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brianza romana: Robbiano

Chiesa parrocchiale di Robbiano

Chiesa parrocchiale di Robbiano

Rilievo dei mosaici del pavimento della villa

Rilievo dei mosaici del pavimento della villa

Una antefissa della della villa di Robbiano

Una antefissa della villa

 

 

ROBBIANO

 

 

 

 

 

Non molto lungi sta Robbiano, che ha tratto il nome da un certo Caio Rippario, di cui trovasi in Monza la seguente iscrizione:

 

C. RIPPARIUS

CAECILI F. SIBI ET

MAXIMAE SECUNDUS

UXORI ET

CAECILIO F. ET

CAECILIO TRIB.

CRESCENTI ET

SECUNDO

 

da Frisi, Memorie storiche di Monza, tomo primo.

 

 

Appartenenti ad una villa romana, ai suoi giorni certamente splendida, si ritengono comunemente gli avanzi scoperti nel sottosuolo di Robbiano. L'Amoretti fu il primo, ch'io sappia, che ce ne lasciò notizia. Parlando della lapide di Veraciliano, che dice trovata nel distrutto castello di Agliate insieme a qualche altro pezzo antico e a varie monete di bronzo e di argento romane e medioevali, soggiunge che a Robbiano " negli scorsi mesi furono dissotterrati alcuni pavimenti a mosaico, e altri avanzi di romana costruzione, intorno ai quali le ulteriori ricerche somministreranno senza dubbio maggiori lumi ".

Più tardi il Redaelli (citando l'Amoretti, il Genio Letterario di Europa to. XV, ed altri) scriveva: "Fu pure negli ultimi anni dello scorso secolo che a Robbiano, in un campo che sorge alquanto sopra gli altri fra la chiesa e parte dell'abitato, si rinvennero dei ruderi alla distanza di 500 passi gli uni dagli altri, e si reputarono questi gli avanzi di una villa romana. In un altro campo poi distante dalla chiesa 200 passi si scoprì in quel torno di anni un sepolcro in cui scendevasi a chiocciola. Era costrutto di grossi mattoni, ed in un'urna che vi giaceva trovossi, oltre le ossa, una moneta che andò smarrita. In seguito, poco lungi, molte urne di serizzo si sono rinvenute, e finalmente degli avanzi di mosaico, e molti altri ruderi che il caso offre furono colà riconosciuti ".

Il 10 febbraio 1888 venne eseguito, per ordine ministeriale, un sopraluogo dal consigliere di prefettura cav. Luigi Zerbi, dall'architetto Luca Beltrami e dal sac. Vitaliano Rossi ispettore degli scavi e monumenti del circondano di Monza. Nella relazione lasciata dal Rossi si dice che "dopo vari assaggi, emerse il pavimento a mosaico di un'ampia sala, il cui lato occidentale misurava metri 9.20. Due liste di cubetti neri, includenti una di bianchi, formano la fascia di precinzione discretamente conservata, e nell'angolo nord-ovest quasi intatta. Il campo centrale, composto di piccole pietre di vario colore e disposte irregolarmente, ha la sola ornamentazione di dadi neri disposti a regolari intervalli. Il sottosuolo è un conglomerato di calce, piccoli ciottoli e frammenti di laterizio. Non si poté constatare la completa riquadratura della camera per la rottura che il mosaico presenta verso levante, causata da una strada aperta una cinquantina d'anni sono fra la via e la chiesa; ma la continuazione dei pavimenti a mosaico, sempre allo stesso livello di un mezzo metro di profondità, fu riscontrata dalla Commissione al di là della strada per l'estensione di oltre trentacinque metri verso levante. Una disposizione interessante che fu rilevata è quella di un sottofondo in calce e mattone pesto portante le impronte del marmo che componeva il pavimento: tali impronte hanno una forma quadrata di 24 cm. circa per lato e una profondità variabile e irregolare a seconda dei pezzi di pavimento che le hanno formate e di cui rimasero dei frammenti attaccati al calcestruzzo ".

E in nota aggiunge che i frammenti, comunicati al prof. Angelo Pavesi, vennero riconosciuti di pietra calcare; i due materiali che compongono le fasce del pavimento a mosaico sono il nero di Varenna e il bianco di maiolica.

La parte superstite di questa sala la si può tuttora vedere nell'appezzamento di campo tutto isolato da strade, e che sta immediatamente di fronte alla casa, già villa Forlanelli, ora delle Suore di Maria Bambina. E non solamente altri avanzi di mosaico si trovano nel campo a levante al di là della strada, come ebbe a constatare la Commissione, ma se ne rinvennero ben anche ad ovest nel 1898 in occasione di scavi per costruzioni edili. Come si vede si tratta di avanzi di non piccola estensione, che però i contadini vanno man mano distruggendo per dare maggior fondo alla terra coltivata. I pezzi di mosaico finora scoperti sono tutti dello stesso tipo. Composti di bianche pietruzze, incastrate in calce fortissima e ben compresse da formare un pavimento levigatissimo, hanno la semplice ornamentazione rettangolare di dadi neri a distanze e dimensioni eguali di 12 cm. per lato. Una fascia ornamentale, a linee parallele di dadi più piccoli, corre intorno all'estremità, suddividentesi in tre liste, ciascuna delle quali della larghezza di 6 cm.: la linea di mezzo è di dadi o cubetti bianchi, le altre due di nero. Sembra un lavoro che i Romani chiamavano opus tesellatum e che non ammetteva nelle pietre, geometricamente tagliate, più di due o tre colori.

...

Quando fu edificata quella villa in Robbiano? Nulla abbiamo finora che possa indicarcelo. Dal fatto che L. Virginio Rufo nel primo secolo dell'impero al di là di Agliate, su quel di Valle, vi possedeva estesi boschi, custoditi dal suo fedele guardiaboschi Pilade, si volle da taluno intravedere una certa qual relazione tra i ruderi della nostra villa con L. Virginio Rufo. Questi era milanese, fu console tre volte, e si rese celebre per le sue vittorie sul Reno, e più ancora per avere nobilmente rifiutato lo scettro imperiale offertogli dalle sue legioni vittoriose nei momenti della catastrofe di Nerone e di Ottone. Per i suoi meriti e per la sua grande rettitudine si ebbe elogi da Cornelio Tacito e da Plinio il giovane. Plinio, come lui stesso scrive, aveva i suoi possessi confinanti con quelli di Rufo il quale teneva la sua villa prediletta ad Alsio (Alserio od Alzate o fors'anche Vill'Albese come affermò l'Alciati).

Si suppose perciò che i grandi possedimenti di Rufo si estendessero anche al di qua del Lambro fino a confinare con quelli di Plinio. Ma forse è più verosimile il datare quei ruderi dal IV secolo circa. Il mosaico, almeno quello finora scoperto, privo di figure simboliche o di squisiti ornati, ci dice che appartiene non gia al periodo luminoso dell'arte romana, ma a quello in cui l'arte era in decadenza. Infatti l'antefisa mi fu dichiarata probabilmente del secolo IV da Pompeo Castelfranco.

 

tratto da don Rinaldo Beretta, ROBBIANO BRIANZA. Notizie storiche

 

 

Negli ultimi anni dello scorso secolo (Settecento) a Robbiano, in un campo che sorge alquanto sopra gli altri fra la chiesa e parte dell'abitato, si rinvennero dei ruderi alla distanza di 500 passi gli uni dagli altri, e si reputarono questi gli avanzi di una villa. In un altro campo poi distante 200 passi dalla chiesa stessa si scoprì in quel torno di anni un sepolcro, in cui scendevasi a chiocciola.

Era costrutto di grossi mattoni, ed  in un'urna che vi giaceva trovossi, oltre le ossa, una moneta che andò smarrita. In seguito, poco lungi, molte urne di serizzo si sono rinvenute, e finalmente degli avanzi di mosaico, e molti altri ruderi che il caso offerse furono colà riconosciuti. 

(cfr. Il Genio Letterario d'Europa, Tomo XV - Amoretti, Viaggio ai tre Laghi, ad altri)