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BEAti dell'Ordine Agostiniano: ELIA DEL SOCCORSO NIEVES

Immagine di Matteo Elia Nieves in un'opera di Hajnal

Immagine di Matteo Elia Nieves in un'opera di Hajnal

 

 

Beato ELIA DEL SOCCORSO NIEVES

(1882 - 1928)

di Ferdinando Rojo

 

 

 

Matteo Elia Nieves nacque a Yuriria (Guanajuato - Messico). Figlio di modesti agricoltori, presto manifestò il desiderio di diventare sacerdote, ma all'età di 12 anni suo padre fu ucciso dai ladri e si vide costretto ad abbandonare gli studi per poter contribuire al mantenimento della famiglia. Nel 1904, nonostante la sua scarsa preparazione e la sua età adulta, ottenne l'ammissione nel collegio agostiniano di Yuriria. Le difficoltà derivanti dagli studi seminaristici iniziati all'età di 21 anni, dalla mancanza di mezzi economici e dalla sua debole costituzione fisica furono superate con sforzo e coraggio.

In riconoscenza dell'aiuto ricevuto dall'alto in tanti momenti della sua vita, e mosso dalla sua filiale devozione a Maria, nel momento di emettere i voti religiosi nel 1911, cambiò il nome in Elia del Soccorso. Sacerdote dal 1916, praticò il ministero in diverse località, fino a quando, nel 1921, fu nominato vicario parrocchiale di La Canada de Caracheo (Gto.) In questo centro, di scarse risorse economiche, sprovvisto di servizi sanitari e di scuola pubblica, non si limitò all'assistenza spirituale del suo gregge. Avendo conosciuto da piccolo il lavoro manuale e l'indigenza, non gli pesarono né le privazioni né la povertà, condividendole con animo generoso e fiducia nella Provvidenza.

Fu proprio in questi anni che nacque il movimento popolare dei cristeros. Il P. Nieves si tenne lontano da questo fenomeno rivoluzionario, e quando alla fine del 1926 si arrivò all'effettiva persecuzione della chiesa, nonostante il suo carattere timido, invece di obbedire all'ordine governativo di risiedere nelle città, si stabilì in una grotta d'un vicino colle, assicurando così ai suoi fedeli l'assistenza religiosa. Questa clandestinità forzata portata avanti per 14 mesi finì la mattina in cui si scontrò con un distaccamento di soldati, i quali, sotto il vestito bianco di contadino intravidero quello scuro usato nel ministero pastorale notturno. Interrogato, dichiarò la sua condizione di sacerdote e fu arrestato insieme ai due rancheros che si offrirono di accompagnarlo. La mattina del 10 marzo 1928 militari e prigionieri si misero in cammino in direzione del piccolo centro urbano di Cortazar. Alla prima tappa il capitano diede l'ordine di passare alle armi i due accompagnatori. Nella seguente fermata, già vicini al paese, il capitano disse al Padre: Adesso tocca a Voi, vediamo se morire è come celebrare la Messa.

Il P. Nieves chiese un momento di raccoglimento, diede la benedizione ai soldati e iniziò la recita del credo mentre preparavano le armi per fucilarlo. Le sue ultime parole furono: Viva Cristo Re. I suoi resti riposano nella chiesa parrocchiale de la Canada (Gto.). Fu solennemente beatificato il 12 ottobre 1997.

 

 

 

NAVARRETE, N. P., OSA., Un màrtir agustino de Cristo Rey (Fray E. del S. N.), El Escorial 1942; ID., El Viacrucis de un agustino. Sembianza biogràfica del Siervo de Dios R. R Fr. E. del S. N., OSA (1882-1928), México 1960 (rist. 1978); Congregatio de Causis Sanctorum. Morelien. Beatificationis seu declarationis martyrii Servi Dei Eliae a Succursu N. Positio super martyrio, Roma 1993; ID., Relatio et vota Congressus peculiaris super martyrio, Roma 1996; MARTIN ABAD J., E. del S. N., 1882-1928. Agustino, pastor y màrtir, Roma 1997. Il breve della beatificazione in AAS. 91 (1999) 153-156 e in AOSA. 49 (1999) 3-5.

 

 

Il Padre Elias del Socorro Nieves è stato beatificato come martire il 12 ottobre scorso. Che cosa dire dei martiri ? Certo la forza della loro testimonianza si condensa tutta nella loro ora, della quale il Vangelo stesso garantisce che viene gestita in coproduzione speciale con lo Spirito Santo. Tuttavia la vita del P. Nieves è già fin dall'inizio tutta un cammino convinto e sicuro verso la santità. Nato nel 1882 da famiglia molto religiosa, ma molto povera, dovette tardare a entrare tra gli Agostiniani, come ardentemente desiderava, sia per motivi di salute che per motivi di questa povertà. Per questo arrivò ad essere sacerdote solo nel 1916, a 34 anni. Dopo le sue prime esperienze pastorali, gli fu affidato il vicariato alla Canada de Caracheo, una borgata dove la miseria si tagliava a fette. Lì egli ha svolto la sua breve ma intensa vita di sacerdote facendosi a pezzi per i suoi parrocchiani per infondere in essi il conforto e la speranza cristiana e, se possibile, per procurare un boccone da mettere dentro quelle pance vuote; condividendone comunque tutti i disagi e le sofferenze. Ma il Messico stava vivendo uno dei momenti più tragici della sua tragica storia. Uscito, come Dio aveva voluto, dallo sfruttamento bieco degli Spagnoli con la guerra di indipendenza del 1822, non era mai riuscito a incamminarsi verso una vera unità nazionale. Le nazioni ricche, che accampavano enormi diritti per concessioni sul petrolio e altre risorse del sottosuolo, fomentavano, come al solito, ogni possibile divisione interna, a cui facevano da cassa di risonanza i grandi ricconi dell'interno, i latifondisti e, purtroppo, anche degli ecclesiastici di alto rango, tutti accaniti nella difesa dei loro antichi privilegi.

Immagine di Matteo Elia Nieves

Immagine di Matteo Elia Nieves

Contro tutti costoro perciò il clima era fortemente acceso e guasto, sfociando anche in forme di duro anticlericalismo di cui spesso facevano le spese i poveri preti che stavano in mezzo alla gente povera. Non c'era in pratica un vero potere centrale, una sicurezza del diritto, una speranza di appello e di giustizia. Chiunque avesse avuto modo di arruolare gente e di ammassare armi faceva la legge, anzi era la legge. Odi, rivalità, lotte incrociate e senza quartiere esplodevano come le bolle in una massa di magma incandescente. La paura di tutti era che un giorno o l'altro potesse arrivare, magari nel più piccolo centro sperduto nelle campagne, un gruppo di quella gente. E infatti arrivò anche a Canada de Caracheo.

Il 7 marzo 1928 ... Ma già da un paio d'anni il governo aveva emanato drastiche disposizioni allo scopo di impedire qualsiasi attività religiosa che non fosse sotto il controllo diretto dell'autorità civile. Disposizioni che in genere non venivano osservate, però permettevano qualunque eccesso a chi aveva il dente avvelenato contro la religione. In genere la vita religiosa continuava più o meno normalmente, ma nel clima di grossi rischi. Ognuno ce lo sapeva. Andava bene finché andava bene, ma se qualcosa si inceppava, erano guai.

Il P. Elia, per prudenza, si nascose in una grotta tra quei monti. Grotta da eremita. Ma ne usciva regolarmente per prestare ai suoi parrocchiani tutte le cure religiose, come se nulla fosse cambiato. Prudenza, ma senza paura. I suoi parrocchiani, che non capivano nulla delle misure governative, capivano lui, lo amavano sempre di più e si sarebbero fatti spellar vivi per lui. Il 17 marzo, dunque, arrivò un distaccamento di soldati alla ricerca, sembra, di certi ladri di bestiame. Essendo l'ora tarda, decisero di pernottare nella chiesa parrocchiale. Ma al tentativo di forzare le porte la gente si ribellò e ci fu una sparatoria. I soldati allora chiesero dei rinforzi e un altro distaccamento raggiunse il paese nel quale fecero casa del diavolo per far capire chi erano loro.

Questi il giorno 9 stanarono il P. Nieves, travestito da contadino, ma fu lui stesso a dichiararsi sacerdote quando gli chiesero le generalità. Fu immediatamente preso prigioniero, insieme a due giovani contadini, i fratelli Sierra, che cercavano di tenerlo nascosto. La mattina del 10, soldati e prigionieri partirono alla volta di Cortazar, da cui dipendeva la Canada. Ma i prigionieri non vi arrivarono. Prima toccò ai fratelli Sierra. Fu permesso che il Padre li confessasse, poi furono fucilati mentre gridavano: - Viva Cristo Re - Ripresero il cammino. Vicini ormai a Cortazar, il comandante fermò il drappello e disse al P. Elias con sarcasmo: - Ora sta a voi. Fateci vedere se sapete morire come sapete dir Messa. - E il Padre rispose: - È giusto. Morire per la religione è un sacrificio gradito a Dio. - Su sua richiesta gli concessero una mezz'ora per prepararsi al grande passo che per lui era come l'offertorio di una messa con Gesù. Fu lui a scuotere la pesantezza del momento dicendo: - Eccomi, io sono pronto -: Quando i fucili furono spianati, egli disse con decisione: - Ora inginocchiatevi. Vi voglio benedire in segno di perdono -. Si inginocchiarono tutti, eccetto il comandante che gridò inviperito: - Io non voglio benedizioni. Mi basta la carabina. - E mentre il Padre aveva ancora la mano alzata per benedire, gli sparò al cuore. Il Padre fece in tempo a gridare con chiarezza anche lui: - Viva Cristo Re. - Subito la gente ha preso a venerarlo come un santo martire. Il suo corpo venne tumulato in un'apoteosi di folla, la terra imbevuta del suo sangue è stata conservata come reliquia, il luogo della fucilazione fu subito il suo santuario.

Il suo sacrificio è stato un'offerta per la pacificazione del popolo.