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brianza romana

Il poeta o filosofo è colto nel gesto della lettura interrotta dal gesto della Musa

Il poeta o filosofo è colto nell'atto della lettura interrotta dal gesto della Musa

Blocco marmoreo di età antonina [Como, Museo Archeologico Giovio]

 

 

BRIANZA ROMANA

 

 

 

 

 

La Brianza è un'importante parte del Milanese. La Brianza è quell'aggregato di colline fra i fiumi Adda e Lambro, che incominciano ad elevarsi poche miglia al di sopra di Monza su d'una linea da Cornate presso l'Adda alla canonica del Lambro, e terminano poco lungi da Lecco, ove sono il Monte Barro e le falde de' monti della Valsassina, che emanazione delle Alpi Rezie debbonsi considerare, ed Alpi stesse secondo Plinio. Le tortuosità del Lambro e dell'Adda formano la Brianza, che conta quindici miglia circa in lungo, ove più ove meno estesa in largo; non è però giammai maggiore di dodici miglia, né minore di nove.

Il Lambro, fiume considerevole del Milanese, nasce nella Valassina, o, come altri scrivono, Vall'assina; ha due sorgenti, la prima delle quali posta sopra Magreglio nel piano detto Rancio e chiamasi Menaresto, singolare per la sua intermittenza.

La Brianza e la Valsassina non hanno, per così dire, un centro, un capoluogo. È contrario alla verità l'asserire che Monza è la capitale della Brianza, quand'anche si voglia dare a questa, come suol farsi comunemente, un'estensione ben di molto maggiore di quella che noi le abbiamo dato. Volendosi aver riguardo alla posizione geografica ed all'esservi risieduto per il corso di più secoli il Vicario della Brianza, direbbesi anzi d'essere Merate il capoluogo di questa regione, che è d'altronde un borgo considerevole.

La popolazione è maggiore di centomila anime. Il carattere degli abitanti di questa parte del Milanese è, generalmente parlando, quieto, franco, onesto; il loro aspetto è dolce, ed in alcuni luoghi si vedono individui di belle e robuste forme, e vi si trova molta gente vegeta in età molto avanzata. Si potrebbe asserire, che sono incapaci di gravi delitti ed amanti poi sono, per quanto lo permettono i loro mezzi, dell'ospitalità. Non mancano di talenti, donde, riescono molto bene in qualunque impiego. Vantano a buon dritto alcuni uomini distinti in ogni età nelle armi, nelle lettere, nelle magistrature e nel disimpegno d'elevate cariche ecclesiastiche, non che distinti artisti. Taluni colle loro fisonomie ed abitudini sembrano rammentare il valore nelle armi de' loro antenati, Non pochi sono giustamente riputati bravi agricoltori. Vi sono nelle nostre regioni pochi avanzi di que' pregiudizi e di quelle superstizioni che di frequente s'incontrano nei paesi di montagna. Il linguaggio poco differisce dal dialetto comune a tutto il Milanese. Gli abitanti del distretto di Lecco sono chiamati Lecchesi, Leucesi, Lecaschi ed in latino Leucenses. I Brantini si trovano pur detti Briantei, Brianzei, Brianti, Brianzi e Briantios, Brianteos.

 

La romanizzazione del territorio brianzolo ebbe inizio lentamente soprattutto a partire dall'inizio del II secolo a. C., quando Roma aveva risolto a proprio vantaggio la questione cartaginese. Annibale, nella sua discesa in Italia nel 218 a. C., aveva infatti ottenuto l'appoggio militare anche delle tribù Insubri, e con tutti gli alleati antiromani tenne in scacco Roma in terra italiana per alcuni anni.

Cartagine venne conquistata solo nel 202. Ed è poco dopo, nel 196 a. C., che le legioni di Roma ricominciano ad affacciarsi su questi territori e ritornano alla conquista dell'Insubria.

Nell'anno 196 a. C, avvenne probabilmente l'unico scontro tra romani e "brianzoli". L'episodio fu descritto da Tito Livio al capitolo XXXIII, 36 del suo celebre libro Ab Urbe Condita. La battaglia fu la più importante e aprì le porte alla conquista della Transpadania, registrando oltre quarantamila caduti ed un notevole bottino. La Brianza, cioè il territorio che oggi chiamiamo con questo nome, era attraversata da un confine: a sud gli Insubri e a nord i Comensi. Questo confine non è mai stato ben individuato, anche perché le tracce rimaste risalgono ad alcuni secoli dopo, in età di avanzata romanizzazione.

La più parte degli studiosi che si è occupata della questione è propensi a far passare il confine tra i territori di Como e Milano lungo una linea Est-Ovest che congiunge Agliate e Lazzate e poi farlo scendere verso Sud costeggiando le Groane. Per il confine ad Est non è chiaro se esso risalisse da Agliate il corso del Lambro, sino ai laghi briantei, oppure scendesse verso Triuggio e Canonica e proseguisse per Camparada e Usmate per poi risalire seguendo la Molgora.

Lo scontro potrebbe essere avvenuto nella zona tra Agliate, Mariano o Cantù. Il luogo piuttosto vago ma trova una certa qual giustificazione nello scritto di Tito Livio. Marco Claudio Marcello junior condusse le sue legioni contro gli Insubri cercando di aggirarne le posizioni e portò l'attacco dal Nord. Attraversato il Po si portò nel territorio dei Cenomani e degli Orobii, entrambi alleati dei Romani. Quindi proseguì entrando nell'ager Comensis: «Marcellus Pado confestim traiecto in agrum Comensem legiones ducìt.»

Con molta probabilità guadò l'Adda attraverso il passaggio sull'Adda di Olginate o forse di Brivio. Se l'intenzione di Marcello era quella di dirigersi verso la capitale degli Insubri, Mediolanum, l'ipotesi di percorrere la via per Agliate valicando il Lambro non è da scartare. Poteva anche dirigersi verso il territorio comense avendo saputo che l'esercito nemico si era lì riunito ponendovi i suoi castra: «ubi lnsubres castra habebant».

La scelta di Marcello della via alta per raggiungere Milano era obbligata per chi proveniva dal territorio degli Orobi, soprattutto per l'ostacolo del passaggio dell'Adda. La via passante per Agliate è invece legata ai «percorsi di crinale» di antica percorrenza preistorica che seguivano gli spartiacque consentendo un cammino più agevole.

Il luogo della battaglia conclusiva viene posizionata da vari studiosi nella zona di Mariano o Cantù, che ben si lega con l'itinerario proposto, dove gli Insubri avrebbero impegnato battaglia facendosi incontro ai Romani in marcia, certi di coglierli impreparati e stanchi.  Livio narra che «Galli .. in ipso itinere proelium committunt» e cioè che furono i Galli ad intercettare i Romani scatenando la battaglia. Se non lo avessero fatto ad Agliate, o in altra zona con passaggi obbligati e difficoltosi, è probabile che i Romani riordinate le legioni sul piano e ormai senza più ostacoli in poco meno di una giornata sarebbero piombati alle spalle di Milano. Il campo della coalizione gallo-comense fu espugnato e saccheggiato lo stesso giorno della battaglia e dopo pochi giorni l'oppidum di Como con ventotto castella si arrese al console: «Castra eo die Gallorum exugnata diruptaque et Comum oppidum post dies paucos captum Castella inde duodetriginta ad consulem defecerunt.»

Marcello, rientrato a Roma, ottenne dal Senato il trionfo, «Triumphavit de lnsubri Comensibusque.» L'abbinamento di Livio lnsubris Comensibusque, la breve descrizione degli avvenimenti e, soprattutto, dell'itinerario seguito da Marcello, sono gli unici indizi che coinvolgono direttamente la Brianza ed il suo popolo nelle lotte di Roma. A Nord del Po Insubri e Comensi, a seguito della loro completa dedizione ai Romani, ottennero la pace senza condizioni sfavorevoli e ne trassero anche vantaggi che li portarono ad una lenta ma voluta romanizzazione.

Gli insediamenti e le tracce della romanità che si sono trovate in Brianza sono notevoli. Uno dei più grandi insediamenti riemerso alla luce è quello di Mariano Comense. Il rinvenimento ha restituito oltre ai resti degli edifici che costituivano l'antico vicus, anche una necropoli con più di 220 sepolture. A Biassono sono affiorate le tracce della villa romana di S. Andrea con una grande cisterna per la raccolta delle acque e un «tesoretto» con oltre 2000 sesterzi. Decisamente interessanti sono i mosaici della villa romana di Robbiano di Giussano e la vicina necropoli di Cascina Gallazza, tra Robbiano e Verano. A Capriano e a Brugora sono stati trovati, e ancora oggi si rinvengono, depositi di materiali di scarto provenienti da fornaci romane, organizzate con lavorazioni di serie. Nel territorio di Carate i rinvenimenti di materiali e testimonianze romane sono riaffiorati ad Agliate, alla Costa e a Realdino. Nella Brianza storica un luogo di primaria importanza è Cassago, l'antico rus Cassiciacum di Agostino, dove sorgeva la villa dell'amico Verecondo, che ha restituito una copiosa quantità di reperti litici e in ceramica.

 

Località della Brianza romana

AGLIATE  (Lapidi e are romana nella basilica romanica di san Pietro)

AIRUNO  (stele funeraria di Passeriae Secundinae)

ALZATE  (Luogo che diede i natali a Verginio Rufo)

ARCORE  (iscrizione a Giulia Drusilla, figlia di Germanico)

ASSO  (due iscrizioni romane di cui una dei Plinni al genius loci di Asso)

BARZAGO  (due avelli e alcuni menhir allineati)

BARZANO'  (Ara votiva di Novelliano Pandaro in onore di Giove Summano)

BESANA  (Lapide del saltuarius Pilade al padrone Verginio Rufo)

BRIVIO  (punto di passaggio dell'Adda)

BULCIAGO  (rinvenimenti vari di età romana e tardo romana)

CAPIATE  (frazione di Olginate: lapide romana di età imperiale)

CARATE BRIANZA  (insediamenti dall'età del bronzo a controllo del passaggio del Lambro)

CASATENOVO  (ritrovamenti vari sul territorio con insediamenti dall'età di La Tène all'epoca romana)

CASSAGO  (Rus Cassiciacum di Verecondo citato da sant'Agostino nelle Confessioni)

CEREGALLO  (frazione di Sirtori: fortificazioni di età gallo-romana)

CORNATE D'ADDA  (villa e necropoli romana in località Paradiso)

COSTA LAMBRO  (Lapide dell'aruspice Veraciliano)

COSTA MASNAGA  (rinvenimenti su tutto il territorio dall'età di La Tène fino al tardo impero romano)

CREMELLA  (Ara votiva di Brocchius Pupus  a Giove)

GALBIATE  (Insediamento tardo romano nel V-VI secolo sul Monte Barro occupato dai Goti)

GARBAGNATE MONASTERO  (La chiesa dei SS. Nazaro e Celso ha restituito materiale di interesse archeologico)

GARLATE  (scoperte archeologiche nella chiesa di S. Stefano e altrove)

INCINO  (rinvenute alcune iscrizioni di età romana)

LOMAGNA  (Lapide dedicata a Giove)

MISSAGLIA  (rinvenute alcune iscrizioni di cui una a Giove)

MOLTENO  (Necropoli romana del IV-VI sec. d. C.)

MONTEBARRO  (insediamento tardo-romano e goto)

NIBIONNO  (insediamenti dall'età del Bronzo fino all'età romana)

OGGIONO  (Ritrovamenti dall'età del Bronzo Medio fino all'età romana e longobarda)

OLGIATE MOLGORA  (epigrafe longobarda di Grauso e Aldo)

OLGINATE  (Ponte romano a guadare l'Adda)

PESCHIERA DI CARATE  (camera sepolcrale di età romana di un certo Q. Ternius)

REALDINO  (scoperti due ossuari in un fondo agricolo)

RESEMPIANO  (frazione di Sirtori: due urne scoperte sul fondo di una strada)

ROBBIANO  (Lapide di Rippario e villa romana con resti della pavimentazione)

ROGENO  (ritrovamenti insediativi del neolitico)

ROVAGNATE  (Rinvenimenti relativi all'epoca del Paleolitico)

SANTA MARIA HOE'  (Ponte di epoca romana sul torrente Molgora)

SIRONE  (Presenza di massi avelli e coperture di tombe tardo romane)

SIRTORI  (Masso avello e iscrizione di età romana)

VERDEGO'  (Masso avello e reperti di età preromana presso la chiesetta dei santi Giovanni e Paolo martiri)

 

MASSI CUPPELLATI ED ETA' PROTOSTORICHE  (massi erratici in area brianzola e presenze pre-romane)

STRADA ROMANA  (da Milano per Carate e da qui biforcazione per Como e per l'Alta Brianza)