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I Guglielmiti in Toscana

S. Guglielmo d'Aquitania riceve l'abito religiosa dal vescovo san felice in una tela del Guercino conservato nei Musei universitari di Bologna

S. Guglielmo d'Aquitania riceve l'abito monastico

dal vescovo Felice (tela del Guercino a Bologna)

 

 

 

I GUGLIELMITI IN TOSCANA

 

 

 

Nella Toscana, accanto agli eremiti che professavano la Regola di S. Agostino esistevano anche altri eremiti i quali seguivano la Regola di S. Benedetto. Questi formavano un Ordine particolare, l'Ordine di S. Guglielmo (Per le fonti della storia dei Guglielmiti, il loro sviluppo e i rapporti con l'unione riccardiana ci riferiamo all'esauriente studio di KASPAR ELM, Beiträge Zur Geschichte des Wilhelmitenordens, Köln-Graz 1962; Die Bulle "Ea quae iudicio" Clemens IV, 30-VIII-1266, Vorgeschichte Ueberlieferung, Text und Bedeutung in Aug. 14 (1964), pp. 500-514; 15 (1965), pp. 493-520; 16 (1966), pp. 89-94; 95-145 (e separata); alle notizie raccolte da F. ROTH, Aug. 2 (1952), pp. 121-123; 4 (1954), pp. 5-7; Die Wilhelmiten, in "Cor Unum" 8 (1950), pp. 78-81; AASS. Februari II, pp. 478-493; G. C. A. JUTEN, De orde van den II. Guglielmus, Leuven 1907 e M. JANSSENS, De Wilhelmieten en de Magna Unio Augustiniana, Aug. 12 (1962) pp. 451-472).

Alcuni eremi guglielmiti accettarono nella prima parte del secolo tredicesimo le consuetudini toscane e cambiarono di Regola, come Ardenghesca, Selvamaggio, Murceto e probabilmente anche Castiglione della Pescaia; mentre viceversa l'eremo agostiniano Torre di Palma nella Marca d'Ancona passò alla regola benedettina. I Guglielmiti si diffusero anche fuori d'Italia: prima del 1240 nelle regioni tedesco-slave, fra le Alpi e i Carpazi. Essi portavamo un abito molto simile al vestito eremitico e a quello dei Brettinesi. Il loro fondatore professò l'ideale eremitico secondo l'interpretazione patristica, ma verso il 1250 s'introdusse un cambiamento. Alcuni fra loro cominciarono a dedicarsi alla cura delle anime ed accettarono una interpretazione mitigata della povertà: lasciarono l'osservanza stretta ed accettavano possessi, però non feudali.

Questa evoluzione causò rivalità e contrasti fra quelli che professavano la "vita apostolica" e quelli che proclamavano di seguire la "vita vere apostolica". L'agitazione culminò nell'abdicazione del priore-generale Giovanni nel 1254. Questa, richiesta alla curia papale per ragioni d'inabilità, ebbe forse relazione con la scissione verificatasi nell'Ordine, e probabilmente determinò la formazione della congregazione di Malavalle, nella diocesi di Grosseto, e di quella di Montefavale, nella diocesi di Pesaro. Questa scissione fu forse anche uno dei motivi per cui i Guglielmiti vennero implicati nella unificazione riccardiana. A questo scopo il Cardinale convocò nel 1255 due deputati anche degli eremi guglielmiti per il capitolo di unione da tenersi a Roma sotto la presidenza nella primavera del 1256 (Cum quaedam salubria, 15 luglio 1255, L. 142).

La maggior parte dei Guglielmiti italiani fu contraria all'unione e se ne distanziò, mentre un gruppo nella Germania meridionale si unì dopo lungo e penoso processo (K. ELM, Beiträge, op. cit., pp. 108-119; Die Bulle etc. (cfr. sopra, nota 44); Zur Geschichte deutscher Augustiner Eremitenklöster, Forschiungsergebnisse und Forschungsprobleme, in "Theol. Revue" 61 (1965), pp. 361-370; C. NAGEL, Die Augustiner Eremiten in der Mark Brandenburg, in "Jahrbuch für Berlin-Brandenburgische Kirchengeschichte" 38 (1963), pp. 9-27 (Aug. 16 (1966) p. 550).