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COnventi agostiniani: Cavallermaggiore

Resti della struttura del monastero agostiniano di Cavallermaggiore

Resti della struttura del monastero agostiniano di Cavallermaggiore

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO A CAVALLERMAGGIORE

 

 

 

Intorno al 1480 il Convento degli Eremiti di Sant'Agostino di Cavallermaggiore, che era stato fondato nel XIV secolo dai monaci del convento di Carmagnole della provincia conventuale della Lombardia, passò alla Congregazione di Osservazione della Lombardia. La chiesa annessa oggi è diventato Santuario Mariano ed è rimasta solo un'ala del chiostro, addossata alla chiesa, con le lunette che rappresentano la vita di S. Nicola.

La trasformazione in santuario mariano è avvenuta agli inizi dell'Ottocento quando un affresco miracoloso, con il pilone votivo presso cui avvenne il miracolo, venne traslato nel 1803 sull'altar maggiore della chiesa agostiniana.

Il fatto miracoloso è ricordato da una antica leggenda secondo la quale il 30 agosto 1452 nel bel mezzo di una violenta pestilenza, il sordomuto Vincenzo Bongianino riacquistò udito e parola grazie a un'apparizione della Vergine nelle vicinanze di un antico pilone votivo. La Madonna gli avrebbe poi consegnato una lettera scritta in caratteri d'oro, in cui invitava la popolazione a pregare a Dio per ottenere misericordia. La lesse il sindaco del comune, Giorgio Tarditi, che vide la richiesta della Vergine di costruire un tempio in suo onore. La peste e la guerra cessarono. Venne eretto un piccolo Santuario, che fu demolito nel 1803 e il pilone della città in cui era dipinta l'immagine della Vergine, venne trasportato dalle truppe francesi di occupazione nella Chiesa di S. Agostino, che da quel momento si chiamò Santuario della Beata Vergine delle Grazie.

L'originaria chiesa agostiniana risale al XV secolo, ha tre navate con pilastri quadrilobati e volte a ogiva. Sul fondo dell'abside si trova un grande altare barocco che racchiude il dipinto della Madonna delle Grazie (1393). In fondo alla navata sinistra si trova un affresco che raffigura S. Antonio, di Giovanni Angelo Dolce (1581).