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BEAti dell'Ordine Agostiniano: STEFANO BELLESINI

Immagine di Bellesini visto da Hajnal Janos

 

Immagine di Bellesini visto da Hajnal

 

 

Beato STEFANO BELLESINI

(1774 - 1840)

 

 

 

 Nasce a Trento, in una famiglia benestante. A 18 anni veste l'abito agostiniano nel convento di S. Marco. Passa poi a Bologna per il noviziato, in seguito a Roma e di nuovo a Bologna per lo studio della filosofia e della teologia. Costretto dalle truppe napoleoniche ad abbandonare lo Stato pontificio ritorna a Trento, dove viene ordinato sacerdote. E' l'anno 1797.

Vive nel convento di S. Marco fino al 1809, anno della sua soppressione. Rientrato in famiglia si dedica all'assistenza dei ragazzi, aprendo nella propria casa una scuola gratuita. Continua questa attività al ritorno del governo austriaco, acquistandosi in breve tempo la stima e la fiducia della gente e della stessa autorità civile che lo nomina ispettore generale delle scuole del Trentino. Se all'inizio i suoi alunni non arrivavano al centinaio, ora sono migliaia. P. Stefano desidera però rimanere fedele alla sua professione religiosa. Vista l'impossibilità di realizzare questo desiderio nella sua città, poiché il governo non permette di riaprire il convento di S. Marco, nel 1817 abbandona la carriera scolastica e, di nascosto, si rifugia a Bologna, nello Stato Pontificio, dove nel frattempo era stata ristabilita la vita religiosa.

All'autorità civile di Trento, che pressantemente lo invita a ritornare, risponde risoluto che il legame che lo tiene unito a Dio attraverso i voti religiosi e "all'amatissima mia Madre, che è la Religione da me professata solennemente" è di gran lunga più vincolante di qualunque altro. Chiamato dal Generale dell'Ordine a Roma, per alcuni anni svolge il compito di maestro dei novizi. Nel 1826 viene mandato a Genazzano, nel santuario della Madonna del Buon Consiglio. Qui dedica gli ultimi anni della vita al ministero parrocchiale, attendendo con sollecitudine ai poveri e ai fanciulli, suo ormai vecchio ma ancora grande amore. Il culto della Madonna del Buon Consiglio risale al 1467, quando, in maniera, straordinaria venne rinvenuto l'affresco raffigurante la Vergine, che era stranamente ricoperto di calce.

Immagine di Bellesini visto da Toeschi, Viterbo SS. Trinità

 

Beato Stefano Bellesini

Toeschi, Viterbo SS. Trinità

La devozione si diffuse rapidamente a Genazzano ben presto divenne meta di pellegrinaggi. In questo famoso santuario venne trasferito nel 1826 fra Stefano Bellesini, fondatore della scuola primaria gratuita a Trento, proveniente da Città del Pieve, dove aveva svolto l'impegnativo e delicato compito di maestro dei novizi agostiniani. ai quali aveva insegnato soprattutto ad obbedire "libenter, simpliciter, velociter et indesinenter". Nominato parroco nel 1831, accettò il nuovo incarico con entusiasmo dedicandosi serenamente al servizio dei suoi parrocchiani; servizio che divenne assistenza umana e spirituale quando nel 1839 l'intero paese fu colpito dalla peste, che non risparmiò neppure l'umile ed intraprendente figlio di Sant'Agostino. Solo chi ha letto la descrizione della peste di Firenze del Boccaccio o di Milano del Manzoni, può farsi un'idea degli orrori che cagiona questo inumano flagello. Tra tanta desolazione si aggirava il frate agostiniano con il suo saio nero proprio come il Cappuccino manzoniano . Si aggirava per le strade di un paese agonizzante, senza mai fermarsi. senza alcun timore di essere contagiato. nonostante fosse affranto dalle fatiche ed afflitto dalla vecchiaia.

Con il cuore traboccante di carità tipicamente agostiniana, di giorno e di notte percorreva le vie strette e scoscese di Genazzano; entrava nelle case dei più abbandonati, saliva per le scale dirupate con la celerità di un giovane e l'eroismo di un martire. Si soffermava al capezzale degli ammalati confortando, incoraggiando, asciugando lacrime e sudori, pulendo e riscaldando letti, dando bevande e medicinali, amministrando i sacramenti. Ovunque portava il proverbiale saluto agostiniano "pace e gioia". Ma dove trovava tanta forza morale e fisica ? Nel carisma agostiniano. La regola di S. Agostino, infatti, è fondata sull'umiltà e si sviluppa nella carità. Infine contagiato nel corpo, ma rafforzato nella fede, trascorse gli ultimi suoi giorni pregando con i salmi penitenziali o di Davide. come il suo Santo Padre Agostino.

A 66 anni, dopo una vita vissuta per gli altri prima come educatore della mente e del cuore nella scuola gratuita. poi come maestro dei novizi agostiniani ed, infine, come soccorritore del corpo e dello spirito durante la peste alle ore 22 di domenica 21 febbraio del 1840 mori a Genazzano, deve riposa ancora. Nel 1904, la sua eroica esistenza fu riconosciuta pubblicamente ed ufficialmente da Papa Pio X che lo proclamò Beato, prima del più noto curato d'Ars francese. L'apostolo della carità fu il primo parroco elevato agli onori dell'Altare ed il primo beato della terra di Trento, dove era nato il 25 novembre del 1774. Tra la folla che assistette alla cerimonia "c'erano moltissimi suoi scolari, ormai vecchi signori la cui vita era trascorsa serena grazie alloro buon maestro. E i genazzanesi erano quelli stessi che, da ragazzi, gli tiravano la tonaca o gli facevano lo sgambetto".

 

 

Sacra Rituum Congregatione. Romana seu Praenestina et Tridentina beatificationis et canonizationis Ven. Servi Dei Stephani B. Positio super virtutibus, Romae 1888; RICCARDI D., Un santo fra i poveri e ragazzi. Vita del B. S. B., Milano 1970; Epistolario. Ed. a cura di Carlos Alonso, Roma 1974; GOTTARDI G.- VIVALDELLI, C., Trento fra siori e pezotéri. S. B. e il risveglio sociale nel Trentino (1796-1817), Trento 1974; ORCASITAS M. A., OSA., Nel 1500 anniversario della morte del B. S. B., in AOSA. 38 (1991) 65-67; GALDEANO J. LUIS, OSA. El Beato Esteban B., agustino (1774-1840). Un educador para el pueblo, un pastor para los pobres, Madrid 1994.