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Kasper Elm: DIFFUSIONE DEI GUGLIELMITI

S. Guglielmo d'Aquitania: affresco nell'Abbazia di Tivoli

S. Guglielmo d'Aquitania

affresco nell'Abbazia di Tivoli

 

 

 

LA PROVINCIA FRANCESE

di Kasper Elm

 

 

 

Il primo convento della provincia francese, la quale, a differenza di quanto il suo nome fa credere, oltre ad alcuni monasteri francesi comprendeva soprattutto insediamenti dell'Ordine in Belgio, in Olanda e nei territori renano-vestfalici confinanti, fu quello di Baseldonck, situato non lontano da (quello di) "s-Hertogenbosch"; esso ebbe origine da una comunità di eremiti alla quale, attorno al 1200 - stando a Coeverincz già nel 1195 - si erano aggregati alcuni Anacoreti che si presume avessero fino ad allora vissuto da eremiti a Monnikwinkel, a Papendijk ed in altre località del Brabante. Attorno al 1244-1245 questa comunità, sulla cui Costituzione e sulla cui Osservanza l'archivio conventuale, fortemente decimato nel corso dei tumulti religiosi del XVI secolo, non dà informazioni, si unì ai Guglielmiti probabilmente nella convinzione di poter conservare con questi la condotta di vita che fino ad allora avevano avuto. Il fondatore di questa comunità eremitica e successivo priore del convento guglielmita di Porta Coeli, fu Winand da Basilea. Dopo la sua morte fu sepolto nella chiesa del convento costruita già nel 1205, dando così al monastero di Baseldonck il suo nome: ciò è quanto si sa su questo eremita così importante per la sotria primitiva dell'Ordine.

Nel 1249 uno dei primi frati di questo convento, Hugo von Antwerpen, di cui si è già accennato quale autore dell' "Officium S. Wilhelmi", si recò nelle Fiandre assieme a sette confratelli, al fine di intraprendere la costruzione di un convento nel delta del Reno, fra Biervliet e Boeckhoute, convento che pose sotto la protezione della Madonna secondo l'uso originariamente cistercense acquisito poi dai Guglielmiti. Egli lo chiamò S. Maria de Wastina, facendo così comprendere in quali circostanze fosse stata attuata la sua fondazione: attraverso la coltivazione di aride fasce costiere e di terre, terreno alto ed arido lungo le coste del Mare del Nord, che erano state sottratte alla coltivazione dei litoranei fiamminghi, ormai cessata nel XII secolo. Ciò che il nome dice viene confermato dagli atti di donazione della donatrice, la contessa Margherita delle Fiandre, figlia di Baldovino di Costantinopoli.

Per la costruzione dell'eremo, ella cedette agli eremiti circa cinque ettari di terreno incolto, ai quali nei decenni successivi aggiunse altre terre alte ed aride e ricoperte da brughiera. Dopo ripetute inodazioni, che raggiunsero le dimensioni maggiori e più pericolose nella cosiddetta "alta marea di (S.) Elisabetta" nell'inverno 1375-76, all'inizio del XV secolo i Guglielmiti abbandonarono il convento e le terre faticosamente acquisite ed ora in gran parte alluvionate, al fine di prendere in consegna una cappella di S. Antonio alle porte di Bruegges, presso la quale eressero un convento dopo poteva aver luogo una vita monastica tranquilla e soprattutto rivolta alla cura dell'anima. Poco dopo la fondazione, sembra che il numero dei conventuali di S. Maria de Wastina fosse così aumentato, da rendere possibile l'invio di due frati di nome Walter e Giuliano a Nivelles, dove, prima del 1270 in una casa borghese, cominciarono a costruire una filiale della loro casa madre, fino a quando Otto von Trazegnies, un vassallo della contessa delle Fiandre, non li aiutò ad erigere un proprio convento al di fuori della città, al posto dell'alloggio temporaneo; da allora tale convento portò il nome di S. Caterina. A tale proposito essi ebbero bisogno dell'autorizzazione da parte della signora della città, la badessa del convento di (S.) Gertrude, che proprio in quel periodo, d'accordo con il Capitolo di Liegi, aveva ordinato ai Serviti di lasciare la città, e che ora mostrava una scarsa propensione ad autorizzare l'insediamento dei Guglielmiti. Nonostante gli obblighi e le limitazioni fissate nel 1270 in un contratto stipulato dalla badessa e dal provinciale dell'Ordine, e che nel XV e nel XVI secolo portarono ripetutamente a contrasti fra le parti, i Guglielmiti riuscirono ad affermarsi a Nivelles per molto più tempo rispetto ai Serviti, dei quali essi acquisirono probabilmente gli edifici: soltanto nel 1789 il convento fu vittima, assieme alle altre opere spirituali sorte attorno ad esso, della secolarizzazione. Un anno dopo la questione di Nivelles, i frati di Wastina acquisirono ad Aalst una cappella dedicata a S. Ursmar, già nel IX secolo situata al di fuori della città, e che la tradizione riconduce a S. Ursmar, secondo abate di Lobbes e missionario del Brabante, che in questo luogo, nel corso di uno dei suoi viaggi missionari, si ritiene avesse costruito una cella.

La cappella, dipendente probabilmente dalla ricca abbazia di Lobbes, situata nei pressi di Aalst, nel corso della sua storia era stata più volte distrutta e ricostruita. Attorno alla metà del XII secolo era stata infine restaurata dal conte Iwein da Aalst, dopo che nel 1128 Enrico di Normandia aveva raso al suolo la chiesa non protetta. L'atto di donazione con cui Margherita delle Fiandre ed il consiglio della città sancì nel 1268 il passaggio della cappella ai Guglielmiti, non dà notizie sullo stato della chiesa nel XIII secolo: è quindi probabile che a quel tempo la vita spirituale fosse totalmente estinta.

I Gugliemiti rimasero soltanto un secolo e mezzo nel convento a Ursmarsmeersch, davanti al KATTEPOORT, dedicandosi soprattutto all'assistenza ai fedeli che andavano in pellegrinaggio alla loro chiesa conventuale. All'inizio del XV secolo, dopo ripetute devastazioni del monastero, si recarono in città, dove ancor prima del 1428 presero in consegna il ricovero di S. Maria Stella Maris che fino ad allora era stato gestito da terziari francescani. L'ingresso nel convento caduto in discredito sotto la guida dei terziari, fu l'inizio di una fioritura che raggiunse il suo culmine attorno al 1500. A questa vita spirituale, di cui si parlerà anche più tardi, prese parte vivacemente l'unica fondazione figlia dei Guglielmiti di Aalster, S. Trinità in Beveren. Nel 1461 il provinciale della provincia francese acquisì il convento. Era stato fondato come ricovero nel 1441 da Joost Vydt, divenuto famoso come fondatore del "culto dell'Agnello" ("ANBETUNG DES LAMMES") di Van Eyck, ed era stato ceduto ai fratelli dal riscatto dei carcerati. Questi tuttavia non erano riusciti, come i terziari, a porre rimedio alla decadenza ed alla trascuratezza. Gli eredi del fondatore si aspettavano dai Guglielmiti di Aalst un'esistenza osservante e caritatevole che rispondesse alle pie intenzioni del fondatore. Verso il 1278 Guglielmiti provenienti da Baseldonck, casa madre di Wastina, si recarono a Huybergen,, nel Brabante del nord, dove Arnoldo von Loewen e sua moglie Elisabetta, erede della signoria di Breda, avevano loro donato nel 1278 un oratorio e dei terreni per l'edificazione di un monastero.

Nelle immediate vicinanze della nuova fondazione i Premostratensi, già all'inizio del XII secolo avevano fondato il monastero di Tongerloo, ed avevano dissodato e popolato numerose grandi proprietà terriere. I Guglielmiti di Huysbergen avevano portato avanti quest'opera, con la differenza tuttavia che essi avevano a disposizione molta meno manodopera e godevano di dotazioni più scarse rispetto ai Premostratensi. Pochi decenni dopo l'inizio della faticosa opera di dissodamento, i Guglielmiti furono all'incirca privati dai Premostratensi del loro lavoro, allorchè si tentò di contestare il loro diritto di proprietà e di indurli ad unirsi all'Ordine premostratense, il che potè essere impedito soltanto attraverso l'intervento della Santa Sede. Fra i più antichi conventi della provincia francese va annoverato quello di Vallis S.Mariae a Walincourt, nei pressi di Cambrai, il quale, al di là della cerchia dei promotori, fu fondato da S. Maria in Wastina. Già nel 1252 i Guglielmiti avevano intrapreso a Walincourt la costruzione di una chiesa e di un convento. Papa Innocenzo IV, il suo cardinale legato Pietro da Albano ed il vescovo di Cambrai vennero loro in aiuto con privilegi ed indulgenze, il che tuttavia non potè impedire che il parroco di Walincourt, per timore di una diminuzione delle sue entrate, si opponesse all'insediamento dei Guglielmiti, fino a quando nel 1254 il vescovo di Cambrai, su autorizzazione del legato papale, non riuscì a fare un accordo che lo risarcisse con una rendita annua della perdita di una parte delle oblazioni che gli sarebbero altrimenti state devolute.

I Guglielmiti dovettero la possibilità di stabilirsi a Walincourt a Baldovino di Dours, signore di Walincourt, che donò loro nel 1255 quattro "mansus" nella foresta di "Transleto", ma che sicuramente già in precedenza aveva garantito, mediante delle donazioni, la costruzione della chiesa cominciata già nel 1252. Nel XIII secolo numerose donazioni da parte della nobiltà fiamminga, soprattutto dei signori di Esne, conti di S. Pol e Chatillo, andarono ad accrescere i possedimenti del monastero. Fra le diverse donazioni, sulle quali informa in modo dettagliato l'archivio del monastero, quasi completamente conservato, accanto alla cessione di un TERMINEI a Cambrai, è degna di nota l'acquisizione degli ospedali di Walincourt e di Villers-en-Cauchie nei pressi di Cambrai. I Guglielmiti dovettero l'ospedale S. Nicola di Walincourt, già menzionato in una bolla di Onorio III, alla famiglia dei fondatori, i signori di Walincourt, che lo donarono loro nell'anno 1356. L'ospedale di Villers-en-Cauchie fu loro ceduto nel 1271 da Baldovino di Avesnes col permesso della contessa Margherita delle Fiandre, dopo che il vescovo di Cambrai ed il priore generale dell'Ordine si erano dichiarati d'accordo. La sua dotazione non sembra aver corrisposto completamente ai desideri dei Guglielmiti, visto che nel 1307 il priore generale permise ai suoi abitanti di lasciare la casa qualora le sue entrate non avessero avuto un aumento. Nel 1261 frate Eberardo, un professo del convento di Walincourt, fondò nei pressi di Nieuwland, nelle Fiandre settentrionali, il "Locus Pacis", l'unica fondazione figlia degli eremiti di Walincourt.

Qui trovò l'appoggio del conte Arnoldo di Guine, che con l'approvazione di Margherita delle Fiandre gli donò 67 "mensurae terrae". Margherita non si accontentò del beneplacito alla cessione del suo feudo, ma contribuì con generose donazioni, assieme ad altri aristocratici del suo territorio, alla costruzione del monastero, che nel 1274 era così avanzata, da consentire la consacrazione della sua chiesa. I Guglielmiti rimasero soltanto per due secoli nel convento, che dovette la sua esistenza soprattutto al loro lavoro di perfezionamento. Come i loro confratelli di Biervliet, attorno alla metà del XV secolo non ebbero più la forza di difendere il convento, esposto senza alcuna protezione sia alle maree che ai saccheggi di distaccamenti di soldati girovaghi. Nel 1457 essi si recarono ad Oudezeele, vicino a Cassel, dove presero un ricovero che tuttavia cedettero nuovamente nel 1468, quando Joost van Halewiin offrì loro migliori condizioni per l'edificazione di un monastero nella sua signoria di Peene: secondo i loro desideri, egli costruì una chiesa ed un edificio conventuale nelle vicinanze del suo castello a Peene, e accanto ad altre donazioni cedette loro anche il patronato sulla chiesa parrocchiale di Zuidpeene, nella quale egli fu sepolto nel 1472 ancor prima che la chiesa conventuale fosse terminata. Pochi anni dopo l'insediamento dei primi Guglielmiti nel Brabante e nelle Fiandre, nel territorio dell'abbazia di Stablo sorse in una vallata delle Ardenne, nei pressi di Ferrières, il monastero guglielmita di Bernardfagne. La storia di Bernardfagne, che molto presto fondò conventi anche in Francia e in Germania, non ebbe inizio con l'arrivo dei Guglielmiti. Essa risale alla metà del XII secolo, quando nella solitudine della vallata boscosa, disturbata solo raramente dai pellegrini che si recavano alle sorgenti di S. Remaclus, giunse "mansirunculae" un prete di nome Wericus, con alcuni compagni, per vivere da eremiti "seculum omne fugens". L'abate della confinante abbazia imperiale di Stablo confermò nel 1159 la donazione con cui Adelard von Roanne, un vassallo dell'abbazia, aveva reso possibile l'insediamento degli eremiti, e contemporaneamente aumentò la loro proprietà terriera di altri tre "mansen", per cui Wericus ed i suoi eventuali successori erano obbligati a versare all'abbazia un'esigua imposta.

Oltre a ciò l'abate, un fratello del famoso Wibald von Stablo, determinò anche l'aspetto spirituale di questo eremo, ai cui abitanti egli impose di seguire la regola benedettina. Dopo la morte di Wericus, la "domus paupera de Bernafein", sorta in stretto collegamento spirituale e materiale con Stablo, e che probabilmente doveva il suo nome a Bernardo di Chiaravalle, morto pochi anni prima della fondazione, andò in rovina. Prima ancora di decadere, esso non riuscì a conservare neppure l'aumento del suo patrimonio originario dovuto al cavaliere Egidio von Xhoris; la sua donazione non sembra sia stata sufficiente a garantire durevolmente l'esistenza della piccola comunità eremitica. La "stèrilitè èternelle" delle Ardenne, rispondente quindi all'ideale eremitico, sembra avere, oltre a ciò, reso più difficile condurre un'esistenza distaccata dal mondo ed allo stesso tempo procurare i mezzi per ospitare e dare ristoro a viaggiatori e pellegrini. Nel 1220 il conte Teodoro di Walcourt, parente del secondo priore dei Cavalieri della Santa Croce, prima di partire per la Terra Santa, cercò di salvare la casa dalla completa decadenza consegnandola a Giovanni von Férot, che come rettore doveva occuparsi del monastero. Dopo la morte di questi, tutto ritornò come prima: già nel 1248 la "domus" si trovò nuovamente "proxima ruinae". Allo scopo di attuare finalmente un cambiamento, l'allora abate di Stablo, il vescovo Enrico di Liegi, il 13 gennaio 1248, chiamò a Bernardfagne dei Guglielmiti, che egli doveva aver conosciuto subito dopo la loro prima apparizione al di là delle Alpi tramite i suoi parenti fiamminghi e brabantini. Sotto l'energico priore Lamberto, i Guglielmiti, che il legato Pietro il 25 maggio 1248 prese sotto la protezione papale, riuscirono a riavere in senso vescovile la proprietà alienata, e ad acquisire, attraverso numerose donazioni da parte per lo più di beghine di Liegi, una situazione patrimoniale dapprima modesta, ma tuttavia sufficiente nel corso del XIV secolo. Nel 1287 poterono soddisfare il desiderio del vescovo Giovanni di Liegi ed inviare a Liegi nove conventuali che ad Avroy, davanti alle porte della città,, presero in consegna la "Domus de la Motte", edificata attorno al 1265 da Gerardo von Bierset, un cantore a S. Lamberto, quale casa per vecchi sacerdoti.

Soltanto alla fine del XIV secolo il convento di Liegi, soggetto dapprima al priore di Bernardfagne, aveva superato le difficoltà inizialmente considerevoli nella casa dei preti abbandonata: attorno al 1365 la chiesa conventuale fu terminata, e nella seconda metà del secolo fu creata una condizione sufficiente di vita, con l'aiuto dei cittadini, ma soprattutto grazie alla benevolenza dei vescovi Giovanni di Arckel e Giovanni di Baviera. Già un anno dopo la presa in consegna dell'eremo di Bernardfagne, il suo priore Lamberto era riuscito a fondare a Louvergny, nei pressi di Reims, la prima filiale del suo convento. Il conte Giovanni I, che nel 1249 aveva assunto la signoria nella contea di Rethel dopo la morte improvvisa del fratello Ugo III, donò nello stesso anno all'Ordine, che gli doveva essere stato raccomandato dal suo alleato il vescovo Enrico di Liegi, una "Grangia" unitamente a terreno coltivabile, pascoli e diritti forestali nella signoria di Louvergny, vicino a Reims, cui lui e sua moglie tenevano particolarmente. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1252, il suo successore Gaucher assunse l'incarico di prendersi cura della "Domus Montis S. Wilhelmi", accrescendone le proprietà, grazie a numerose donazioni, a tal punto che i Guglielmiti concessero a lui ed ai suoi eredi il diritto esclusivo di baliato. Sotto la sua signoria, i Guglielmiti trasferirono nel 1260 il loro convento nei pressi di Aisne. Da allora, anzichè portare la denominazione di "Mons S. Wilhelmi" che fino a quel momento aveva avuto, si chiamò "S. Maria de Prato". I Guglielmiti di Louvergny erano con orgoglio coscienti di essere il primo ed il più antico monastero dell'Ordine nel regno di Francia, e trassero da tale fatto la pretesa, quale "mater et caput omnium domorum que de Ordine predicto fundate fuerint in regno Francorum", di poter convocare in capitolo i priori dei futuri conventi francesi, e di poter quindi assumere il ruolo di guida in una eventuale provincia francese dell'Ordine.

La storia si svolse diversamente da quanto i Guglielmiti di Louvergny, nel 1253, al culmine della loro espansione, potevano prevedere. Dopo il 1253, l'Ordine si sviluppò molto rapidamente nei Paesi Bassi e nell'Impero Germanico, mentre il numero dei monasteri francesi rimase così basso, che non consentì di giungere mai alla costituzione di una propria provincia limitata al Regno di Francia, nella quale Louvergny avrebbe potuto assumere il ruolo di guida cui aspirava. A prescindere dal fatto che gli insediamenti fondati più tardi in Francia, quello di Montrouge e quello di Parigi, grazie alla loro posizione al centro del paese, sarebbero stati più adatti per tale funzione rispetto al monastero situato nelle Ardenne. I Guglielmiti provenienti da Louvergny si stabilirono a Montrouge, nei pressi di Parigi, ancor prima del 1258. Nel luglio di quell'anno acquistarono per 200 lire parigine una casa con sette iugeri di terra che il precedente proprietario, Raoul de Pacy, deteneva quale feudo del vescovo di Parigi. Già in precedenza avevano acquistato nello stesso luogo una cappella maccabea risalente al XII secolo, la quale rimase sotto la loro custodia fino alla soppressione del monastero nel XVII secolo, assieme alle reliquie degli "eroi" biblici in esso venerate. Nel medesimo secolo la proprietà terriera, inizialmente modesta, venne notevolmente ampliata mediante l'acquisizione di fondi, case e rendite a Montrouge, a Parigi e a Meaux (Seine-et-Oise), per cui ci si attendeva una continua crescita del patrimonio fondiario ed un'ordinata vita monastica. Già alla fine del XIII secolo questo sviluppo fu tuttavia interrotto. La causa di ciò fu il predominio della sede dell'Ordine sorta a Parigi nel 1297, verso la quale emigrò buona parte dei conventuali di Montrouge.

Essa mise ben presto in ombra il piccolo monastero al di fuori della città, per cui i fedeli destinavano le loro donazioni ad essa e non più alla casa madre. Il convento di Parigi, ossia il più importante convento dell'Ordine in Francia, non era una nuova fondazione. I conventuali di Montrouge presero nel 1297 un convento situato presso le mura della città, non lontano dalla "Porte S. Babette", ed eretto da Frati di S. Mariae de Arego (un ordine di frati questuanti confermati nel 1257 da Alessandro IV secondo la regola agostiniana, e venuti a Parigi da Marsiglia), nel marzo del 1258, in una casa appartenuta fino ad allora all'Ordine dei Templari, con l'aiuto di Ludovico IX. Il concilio di Lione pose fine alla costruzione, appena cominciata, del convento e della sua chiesa. Esso condannò all'estinzione l'Ordine dei Serviti assieme ad alcuni altri piccoli Ordini mendicanti sorti dopo il 1215 - decisione alla quale poterono sottrarsi soltanto gli Eremiti Agostiniani ed i Carmelitani. Nonostante questa sentenza, i Serviti di Parigi - alla fine ormai solo il priore e due fratelli - rimasero in possesso del monastero protetto dalla casa regnante francese fino al 1297, dopodichè Bonifacio VIII, col consenso della Corona, lo cedette ai Guglielmiti, ai quali si unirono gli ultimi componenti dell'Ordine estinto. L'avvento dei Guglielmiti, che a causa dell'abito dei loro predecessori fino al XVII secolo furono chiamati Serviti ("BLANCS-MANTEAUX"), cambiò poco per quanto riguarda lo stile di vita del convento: le elemosine dei fedeli, i legati, in parte provenienti da famiglie al servizio della Corona e che si facevano seppellire nella chiesa del convento, crearono, stando a quanto risulta dal ricco archivio del convento, le condizioni favorevoli ad una vita conventuale, che si concentrava sulla cura delle anime, sulla liturgia e sullo studio, e che fece del monastero guglielmita di Parigi una delle filiali dell'Ordine più conosciute, anche se non più importanti. Come verso il sud, così l'espansione dell'Ordine prese le mosse, attorno al 1250, da Bernardfagne verso l'est. Nel 1252 i Guglielmiti giunsero a Dueren, che dal 1242 apparteneva allo Iueglich, dove a Duren il balivo ereditario Anselmo di Drove donò loro una casa situata di fronte alla "Porta di Filippo", che divenne base del monastero guglielmita "Paradies". La storia finora quasi sconosciuta del monastero deve essere nuovamente scritta alla luce del ritrovamento di numerosi documenti copiati attorno al 1640 dal domenicano F. J. Polius.

Stando a questo materiale, significativo per la storia patrimoniale, le entrate del monastero, inizialmente molto scarse, nonostante l'aumento delle proprietà nel XIV e nel XV secolo, riuscivano a fatica a provvedere al mantenimento dei frati conventuali. Esse derivavano fondamentalmente da fondi, diritti e decime che i Guglielmiti di Dueren dovevano in primo luogo al conte di Juelich ed ai suoi feudatari. Nel 1296 il conte Walram di Kessel, imparentato con la casata di Juelich, e che nel 1273 aveva dato in pegno all'arcivescovo di Colonia la sua signoria di Grevenbroich, chiamò alcuni Guglielmiti del monastero nell'insediamento di Grevenbroich, situato nei pressi del suo castello. L'8 febbraio 1296 egli donò loro, in occasione della fondazione del loro convento, una cappella nella "munitio Bruyke" assieme ad un cortile ad essa relativo, e ad un "mansus" di terra a Barrenstein. Alla sua prima donazione, confermata nel 1299 dall'arcivescovo Wicbold di Colonia, seguì il 13 ottobre 1304 un podere ad Heyden vicino a Grevenbroich. Dopo la morte del conte, che non aveva figli e che aveva inteso la fondazione del convento come un'opera pia alla memoria, la sua signoria e con essa il convento guglielmita risultarono spettanti, in base ad una sentenza arbitrale del duca Giovanni di Brabante, a Gherardo di Juelich, che mirava ad estendere il suo territorio e che subito dopo l'acquisizione di Grevenbroich donò il convento guglielmita. Suo figlio, il duca Guglielmo I, che dal 1319 al 1328 risiedette a Grevenbroich, continuò l'opera del padre. Quando nel 1378 Grevenbroich smise di appartenere all'allora parrocchia di Allrath, e fu dichiarata circoscrizione parrocchiale a se stante, i Guglielmiti incorporarono la parrocchia di Grevenbroich. Da allora i priori del monastero furono parroci di Grevenbroich, elevata al rango di città nel 1305, i cui cittadini, accanto alla nobiltà, contribuirono al mantenimento del monastero mediante numerose, anche se più piccole, donazioni.

Dueren e Grevenbroich non furono i primi ed unici conventi guglielmiti del territorio di confine renano-vestfalico. Già nel 1245, non appena Baseldonck si unì ai Guglielmiti, apparvero nella diocesi di Muenster i "nunc in Almaniam destinati" accompagnati da privilegi papali; nello stesso anno essi fondarono nel territorio paludoso e ricoperto da brughiera del distretto di Borken a Burlo il monastero "hortus Mariae", il secondo più antico monastero guglielmita a nord delle Alpi. A Burlo, un "locus desertus et invius", già nel 1220 un prete di nome Siffrido aveva eretto, con l'approvazione del vescovo Dietrich di Muenster, un oratorio, dedicandosi alla cura d'anime di coloro che fino ad allora avevano fatto parte delle parrocchie circostanti. Quando Siffrido "propter loci paupertamem et diffamiam" abbandonò la sua chiesa, questa fu ceduta da Ludolf di Muester alle (monache) cistercensi di Marienborn presso Coesfeld, che nel 1245 la vendettero al funzionario Goffredo von Oer. Grazie all'intervento del "magister" Meinricus, prevosto delle Cistercensi di Froedenberg, la chiesa tornò nel medesimo anno ai Guglielmiti, ai quali questo posto isolato sembrò adatto alla fondazione, previa autorizzazione del vescovo di Muenster, di un convento, che già nel XIII secolo, mediante donazioni da parte dei signori del luogo, fra cui quelli di Gemen, Bermentfeld e Dale, e mediante lavori di dissodamento e coltivazione, giunse ad avere considerevoli proprietà terriere che si estendevano in parte fino al basso Reno. Relativamente al vero fondatore di Burlo, il "magister" Meinricus, le fonti contemporanee tacciono. Soltanto un racconto recente e leggendario sugli inizi del convento di Froendenberg riferisce più cose sulle origini e sul mondo spirituale dell'"uomo di grande importanza per la storia della chiesa di Vestfalia". Stando ad esso, Meinricus fu canonico a Lubecca fino a quando, alla medesima stregua dei suoi fratelli o sorelle che servivano Dio come monaci di clausura o come (frati) laici, si ritirò a vivere in una cella isolata in Sauerland nei pressi di Scheda, cella dalla quale ebbe poi origine il convento delle monache cistercensi di Froendenberg. Un'affinità spirituale legò il "magister" al signore di Oer, che egli potè facilmente convincere a cedere la chiesa di Burlo, visto che neppure alla sua famiglia la religiosità eremitica era sconosciuta. Il convento di Burlo, nonostante si trovasse in una situazione economica favorevole, se confrontata con quella di altre fondazioni, fu molto meno importante, per la diffusione dell'Ordine, di altre case fondate nello stesso periodo nelle Fiandre e nel Brabante.

Solo nel 1361 l'allora priore del convento eresse, su uno dei cinque poderi ad Eggerode e a Darfeld, che erano stati donati al convento nel 1351, la filiale "Vinea Mariae" a Klein-Burlo, che rimase ad esso soggetta fino a quando non riuscì a rendersi autonoma nel 1407, dopo un sufficiente ampliamento della sua proprietà. Non è tuttavia improbabile che già alla metà del XIII secolo sia partito da Burlo il tentativo di fondare una sede ad Holte, vicino ad Osnabrueck. Nel 1295 gli Eremiti Agostiniani giunti ad Osnabrueck nel 1287, vengono infatti menzionati in relazione ad un contrasto con il Capitolo di S. Johann Wilhelmiten (S. Giovanni Guglielmita). Il che porta a concludere che gli Agostiniani, giunti nel 1266 ad Holte, non fondarono un convento nuovo, come in generale si pensa, ma si insediarono in uno fondato dai Guglielmiti. Poichè Ludolf di Muenster, fautore dell'eremo, discendeva dalla casata dei conti di Holte, è molto probabile che sia stato lui a procurare al nuovo Ordine un'altra sede nelle vicinanze della sua residenza originaria.