato a voce riguardo alla spesa, la cosa possa combinarsi, molto più che mi sembra assai modica, fatto riflesso che il lavoro riuscirà in modo pienamente lodevole, essendo un giovine Pittore di merito e sembrandomi, per quanto poca cognizione io possa avere di quadri, che il prezzo possa convenire. Del resto la cosa è senza impegno e per una parte e per l'altra, e qualunque sia la di lei risposta io la farò avere all'Amico. Le faccio i complimenti di tutta la Famiglia Ratti, e aggradisca le assicurazioni della mia più distinta stima con la quale ho l'onere di servire.

Devotissimo Servitore

Milano 19 marzo 1833

Alfonso Porro Schiaffinati

 

 

La tardanza al rispondere alla di Lei compitissima e gratissima del 19 Marzo scadente devesi attribuire all'assenza d'uno dei Fabbriceri. Questi, benché la spesa dai 15 ai 20 luigi per una figura intiera la sia sembrata un po' gravosa, pure pel desiderio di avere un bel Quadro si rimettono a me in tutto e per tutto. Riteniamo adunque che a lavoro finito non oltrepassi la spesa come Ella mi ha scritto e ritenuto ancora, che la Signoria Vostra Illustrissima sarà l'arbitro nel fissare il summum di questa spesa, come il Signor pittore, si è rimesso a Lei, persuaso che la di lei proposta sarà equa e per parte del amico Pittore e per parte della povera mia Chiesa, la prego dire al Signor Pittore di fare questo quadro rappresentante S. Brigida figura intiera. Accludo questa cartaccia, nella quale vi sono alcuni cenni di S. Brigida, io non ho altre istruzioni relative all'argomento, se non che il quadro vecchio dimezza figura che noi abbiamo rappresenta una Monica col giglio in mano ed una fiamma di fuoco sul capo avente lo sguardo rivolto verso il Cielo. La grandezza del quadro dev'essere ne troppo grande ne troppo piccolo. Sarà però ben intendersi a voce col Pittore per fare una cosa più adattata. Dopo Pasqua, non so precisare il giorno, mi sposterò a Milano, e sarò a riverire la Signoria Vostra illustrissima nella di lei casa, ma se dasse il caso di non trovarla, la prego lasciare l'adresse della casa del Signor pittore Brioschi, mi porterò da lui e parleremo in proposito all'argomento. 

Mille ringraziamenti della di Lei premura e mille scuse per tanti disturbi, aggradisca i miei più ossequiosi rispetti estendibili anche alla pregiatissima Famiglia Ratti ed ho l'onore di protestarmi colla vivissima stima.

Michele Castelli 23 Aprile 1833 

 

 

Stimatissimo Signor Parroco Ho ricevuto la gentilissima di Lei lettera e l'unita cartolina da consegnarsi all'amico Pittore. Sono stato alla sua abitazione che è nella piazza della Canonica vicino alla Stamperia Reale e non ho avuto la fortuna di ritrovarlo in casa, e anzi la Portinaja della Casa mi disse che non entrava nella sua abitazione che alla sera. Da ciò deduco che il suo studio pittorico sia in tutt'altro angolo della Città, che ancora non conosco, ma che conoscerò al primo abboccarmi col detto Pittore. Egli è per questo che non ho potuto fare la di lei comunicazione prima d'ora, amando meglio farla avere in iscritto per intendersi bene su tutto. Appena cambinata la cosa, sarà mio dovere di renderla avvisata, e nell'egual tempo le indicherò anche il modo di abboccarsi Ella col detto Pittore. Io spero di essere a Milano venerdì prossimo giorno 12 e in questo caso alla sera sono certo di tirare l'Amico al Caffè Martini dirimpetto al Teatro della Scala. Se per azzardo fosse in quel giorno, o nel successivo sabato che Ella avesse intenzione di recarsi a Milano, se Ella avesse la compiacenza di venire alla mia abitazione nella Contrada della Cavalchinna al n. 14141 oppure ad indicarmi ove io possa venire a prenderla, la farei portare al pittore. Aggradisca i più cordiali saluti della Famiglia Ratti e le assicurazioni della mia distinta stima colla quale mi pregio di dirmi.

Distinto Servitore Alfonso Porro Schiaffinati

St. Albino 8 Aprile 1833

 

 

Stimatissimo Signor Parroco

Il Signor Brioschi Pittore desidera avere precisamente la misura dell'altezza e larghezza che il quadro dovrà avere senza la cornice. Ella, quindi, mi farà piacere a scrivermela più presto che le è possibile onde possa incominciare il lavoro. Quanto al costume monacale in cui la Santa deve essere effigiata, il Pittore crede che dovrà essere l'abito della Corporazione Agostiniana, giacchè egli crede che S.ta Brigida appartenesse alle Agostiniane. Desidera quindi anche su di ciò una risposta e uno schiarimento, onde conformemente regolarvisi. Quanto alle intelligenze d'interesse fatte col detto Signor Pittore egli mi ha detto che si rimette a me, ma che riguardo alla sua domanda egli s'intende averla fatta senza comprendere nel prezzo la cornice, poichè trattandosi di un quadro di Chiesa la spesa della cornice non si può calcolare dipendendo questa dal minor o maggior lusso con cui la vogliono i Signori committenti. Ella mi farà quindi piacere a farmi conoscere anche su questo il suo sentimento poichè se si trattasse di una cornice a semplice doratura, questo sarà determinante la grandezza del quadro, si può facilmente anche calcolare la spesa e in allora se ne potrebbe dare l'incarico allo stesso Pittore, e ove egli non potesse impegnarsi in ciò, ci penserei io a commetterne una all'indoratore Gaetano Benzoni che è persona abile e onesta e a me conosciutissima. Quanto all'epoca in cui il quadro potrà essere ultimato, non ho voluto stabilire un tempo determinato, per non vincolare il signor Pittore, ma mi lusingo che sarà a posto prima della fine dell'estate. Il Signor Pittore ha già incominciato la composizione del quadro in piccolo per vedere l'effetto. Appena avrà avuto la di lei risposta, la eseguirà nella grandezza che gli verrà prescritta. Il di lui studio è nel locale che era altre volte l'Albergo Imperiale in vicinanza di St. Alessandro. Egli ci si trova ordinariamente dalle ore 10 antimeridiane alle 3 dopo mezzogiorno. Nel caso che Ella si volesse recare a Milano potrebbe recargli di persona la risposta, e altrimenti dirigendola a me mi darò la maggior premura di portargliele io al suo studio. Aggradisca le assicurazioni della mia più distinta considerazione e stima.

Distinto Servitore Alfonso Porro Schiaffinati

Milano 22 Aprile 1833

P. S. Per di lei norma l'avverto che mi lusingo di ritenere il prezzo del quadro senza cornice il Minimum della domanda fattami dal Pittore cioè dai 15 ai 20 luigi, o tutto al più di stabilirlo in luigi 16. Quanto poi alla cornice, per quanto posso aver cognizione riterrei che la spesa non oltrepassa le L. 80 di Milano, ma ora di ciò non posso precisare prima di sapere la misura e di aver parlato con l'indoratore.

 

 

29 Aprile 1833 

La misura del Quadro che desidera il Signor pittore come dal di Lei pregiatissimo foglio 22 scadente aprile, dev'essere corrispondente alla grandezza naturale della santa, per cui il Quadro senza cornice dev'avere l'altezza di braccia 3 e larghezza di tavole 18 o 20.  Quanto al costume monacale le dico che all'epoca della morte di S. Brigida di Scozia avvenuta il primo Febraro del 518 non si può precisamente sapere quale fosse il costume monacale. Si sa che S. Agostino nell'Africa ha fondato due monasteri uno per li huomini e l'altro per le donne. Se poi il costume di questa Corporazione Agostiniana sia passata dall'Affrica nella Scozia ai tempi di S. Brigida io non lo so, ad ogni buon conto il pittore potrà informarsi da persone, che hanno fatto studio particolare su questo argomento.  Dopo che ella sarà inteso col Signor Pittore per la suesposta grandezza del Quadro, la prego di ordinare la conveniente cornice, la quale si desidera di non troppo lusso, ma bella e indorata, pel prezzo poi mi rimetto a Lei. La prego dire al Signor pittore, che invece di mettere in mano alla Santa il giglio, dipinga un bel Angiolino con una piccola fascia alla parte vergognosa portando il giglio, e così il quadro risalterà di più. Noi ci lusinghiamo di vedere il quadro ultimato al tempo dell'esposizione di Brera, e desideriamo al Signor Pittore lode, stima e merito.  Prego in fine la bontà del Signor Conte ad iscusarmi se mi prendo troppa libertà nel darle si tanti incomodi e coi sensi della mia più distinta stima mi professo di V. S. Illustrissima. 

I miei più cordiali rispetti alla pregiata Famiglia Ratti. 

don Michele Castelli 

 

 

Signor Parroco Stimatissimo

Ho ritirato il quadro rappresentante Santa Brigida, ed ora si trova presso il Signor Benzoni, il quale attende un suo ordine per imballarlo e spedirlo, il che facendo presto si approfitterebbe delle belle giornate. Quanto al mezzo di trasporto sarà opportuno anche un carrettino, ma sempre più sicuro il mezzo di farlo trasportare sulle spalle da due uomini, mandandone al lato o tre, o quattro per cambiarsi in istrada. A diminuzione di spese per l'imballaggio, lo farebbe lo stesso signor Benzoni, il quale la prega a mandargli, col mezzo degli uomini, della vecchia biancheria da Chiesa, serviette per imballare il quadro, dirigendoli alla bottega di lui. Se fosse bel tempo sabato giorno 17 o il successivo lunedì sarebbe opportuna la spedizione, trovandomi in quei due giorni probabilmente a Milano, (e sabato di certo) per cui assisterei all'imballaggio, e nello stesso tempo le spedirei le ricevute del Signor Brioschi e del signor Benzoni. Il primo è stato da me pagato a saldo con luigi 15 prezzo minimo della sua domanda e ritenuto ad onta della maggior dimensione del quadro stabilita dopo il primo contratto. Il secondo non è soddisfatto per anco, poichè desidera che Ella lo veda prima. La cornice, e ciò anche per desiderio del Pittore si è dovuto farla più grandiosa per cui la spesa oltrepasserà, benchè non di molto, il prezzo approssimativamente fissato. Presso qualunque altro Indoratore non si avrebbe a meno di una doppia di Genova. Mi lusingo però col Benzoni di pagargli anche qualche poco meno di zecchini 6. Su questo se Ella viene a Milano in quel giorno accomoderà la cosa, e in caso diverso mi scriva e pagherò io e le manderò su le ricevute. Mi lusingo che il quadro sarà per piacerle; l'effetto in cornice è grazioso. La figura della Santa non è una bellezza greca, è però geniale, espressiva, modesta e in atto di rendere grazie per un beneficio ricevuto. Il costume è semplice e dignitoso e l'insieme dei colori rompe la monotonia di una figura sola in abito monacale. Il fondo del cielo e il poco terreno sottoposto alla Santa accrescono l'effetto del quadro e corrispondono alla semplicità della composizione. Tutto insieme sono persuaso che si incontrerà alle persone colte che visiteranno la di lei Chiesa nella stagione autunnale. Io poi mi reputerò contentissimo, se la riuscita non avrà tradito la sua aspettativa, essendole stati da me proposto l'artista che per parte sua ha avuto tutto l'impegno di corrispondervi, per cui se non vi fosse riuscito, la colpa sarebbe tutta mia. Nella lusinga di avere il piacere di abboccarmi con Lei o sabato o lunedì a Milano, se i suoi affari le permetteranno di recarvisi, m conceda frattanto l'onore di protestarmi colla più distinta considerazione di Lei Signor Parroco Stimatissimo

Milano 13 Agosto 1833

Devotissimo Servitore don Alfonso Porro Schiaffinati

P. S. Non ho potuto combinare col Pittore l'esposizione del quadro a Brera, poichè egli non espone altro e poi parte o forse è già partito per Brescia per oggetti artistici, e vi si ferma per molto tempo.

 

 

S. BRIGIDA VERGINE D' IRLANDA ( Leinster 453 - Kildare 524 ) 

Alla vigilia della sua festa, il 1 febbraio, con i giunchi raccolti al pozzo di S. Brigida a Kildare, è antica consuetudine costruire una croce che viene appesa all'interno delle case perchè porti fortuna ed allontani malattie e avversità.

 

A NAOIMH BRID GUID ORÁINN   ( Santa Brigida prega per noi: preghiera celtica di invocazione della santa )