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CONVENTI agostinianI: Taranto

Immagine di sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI TARANTO

 

 

 

Il complesso conventuale fu costruito nel XV secolo. Vicino fu costruita anche una chiesa dedicata al santo vescovo di Ippona.

 

 

IL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI A TARANTO

di P. Tommaso Autiero

 

Il convento degli eremitani agostiniani dominava solitario, situato sull'estrema rampa della murgia tarantina, sul "Mar Piccolo" fin là dove si restringe per diventare un piccolo stretto tuffandosi nel "Mar Grande". I religiosi - incantati dallo splendore del mare, che sembrava un quieto laghetto, rallegrati dai rapidi volteggi dei gabbiani, affascinati dal sole, che trasformava le onde in scaglie d'oro - sentivano Dio palpitare nel cuore. Oggi tanta bellezza non esiste più perché, da ogni lato, il convento è circondato da una moltitudine di case e il mare è lontano. In un bel mattino di febbraio, con gli amici arrivai a "piazza Duomo" di Taranto. Parcheggiammo e ci inoltrammo per via Duomo, piena di ricordi storici e carica di gente.

Prima di giungere a "piazza Castello", girammo a sinistra ed imboccammo un vicolo, breve e in curva, per trovarci in una piazzetta, piccola piccola, limitata da poche case ove diverse stradine, strette strette, vi confluiscono. Una facciata di chiesa, stile settecento in pietra di Carovigno, alta imponente aumenta il senso di malinconia dell'intera piazzetta. La facciata della chiesa piace, anche se ci si deve rammaricare per l'abbandono, dovuto a grave incuria.

Essa è divisa in tre sezioni. Su due gradini si erge un grande portone, circondato da due cordoli sovrapposti che l'incoronano da destra a sinistra.

 Questa prima parte è divisa dalla seconda da un cornicione, al cui centro c'è uno scudo in pietra, consumato dal tempo, che era ripetuto nell'interno della chiesa. La seconda parte è animata da due grandi statue: quella di sinistra, situata nell'incavo, rappresenta S. Agostino, quella di destra è Santa Monica. La terza parte è la cuspide terminale. Il clavigero, pregato, venne, aprì una porticina laterale, ci fece entrare e, attraversata la porta d'accesso, ci trovammo in chiesa. L'aula si presenta bene perchè è ampia, ben proporzionata nella struttura architettonica, discretamente illuminata dall'alto da finestre. Questi elementi strutturali, per essere giustamente apprezzati, hanno bisogno di urgenti lavori di restauro.

A quale stile rifarsi dal momento che la chiesa ha sofferto nei secoli tanti rifacimenti di stile e contenuti diversi? ... Il Merodio, che scrive nella seconda metà del 1600, insieme con altri storici, non accenna ai tanti lavori di rifacimento o anche di ristrutturazione. E' un vero peccato, perchè si sono trascurate notizie che riguardano una chiesa di una certa importanza. Questa era posta nel rione detto "Baglio" ed era la più grande dell'antica Taranto, dopo la cattedrale, e occupava una grande superficie che si aggira a metri quadri 266,80. Certo è che nessuno può ritenere che l'attuale chiesa sia, sostanzialmente, quella degli inizi del '400, soprattutto perchè la facciata e l'interno mostrano chiaramente i lineamenti di una chiesa del settecento. In mancanza di documenti, ecco quanto hanno potuto accertare i nostri studiosi:

1) L'antica chiesa di S. Cataldo, può facilmente ubicarsi anche oggi.

2) Il Merodio (che scriveva verso il 1681) fa menzione delle cappelle di S. Nicola Tolentino affidata ai Cinturati e di S. Anna. Se la facciata e l'interno della chiesa fino all'arco maestro sono indubbiamente opere settecentesche, bisogna ritenere che, durante il secolo XVII era andato ingrandendosi il vano della chiesa antica.

3) Rimane il dubbio se l'attico sia opera anche del sec. XVII, giacchè i rilievi architettonici di esso non sono simili al corso della chiesa.

Ciò premesso, ci sembra poter ritenere che il tempio ebbe a subire radicali innovazioni in tre epoche diverse: la prima all'inizio del sec. XV quando l'antica chiesetta di S. Cataldo fu incorporata al convento; la seconda durante il sec. XVII con la costruzione dell'attuale facciata e aggregazione di un piccolo vano ad essa retrostante all'area rettangolare che allora si stendeva fino all'arco". Qualche tempo dopo si pensò di ricostruire il soffitto. La sostituzione in legno lavorato diede calore e completezza all'intera aula sacra. Non fu egualmente apprezzato il dipinto, opera di un pittore del tempo 1770.

Il dipinto rappresentava la glorificazione di S. Agostino, di San Nicola da Tolentino e di altri Santi agostiniani. Ancora oggi rimane oscura la data del trasferimento della statua di S. Agostino nella chiesa dei padri. Fu il sacerdote don Vincenzo Morelli che nel 1911 ricostruì l'altare maggiore. Abbattè il vecchio altare in pietra, vi fece costruire un altare in marmo, indietreggiandolo di quasi 4 metri per dare più spazio ai fedeli, limitato da una balaustra in ferro. Dopo un lungo periodo di apostolato, la chiesa da "parrocchia" ed elemento centrale della vita tarantina, da un decennio a questa parte non è più parrocchia, non vi si celebrano liturgie quotidiane; semplicemente è una rettoria in cui solamente la domenica si celebra l'Eucarestia. I locali adiacenti accolgono la segreteria delle Confraternite della città vecchia di Taranto. Ci auguriamo che si salvi almeno la ricchezza architettonica del passato, oggi molto trascurata dalla poca accortezza delle autorità.

 

IL CONVENTO

Documenti autentici e coevi alla venuta dei religiosi agostiniani nella città di Taranto, mancano del tutto; ci si deve perciò affidare a testimonianze postume, le quali provengono anche esse da tradizioni orali consolidate. Mi affido allo studio, fatto sul nostro convento, e raccolto nel volumetto: "Sulle orme dei viaggiatori. Luoghi della Città di Taranto attraverso i documenti. Fonti Archivistiche per la storia dal XIV al XIX secolo, Ministero per i beni culturali e ambientali - Archivio di Stato Taranto, 1996. Seguirò, passo passo l'esposizione del volumetto, perchè danno sicurezza sia l'attenzione dell'autore e sia la quantità dei documenti raccolti, accompagnata da ricca bibliografia.

Gli Agostiniani si insediarono a Taranto nel 1402 in una chiesa dedicata a san Cataldo". La notizia, riportata dal Merodio (sacerdote e storico agostiniano) riferisce la stessa data, presa dalla pergamena del capitolo della cattedrale di Taranto. Il convento sorse per volontà del Padre Provinciale dell'Ordine Agostiniano di Puglia, padre Matteo Bertinoro di Ancona e del principe Raimondello Orsini del Balzo. La data della definitiva venuta dei religiosi la si accetta come sicura. Quella prima sede fu privilegiata dai religiosi soprattutto per la particolare bellezza del sito. Il convento si trovava in periferia (in quei tempi si voleva che la sede di un Ordine religioso, fosse posto alla periferia della città) e si affacciava sul "Mar Piccolo".

Una testimonianza da ritenersi certa è quella riferita dal Merodio, in cui attesta che: "ai suoi tempi nell'edificio esistevano dieci religiosi ad officiare la Chiesa e ricorda alcuni padri i quali formatisi nel convento tarantino, si contraddistinsero particolarmente per le proprie doti".

La notizia, che risale alla seconda metà del 1600 ci convince che la comunità dei frati si era fortemente distinta avendo riportato significativi risultati. Infatti l'antica primitiva sede, aveva ceduto il posto ad una nuova ed imponente costruzione, rispondente alle esigenze del tempo, resa gradita ai frati dallo stupendo scenario del mare, ed anche l'edificio della chiesa era stato totalmente rifatto e reso accogliente dall'attività dei padri religiosi. Inoltre il convento divenne "casa di noviziato e di formazione religiosa culturale", da cui provenivano bravi maestri nel campo scientifico e religioso (non si deve dimenticare anche il comportamento poco edificante di alcuni frati che meritarono severe censure, come viene attestato da una relazione trovata nell'Archivio diocesano di Taranto). Malgrado le grandi difficoltà di comunicazioni - dovute, principalmente, alla povertà dei mezzi di trasporto, pur tuttavia fa piacere a noi, leggere di incontri o di scambi, culturali-religiosi, avvenuti in quei tempi. Un documento del 1679 ci riferisce: "... i padri di Taranto donano al convento di Bari parte delle reliquie di Sant'Anna, madre di Maria sempre vergine, venerata nel reliquiario della chiesa tarantina degli agostiniani, perchè si potesse esporre all'adorazione dei fedeli dell'altra città pugliese".

La chiesa barese qui nominata è quella degli agostiniani che oggi viene detta: "chiesa di Sant'Anna in Sant'Agostino". L'attenzione dei frati per il convento fu costante, tendente a dare agli ospiti un habitat sempre più confortevole onde poter applicarsi, con sollecitudine, agli obblighi religiosi e culturali. Un documento del 1699, racconta che fra Bernardino da Taranto, converso, dovendo percepire una grossa somma dai frati, per aver occupato la carica di amministratore, devolve tutto intero il debito a favore del convento dal momento che i frati erano impegnati nell'esecuzione di grossi lavori per l'intera struttura. In seguito i frati, acquistarono nel 1701, un fabbricato adiacente al convento: "... gli agostiniani acquistano, per 85 ducati da Francesco d'Aquino, una casa "con soprano basso, cisterna e pozzo' attigua al convento e di fronte al palazzo dei signori d'Aquino". Seguirono altri lavori sia di ingrandimento che di abbellimento.

Ciò non si deve ascrivere a semplice mania di grandezza, ma al movimento di splendore che coinvolse la città di Taranto nel 1700. Era quello, "il tempo dei lumi", erano tempi di risveglio culturale, sorgevano le scienze, si affermavano nuove ideologie delle quali, a Napoli, si segnalarono, particolarmente, le scienze economiche, finanziarie, commerciali ed emergeva l'intuizione filosofica di G. B. Vico. Taranto città militare ed industriosa, non sfuggì alle sollecitudini illuministiche e pertanto sentì forte il gusto del bello nelle arti e nella cultura. Si volle dare alla città un aspetto bello e dignitoso; si ristrutturò l'apparato viario, si crearono piazzette, si abolirono i vicoli, ritenuti malsani. La città si stese al di là dello stretto e si disegnò la razionale disposizione del piano regolatore della città che stava sorgendo.

Via "Duomo" divenne il cuore della città abbellendosi di palazzi ampi, architettonicamente rispondenti al gusto illuministico. In questo periodo i "signori" affermano la propria "importanza" attraverso l'imponenza del "palazzo". A tanta magnificenza si deve attribuire il continuo miglioramento della struttura conventuale e della chiesa. Nel 1715 si ha una ricostruzione generale, causata da danneggiamenti sismici. Nella seconda metà del secolo durante i lavori di fabbrica fu rinvenuta un'ara dedicata a Venere, come dice il Carducci, storico del tempo.

I documenti riportano che nel 1735, i vari costruttori del luogo, presentano "fides" (relazioni) sui lavori già eseguiti. In questa circostanza la comunità religiosa chiede al Consiglio Provinciale di Puglia, il permesso di prendere in prestito dal reverendo Ottavio Schinaia la somma di 300 ducati dopo aver impiegati i cespiti del convento. La frequenza di tanti lavori di edilizia e di altri impegni, ci spinge a ritenere che quella comunità doveva disporre di buone fonti economiche. Dalla grande Platea (riguardanti i secoli 1600/700) si rileva che una gran parte degli introiti provenivano da censi derivanti da somme prestate; non manca il beneficio di case e campi. La soppressione dei beni clericali del 1809 segna la fine religiosa del convento e dà inizio alle sue infinite trasformazioni.

 

LA CHIESA

La prima testimonianza riguardante la chiesa dei frati agostiniani in Taranto, la troviamo nei libri di padre Ambrogio Merodio e di padre Errera, l'uno scrisse la "Storia Tarantina", l'altro "l'Alfabeto Agostiniano". Pertanto per avere notizie di un certo interesse, bisogna arrivare alla seconda metà del 1600, quando scrissero appunto i due suaccennati religiosi. La pergamena, conservata presso l'Archivio diocesano tarantino, contiene il decreto di "erezione" della comunità agostiniana in Taranto e non fa riferimenti specifici alla chiesa. Riesce veramente impossibile poter dare un ragguaglio, anche minimo, della prima chiesa. Malgrado tutto, accenno a due eventi piuttosto qualificanti. Nel 1511 e nel 1518 si parlò della struttura nuova da dare ai padri. Il Merodio riferisce: "Per divina virtù molte (sacre immagini) scamparono dalle sacrileghe mani degli eretici; una delle quali si conserva in Taranto" molto deturpata dalle violenze dei Turchi. Il Merodio continua: "quando l'impetrò in dono S. Pier Tommaso Martire Carmelitano che la ripose nell'anno 1360 nella sua chiesa vescovile di Corona nella Grecia, e vi rimase fino a che li Turchi s'impadronirono della Grecia e di detta Città, e fu portata in Taranto dalli Signori Paleologhi" che vennero ad abitare in Taranto. Il Merodio stesso scrive: "Si riveriva nelli nostri tempi (seconda metà del sec. XVII) l'antichissima e devotissima immagine di Maria sempre Vergine Regina degli Angeli essendo la Madonna molto venerata i Signori Giovanni Loconzo e Laura Barone sua moglie dotarono detta cappella con tutto il loro avere che era di somma considerevole li Padri vi posero la seguente iscrizione: "Ioannes Loconteus et Laura Barone sacellum hoc divae Mariae de Angelis dicatum suo aere construxerunt. 1589" (=Questo tempietto consacrato a Maria degli Angeli, Madre di Dio, i coniugi Giovanni Loconzo e Laura Barone costruirono a proprie spese nell'anno 1589). Non si può dunque ricordare ordinatamente le variazioni, che purtroppo furono tante. Ho rilevato dalla lettura dell'articolo presente nella pubblicazione dell'Archivio di Stato di Taranto, che solamente, attraverso lo studio e le intuizioni professionali, leggendo le tracce rimaste del passato, si può delineare un certo sviluppo di lavori architettonici, eseguiti nel corso dei secoli. La data cui si deve far risalire gli ultimi lavori è l'anno 1770, di cui ricordo la soffittatura in legno e il definitivo ampliamento della chiesa. Richiamo ancora una volta la presenza di: "uno scudo in pietra che si eleva precisamente sul portale eroso ormai da tempo, scudo che si ripete nell'interno della chiesa e precisamente al centro dell'arco maestro o trionfale. In questo secondo scudo che, trovandosi nell'interno, è meglio conservato, l'Aquila bicipite coronata nel campo ha le ali mezzo spiegate. Evidentemente è questa l'Arme che Bona Sforza, Regina di Polonia e duchessa di Bari, concesse ai Carducci di quella città, che poi, venuti in Taranto nel primo ventennio del sec. XVII, aggiunsero al proprio cognome l'altro degli Regusini per distinguersi dall'altro ramo dei Carducci-Cartenisio...". I benefattori furono i signori Carducci-Ragusini. L'editto di soppressione dei beni ecclesiastici, emanato nel 1809, fece perdere ogni attività e importanza al convento degli agostiniani a Taranto. La chiesa dopo qualche anno riprese ad essere officiata. Tutta la struttura nel 1830 fu adibita a caserma: "La chiesa di S. Agostino doveva essere trasformata in caserma. Per benevola tolleranza del Sotto Intendente era però ancora aperta al culto ed officiata come coadiutrice della Cattedrale, a cura di alcuni ex-religiosi...". Tra i tanti eventi ricordo che nel 1855 la terza legione di soldati stanziati a Taranto, per essere stati liberati dal colera, che infierì in città, donarono alla chiesa di S. Agostino una artistica statua della Madonna della Cintura, realizzata a proprie spese. Innumerevoli sono stati i lavori di fabbrica e di riadattamenti subiti dalla nostra chiesa. Riporto qualche appunto preso dalla "S(acra) Vis(ita) di Mons. Pietro Alfonso Iorio. In data 27 agosto 1890 la chiesa fu visitata da Mons. Iorio... Vi sono otto altari. Il 1° a destra dell'altare maggiore è dedicato alla Madonna della Cintura... Il 2° è dedicato al Crocifisso di cui evvi una bella, grande e commuovente immagine: ivi è eretta l'Associazione della Guardia d'onore che ha la cura dell'altare il quale ha un bellissimo Palliotto in marmo. Il 3° è dedicato a S. Antonio con una bella statua del Santo... Il quarto, che è presso la porta d'ingresso, è dedicato alla Madonna di Costantinopoli, detta comunemente del Riparo, e vi è una tela che è in mediocre stato ed è di diritto patronato Sig. Cataldo Sebastio. Dirimpetto, vicino alla porta d'ingresso e quindi a sinistra, evvi il 5° altare che è dedicato alla Madonna degli Angeli: l'immagine è scolpita in pietra e fu rinvenuta in una cripta sottoposta all'altare di S. Agostino. Ha due statue in mezzo busto rappresentanti S.a Barbara e S.a Apollonia, da rinnovare o da togliere, e non vi è persona che direttamente ne abbia la cura. Segue il 6° altare che è dedicato a S. Nicola da Tolentino con una grande e bella statua in legno, in una decente nicchia sull'altare che è in stucco lucido in fabbrico, come la cappella ed appartiene alla Congrega omonima. Il 7° è dedicato a S. Agostino che ha una grande e bella statua; l'altare è in fabbrico, e quindi è eretta l'Associazione della S. Famiglia che ha un quadro; le Figlie di Maria ne hanno la manutenzione". Ho riportato queste notizie ultime, perchè riesca facile al lettore capire quanti e quali siano stati i cambiamenti operati nella chiesa. La chiesa di S. Agostino, per la sua situazione e per la sua centralità, per l'attivo impegno dei frati fu sempre tenuta in considerazione dalle autorità ecclesiali e dal popolo. Quando la città di Taranto si ingrandì e si sentì l'esigenza di erigere nuove parrocchie, non essendo più la chiesa di S. Agostino alle dipendenze dei frati, si pensò dalla Curia Vescovile di elevare la stessa a "parrocchia". "Il nostro beneamato Arcivescovo Mons. Orazio Mazzella, con suo Decreto 22 luglio 1918, volendo di fatto dare esecuzione al Breve "Beati Petri" che il Pontefice di s. m. Pio IX aveva emanato in data 13 gennaio 1860, munito di R.° Exequatur del 10 susseguente Febbraio, relativamente alle Parrocchie urbane, stabilì: "Nei tre Pittagi, cioè Baglio (S. Agostino), Torrepenne (S. Giuseppe) e Ponte (S. Francesco de Geronimo) tutta la cura parrocchiale è demandata ai relativi Parroci con tutti i doveri fissati dal dritto e dal Breve". Esperite le pratiche governative, il prelodato Arcivescovo istituì canonicamente come primo Parroco di Baglio il M. R. Don Nicola Spinelli, il quale fu immesso nel possesso dell'ufficio il 1° Gennaio 1922". Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato nel redigere questo articolo.

 

 

 

DOCUMENTI:

1) Archivio Diocesano: "Chiesa Parrocchiale di S. Agostino" di Mons. Giuseppe Blandamura Arcidiacono-Taranto 1931;

2) Archivio di Stato di Taranto: "Sulle orme dei viaggiatori. Luoghi della città di Taranto attraverso i documenti. Fonti archivistiche per la storia dal XIV al XIX secolo", anno 1996;

3) Regione Puglia - Assessorato Pubblica Istruzione e Beni Culturali-Taranto: "La Chiesa / le chiese" a cura di Cosimo Damiano Fonseca.