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Anonimo di Vienna: la scena del mal di denti

Agostino a Cassiciaco dialoga con i suoi amici: dal Manoscritto Contra Academicos, ms 1009, Biblioteca Nazionale di Vienna del XII secolo

Agostino a Cassiciaco dialoga con i suoi amici

 

 

 

ANONIMO DI VIENNA

Manoscritto Contra Academicos, ms 1009, Biblioteca Nazionale di Vienna

XII secolo

 

Agostino a Cassiciaco dialoga con i suoi amici

 

 

 

Il Manoscritto Contra Academicos, n. 1009, conservato alla Biblioteca Nazionale di Vienna al foglio 1r. presenta questa interessante rappresentazione del soggiorno di Agostino nella villa presso il rus Cassiciacum dell'amico Verecondo. Disegnata al tratto la scena ci presenta la figura di Agostino, già raffigurato nelle vesti di vescovo e Dottore della Chiesa, mentre dialoga con tre dei suoi amici che furono presenti a Cassiciaco.

Si tratta dei discepolo Licenzio e Trigezio e dell'amico Alipio.

Fra tutti il più dotato di una spiccata personalità era Trigezio, un discepolo e concittadino di Agostino, amante della storia e discreto interlocutore nelle discussioni. Poco più che ventenne, aveva appena concluso il servizio militare (C. acad. 1, 1, 4). Era coetaneo di Licenzio, il figlio di Romaniano, ricco cittadino di Tagaste, che fu amico e mecenate di Agostino dopo la morte del padre. Al suo benefattore, con il quale a Milano nel 385 d. C. aveva progettato di ritirarsi a vivere in pace lontano dalla folla, così come stava realizzando ora a Cassiciaco, Agostino riservò sempre sinceri apprezzamenti di lode, tanto da dedicargli il Contra Academicos. Licenzio aveva in particolare predisposizione per le lettere e la poesia (C. acad. 2, 3, 7 e 4, 10), nonchè singolari capacità di intuizione.

Dei presenti a Cassiciaco, il grande amico di Agostino fu comunque Alipio, benchè di lui più giovane. Era anch'egli di Tagaste, apparteneva ad una famiglia di rango ed era stato suo scolaro anche a Cartagine. Precedette Agostino a Roma per dedicarsi agli studi di diritto e con lui, obbedendo alla volontà dei genitori, si portò a Milano. Come Alipio anche Alipio aderì dapprima al manicheismo, dopodichè si convertì al cristianesimo ricevendo il battesimo a Milano. Nel 394 d. C. divenne vescovo di Tagaste, l'odierna Souk-Ahras e, dopo un'intensa attività pastorale, morì qualche anno dopo l'amico. Fu acclamato santo e la sua festa viene celebrata dalla Chiesa il 13 agosto.

 

Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno. Dopo un pranzo tanto frugale che non impedì il lavoro della mente, feci adunare nella sala delle terme tutti coloro che non solo quel giorno ma ogni giorno convivevano con me. S'era presentato come luogo appartato, adatto all'occorrenza. Partecipavano e non ho timore di presentarli per ora con i soli nomi alla singolare tua benevolenza, prima di tutto mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto quello che sto vivendo, Navigio mio fratello, Trigezio e Licenzio miei concittadini e discepoli. Volli che non mancassero neanche Lastidiano e Rustico, miei cugini, sebbene non avessero frequentato neppure il maestro di grammatica. Ritenni che il loro buon senso fosse sufficiente all'argomento che intendevo trattare. Con noi era anche mio figlio Adeodato, il più piccolo di tutti. Egli ha tuttavia un ingegno che, salvo errore dovuto all'affetto, promette grandi cose.

AGOSTINO, De Beata Vita 1, 6

 

Quando ricorderò tutti gli avvenimenti di quei giorni di vacanza? Non li ho però dimenticati, né tacerò la durezza del tuo flagello e la mirabile prestezza della tua misericordia. Mi torturavi allora con un male ai denti. Quando si aggravò tanto che non riuscivo a parlare, mi sorse in cuore il pensiero di invitare tutti i miei là presenti a scongiurarti per me, Dio di ogni salvezza. Lo scrissi sopra una tavoletta di cera, che consegnai loro perché leggessero, e appena piegammo le ginocchia in una supplica ardente, il dolore scomparve. Ma quale dolore? O come scomparve? Ne fui spaventato, lo confesso, Signore mio e Dio mio, perché non mi era mai capitato nulla di simile da quando ero venuto al mondo. S'insinuarono così, nel profondo del mio essere, i tuoi ammonimenti, e giulivo nella fede lodai il tuo nome. Quella fede tuttavia non mi permetteva di essere tranquillo riguardo ai miei peccati anteriori, perché non mi erano stati ancora rimessi mediante il tuo battesimo.

AGOSTINO, Confessioni 9, 4, 12