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Colnaghi: QUESTIONI A PROPOSITO DEL RUS CASSICIACUM

Immagine di don Enrico Colnaghi

don Enrico Colnaghi e familiari

 

 

 

QUESTIONI A PROPOSITO DEL RUS CASSICIACUM

di don Enrico Colnaghi e don Giovanni Motta

Chronicon parrocchiale cap. VII

 

 

 

Lunga e assai agitata fra i dotti è questa questione specialmente dopoché il Manzoni rispondendo al Poujoulat che l'interpellava in proposito, emise il parere che il "rus Cassiciacum" fosse Casciago su quel di Varese.

Naturalmente a questa uscita del Manzoni i Cassaghesi che soli fino allora possedevano documenti e tradizioni sul soggiorno del santo Agostino a Cassago, hanno redarguito e per loro fortuna hanno trovato un dotto avvocato in materia, cioè mons. Biraghi che scrisse in difesa di Cassago un apposito opuscolo.

D'allora in poi si formarono due opinioni e due distinte schiere di opinanti, in cui ci entrava parecchio il sentimento di campanilismo. All'epoca in cui scrivo la questione è si può dire quiescente, se non risolta, avendo i sostenitori di Cassago ridotto al silenzio con forti ragioni i campanilisti di Casciago e del Varesotto.

Di ciò va dato gran  merito al mio amico e commilitone avv. Meda che dopo d'aver preso visione dei documenti relativi e della località di Cassago e adiacenze, scrisse una dotta dissertazione sull'Osservatore cattolico del 9 marzo 1903. A mie spese ho fatto stampare alcune centinaia di fascicoli riportanti la predetta dissertazione Meda.

Qui non vale la pena di ricopiare l'opuscolo Biraghi, l'Appendice del Barberis, la lettera autografa del Poujoulat, altre lettere e l'articolo Meda. Questi documenti e dissertazioni, che in massima parte mi furono consegnati ad Abbiategrasso dal mio ante predecessore Gioletta (che non aveva voluto cederli al parroco Oriani) si trovano nella cartella "Documenti Parrocchiali".

Sac. Carlo Biffi

 

16/9/1943

Riprendo questa intricatissima questione non con l'animo di voler assolutamente definire questa vertenza, né di appoggiare campanilisticamente una parte o l'altra, ma solo col desiderio di esporre oggettivamente le alterne vicende di questa combattuta battaglia dal punto in cui l'ha lasciata il mio predecessore don Carlo Biffi ad oggi.

Dopo l'articolo del chiarissimo avvocato Meda la questione sembrava dover essere stata definita tanto più che nessuno si era fatto di nuovo vivo a contrastare la "gloria" di Cassiciacum al moderno Cassago Brianza.

La "Guida Ufficiale del Clero" aveva di nuovo ripristinato a Cassago la classica dicitura di Cassiciacum e tra i dotti sembrava troncata ogni discussione.

Ma il 1930 si avvicinava a grandi passi e con lui si avvicinavano le grandiose manifestazioni, che la Chiesa avrebbe celebrato al sublime Dottore d'Ippona nel XV centenario della sua morte.

Si riaffacciava dunque alla ribalta il doloroso interrogativo: Cassago o Casciago? Il fuoco delle polverilo diede il dotto Benedettino francese Dom Germain Morin, il quale, in un articolo sulla "Scuola Cattolica" del 15-1-1927 (fascicolo presente nella cartella I "Documenti Parrocchiali") dal titolo: ù en est la questione de Cassiciacum?" riprendeva a difendere la gloriosa tradizione di Cassago, mettendosi nella schiera dei Biraghi, De Vit, D'Arbois de Jubenville, Meda, Bertrand ecc.

L'avv. Meda però rispondeva subito sulla stessa Rivista "La Scuola Cattolica" del marzo 1927 con un articolo in cui si meravigliava che ancora si risollevasse una questione che il tempo e il silenzio sembrava avesse definita. Questo risveglio e soprattutto l'avvicinarsi del XV Centenario mossero la volontà del dotto prof. Carlo Massimo Rota a trattare, secondo lui, scientificamente la questione. E così nel 1928 venne alla luce "La villeggiatura di S. Agostino a Cassiciaco". Da ottimo corografo svolge nel suo libretto la sua tesi in favore di Casciago venendo così ad aggiungere un buon nome alla esigua schiera dei difensori varesini, quali il Cossa, il Flechia e in un primo luogo anche il Manzoni e il Poujoulat. Nello stesso anno 1928 usciva anche un altro opuscoletto del sac. Rinaldo Beretta parroco di Robbiano dal titolo "Dov'era Cassiciaco che ospitò sant'Agostino?"

Costui esamina lo scritto del Rota e dopo una sobria discussione, cha lascia ancora nell'oscuro la "sicura" identificazione del luogo, viene a propendere per la tradizionale e forte credenza che in Cassago. Nel 1931 si ebbe un nuovo scritto dell'on. Meda "La controversia sul Rus Cassiciacum", il quale, rispondendo al Rota, venva a ribattere sempre più la sua fermezza per Cassago Brianza.

Questione scabrosa e di difficile soluzione, dato la mancanza di responsi archeologici definitivi, questione in cui filologia, corografia ecc. hanno ancora campo di poter a lungo discutere e controbattere e ... se vogliono scomodarsi ... di venire anche a visitare i diversi luoghi. Così fece il francese Bertrand, che reputando scomparso Cassiciacum, dietro gentile avviso del giudice del tribunale di Lodi venne in Italia, felice e contento di doversi ricredere e di propendere, dopo aver visitato Casciago e Cassago su quest'ultimo. Tra gli altri visitatori degni di nota per scienza e serietà di critica, non posso tralasciare di nominare mons. Agostino saba, dottore dell'Ambrosiana di Milano.

Ma mentre i dotti e i critici in preparazione al XV Centenario si riazzuffano di nuovo con interminabili logomachie, il popolo cassaghese, conscio della sua tradizione e della sua devozione, si preparava ben diversamente alla celebrazione agostiniana del 1930. Indette dalla Federazione Giovanile Diocesana Milanese ben 3 giorni di feste - 30 - 31 agosto - 1 settembre, a Cassago Brianza si raccolsero ben 3000 giovani con 100 bandiere. L'entusiasmo di questi nel poter celebrare il grande Dottore della Chiesa, qui nello stesso posto in cui, malato e ignorato, stava preparandosi a quella via che l'avrebbe reso grande davanti a Dio e agli uomini, era davvero incontenibile. La gioia cristiana rifulgeva su tutti i volti ed effuse, disciplinata e coerente, nelle varie pratiche di devozione dei diversi giorni, nei numerosi cortei e, specialmente, nell'accoglienza alla fugace visita del nostro amato e diletto Pastore e Arcivescovo. La figura del Santo d'Ippona fu trattata magistralmente dal Commendatore Corsanego il quale riuscì a farla balzare viva e palpitante davanti alla mente e al cuore di quella magnifica gioventù.

Invece la calda e trascinante parola del Marchese Cornaggia infiammò i giovani alle virtù patrie e al sacrificio nel rendere il dovuto omaggio ai caduti in guerra. Parlò dal Monumento dei caduti nella piazza omonima. Giorni indimenticabili la cui traccia materiale è ancora possibile ritrovare nel "Numero Unico" e nell'Azione Giovanile di quei giorni, ma la cui orma spirituale, io credo, sia rimasta indelebile nel cuore e nell'animo di tutti i partecipanti alle feste agostiniane. Ancor più l'ho constatato e lo constato tuttora nell'animo dei miei parrocchiani il che per me, povero e indotto parroco, è segno più che sufficiente per affermare che nel luogo dove alita potente il suo spirito e la sua intercessione, quivi si mosse e si rinfrancò nella salute, nel lontanissimo 386-387 il nobile corpo del grande Agostino.

Fantasie ed esaltazioni mistiche - si dirà - ma che provano quanto a Cassago si visse in quei giorni, e sempre si vive, della vita di Aurelio Agostino, laddove Casciago nulla fece e nulla si visse!

Sac. Colnaghi don Enrico Parroco

 

Le posizioni sono ancora a quel tempo: l'articolo di Morin fa testo: l'Enciclopedia Cattolica ne accetta le conclusioni. E' prossimo il Centenario della nascita di sant'Agostino, non mi resta che prepararmi alla buona ospitalità di studiosi che volessero interessarsi. C'è o c'era per l'aria un interessamento di Mons. titolare di patrologia antica all'Università di Torino ed un altro della sig.ra Eva tea docente di arte all'Università Cattolica: nel 1952 la visita di un sacerdote giapponese portò in questa regione l'interessamento della Questura.

Verrà luce dall'Oriente?

1953 don Giovanni Motta

 

Il Centenario XVI della nascita di S. Agostino trovò unanime e gioiosa anche la nostra voce che, oltre che far coro di lode, ha voluto procurare un passo innanzi nella questione del "Rus Cassiciacum" o se, come è da credere, si inporrà l'argomentazione dello studioso patrista P. J. Cayré "Rus Cassiciacum".

Per la via spiccia con cui organizzai il centenario nella sua manifestazione di festa ricorsi ad un mio compaesano; invito semplice, alla buona, come alla buona e senza pretese la sua adesione, che per altro per la semplicità non diminuisce di valore essnedo questo sacerdote don Giulio Oggioni prof. valido di teologia dogmatica in Facoltà di Milano, e rivelandosi studioso stimato di S. Agostino per aver trattato in discussione di laurea un argomento agostiniano. Concludeva positivamente per Cassago la questione per un duplice motivo; topografico e panoramico, demandando l'ultima parola ad una soluzione di carattere filologico che per altro seguendo Meda risolveva pure a favore di Cassago.

Ma quasi riprendendo il filo lasciato da Oggioni, la Provvidenza portò un giorno in visita a Cassago e precisamente a scopo di studio sulla Questione, gli studiosi PP. Aghostiniani F. Cayré e Thonnard: patrista di fama mondiale il primo ed eccellente filosofo il secondo (una mitissima e carissima persona).

P. Cayré espresse il suo parere in un articolo apparso sulla "La Croix" di Parigi. Riprende e convalida l'argomentazione filologica di Mons. Biraghi nel suo opuscolo "Rus Cassiciacum". L'argomentazione è chiara: 14 codici tra italiani e stranieri: di questi 8 (ed i locali per di più portano Rus Cassiciacum: due incerti; quattro Cassiciacum. Al tempo stesso della traduzione maurina un famoso studioso Tillemont accetta "Rus Cassacum".

Se è così la derivazione di Cassiacum in Cassago è incontrovertibile. Al mio personale piacere di dilettante filologo la dizione Cassiacum è sensibilmente più aggettivo, come richiede la sua funzione attributiva di Rus.

Ma per coscienza di studioso e forse per non togliere quella fine eleganza che ogni Quaestio porta con sé P. Cayré soggiunge, riprendendo la tesi di P. Morin, che occorrerebbero scavi alla ricerca del documento, del testis, il che è certamente esigenza anche della mia educazione agli studi. Gli scavi! Ma chi pone mano ad essi?

20-2-1955

 

Vengo dalla Chiesa dove ho assistito alla ripresa fotografica dell'altare di S. Agostino. Questo mi dà occasione per dire che è stata fondata con atto giuridico l'Associazione S. Agostino con intenzione e propositi e lavori e scavi allo scopo di portare contributi di verità alla questione sul Rus: si tratta di persone appassionate ed attive a questo movimento e ai suoi atti rimando l'ulteriore sviluppo di studi su S. Agostino.

19/7/1968  don Motta