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Carlo Locatelli: Vita di S. Ambrogio

Il frontespizio dell'opera di Carlo Locatelli

Il frontespizio dell'opera di Carlo Locatelli

CAP. X - Pag. 105 dell'opera di Carlo Locatelli

CAP. X - Pag. 105 dell'opera di Carlo Locatelli

 

 

 

VITA DI S. AMBROGIO

 

COMPILATA DAL SACERDOTE CARLO LOCATELLI - DOTTORE IN SACRA TEOLOGIA, MEMBRO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE IN ROMA. NUOVA EDIZIONE ILLUSTRATA CON APPROVAZIONE DI SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA MONSIGNOR ARCIVESCOVO DI MILANO.

Milano - presso SERAFINO MAJOCCHI Libraio- Editore via BOCCHETTO, NUM. 3.

1874

 

 

 

CAP. X - Pag. 105 e segg.

 

[...] Gli Inni [di S. Ambrogio] per gli altri Santi non sono men belli. Così ne riassume i concetti inspiratori Monsignor Biraghi: «In san Vittore e Soci celebra gli effetti della fede, che i più lontani di patria riunisce con noi in una famiglia, e li porta a patire generosi per Gesù; in s. Lorenzo canta la costanza in mezzo alle più terribili prove; in sant'Agnese il verginale proposito serbato con eroismo; in s. Giovanni Evangelista il pregio delle divine Scritture; nell'inno dei martiri i benefici da questi grandi recati alle chiese e gli onori di culto che vi godono; in quello de' santi Gervasio e Protasio la venerazione delle sacre Reliquie e la potente intercessione dei Santi; da ultimo nel carme sul Battesimo gli effetti soprannaturali dell'acqua rigeneratrice nel primo dei Sacramenti, che è porta degli altri: e dappertutto rammenta la vita del regno eterno, a cui è destinata la pellegrina famiglia dei cristiani». Gli inni di Ambrogio in un baleno divennero popolari. È commovente ascoltar talvolta sugli ameni colli della nostra Brianza l'eco di voci cristiane che all'alba, al tramonto, coll'Angelo salutano la Vergine Maria; ma non è ora soltanto che là si spande eco sì divota; nel secolo IV una donna [Santa Monica] tutta di preghiera nel ritiro di Cassago invocava lietissima con le parole di Ambrogio la santissima Trinità, Fove precantes, Trinitas (1).

Sulle sponde del Tevere le ricordò Agostino e le ripeteva a suo conforto. Perché un poeta cristiano non ce li dona quest'inni ridotti a popolare versione? Perché qualche sommo artista non li disposa a Santa e festiva armonia?

 

(1) S. Agostino, De Beata Vita. [...]

 

 

 

CAP. XVII - pag. 282 e segg.

 

[Conversione di S. Agostino - Tolle Lege]

«... Contrassegnai nel volume le pagine, lo chiusi, e con viso rasserenato narrai all'amico [Alipio] l'accadutomi: bramò egli vedere quel ch'io aveva letto, e correndo ansioso alle parole che tengono dietro al passo che aveva applicato a me stesso, trovò: Assistete chi è vacillante nella propria fede; e lo Spirito Santo con quella esortazione lo afforzò; ondechè, senz'esitanza o timore, si associò a me con buona e santa risoluzione, la quale ben si affaceva a' suoi costumi comparativamente assai migliori de' miei. Ne andammo alla madre [Monica], che si rallegrò dell'avvenuto ed esaltò le tue misericordie, o Signore, la cui onnipotente bontà compiacesi d'avanzare nella profusione delle sue grazie ogni nostra domanda ed anche ogni nostro desiderio». Poteva Agostino tacere tal novella ad Ambrogio, all'anima generosa, di cui Dio si era valso per rigenerarlo alla verità, alla virtù?

Come Ambrogio amava raccogliere le grandi impressioni religiose nel silenzio e nella solitudine, così possiamo intravedere un consiglio, un'insinuazione di Ambrogio nel lasciar che fa Agostino il tumulto della metropoli per ritrarsi agli ameni solinghi colli della nostra Brianza ed ivi tranquillo meditare sul lavoro della grazia, studiare la storia delle metamorfosi, ricercare nel fondo dell'anima l'inno della riconoscenza per colui che l'aveva salvato. Intanto Ambrogio iscriveva Agostino nel numero dei Catecumeni, e noi anticipiamo volontieri una pagina di storia per dire il giubilo provato dai due più grandi uomini del secolo IV nel faustissimo 25 aprile del 387, in cui Agostino fu battezzato. [...]