Percorso : HOME > Cassiciaco > Iconografia >  De Nova

Antonio De Nova: Agostino e il suo cenacolo a Cassiciaco

Il cenacolo agostianiano a Cassiciaco di Antonio De Nova

Il cenacolo filosofico di Cassiciaco

di Antonio De Nova (1986)

 

 

 

ANTONIO DE NOVA

Proprietà Privata

1986

 

Vita a rus Cassiciacum: il cenacolo agostiniano

 

 

 

L'autore ha voluto rendere omaggio al soggiorno del santo in Brianza a Cassago nel periodo che ne vide la conversione milanese. La scena rappresentata immagina come poteva svolgersi una discussione di quei giorni nel rus Cassiciacum quando presero corpo i Dialoghi. Agostino è seduto al centro con alle spalle una colonna e alti monti, fra i quali si riconoscono i profili del Resegone e delle Grigne.

E' attorniato dagli amici, dai parenti e dai discepoli che l'accompagnarono in quel soggiorno fra il 386-387 d. C. C'è anche la madre Monica che sembra intervenire nella discussione, mentre altri leggono sui libri e uno stenografo prende appunti sul progredire delle discussioni.

 

Quando ricorderò tutti gli avvenimenti di quei giorni di vacanza? Non li ho però dimenticati, né tacerò la durezza del tuo flagello e la mirabile prestezza della tua misericordia. Mi torturavi allora con un male ai denti. Quando si aggravò tanto che non riuscivo a parlare, mi sorse in cuore il pensiero di invitare tutti i miei là presenti a scongiurarti per me, Dio di ogni salvezza. Lo scrissi sopra una tavoletta di cera, che consegnai loro perché leggessero, e appena piegammo le ginocchia in una supplica ardente, il dolore scomparve. Ma quale dolore? O come scomparve? Ne fui spaventato, lo confesso, Signore mio e Dio mio, perché non mi era mai capitato nulla di simile da quando ero venuto al mondo. S'insinuarono così, nel profondo del mio essere, i tuoi ammonimenti, e giulivo nella fede lodai il tuo nome. Quella fede tuttavia non mi permetteva di essere tranquillo riguardo ai miei peccati anteriori, perché non mi erano stati ancora rimessi mediante il tuo battesimo.

AGOSTINO, Confessioni 9, 4, 12

 

Scrisse allora a S. Ambrogio per sapere quali libri dovesse leggere per meglio istruirsi nella fede, e il santo gli mandò le profezie di Isaia che preannunzia il vangelo e fu quasi il precursore dell' Apostolo delle genti. Egli dapprincipio non comprese le parole del profeta, ed Ambrogio gli disse di rileggerle dopo che avesse meglio approfondite le Sacre Scritture.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea