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Conventi agostiniani: Genova

Facciata della chiesa di S. Nicola da Tolentino a Genova

Facciata della chiesa di S. Nicola da Tolentino a Genova

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI S. NICOLA DA TOLENTINO A GENOVA

 

 

 

La chiesa genovese dedicata a san Nicola da Tolentino fu costruita tra il 1597 e il 1601 per intervento dei padri Agostiniani Scalzi. Progettata dall'architetto Andrea Vannone, fu costruita da Cipriano Bianco, padre dell'allora giovanissimo Bartolomeo, che probabilmente partecipò alla realizzazione del dormitorio dei frati. La chiesa è stata radicalmente modificata nei secoli dai molteplici interventi di restauro o di ampliamento che l'hanno interessata. L'ultimo intervento risale al 1908, col restauro dell'interno e della facciata. Nel corso del terribile bombardamento a novembre 1942, la chiesa fu in gran parte distrutta così come anche il convento subì gravi danni.

La chiesa fu ricostruita fra il 1945 e il 1950, ampliata fra il 1964 e il 1970, definitivamente consacrata dal cardinale Giuseppe Siri il 7 giugno 1980 dopo la costruzione della nuova facciata (1976-1977). Presenta un'unica navata voltata a botte, con decorazioni a stucco di gusto rococò e ampie cappelle laterali ricche di marmi. Tra le opere d'arte che vi si conservano ricordiamo un affresco di Lazzaro Tavarone sulla controfacciata; un san Nicolò con la Madonna e le anime purganti, un gruppo ligneo di Pasquale Navone; una Madonna del parto, statua attribuita a Tommaso Orsolino; I profanatori del Tempio e Le nozze di Cana, dipinti di Giovanni Battista Paggi; una statua della Madonna della Misericordia, di Taddeo Carlone; la Madonna della Consolazione, dipinta da Bartolomeo Guidobono. Nella chiesa sono stati sepolti lo scultore Nicolò Stefano Traverso e Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe.

Nel 1595 il nobile Giovanni Moneglia concede ai Padri Agostiniani Scalzi un appezzamento di terreno con villa in Carbonara, con l'impegno di edificarvi un convento con annessa chiesa (l'atto notarile risale al 1596). In seguito un'altra casa con terreno viene acquisita dai Frati grazie al contributo di Giovanni Moneglia.

Al 1601 risale la costruzione della chiesa ad opera dell'architetto Andrea Ceresola detto il Vannone. Il patrizio Antonio Rovereto concede il terreno antistante la chiesa dove posizionare un ampio piazzale ombreggiato. La chiesa nel 1602 viene aperta al culto e i padri conoscono subito una vita difficile per non aver riconosciuto il giuspatronato ai Moneglia ma solo il protettorato. Le diatribe continuano con Agostino Salvago, erede dei Moneglia, con il quale si arriva addirittura ad un tentativo notturno di invasione del convento con uomini armati.

Nel 1810 I frati sono costretti ad abbandonare il convento a causa della soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone e solo nel 1818 i religiosi poterono tornare al convento. Ma nel 1859 i frati sono nuovamente costretti ad abbandonare il convento per una legge votata dal Parlamento italiano. Nel 1921 il professor Giulio Marchi, antifascista ed insigne figura di educatore fonda, d'accordo con i religiosi, il collegio o pensionato di San Nicola. La chiesa viene eretta in Parrocchia nel 1939 dal Cardinale Boetto. Ma nel 1942 un bombardamento distrugge gran parte della chiesa danneggiando anche il convento. Nel 1945 il convento ospita le trattative per la resa delle truppe tedesche ed inizia la ricostruzione della chiesa che termina nel 1950. la facciata viene rifatta nel 1964-1970 su progetto del prof. ing. Cesare Fera.

 

 

 

 

CONVENTO E CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

di Andrea Leonardi

 

 

Nel 1596 gli Agostiniani Scalzi si insediano anche nello slargo appena appartato dell'odierna piazzetta Marchi, uno spazio urbanisticamente dipendente dalla più nota chiesa conventuale di Nostra Signora Assunta, detta anche "la Madonnetta". La felice collocazione è intuita da Federico Alizeri che nel 1846-'47 scrive (F. Alizeri, Guida illustrativa per la città di Genova, p. 520): "l'umile strada (…) per lieve ascendere guadagna d'altezza, così giunti al sommo, ci gioverà, indietreggiando con gli occhi alla valle, squadrar come in pianta il quadrangolo dell'ampio Albergo [dei Poveri], con entro i vani delle sue piazze (…)". La fondazione è autorizzata dal serenissimo Senato della Repubblica di Genova nel 1596: davvero importante per le sorti dell'insediamento agostiniano è l'incontro con la nobile famiglia dei Moneglia che, proprietaria di alcuni terreni fuori dalla Porta Carbonara, si dimostra interessata a finanziare la costruzione di un convento. Il cantiere della chiesa, tradizionalmente attribuito ad Andrea Ceresola detto il Vannone, è senza dubbio attivo tra il 1597 e il 1598, mentre nel 1599 è stipulato un contratto tra Giovanni Moneglia e il magister antelami Cipriano Bianco riguardante la sola costruzione monastica: a questa fase è riconducibile il corpo che sovrappone il dormitorio al blocco funzionale composto da refettorio, cucine e, nell'ammezzato, da un piccolo oratorio interno. Il lato a monte del futuro chiostro, da intendersi come estensione del cantiere diretto da Cipriano Bianco, è invece probabilmente riconducibile al 1614. Proprio tra il 1614 e il 1616 il Capitolo agostiniano stipula poi con Bartolomeo Bianco, figlio di Cipriano, il contratto per i quattro piani che compongono la manica disposta perpendicolarmente al volume chiesa-refettorio: il cantiere è preceduto da una lunga campagna di scavo e di preparazione dell'area affidata a Gio: e Nicolò Mazza nel 1607, ancora in esecuzione nella primavera del 1671 sotto la direzione dello stesso Bartolomeo Bianco. Vanno inoltre ricordati la lastricatura della piazza (1618), il completamento del chiostro (1638), la realizzazione della libreria (1642-'43), il raddoppio in profondità della cappella di San Nicolò (1663), l'infermeria (1671-'72) e i lavori per la nuova sacrestia e il nuovo coro (1680-'85), elementi da considerare il definitivo completamento del programma edilizio avviato tra il 1614 e il 1617. La chiesa ha un vano unico con decorazioni a stucchi di gusto barocchetto e cappelle ricche di marmi. La controfacciata è decorata con un affresco di Lazzaro Tavarone, mentre nella seconda cappella a destra è conservato un gruppo ligneo di Pasquale Navone raffigurante San Nicolò con la Madonna e le anime purganti. Ancora, sopra l'altare maggiore, è collocata una Madonna del parto attribuita a Tommaso Orsolino. Ai lati del presbiterio, trovano posto due portali di marmo intarsiati del 1656. Nella seconda cappella a sinistra, due dipinti di Gio Battista Paggi, I profanatori del tempio e Le nozze di Cana, affiancano una statua della Madonna di Taddeo Carlone. Sempre a sinistra, nella prima cappella, sono collocate due tele settecentesche raffiguranti un Sant'Agostino e una Santa Monica, insieme a una Madonna della Consolazione di Bartolomeo Guidobono.