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AGOSTINO TRAPE': IL SEPOLCRO GLORIOSO

Paolo Eremita: particolare dell'Arca di Pavia in S. Pietro in Ciel d'Oro

 

Paolo Eremita: particolare

Arca di Pavia in S. Pietro in Ciel d'Oro

 

 

IL SEPOLCRO GLORIOSO

di P. Agostino Trapé O.S.A.

 

 

 

 

La prima prova della venerazione che circondò il vescovo di Ippona dopo la morte fu la cura che i cristiani ebbero del suo sepolcro. " Per la deposizione del suo corpo, scrive Possidio, fu offerto a Dio un sacrificio, al quale assistemmo, e fu seppellito " [1]. Fu seppellito, molto probabilmente, nella chiesa cattedrale, la Basilica pacis, dove rimase per tutta la durata dell'assedio, che si protrasse fino al 14º mese, e ancor dopo che la città, abbandonata da gran parte dei suoi abitanti, fu data alle fiamme [2]. Che la distruzione della città non fosse stata completa ce ne fa fede la permanenza della biblioteca a cui Possidio, che scrive tra il luglio del 431 e l'ottobre del 439, rimanda i lettori: " Chiunque ama la verità di Dio più che le ricchezze - scrive il primo biografo del Santo - avrà modo di scegliere le opere che vorrà per leggerle; potrà anche cercarne l'originale per copiarlo, o alla biblioteca della chiesa d'Ippona, dove si troveranno facilmente gli esemplari più corretti, o dove gli riuscirà " [3].

Si può essere certi che insieme alla biblioteca sopravvissero alla devastazione dei barbari il monastero, la chiesa e, sia pure in forma ridotta, la vita cattolica della città. In seguito il corpo di Agostino fu trasferito da Ippona in Sardegna e dalla Sardegna a Pavia, dove tuttora riposa. Di questa duplice traslazione siamo informati da San Beda il Venerabile, il quale scrive nel suo Chronicon de sex aetatibus mundi: " Liutprando, venuto a sapere che i Saraceni, oltre ad aver spopolato la Sardegna, avevano anche profanato quei luoghi dove in passato, a motivo dell'invasione barbarica, erano state traslate e custodite in modo degno le ossa di Sant'Agostino, diede disposizione che, pagando un'ingente somma, le si andasse a recuperare; le fece quindi trasferire a Pavia, dove fece costruire un sepolcro degno dell'onore dovuto a tanto Padre " [4]. La stessa notizia ci tramanda il Ven. Beda nel suo Martirologio, dove leggiamo: " 28 agosto... In Africa morte di S. Agostino vescovo, che a causa dei barbari fu una prima volta trasferito dalla sua città, ed ora da Liutprando, re dei Longobardi, prelevato e sepolto in modo degno a Pavia " [5] I cronisti posteriori, a cominciare da Paolo Diacono [6] e i martirologi dal sec. IX fino al sec. XII ci tramandano quasi con le stesse parole la stessa notizia. Filippo di Harvengt, premostratense, abate dal 1154 al 1181, nella Vita beati Augustini aggiunge che la depositio del corpo di s. Agostino ebbe luogo " V idus octobris " (= 11 ottobre) nella Basilica di S. Pietro in Cile d'oro " fuori le mura di Pavia " [7].

Il fatto della traslazione non potrebbe essere meglio attestato: il Ven. Beda è contemporaneo al fatto e parla di ciò che è avvenuto " da poco ". Rimane incerta la data che, per la seconda traslazione, oscilla tra il 712 e il 734: i più ritengono che debba collocarsi intorno al 725. Di questa traslazione dice il Muratori: " La verità si è che l'anno è incerto, ma certissima la traslazione " [8]. Maggiore incertezza regna invece intorno all'epoca della traslazione dall'Africa in Sardegna. Una lettera a Carlo Magno, attribuita a Pietro Oldradi, arciv. di Milano, pubblicata da A. da Fivizzano [9] e riprodotta dal Baronio negli Annales ecclesiastici all'anno 725, afferma che sia avvenuta alla fine del sec. V, sotto il re Transamundo, per opera dei vescovi africani esiliati in Sardegna, principalmente per opera di S. Fulgenzio. Molti però dubitano dell'autenticità di questa lettera. Hanno a loro favore gli errori di cronologia che essa contiene, il fatto che scritta, come si asserisce, verso la fine del 700, è apparsa solo nel sec. XVI e il silenzio, veramente sorprendente, di tutti gli scrittori che parlano delle tribolazioni della Chiesa africana sotto i Vandali, come S. Fulgenzio, Ferrando [10], Vittore Vittense [11], Vittore Tunnenense [12], S. Isidoro. Negata l'autenticità di quella lettera, resta aperto il problema circa la data della prima traslazione. A. C. De Romanis sostiene con buoni argomenti che " i barbari " devastatori dei quali parla il Ven. Beda non sono i Vandali, ma i Musulmani. Pertanto la traslazione del corpo di Agostino dall'Africa in Sardegna sarebbe avvenuta sulla fine del sec. VII per opera dei cristiani che fuggivano dall'invasione islamica. Ma impossessatisi i Musulmani anche della Sardegna, il sacro deposito fu trasportato nella capitale del regno longobardo.

A Pavia venne deposto, " secondo l'onore dovuto a tanto Padre ", nella chiesa di S. Pietro in Ciel d'oro. Ivi, infatti, come risulta da tutti i documenti, fu sempre venerato. Indubbiamente si deve alla presenza delle reliquie di S. Agostino se S. Pietro in Ciel d'oro divenne il centro della storia religiosa, politica e letteraria di Pavia e se ottenne privilegi e favori. Alessandro II in un diploma del 6 nov. del 1070 scrive a proposito di questa chiesa: " Liutprando trasferì il corpo di S. Agostino presso la medesima chiesa e quivi lo fece seppellire " [13]. Tra i Pontefici che negli anni più remoti venerarono in S. Pietro in Ciel d'oro il sepolcro di Agostino ricordiamo Zaccaria nel 743, Benedetto VIII che vi tenne un Concilio e ordinò la ricognizione delle reliquie del Santo nel 1022, Leone IX nel 1049, Innocenzo II che nel 1132 volle personalmente consacrare la basilica. Liutprando fece costruire vicino a S. Pietro in Ciel d'oro un monastero: " Fece costruire il monastero del beato Pietro, scrive Paolo Diacono, che è situato fuori delle mura di Pavia e che è detto in Ciel d'oro " [14]. Verso la metà del sec. XII Pavia, fiera e gelosa del tesoro che aveva l'onore di custodire, ampliò le mura di cinta per includere dentro il sistema difensivo della città la chiesa e il monastero di S. Pietro in Ciel d'oro: " Per conservarlo (il beato Agostino) entro le mura della città ", scrive un Anonimo ticinese nel 1330 [15]. La prima comunità cui fu affidato il monastero pare fosse di Benedettini. Ai Benedettini successero nel 1221 i Canonici Regolari, ai quali si aggiunsero nel 1331, per concessione di Giovanni XXII, i Religiosi Agostiniani (riuniti in un sol Ordine da Alessandro IV nel 1256). Canonici Regolari e Religiosi Agostiniani ufficiarono la chiesa di S. Pietro in Ciel d'oro fino al 1781 quando i primi furono colpiti dalle leggi di soppressione. Nel 1785 anche gli Agostiniani dovettero lasciare S. Pietro in Ciel d'oro.

Nel 1787 fu assegnata loro la chiesa del Gesù dove trasferirono le reliquie di S. Agostino: soppressi definitivamente nel 1799, le sacre spoglie furono trasferite nella cattedrale. Nel 1900 Leone XIII concedeva che dalla cattedrale venissero trasferite di nuovo in S. Pietro in Ciel d'oro e restituite agli Agostiniani, i quali intanto erano tornati ad ufficiare la veneranda basilica. Le sacre ossa ebbero la sistemazione, che speriamo sia definitiva, sotto l'altare maggiore coronato dalla monumentale arca marmorea, una delle più insigni opere del genere, commessa dagli Agostiniani a Giovanni Bonuccio da Pisa che la terminò nel 1362. Per completare le notizie sulle traslazioni delle reliquie del vescovo d'Ippona, dobbiamo dedicare un accenno a quella che fu chiama l'invenzione del corpo di S. Agostino. Nessun dubbio che il sepolcro del Santo, oggetto di venerazione e di gelosa custodia da parte dei pavesi e meta continua di pellegrinaggi, si trovasse nello Scurolo, ossia nella Cripta di S. Pietro in Ciel d'oro. Ma il loculo che ne conteneva le sacre spoglie era sottratto agli sguardi dei fedeli e se ne ignorava anche, cosa non infrequente nel medio evo, l'ubicazione precisa. Il 1º ottobre del 1695, in seguito a lavori murari eseguiti nella cripta, fu ritrovato il loculo con dentro la cassetta d'argento di epoca longobarda contenente le reliquie. L'invenzione suscitò un interesse generale e diede luogo ad una accesa controversia sull'identità di quelle reliquie. Dopo regolare processo canonico, durato ben 33 anni, il 16 luglio 1728 il vescovo di Pavia dava sentenza favorevole, confermata da Benedetto XIII, sull'identità di quelle reliquie con il corpo di S. Agostino.

 

 

 

Note

(1) - POSSIDIO, Vita 31, 5

(2) - Cf. Ibid. 28, 12-13

(3) - Ibid. 18, 10

(4) - Chronica minora, ed. Mommsen, III, p. 321

(5) - PL 94, 1023; cf. QUENTIN H., Les Martyrologes histor. du moyen âge, Paris 1908, p. 109

(6) - Historia Longobard., VI, 48: PL 95, 655

(7) - Vita beati Augustini 23: PL 203, 1025-1034

(8) - Annali d'Italia, VII, Roma 1752, p. 225

(9) - Vita S. Augustini episcopi ..., Roma 1587

(10) - Vita b. Fulgentii: PL 65, 117

(11) - Historia persecutionis Africanae prov. temporibus Wandalorum: PL 58, 179

(12) - Chronicon: PL 68, 941

(13) - Jaffé-Wattenbach, I, n. 4679

(14) - Historia Longob., VI, 58

(15) - Cf. MURATORI L., Rer. Ital. Script., XI, 37