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ORDINE DEI GESUATI

Agostino e Gerolamo: tavola a fondo oro. Museo di Praga

Agostino e Gerolamo: tavola a fondo oro. Museo di Praga

 

 

ORDINE DEI GESUATI

 

 

 

 

I Gesuati vennero fondati tra il 1360 e il 1364 dal mercante e banchiere senese Giovanni Colombini. L'ordine nacque dunque come libero movimento laico. La conversione di questo influente personaggio, come riferisce il biografo Feo Belcari (1410-1484), fu seguita da quella della moglie, dopo l'occasionale lettura della "Vita" di S. Maria Egiziaca. L'esempio della peccatrice egiziana, che si era ritirata a vita eremitica aveva contagiato molte persone che si dedicavano ormai con insistenza a lunghe meditazioni, severe penitenze e pubbliche flagellazioni. Questo costume era diventato un'abitudine in tempi da poco tempo usciti dalla dolorosa esperienza delle peste nera del 1348 e ancora dentro la crisi istituzionale del Papato Avignonese.

Il suo esempio viene presto seguito da altre persone della città e del contado che si dedicano in animo lieto, sull'esempio di S. Francesco, alla cura dei malati e dei poveri. Predicavano la pace, la povertà, la somma umiltà, gridando a tutti il nome salvatore di Gesù, da cui il nome Gesuati. In tempi in cui la teologia di Nicolò Cusano sottolineava il tema della docta ignorantia, essi rifiutavano la speculazione teologica e metafisica per guadagnare la sapientia crucis, praticavano una spiritualità ordinaria fatta di preghiere semplici e ripetute come il Pater e l'Ave Maria. Non abitavano in conventi, né ubbidivano ad un superiore fisso. Imitando Gesù e San Francesco, in spirito di umiltà non accedevano al sacerdozio.

Oltre alla preghiera, si applicavano ad attività pratiche, come la pittura, la miniatura, l'arte campanaria e delle meridiane, la falegnameria, la vetreria e la questua, ma soprattutto la raccolta e la distillazione delle erbe per la cura dei malati. La gente fu colpita dall'allegria fanciullesca dei nuovi poveri per amore di Gesù, che percorrevano il territorio, tra balli estatici e canti di lode al Signore, gridando a mo' di litania "Gesù, Gesù".

Nella primavera del 1367 Giovanni Colombini, già malato, temendo per sé e per il futuro dei suoi seguaci, con 70 confratelli raggiunse a Viterbo papa Urbano V in viaggio da Avignone a Roma. Dopo lunghi esami sostenuti davanti a una apposita commissione inquisitoriale, ottenne per la propria forma vivendi una approvazione di massima dal Sommo Pontefice.

Il Papa pose la condizione che rivestissero il bianco saio dei penitenti volontari con cappuccio sopra mantello bigio e prendessero fissa dimora in case comuni. In ogni caso non fu richiesta tonsura clericale, né regola scritta, né superiori: restavano dei laici, riuniti in fraterna brigata, paternamente guidati da Colombini e dai suoi successori. Queste persone vivevano in piccole comunità, liberamente associati, prestando obbedienza volontaria ad un priore.

Canonicamente erano soggetti ai parroci e ai vescovi, senza alcuna esenzione. Tutto questo li distingue dal movimento francescano, ma li accomuna a similari costumanze fraticelliane che intorno al 1425 convogliarono sui "laici bianchi" molte ostilità con gravi accuse di fraticellanesimo. Queste accuse esaminate dal severo certosino Niccolò Albergati, arcivescovo di Bologna, furono giudicate infondate.

In ogni caso, nell'aprile dell'anno successivo, il gesuato Giovanni Tavelli da Tossignano, vescovo di Ferrara, più tardi beato e ivi sepolto in Duomo, viene incaricato di elaborare delle costituzioni, cui egli darà il nome di "ordo et forma morum quos et per consuetudines observat congregatio pauperum qui vulgariter Gesuati nuncupantur". Ispirata in parte alla tradizionale Regola di S. Agostino, ma soprattutto a quella benedettina, questa Regola vera e propria farà evolvere il movimento da semplice fraternità a congregazione nel corso del XVI secolo. Il Quattrocento conobbe la massima fioritura dei Gesuati, che adottarono il simbolo di S. Bernardino da Siena, il sole dai dodici raggi, simbolo di Cristo luce del mondo insieme agli Apostoli. Ai 10 conventi fondati nel 1300 se ne aggiunsero altri 10: a Tolosa (1425), Verona (1428), Padova (1432), Pisa (1434), Treviso (1437), Montenero di Livorno (1442), Vicenza (1445), Roma (1454), Milano (1458), Brescia ( 1467), Piacenza (1467) e Cremona (1477). Questa espansione nel Cinquecento subì un significativo rallentamento: solo otto conventi furono fondati nel Cinquecento e solo due nel Seicento.

Malgrado questo declino, con i suoi complessivi 34 conventi, la Congregazione costituì un fenomeno non trascurabile nel dibattito religioso tra Medioevo e tempi moderni. Nel 1668 papa Clemente IX con la bolla "Romanus Pontifex" soppresse l'ordine dei Gesuati, su istanza della Repubblica Veneta, vogliosa di impadronirsi dei beni di questa e di altre congregazioni, per far fronte ai debiti contratti nelle guerre contro i Turchi. Tra i motivi adotti, il calo di vocazioni con conseguente svuotamento degli edifici, le discordie all'interno della congregazione tra laici e sacerdoti nel frattempo aggregatisi, non ultimo le notevoli ricchezze che la distillazione delle erbe aveva permesso di accumulare.

A Brescia erano conosciuti come i frati dell'acqua, di quell'acquavite prodotta nel locale, oggi portineria, sovrastante il cortile della ricreazione delle Benedettine. Nel 1668 vennero soppressi in Brescia anche gli ordini religiosi di S. Giorgio in Alga (S. Pietro in Oliveto), di S. Salvatore (S. Afra), dei Gerolamini (alle Grazie). Nell'anno seguente i Carmelitani acquistarono S. Pietro in Oliveto e gli zoccolanti francescani entrarono in S. Cristo.