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Agostino e l'Eremo di Fontanella

Chiesa di S. Agostino a Civitavecchia

 

Chiesa di S. Agostino a Civitavecchia

 

 

Agostino e l'Eremo di Fontanella

 

di Padre Mario Mattei

 

 

Alla tradizione che sant'Agostino abbia soggiornato nell'eremo di Centocelle e che vi abbia lasciato la sua Regola, ne segue una seconda, quella cioè che in questo luogo sant'Agostino abbia iniziato a scrivere il suo celebre libro De Trinitate. Queste tradizioni sono nate per la necessità di riempire circa un anno trascorso da sant'Agostino a Roma prima del suo ritorno in Africa nel 388, ma, in questo caso, anche di giustificare l'affermazione che Agostino fa all'inizio della sua opera di aver incominciato il suo trattato da giovane e di averlo finito da vecchio. Quale tempo e quale luogo migliore potevano esserci se non il periodo trascorso a Centocelle, immediatamente dopo il battesimo e quando ormai si poteva definire giovane con una certa fatica? Ma l'opera intrapresa fu interrotta, ci narra la stessa tradizione, da una celebre apparizione. Un giorno Agostino stava passeggiando sulla riva del mare, assorto nella contemplazione del mistero di Dio, quando vide un bambino indaffarato a trasportare l'acqua del mare con le sue piccole mani in una buca che aveva scavato sulla spiaggia. Avvicinatosi, il Santo gli chiese che cosa facesse; e quegli candidamente rispose: "Voglio portare tutto il mare in questa buca". Agostino sorrise, chiedendo al ragazzino come fosse possibile che una piccola buca potesse contenere tutto il mare. Rispose il fanciullo: "è come pretendere che il mistero di Dio possa entrare nella testa dell'uomo". E subito dopo disparve. Il racconto, estremamente bello e poetico, incominciò a girare tra gli scrittori nel XV secolo. Probabilmente risale a quel periodo una lapide, infissa nel muro della chiesina dell'eremo di Centocelle, che dice:

NE PROPERES SIVE VIATOR ES SIVE IN/QUILINUS EREMITICAM VENERARE / DOMUM VENERARE SACELLUM UBI / PRAEFULGIDUM ILLUD ECCLESIAE / CHRISTI LUMEN AUGUSTINUS EGRE/GIUM AUGUSTISSIMUMQUE OPUS DE TRINITATE INCOHAVIT QUOD ETIAM / MIRIFICO COELESTIS PUERI IN PRO/XIMO BERTHALDI LITTORE SIBI APPA / RENTIS ORACULO INTERMISSUM IN /AFRICA TANDEM JAM SENEX ABSOLVIT.

Che tradotta cosi suona: Sia tu viandante, o tu abbia qui dimora, sosta a venerare questa casa eremitica e questo santuario dove quel fulgidissimo luminare della Chiesa di Cristo che fu Agostino iniziò a scrivere quel mirabile e sublime trattato sulla Trinità, che interruppe poi a seguito del prodigioso monito di un celeste giovinetto apparsogli nel vicino lido di Bertaldo, e che portò a termine in Africa, divenuto vecchio. Tuttavia solo agli inizi del XVII secolo l'Ordine agostiniano eresse nel luogo di quell'incontro una chiesa e un romitorio, che venne chiamato "Sant'Agostino alla Fontanella". E questo perché, sul punto in cui la tradizione voleva che il bambino avesse scavato la piccola buca nella sabbia, era ora sgorgata una fonte di acqua dolce, che gli abitanti della zona e i pellegrini chiamavano acqua di Sant'Agostino. Il padre Bonasoli, archivista dell'Ordine, nel 782 così descrive l'eremo: "questo romitorio, chiamato di Sant'Agostino alla, Fontanella, resta sulla Riva del mare, distante da Cometo miglia 7, tra la torre di Bertaldo e le foci del fiume Mignone, dove dicesi che apparisse l'Angelo in forma di fanciullo a sant'Agostino, nell'atto che stava contemplando il mistero della SS.ma Trinità. In detto Romitorio, benché nelle sponde del mare, vi è un pozzetto di acqua dolce, perenne, che dicesi ottenuta per miracolo del Santo Padre ... Quando siasi eretto questo Romitorio, chiamato la Fontanella dal detto fonte, e anche di Sant'Agostino, non si sa.

La chiesetta, per altro, non è più antica del 1639, mentre trovo nei Registri della Provincia, in detto anno, che la Provincia pagò a conto scudi 14,50 al padre Paraclito, Priore allora di Civitavecchia, a fine di fabbricare presso la Torre di Bertaldo una chiesetta in memoria del miracolo e visione veduta da sant'Agostino in detto luogo, sul lido del mare, di un fanciullo che votar volea il mare. Una volta vi stava un nostro Sacerdote con un Converso, ma al presente, vi sta un Romito Agostiniano, ed il convento di Cometo vi manda ogni festa un Sacerdote a dirvi la messa". Oggi la piccola chiesa sulla riva del mare è diventata parrocchia con il titolo, chiaramente doveroso, di Sant'Agostino. Ha avuto un periodo di grande notorietà quando nel 1995 una piccola statua della Madonna pianse lacrime di sangue e da allora possiamo dire che sia diventata un santuario, meta di continui pellegrinaggi e circondata da bancarelle di oggetti devozionali. È facilmente raggiungibile, essendo situata a due o tre chilometri da Civitavecchia, sulla strada che porta a Tarquinia. Si è accolti da un alto e affusolato campanile sul quale è incastonata una lapide, dalle lettere ormai consunte, che dice: "Qui presso questo lido, vicino a questo porto, chiamato a quel tempo di Bertaldo, ma una volta detto di Giano, il divo Aurelio Agostino mentre era totalmente assorto a meditare sull'imperscrutabile mistero della Divina Trinità, a seguito dell'incontro prodigioso e del messaggio di un fanciullo bellissimo e veramente divino, intento a versare col cavo della mano infantile tutta l'acqua del mare entro una fossetta da lui stesso scavata sull'estremo margine del lido, capì che l'argomento su cui in quel momento rifletteva e che aveva cominciato a trattare nel vicino oratorio della SS.ma Trinità, era veramente immenso e impossibile a mente umana comprendere e spiegare".

La lapide è stata posta nel 1987 per ricordare 1600 anni dal battesimo di sant'Agostino e quindi della probabile sua sosta in questi luoghi.